Notizie Notizie Mondo Banche Centrali Tassi Bce: primo taglio Lagarde con dubbio inflazione. Nein dal banchiere tedesco che criticò Draghi

Tassi Bce: primo taglio Lagarde con dubbio inflazione. Nein dal banchiere tedesco che criticò Draghi

Pubblicato 4 Giugno 2024 Aggiornato 5 Giugno 2024 14:34

Conto alla rovescia per dopodomani, giovedì 6 giugno 2024, quando la Bce di Lagarde annuncerà il suo primo taglio dei tassi di interesse dell’area euro dal 2019.

Perfino la presidente della banca centrale europea Christine Lagarde, alla fine di maggio, ha avallato le speranze dei mercati: proprio lei, che fino a non molto tempo prima sembrava che non avesse neanche il coraggio di proferire la parola tagli, aveva detto che “forte” era la probabilità di una riduzione dei tassi di interesse dell’area euro “nelle prossime settimane”, sempre se i dati avessero confermato la fiducia della Bce nel processo disinflazionistico in corso.

Ma questi dati sono arrivati? La risposta è: non proprio. Qualcuno potrebbe essere anche più brutale, dicendo: niente affatto, come ha sottolineato nello stesso giorno in cui è stato pubblicato il dato relativo all’inflazione dell’Eurozona l’economista Daniel Lacalle:

La politica fiscale sta sabotando la politica monetaria stampando moneta senza alcun controllo. Con queste informazioni, un taglio dei tassi non trova giustificazione“, ha scritto Lacalle con un post su X, con cui ha fatto notare anche che la politica fiscale dell’Europa ha finito per sabotare la politica monetaria della Bce.

Bce costretta a tagliare i tassi il 6 giugno, nel 2024 solo due sforbiciate?

Lo stesso giorno Carsten Brzeski, responsabile economista globale della divisione macro di ING, aveva commentato i numeri relativi all’inflazione dell’area euro , spiegando che le informazioni a disposizione della Bce in teoria non confermavano ormai neanche la necessità di tagliare i tassi nell’imminente riunione del Consiglio direttivo di dopodomani.

Brzeski faceva tuttavia notare anche come la presidente della Bce Christine Lagarde e i suoi, con le dichiarazioni rilasciate nelle ultime settimane, fossero ormai costretti ad accontentare i mercati, consegnando il regalo taglio tassi almeno in data 6 giugno.

Il regalo ai mercati, dunque, ci sarà. Si tratterà, queste le convinzioni dei mercati e degli strategist, di un regalo decisamente piccolo, praticamente di un contentino, che sarà seguito probabilmente soltanto da un’altra mini-sforbiciata entro la fine del 2024.

Decisamente bassa, infatti, è la scommessa dei trader su un terzo taglio nel corso dell’anno.

Il taglio di dopodomani, di appena -25 punti base, dovrebbe di conseguenza portare i tassi sulle operazioni di rifinanziamento principali, sulle operazioni di rifinanziamento marginale e sui depositi presso la banca centrale rispettivamente al 4,25%, al 4,50% e al 3,75%.

Si tratterà della prima riduzione dei tassi assoluto dal 2019, per quanto riguarda il tasso sui depositi.

Per i tassi sulle operazioni di rifinanziamento principali e sulle operazioni di rifinanziamento marginale, i due tagli saranno invece addirittura i primi dal marzo del 2016.

Da tassi negativi a rialzi +450 pb anti-inflazione nel 2022-2023

I tassi dell’area euro, va ricordato, erano stati lasciati inchiodati allo zero e al di sotto dello zero (in questo ultimo caso i tassi sui depositi) per tutto il periodo compreso tra l’esplosione della pandemia Covid-19, nel marzo del 2020, e il luglio del 2022, quando erano passati già cinque mesi dall’invasione dell’Ucraina da parte della Russia.

Poi, lo shock della sfilza di rialzi dei tassi, tesa a far rientrare la minaccia rappresentata dall’inflazione galoppante:

l’ultima stretta monetaria è stata annunciata dalla Bce nel settembre 2023, portando i tassi ai livelli attuali, che sono stati confermati ripetutamente fino all’ultima riunione dell’11 aprile scorso.

In tutto, tra il luglio del 2022 e il settembre del 2023 l’Eurotower ha alzato i tassi di 450 punti base, nella sua lotta contro il boom dei prezzi in Eurozona.

I risultati, indubbiamente, si sono visti: la crescita dell’inflazione dell’Eurozona misurata dal CPI headline è scesa infatti dal picco del 10,6% al 2,6% nel mese di maggio di quest’anno.

Niente recessione in Eurozona: quanto è urgente un taglio dei tassi

Il processo disinflazionistico non ha tuttavia placato l’ansia di Lagarde, determinata, così come il collega Jerome Powell della Fed, a riportare l’inflazione al target prefissato al 2% dalla stessa Bce.

Non solo: gli ultimi dati arrivati dal fronte macro dell’Europa hanno confermato anche un trend dell’economia migliore del previsto.

Nessun SOS lanciato insomma dal Pil euro, che è riuscito a sventare lo scenario paventato di una recessione.

Il rapporto sui salari, inoltre, tanto atteso da Lagarde per fare il punto della situazione, ha dimostrato inoltre come i salari abbiano accelerato il passo.

In questa situazione, si comprende il perchè secondo alcuni analisti la Bce in teoria non dovrebbe avere alcuna fretta di tagliare i tassi.

Vero però che sacche di vulnerabilità esistono eccome: basti pensare alla contrazione inattesa dell’indice Pmi servizi della Francia, così come al calo del Pmi manifatturiero dell’Italia ad aprile.

Nel mese di maggio, è stata inoltre confermata la fase di contrazione del Pmi manifatturiero dell’intera area euro, sebbene in misura minore.

Taglio tassi -25pb. Lagarde non farà nessuna promessa ai mercati

Dunque, sulla scia di quanto lasciato intendere da diversi esponenti della Bce, con dichiarazioni varie rilasciate nei giorni scorsi, i mercati sono convinti: dopodomani, la Bce taglierà i tassi di 25 punti base.

Si tratta di un taglio mini, che da un lato non allontana affatto il rischio di una prospettiva “higher for longer”  per la stessa Banca centrale europea, e che dall’altro lato dà per l’appunto un contentino ai mercati.

Ma i mercati, si sa, guardano sempre avanti e vogliono sempre di più: motivo per cui dopodomani il grande market mover non sarà tanto il primo taglio dei tassi da parte di Francoforte dal 2019, ma cosa dirà Lagarde, reduce dalla doppia delusione rappresentata da quei dati sull’inflazione e dei salari, nella conferenza stampa successiva alla grande svolta di politica monetaria.

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Gli osservatori concordano sul fatto che la presidente della Bce non darà indicazioni sulle mosse successive, ribadendo che le prossime decisioni sui tassi dell’area euro dipenderanno dai dati macroeconomici. D’altronde, lo ha chiarito lei stessa nell’intervista in cui ha confermato la presenza di una forte probabilità di un taglio dei tassi nelle prossime settimane:

“Nessuna prescrizione, nessun impegno”, ha detto in quella occasione, ai microfoni del canale televisivo RTE.

Algebris: ‘questo taglio tassi potrebbe essere considerato presto un errore’

Ma cosa dicono gli analisti?

Occhio al commento settimanale del Global Credit Team di Algebris Investments, società di gestione del risparmio globale, dedicato all’imminente grande atto della Bce di Lagarde, che mette in evidenza il rischio che l’Eurotower, nel tagliare i tassi dopodomani, rischi di commettere un errore di politica monetaria.

“La Bce sarà la terza banca centrale del G10 a ridurre i tassi giovedì, portandoli a 3,75%, con un taglio di 25 punti base. (riferimento al tasso sui depositi) – si legge nella nota di Algebris – Il taglio è stato ampiamente preannunciato ed è quasi del tutto prezzato dai mercati, mentre è difficile prevedere le successive eventuali mosse, come evidenziato dai dati sull’inflazione della scorsa settimana. L’HICP principale e quello core sono aumentati dello 0,2%, rispettivamente al 2,6% e al 2,9%, mentre la sottocomponente dei servizi è salita dello 0,3% al 4,1%. La disinflazione dei beni prosegue, scendendo dello 0,1% allo 0,8%, ma non è sufficiente a contrastare l’aumento dei servizi. Di conseguenza, riteniamo che la Bce rivedrà al rialzo le proprie stime trimestrali sull’inflazione, creando un contesto difficile per il taglio. I mercati hanno quasi completamente eliminato le prospettive di un taglio a luglio e prevedono poco più di due tagli in totale entro la fine dell’anno. Allo stato attuale, riteniamo che questo taglio della Bce possa essere presto considerato un errore di politica monetaria”.

Lagarde sta per sbagliare dunque ancora, dopo quella cantonata storica che prese quando, verso la fine del 2021, continuò a ripetere, a fronte del rialzo dei prezzi scattato con il reopening dell’economia dai lockdown del Covid, che l’inflazione era un fenomeno solo transitorio?

Sembra crescere la platea degli economisti e degli strategist che mettono in guarda la Bce, proprio per i motivi sopra elencati, che possono riassumersi in due fattori: l’inflazione che, invece di allentare il passo, sta accelerando il ritmo di crescita, e il Pil dell’euro che di certo, per ora, ce la sta facendo a crescere, anche se a ritmo di zero vigola.

Parla il falco ex Bundesbank Axel Weber contrario all’acquisto di BTP

Un attenti che sa di monito è arrivato in queste ultime ore  da Axel A. Weber, Co-presidente del Bretton Woods Committee Multilateral Reform Working Group, ex presidente di UBS Group ed ex presidente della Bundesbank, in quanto tale anche ex esponente del Comitato esecutivo negli anni compresi tra il 30 aprile del 2004 e il 30 aprile del 2011, all’epoca in cui la Bce era guidata dall’ex presidente Jean Claude Trichet.

L’ex numero uno della Bundesbank è ricordato anche per essersi candidato alla presidenza della Bce per prendere il posto di Trichet, nel 2011: poi, la decisione di rinunciare alla carica, che sarebbe stata affidata invece al Mr. Whatever It Takes ed ex presidente del Consiglio Mario Draghi, presidente della Bce dal 1° novembre del 2011 al 31 ottobre del 2019.

Weber è noto per essersi opposto alle misure straordinarie annunciate dalla Bce con cui Francoforte, nel 2011, iniziò ad acquistare titoli di Stato italiani e spagnoli sul mercato secondario, nell’ambito del programma Securities Markets Program (SMP), per cercare di tamponare il boom dei tassi dei BTP e dei Bonos, così come di altri titoli di stato dell’area euro finiti nella bufera della speculazione, negli anni in cui a rischio fu la stessa sopravvivenza dell’euro.

Come si legge nel sito di Bankitalia “tra il maggio 2010 e il settembre 2012, a seguito delle tensioni nei mercati dei titoli di Stato di alcuni paesi dell’area, l’Eurosistema ha condotto un programma di acquisto sul mercato secondario di titoli di debito pubblici e privati dell’area dell’euro (Securities Markets Programme, SMP), al fine di garantire spessore e liquidità nei segmenti di mercato caratterizzati da gravi tensioni e ripristinare il corretto funzionamento del meccanismo di trasmissione della politica monetaria. Per non immettere liquidità aggiuntiva nel sistema bancario, gli acquisti effettuati nell’ambito del SMP venivano integralmente sterilizzati (fino a giugno 2014) attraverso operazioni di deposito a tempo determinato condotte con cadenza settimanale”.

“Gli acquisti nell’ambito del SMP – si legge ancora nel sito della Banca d’Italia– sono terminati successivamente all’annuncio delle operazioni monetarie definitive (Outright Monetary Transactions, OMT) da parte della Banca centrale europea”.

Weber e la critica a Draghi. Il banchiere avverte ora Lagarde sui tassi

Tornando a Weber successivamente, nelle vesti di presidente di UBS, il banchiere rivolse un’aspra critica anche all’allora presidente della Bce Mario Draghi, colpevole a suo avviso di aver lasciato una patata bollente all’attuale numero uno della banca centrale, Christine Lagarde.

Nato nel 1957, economista, banchiere e professore tedesco, Weber non l’ha mandata a dire, scrivendo un articolo pubblicato su Project Syndicate che dice tutto: The Danger of Premature ECB Rate Cuts: ovvero “Il pericolo di tagli ai tassi prematuri della Bce”.

“Nell’imbarcarsi ora in un nuovo ciclo di tagli di tassi di interesse, la Banca centrale europea sembra fare troppo affidamento su previsioni errate, ignorando realtà economiche e geopolitiche. Nel far fronte al rischio di tagliare i tassi di interesse in modo prematuro o di mantenere una politica monetaria eccessivamente restrittiva, la Bce non ha fatto una scelta saggia”.

“Con l’inflazione dei consumi al di sopra del 2%, che sta accelerando il basso, il tasso di disoccupazione storicamente basso e la crescita rapida dei salari (i salari negoziati sono saliti nel primo trimestre del 4,7% su base annua), dare avvio a un ciclo di tagli dei tassi potrebbe trascursi in un altro grave errore”, ha avvertito Weber, ricordando che “la Bce ha già sbagliato in passato, nel 2021-2022, quando basò la sua politica monetaria su previsioni errate. Ora, sembra destinata a ripetere quell’errore”.

Alex Weber ha messo in dubbio lo stesso valore degli outlook formulati dalla Bce, scrivendo che, nel fidarsi di quelle stime e nell'”ignorare le realtà economiche attuali”, Francoforte segue una politica monetaria che non guarda avanti sulla base di presupposti attendibili, ma sulla base di “speranze”.

“Meglio la deflazione che l’inflazione”

Nato nella Germania ossessionata dall’inflazione, Weber lo ha scritto nero su bianco: meglio la deflazione che l’inflazione.

“La Bce potrebbe commettere due sbagli potenziali – ha scritto su Project Syndicate – mantenere troppo restrittiva la propria politica (monetaria) o tagliare i tassi in modo prematuro. Una politica eccessivamente restrittiva potrebbe provocare una recessione e una deflazione, minacciando potenzialmente la stabilità dei mercati finanziari o i prezzi del mercato immobiliare. Sebbene non desiderabile, questo scenario non rappresenta una minaccia esistenziale per l’Europa. La Bce dispone di diversi strumenti e di esperienza per combattere la deflazione, se necessario”.

“Al contrario, un allentamento prematuro potrebbe riaccendere l’inflazione, costringendo la Bce a ribaltare i suoi tagli iniziali e ad alzare i tassi di interesse a livelli ancora più alti rispetto a quelli di oggi. Questo scenario potrenne minacciare la stabilità dell’Eurozona, gli stati altamente indebitati potrebbero dover far fronte a dinamiche dei debiti insostenibili, con i mercati dei bond che si interrogherebbero sulla loro capacità di rimborso. Le banche centrali sarebbero a quel punto messe ulteriormente sotto pressione dai governi, fattore che si tradurrebbe in un predominio fiscale. Se (i governi) fossero poi riluttanti a fare quanto necessario, l’inflazione potrebbe diventare persistente”.

S&P crede ancora in tre tagli Bce nel 2024

Intanto, in attesa del grande annuncio della Bce, sono gli stessi mercati monetari ormai a non credere che la carrellata di rialzi dei tassi varati nel 2022- e nel 2023 lascerà il posto a una carrellata di tagli nel corso del 2024.

Il taglio dei tassi anche a luglio dopo quello di giugno viene considerato sempre meno probabile, soprattutto dopo la pubblicazione del dato relativo all’inflazione dell’Eurozona.

“Crediamo che gli ultimi numeri relativi all’inflazione e ai salari facciano calare la probabilità di due tagli dei tassi consecutivi (a giugno e) a luglio”, ha detto Diego Iscaro, responsabile della divisione di economia dell’Europa presso S&P Global Market Intelligence.

Iscaro rimane tuttavia ottimista sulla possibilità che almeno due ulteriori tagli si presentino prima della fine del 2024

“Se il trend al ribasso dell’inflazione si confermerà al ribasso, come atteso, crediamo che la Bce taglierà i tassi altre due volte prima della fine dell’anno” .

Altri economisti sono più scettici, così come a sforbiciare le aspettative su ennesimi tagli ai tassi sono stati ormai i mercati monetari che ora stanno scommettendo su appena 43 punti base di tagli da parte della Banca centrale euro entro il mese di settembre e su 60 pb di tagli entro la fine del 2024, il che significa che i mercati stanno prezzando tra i due e i tre tagli da parte della Bce, anche se le probabilità di un terzo taglio, va detto, si stanno smorzando sempre di più.

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