Notizie Notizie Italia Governo Meloni Rete fissa TIM, lo Stato in NetCo. Il sì del governo Meloni

Rete fissa TIM, lo Stato in NetCo. Il sì del governo Meloni

29 Agosto 2023 13:17

Tim: ok del governo Meloni all’ingresso dello Stato nella società NetCo, in cui andrà a confluire la rete fissa di Telecom Italia. La reazione del mondo politico. A Piazza Affari il titolo scatta per poi azzerare gran parte dei guadagni.

Tim-Telecom Italia: eterno caso di Borsa ed eterno caso politico dopo che, nella giornata di ieri, il Consiglio dei Ministri, in quella che è stata la prima riunione dopo la pausa estiva, ha dato l’ok a un decreto-legge che, si legge nella nota dello stesso governo Meloni, “introduce misure urgenti in materia di finanziamento di investimenti di interesse strategico”.

Con il decreto, Meloni &a Co hanno, tra le altre cose, dato il loro benestare all’accordo siglato tra il Mef, Ministero dell’Economia e delle Finanze, e il fondo americano Kkr sull’operazione NetCo, la società in cui andrà a confluire la rete fissa Tim, insieme a Sparkle. Accordo che prevede l’ingresso del Mef nella società NetCo.

L’annuncio del Mef sul MoU raggiunto con Kkr era arrivato lo scorso 10 agosto, infiammando subito il titolo TIM a Piazza Affari che poi, tuttavia, aveva azzerato altrettanto velocemente i guadagni inizialmente incassati.

Con quell’annuncio, il Mef aveva chiarito tutta l’intenzione del governo Meloni di avere voce in capitolo nel dossier della rete fissa che Telecom Italia si appresta a smobilizzare.

Dallo scorso 11 agosto, giorno successivo all’annuncio del Mef, le azioni Telecom Italia sono salite fino a oggi del 3,1%.

YTD, ovvero dall’inizio di quest’anno, il titolo ha riportato un rialzo del 31,7%.

Nella sessione odierna, dopo lo scatto della vigilia scatenato dall’attesa per la riunione del Consiglio dei ministri, le quotazioni di Tim sono salite del 2,5% circa in avvio di seduta, per poi azzerare di nuovo gran parte dei guadagni.

Mef in NetCo, Meloni spiega “il significato politico” dell’ok del CdM

Così si legge nel comunicato stampa relativo alla riunione del CdM che si è svolta nella giornata di ieri, lunedì 28 agosto:

“Il decreto provvede, tra l’altro, ad assicurare le risorse finanziarie necessarie a consentire l’ingresso del Ministero dell’economia e delle finanze nell’operazione ‘NetCo’ guidata dal fondo Kkr”, si legge nella nota, che ha aggiunto che “NetCo deterrà, in prospettiva, il perimetro gestionale e infrastrutturale della rete fissa di telecomunicazioni attualmente posseduta da Tim S.p.a.” e che il Mef sarà “coinvolto nel ruolo di azionista di minoranza”.

Il decreto, si legge ancora, “prevede un ruolo strategico del Governo nel perseguimento degli obiettivi di sviluppo di rilevanza strategica e in materia di sicurezza nazionale”.

A prendere la parola al termine della riunione del Consiglio dei ministri, parlando del dossier della rete fissa, è stata la stessa presidente del Consiglio Giorgia Meloni, che ha definito il decreto un “provvedimento estremamente importante che riguarda uno dei grandi dossier industriali che questo Governo ha ereditato, che si trascina da decenni e che nessuno ha mai avuto il coraggio di affrontare”.

“Mi riferisco a Tim – ha continuato – Non entro nel dettaglio dell’operazione proposta dal Mef, lo farà il ministro Giorgetti, ma voglio sottolineare in questa sede il significato politico delle nostre decisioni”.

Non è mancata un rimprovero all’Unione europea:

“Dopo aver trovato una soluzione seria per Ita con un accordo con Lufthansa, Commissione europea permettendo, e che a volte solleva problemi che difficilmente capiamo, ora è venuto il momento di dare una prospettiva a quello che è stato uno dei campioni internazionali delle telecomunicazioni”.

“La direzione intrapresa dal Governo è quella che il centrodestra ha sempre auspicato e sostenuto: assumere il controllo strategico della rete di telecomunicazioni e salvaguardare i posti di lavoro”.

E “quello di oggi – ha sottolineato la presidente del Consiglio – è un primo passo, al quale seguiranno ovviamente logiche di mercato, ma finalmente possiamo dire che in Italia c’è un Governo che su un dossier così importante si attiva a difesa dell’interesse nazionale e dei lavoratori. E che ha una strategia”.

Tornando agli aspetti tecnici che riguardano il dossier della rete fissa Tim, va precisato che, oltre al decreto legge approvato per garantire la copertura finanziaria dell’ingresso del Mef in NetCo, il Consiglio dei ministri ha approvato anche un Dpcm che autorizza il Tesoro a entrare nella società della rete, diventando azionista di minoranza.

Con questo Dpcm, il CdM ha di fatto dato al ministero delle Finanze l’ok per acquisire una quota di NetCo compresa tra il 15 e il 20 per cento, con un esborso massimo di 2,2 miliardi”.

Giorgetti su NetCo: possibile partecipazione Cassa depositi e Prestiti

I dettagli dell’operazione con cui lo Stato italiano entrerà in NetCo sono stati presentati  dal ministro delle Finanze, Giancarlo Giorgetti:

“Spero che con questa azione si possa dare un quadro stabile e definitivo ad una vicenda che vive un’impasse e che nei prossimi mesi potrebbe vedere una soluzione definitiva – ha esordito il numero uno del Mef, precisando che, con i due provvedimenti dedicati al caso Tim che sono stati approvati , ovvero il decreto legge e il Dcpm, il Consiglio dei ministri ha appunto dato l’ok al Ministero dell’Economia e delle Finanze a “partecipare all’operazione di offerta e di acquisto, fino a un massimo del 20%, della Netco di Tim, insieme a Kkr ed eventualmente altri soggetti nazionali”.

“La partecipazione sarà quindi di minoranza per un importo massimo di 2,2 miliardi. Ma è una partecipazione che è finalizzata ad assicurare l’utilizzo dei poteri speciali, la capacità di incidere in termini di strategia e sicurezza, in quella che noi consideriamo una infrastruttura, la rete di telecomunicazione in fibra, decisiva per il futuro del Paese”, ha sottolineato il ministro, che ha anche aggiunto che la partecipazione di Cdp, Cassa depositi e prestiti, all’operazione di acquisto della rete fissa di Tim “è possibile”.

CdP potrebbe dunque secondo Giorgetti affiancarsi al fondo americano Kkr e al Mef, comunque “tenendo conto dei vincoli dell’Antitrust”.

Per quanto riguarda la partecipazione dello Stato al dossier, questa, ha sottolineato Giorgetti, è giusto che ci sia, se si considera soprattutto Sparkle.

“Nel controllo della rete, in particolare per alcuni aspetti della rete, faccio riferimento a Sparkle, lo Stato ci deve essere e noi ci saremo come abbiamo sempre detto ed è giusto che sia. Quello che interessa al governo è ribadire il controllo pubblico su alcune scelte strategiche su una infrastruttura che noi giudichiamo strategica”.

Quale sarà la risposta di Vivendi? Lo scoglio del prezzo: è giusto o no?

Detto questo, rimane lo scoglio rappresentato dall’azionista di maggioranza di Tim, che non si è fatto ancora sentire:

i francesi di Vivendi, che fin da subito sono stati subito contrari al prezzo a loro avviso presentato dagli americani di Kkr per rilevare la rete fissa di TIM.

E’ vero che il fondo presenterà entro il prossimo 30 settembre la sua offerta finale.

Un articolo pubblicato oggi su La Stampa rimarca che “Vivendi, da parte sua, è convinta che la rete non valga meno di 31 miliardi e difficilmente potrebbe accontentarsi di una cifra inferiore a 26 miliardi”.

Ma “in questo scenario anche il destino di Sparkle potrebbe fare la differenza. Se fosse valutata oltre il miliardo di euro – e a sua volta scorporata da Netco – potrebbe aiutare la nuova società guidata da Kkr ad avvicinarsi ai desiderata di Parigi”.

Allo stesso tempo, i francesi di Vivendi potrebbero anche decidere di ricorrere allo strumento dell’assemblea straordinaria degli azionisti per cercare di bloccare l’operazione.

L’opposizione teme gli americani di Kkr, PD: caso unico in Europa

L’ok del governo Meloni all’ingresso del Mef nella partita della rete fissa si è scontrato subito anche con le polemiche arrivate dal mondo politico. Polemiche che sono state innescate soprattutto dal fatto che il CdM ha dato semaforo verde al Mef per entrare in NetCo come azionista di minoranza, che lo vedrà detenere una partecipazione massima del 20%, a fronte del controllo che sarà in mano agli americani di KKR.

“L’operazione su TIM che il governo Meloni ha avallato è un caso unico tra i grandi Paesi europei: la rete di telecomunicazioni – un asset strategico per il Paese – verrà separata dai servizi e privatizzata, finendo sotto il controllo a larga maggioranza del fondo privato americano KKR –  hanno scritto in una nota i senatori del Pd Antonio Misiani e Antonio Nicita – Lo Stato entrerà, ma con una quota di minoranza”.

“Quanto al resto, dobbiamo accontentarci di annunci vaghi e generici – hanno continuato i due senatori del Partito democratico -. Il fatidico ‘piano Minerva’ che il Governo aveva annunciato e che avrebbe dovuto portare ad una riunione e valorizzazione delle diverse reti esistenti è scomparso dai radar in favore di una privatizzazione il cui senso industriale non si comprende e che rischia di depauperare il valore delle reti”.

Di conseguenza, Misiani e Nicita hanno scritto che “il Partito Democratico chiederà alla presidente Meloni e al ministro Giorgetti di venire al più presto in Parlamento a riferire in merito al futuro di TIM e della rete”, al fine di “capire tutti i termini del memorandum, con particolare riferimento alle garanzie sul controllo strategico, la tutela dell’occupazione, gli investimenti, il trattamento dei dati e altri aspetti di grande importanza e delicatezza. Elementi che, ad oggi, sono tutti da verificare prima di esprimere un giudizio compiuto su questa operazione”.

Giorgia, toc toc, sono gli americani a prendere il controllo, non noi. Ci sei?” ha commentato dal canto suo il capogruppo del M5S al Senato Stefano Patuanelli, ex ministro dello Sviluppo.

Il commento di Equita SIM: aumentano chance riuscita operazione

Nella nota diffusa nella giornata di oggi, l’analista di Equita SIM Domenico Ghilotti ha riassunto intanto quanto emerso dal Consiglio dei Ministri, sottolineando che “in conferenza stampa il premier Meloni e il ministro delle finanze Giorgetti hanno ribadito il pieno supporto politico del governo all’operazione che mira a garantire allo Stato il controllo della rete, salvaguardando i livelli occupazionali”.

“I commenti a nostro avviso lasciano trasparire grande confidenza sulla capacità di portare a termine l’operazione – ha sottlineato Ghilotti – Il sole24ore a riguardo sottolinea l’importanza di un prossimo incontro del governo con Vivendi con cui il governo mira a trovare un supporto all’operazione anche da parte di Vivendi in modo da evitare un confronto in assemblea”.

Occhio anche a quanto riportato da “Il Messaggero – si legge ancora nella nota di Equita – che fornisce alcuni aggiornamenti anche in tema di complessivo financing dell’operazione. La richiesta alle banche da Kkr prevederebbe 9 miliardi di term loan per finanziare l’offerta e 2bn di capex plan e costo pari a uno spread di 200bps a salire nel tempo”.

Il quotidiano romano, ha sottolineatoriportato ancora l’analista di Equita SIM, ha indicato tra l’altro che “le banche finanziatrici starebbero chiedendo di ridurre l’ammontare proponendo il trasferimento di parte dei bond di TIM in NetCo. KKR avrebbe chiesto un feedback agli istituti entro oggi, ma i tempi appaiono troppo stretti per arrivare a una delibera delle banche finanziatrici e, anche per questo, secondo il Messaggero è molto probabile uno slittamento delle tempistiche rispetto alla scadenza del 30 settembre”.

Equita SIM ha concluso la nota dedicata a Tim, scrivendo che “le novità di ieri a nostro avviso alzano notevolmente le chance di realizzazione dell’operazione, dato il chiaro e forte supporto politico ai massimi livelli da parte del governo. L’operazione risolverebbe il tema dell’eccesso di debito di TIM e darebbe supporto alla nostra valutazione per SOTP di 40 cents che riflette TIM Brazil ai prezzi di mercato e ServCo domestica a 5.3-4.4x EV/EBITDA after lease 2023-24″.