Notizie Notizie Mondo Banche Centrali Bce: arriva il verdetto salari, l’inflazione avverte Lagarde. Taglio tassi euro: e ora?

Bce: arriva il verdetto salari, l’inflazione avverte Lagarde. Taglio tassi euro: e ora?

Pubblicato 23 Maggio 2024 Aggiornato 27 Maggio 2024 12:28

La Bce ha annunciato oggi l’attesissimo rapporto relativo al trend dei salari nell’area euro nel primo trimestre del 2024, considerato dalla presidente Christine Lagarde condizione sine qua non per decidere se tagliare i tassi del blocco per la prima volta dal 2019, in occasione della prossima riunione del Consiglio direttivo, fissata al 6 giugno.

Il faro che illuminerà il sentiero della Bce di Christine Lagarde nello stabilire la direzione futura dei tassi si è finalmente acceso, e per ora si può dire che le indicazioni non piaceranno sicuramente alla presidente della Banca centrale europea.

In Eurozona, nei primi tre mesi del 2024, i salari negoziati sono tornati infatti a crescere al ritmo annuo del 4,7%, allo stesso ritmo riportato nel terzo trimestre del 2023, in ripresa dunque rispetto al 4,5% dell’ultimo trimestre dello scorso anno.

Questo segnala che la crescita dei salari negoziati è rimasta elevata nell’area euro”, si legge nel rapporto della Bce dedicato al trend dei salari in Eurozona.

Arriva il verdetto salari. Nel I trim 2024 il trend torna a rialzare la testa

“Tracking euro area wages in exceptional times”, è il titolo del rapporto della Bce, che la dice tutta sul grande mal di testa dell’inflazione che rischia di tornare ad affliggere l’Eurotower.

I tempi, di fatto, sono “eccezionali”, con l’inflazione che non sembra avere voglia di rimanere dietro le quinte.

Tutt’altro, almeno in base alle indicazioni che sono arrivate oggi dai salari.

Il fatto che il ritmo di crescita abbia accelerato il passo dal 4,5% a cui era rallentato nell’ultimo trimestre del 2023, tornando al +4,7%, non piacerà sicuramente piacere a Lagarde, tuttora ossessionata dall’inflazione, nonostante la maggiore flessibilità mostrata nell’aprire all’eventualità di tagliare i tassi il prossimo 6 giugno. Maggiore flessibilità che è stata rimarcata di recente visto che, proprio nei giorni scorsi, parlando dall’Irlanda, la presidente dell’Eurotower ha indicato la presenza di “una forte probabilità” di un taglio dei tassi imminente.

Oggi la doccia fredda, arrivata dal rapporto sui salari pubblicato sul blog della Bce, firmato dagli economisti Sarah Holton e Gerrit Koester.

L’indicatore della Bce che monitora il trend dei salari – wage tracker – “strumento importante utilizzato per valutare gli sviluppi dei salari nell’area euro sta segnalando che, nel complesso, le pressioni salariali hanno moderato il passo rispetto al 2023. Allo stesso tempo – ed è questo l’attenti che l’inflazione ha praticamente lanciato a Lagarde – la crescita dei salari è attesa rimanere elevata nel 2024, mostrando un andamento irregolare”.

“Questi sviluppi – si legge – riflettono la natura scaglionata del processo di aggiustamento dei salari, in una fase in un cui i lavoratori continuano a ripristinare le perdite sui salari reali sofferte con gli shock dei prezzi del passato”.

C’è un altro fattore che tuttavia ha inciso e sta incidendo sul trend dei salari e che si riferisce al “ruolo importante che i pagamenti straordinari rivestono in questo processo”. Proprio “questi pagamenti straordinari sono dietro alla crescita dei salari negoziati dell’area euro nel corso del primo trimestre”.

I due economisti hanno fatto notare che, nel complesso, è dal 2021 che i salari – che possono essere misurati attraverso i compensi per impiegato (CPE-compensation per employee (CPE) – si confermano elevati in Eurozona.

Il picco della crescita è stato raggiunto nel 2023, quando il trend si è impennato fino a +5,2%, al tasso annuo record dalla nascita dell’euro.

Visti i collegamenti che hanno con l’inflazione – attraverso la domanda e i canali di aumento dei costi – i salari sono attentamente monitorati dalle banche centrali – hanno ricordato gli economisti, puntualizzando che, “alla luce dell’importanza dei costi input del lavoro nel settore dei servizi, i salari sono particolarmente importanti per l’inflazione dei servizi”.

A sua volta l’inflazione dei servizi “riflette ampiamente le pressioni inflazionistiche domestiche ed è strettamente legata alla crescita dei salari nel medio termine, fattore che implica che l’outlook sulla crescita dei salari è cruciale specialmente per l’outlook sull’inflazione domestica”, hanno spiegato Sarah Holton e Gerrit Koester.

Nell’illustrare il trend dei salari, gli economisti si sono riferiti all’indicatore della Bce relativo alla crescita dei salari negoziati nell’area euro, che ha iniziato a essere compilato a partire dal 2001, attingendo ai dati di nove paesi: Belgio, Germania, Spagna, Francia, Italia, Olanda, Austria, Portogallo e Finlandia.

Questo indicatore, è stato sottolineato, “viene pubblicato su base trimestrale e include gli aumenti strutturali dei salari, così come i pagamenti straordinari”.

Oltre a far notare che la crescita di questo indice è scattata dal ritmo dell’1,4% del 2021 a +4,5% nel 2023, la Banca centrale europea ha riportato i dati del primo trimestre del 2024, che hanno confermato per l’appunto l’accelerazione della crescita dei salari al tasso pari a +4,7%.

Quell’indebolimento della crescita dei salari dal +4,7% del terzo trimestre del 2023 a +4,5% degli ultimi tre mesi dello scorso anno è durato dunque il tempo di un trimestre.

Il dato ha sorpreso la stessa platea degli economisti, che avevano previsto un trend stabile o al ribasso.

A incidere sulla sua accelerazione è stato il fattore Germania, come era stato anticipato già nella giornata di ieri, quando la Bundesbank, banca centrale tedesca, aveva reso noto che i compensi nell’economia numero uno dell’Europa sono saliti del 6,2% nel periodo compreso tra gennaio e marzo, grazie a quei pagamenti straordinari che sono stati elargiti ai lavoratori per compensare l’aumento del costo della vita.

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La Bce ha ricordato la differenza che esiste tra l’indice che essa stessa stila e che monitora il trend dei salari – wage tracker – e la voce nota come salari negoziati, sottolineando che i wage tracker vengono calcolati sulla base di dati micro sugli accordi salariali che vengono forniti dalla Bundesbank, dal Bancode España, dall’associazione olandese dei datori di lavoro AWVN, dall’austrica Oesterreichische Nationalbank, dalla Banca d’Italia e dalla Banque de France.

Ancora, gli economisti hanno messo in evidenza, per quanto riguarda i salari negoziati che utilizzano i wage tracker della Bce, che questi numeri considerano i pagamenti straordinari relativi al mese in cui sono stati erogati. I wage tracker della Bce che includono i pagamenti straordinari spalmano invece l’impatto degli straordinari su un periodo di 12 mesi.

 

 

Guardando avanti, dal report della Bce di oggi è emerso che la crescita dei salari negoziati è attesa rimanere elevata nel 2024, qualcosa che è in linea con “la persistenza che è stata già prezzata nelle stime elaborate dallo staff dell’Eurosistema e che riflette il processo di aggiustamento dei salari che dura diversi anni”.

La buona notizia è che nell’analisi dell’Eurotower si legge che “le pressioni salariali sono destinate a decelerare nel 2024” e che i dati sui salari monitorati dalla Bce (ovvero i wage tracker) relativi ai primi mesi dell’anno indicano che le stesse pressioni si stanno smorzando.

Lo stesso quadro è emerso da altri indicatori. Per esempio, dal sondaggio telefonico con cui la Bce ha interpellato le aziende dell’area euro nel marzo di quest’anno è emerso che le società stimano un rallentamento della crescita dei salari dal +5,4% del 2023 al +4,3% nel 2024.

Ancora, dal sondaggio della Bce stilato nell’aprile del 2024 che porta il nome di Access to Finance of Enterprises (SAFE) è risultato che le aziende prevedono che i salari dell’area euro crescano nell’arco dei prossimi 12 mesi, in media, del 3,8%, a un ritmo inferiore rispetto al +4,5% del sondaggio precedente relativo all’autunno del 2023.

Bisognerà vedere tuttavia se queste rassicurazioni convinceranno Lagarde a fare il grande passo, il primo dopo la sfilza di rialzi dei tassi varata nel 2022 e nel 2023.

Se per ora la prospettiva di un taglio a giugno viene data ancora, praticamente, per certa, la probabilità di una ulteriore sforbiciata a luglio sembra orientata a contrarsi sempre di più, anche a causa del dilemma che sta assillando la Fed di Jerome Powell.

Va detto  che sempre la probabilità di due tagli consecutivi dei tassi dell’area euro da parte della Bce, nelle riunioni di giugno e di luglio del Consiglio direttivo, erano state comunque già affossate nei giorni scorsi dall’esponente del Comitato esecutivo Isabel Schnabel, a dispetto di quella rivelazione che era emersa con la pubblicazione delle minute relative all’ultima riunione dello scorso 11 aprile.

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Rimane dunque quasi certo il primo taglio dei tassi della Bce della riunione ormai imminente del prossimo 6 giugno 2024. Per quanto riguarda il dopo, la speranza di sforbiciate consecutive continua invece ad affievolirsi.