TIM: titolo sotto attacco. La grande scommessa short da €1 miliardo post collasso a Piazza Affari
Non c’è dubbio sul fatto che il titolo TIM sia stato in queste ultime settimane il grande protagonista di Piazza Affari, con il grande interrogativo che ha continuato ad assillare trader, analisti, investitori, ancora di più lo stesso gruppo guidato dal ceo Pietro Labriola e la stessa Consob: chi è stato l’artefice di quell’attacco a colpi di sell off che ha messo in ginocchio le azioni della compagnia di tlc, quotata sul Ftse Mib della borsa di Milano, provocando un crollo storico del 24% in una sola sessione?
Chi si è mosso ripetutamente sulle azioni di TIM, oggetto di un vero e proprio boom di volumi di scambio?
Mentre di TIM si è tornati a parlare in questi ultimi giorni soprattutto sulla scia del piano proposto dal fondo Merlyn, il Financial Times ha pubblicato un articolo, da cui è emerso che la carica degli short sellers è più viva che mai, al punto da essersi intensificata dopo lo scivolone shock del 7 marzo scorso, successivo alla presentazione del nuovo piano industriale 2024-2026 da parte del ceo Pietro Labriola e al Capital Market Day 2024.
Oggi il titolo TIM segna un solido rialzo, salendo dell’1,77% a 0,2181 euro: su base settimanale, le azioni hanno perso lo 0,18%, mentre il trend su base mensile è di una flessione pari a -23,90%.
Dall’inizio dell’anno, dunque YTD, TIM ha lasciato sul terreno il 26% circa, mentre su base annua la performance è pari a -25% circa.
Negli ultimi tre anni, il titolo Telecom Italia ha perso invece sul Ftse Mib di Piazza Affari più del 49%.
TIM: titolo vittima di una scommessa short da 1 miliardo di euro
Di fronte a quel collasso del titolo, lo stupore dell’AD Labriola era stato evidente.
Nel corso della conferenza stampa indetta per presentare il nuovo piano industriale “Free to Run”, Labriola aveva detto che quel crollo avrebbe dovuto essere “analizzato a sangue freddo, cercando di capire bene la situazione”.
Collasso titolo -24% aveva messo subito sull’attenti il ceo Pietro Labriola
Ma certo la reazione del titolo aveva scioccato lo stesso ceo Labriola, che aveva fatto notare come il piano appena presentato avesse messo in evidenza un livello di leverage di 1,6x nel 2026, dato migliore rispetto agli altri peer, e una società pronta a tornare a generare cassa nel 2025.
Non proprio un outlook destinato a scatenare una pioggia di vendite contro le azioni.
L’AD aveva messo in evidenza anche la discrepanza significativa tra il trend riportato a Piazza Affari dalle azioni TIM quotate sul Ftse Mib e i bond.
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Il faro della Consob e il sospetto su Vivendi
La Consob aveva acceso inoltre un faro sul titolo TIM: non solo per l’intensità del tonfo ma anche per quei volumi di scambio considerati anomali, mentre sui mercati si insinuava il sospetto che responsabile del massacro delle azioni fosse stato il maggiore azionista di TIM, ovvero il colosso media francese Vivendi, che si era scagliato immediatamente contro il piano relativo alla vendita della rete fissa, appoggiato invece dal governo Meloni.
Una fonte vicina a Vivendi interpellata dall’FT aveva avvertito che il gruppo francese avrebbe continuato a “portare avanti questa battaglia in quanto l’asset che è il gioiello della società è la rete. Di conseguenza, se si separa la rete dal resto, la società diventa un dead man walking”.
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Notizia ‘bomba’ scommesse short quasi raddoppiate post massacro titolo
Nelle ultime ore il Financial Times ha lanciato una notizia ‘bomba’, riportando nell’articolo Telecom Italia targeted by short sellers with €1bn bet, che il titolo TIM è caduto vittima di un attacco short che vale ben 1 miliardo di euro.
Così l’FT:
“Le posizioni short accumulate sulle azioni della società zavorrata dai debiti sono quasi raddoppiate da quando il titolo è crollato nell’arco di questo mese”.
La cifra è da far venire la pelle d’oca: il valore dell’attacco short contro il titolo è di quasi 1 miliardo di euro.
I dati shock emergono da S&P Global: almeno 1/5 delle azioni del gruppo TIM – per un valore, per la precisione, di 930 milioni di euro – è finito nel mirino degli short sellers, ovvero delle vendite allo scoperto, che vengono lanciate nel momento in cui alcuni operatori di mercato prendono in prestito alcune azioni al fine di venderle, per poi acquistarle successivamente, guadagnando così con il calo del titolo.
Dai dati dell’agenzia di rating è emerso che, nel caso di TIM, il numero delle azioni prese in prestito dagli short seller, ovvero il 19,33%, rappresenta il record dal 2005.
I dettagli non finiscono qui, in quanto l’FT ha fatto anche i nomi di alcuni short seller:
si tratta del fondo canadese Canada Pension Plan Investment Board – lo stesso che ha deciso di far parte del consorzio guidato dal fondo americano KKR pronto a rilevare la rete fissa del gruppo – e dell’hedge fund con sede a Londra Qube Research & Technologies.
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Entrambi stanno scommettendo rispettivamente contro lo 0,5% e lo 0,72% delle azioni Telecom Italia.
Nell’articolo il Financial Times ha ricordato più volte l’angoscia del debito di TIM, rimarcando che le scommesse short sono quasi raddoppiate a seguito della presentazione del piano strategico Free to Run che, evidentemente, a dispetto di quanto ha fatto notare il ceo Labriola, non ha dato target ambiziosi sul percorso di riduzione del debito.
Viene ricordato che, tra le proposte di Labriola volte a risanare la società, c’è in primo piano la vendita della rete fissa (NetCo) al fondo americano KKR e la riduzione del debito netto, dal valore di 20 miliardi di euro a 7 miliardi circa entro il 2026.
Peccato che la comunità degli analisti si aspettasse una riduzione del debito più veloce.
Telecom Italia continua inoltre a far fronte all’opposizione di Vivendi, il suo principale azionista, che si è detto fin da subito contrario alla vendita della rete fissa.
Sul dossier TIM si è espresso negli ultimi giorni anche il ministro dell’Economia e delle Finanze Giancarlo Giorgetti, sottolineando che, sebbene il governo sia favorevole alla vendita di NetCo – tanto che il Mef si è affiancato allo stesso fondo KKR per rilevare la rete fissa, puntando a una quota pari al 20% – tocca al mercato decidere il futuro della società.
“Abbiamo fatto ciò che lo stato dovrebbe fare, ora tocca agli investitori fare le loro valutazioni”.
Intanto, conclude l’FT, tre fonti vicine al dossier hanno riportato che il ceo di TIM Pietro Labriola ha incontrato l’altroieri il presidente di Vivendi, Yannick Bolloré, per discutere sul piano strategico appena presentato.
TIM: il piano alternativo presentato dal fondo Merlyn
Sempre due giorni fa è emersa la novità del fondo Merlyn Advisers, azionista di TIM con una quota dello 0,5%, che ha presentato un piano alternativo a quello che prevede la vendita della rete fissa al fondo KKR, al Mef e anche al fondo pensione CPP.
Il piano prevede uno spezzatino di TIM, e la vendita, oltre che della rete fissa, anche di TIM Brazil.
Con il suo piano battezzato TValue, il fondo Merlyn ritiene, stando a quanto riportato da Il Sole 24 Ore, che la vendita della rete fissa non sia sufficiente “per garantire un futuro sostenibile a TIM”.
Non è mancato tra l’altro neanche l’avvertimento sul rischio che il deal con KKR finisca per slittare.
“Ogni ritardo all’attuale closing, in assenza di altre misure, sarebbe finanziariamente devastante per la società“, ha scritto il fondo, che punta di fatto a facilitare la fusione della rete con Open Fiber, ma anche a vendere TIM Brasil entro il 2024, così come anche Tim Consumer, avviando “subito i colloqui” con l’intento di “chiudere nel 2025”.
Tutto, per creare alla fine una TechCo. “Rimarrà TechCo, la nuova Tim post vendita di NetCo, Tim Brasil e Tim Consumer, societa’ quotata in borsa e verrà ribattezzata Telecom Italia”, ha detto il fondo, sparigliando di nuovo le carte che determineranno il futuro di TIM.