Notizie Notizie Mondo Banche Centrali Tassi Bce: rebus tagli dopo dato salari, cosa farà Lagarde? La risposta degli esperti e dei mercati

Tassi Bce: rebus tagli dopo dato salari, cosa farà Lagarde? La risposta degli esperti e dei mercati

Pubblicato 24 Maggio 2024 Aggiornato 27 Maggio 2024 12:26

Fino a che punto il dato sui salari dell’area euro condizionerà le prossime decisioni sui tassi che saranno prese dalla Bce di Christine Lagarde?

Dopo gli incessanti rialzi dei tassi varati dalla Banca centrale europea nel 2022 e nel 2023 per affossare l’impennata dell’inflazione, il primo taglio dei tassi firmato da Christine Lagarde, atteso per la prossima riunione del 6 giugno, è davvero blindato?

Sono questi gli interrogativi che continuano ad assillare gli operatori di mercato e i semplici cittadini dell’area euro, all’indomani della pubblicazione del dato relativo al trend dei salari negoziati in Eurozona.

E’ dalla risposta a queste domande, d’altronde, che dipendono decisioni cruciali, attinenti al portafoglio di investimento ideale su cui puntare o alla decisione di comprare magari un immobile, senza essere costretti a rassegnarsi a pagare rate più o meno care.

Outlook tassi euro: cosa cambia per la Bce dopo dato salari (con grana Fed)

Qualcosa, da ieri, è di fatto cambiato nell’outlook sui tassi di interesse dell’area euro:

il dato è stato una sorpresa, in quanto il consensus aveva previsto un rallentamento del tasso di crescita dei salari, nel corso del primo trimestre del 2024 o al massimo allo stesso ritmo dell’ultimo trimestre del 2023: di certo non un rafforzamento, che invece si è verificato.

La presidente della Bce Christine Lagarde non avrà di certo accolto con favore quel numero, in un momento in cui si trova anche con la grana rappresentata dalla Fed. Grana acuita tra l’altro ieri dalla pubblicazione delle minute relative all’ultima riunione della banca centrale Usa, che hanno certificato i mancati progressi compiuti dall’inflazione Usa e che, ancora peggio, hanno confermato che alcuni esponenti del Fomc sarebbero d’accordo a tornare ad alzare i tassi.

Wall Street si è trovata così a incassare l’ennesimo brutto colpo, assistendo allo scivolone del Dow Jones peggiore del 2024.

Tornando alla Bce, cosa succederà a questo punto ai tassi dell’area euro?

Outlook tassi Bce, Barclays presenta i tagli attesi per il 2024 e il 2025

Gli analisti di Barclays si sono dati già da fare, sfornando l’outlook sulle prossime mosse della Banca centrale europea. Nessun cambiamento alla previsione di un taglio dei tassi nell’imminente riunione del prossimo 6 giugno.

Escluso invece un altro taglio dei tassi in occasione della riunione di luglio.

Non ci sarà dunque quella sorpresa bis di cui si era parlato fino a qualche giorno fa. E non solo per la Fed di Powell che ha le mani legate, ma anche a causa del dato sui salari dell’Eurozona, arrivato ieri.

Va detto che qualche falco della Bce, ancora prima dell’atteso verdetto, non aveva impiegato molto tempo per affossare le speranze di quel doppio regalo.

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“Crediamo ora che il Consiglio direttivo, alle prese con una incertezza elevata e con un’economia che sta accelerando a un ritmo più veloce rispetto a quanto anticipato, si muoverà in modo più graduale, nel corso del 2024″, si legge nel commento di Barclays.

Detto questo, gli analisti non hanno certo stravolto le loro previsioni:

Continuiamo a prevedere tagli dei tassi di 25 punti base in ognuna delle riunioni di giugno, settembre, dicembre, ma non ci aspettiamo più un taglio a luglio.

Le sforbiciate attese in tutto da Barclays rimangono in ogni caso pari a -150 punti base, spalmate in due anni.

Inflazione e Bce: attenti all’anno 2026

Mariano Cena di Barclays, nello specifico, ha spiegato l’incertezza elevata con cui la Bce è alle prese con “l’outlook sull’inflazione, in particolare con il trend dei salari negoziati, che è stato più forte di quanto ci aspettassimo”.

L’analista ha fatto riferimento anche al “momentum persistente dell’inflazione dei servizi”, e al fatto che l’economia dell’area euro si sta riprendendo “più velocemente delle previsioni”.

Sono stati questi i fattori che hanno portato Barclays a pensare che, a questo punto, “la maggioranza degli esponenti del Consiglio direttivo (della Bce) opterà per un approccio più graduale, nell’allentamento” della politica monetaria al momento restrittiva dell’area euro.

E questo approccio più graduale, secondo l’esperto, dovrebbe manifestarsi “anche nel caso in cui i rischi sull’outlook dell’inflazione al di là di questo anno si confermassero più simmetrici e perfino al ribasso”.

Altri tre tagli dei tassi sono attesi nei meeting di giugno, marzo e giugno del 2025, con la Bce che eviterà secondo Barclays una politica restrittiva non più necessaria.

Le stime sono così di un tasso sui depositi che sarà abbassato fino al 2,5%.

“Entro il mese di dicembre” di questo anno, la Bce dovrebbe infatti avere “un senso di fiducia nelle dinamiche dei salari e nel processo di disinflazione nel settore dei servizi tale da accelerare il ritmo di allentamento”.

Un anno cruciale potrebbe essere il 2026, quanto i rischi sull’inflazione potrebbero essere addirittura al ribasso.

Goldman Sachs: il commento post dato salari

Non ha cambiato in modo eccessivo il proprio outlook sui tassi neanche la divisione di ricerca di Goldman Sachs che, nel commentare il rapporto sui salari comunicato nella giornata di ieri, ha ribadito di credere che la crescita dei salari dell’area euro sia comunque destinata a “decelerare nei prossimi trimestri”.

Le stime sono di un rallentamento della crescita dei compensi per dipendente di 0,8 punti percentuali, al ritmo di crescita del 3,9% su base annua.

In più i dati della Francia – che nella nostra analisi precedente si sono dimostrati avere il migliore valore predittivo del trend dell’area – si sono mostrati incoraggianti”, si legge nel commento.

Goldman Sachs ha ricordato inoltre che, dallo stesso rapporto sui salari della Bce è emerso che le attese della Banca centrale europea sono di un indebolimento delle dinamiche salariali nel 2024.

Un riferimento è stato fatto anche a quanto detto da Joachim Nagel, presidente della Bundesbank, banca centrale tedesca, nel corso di un intervista.

L’esponente noto per le sue posizioni da falco ha commentato la forte crescita nominale dei salari in Germania, affermando di non aver individuato la presenza di alcun segnale di “una spirale salari-prezzi”. Parole che, di fatto, dovrebbero calmare le colombe, visto che a proferirle è stato un esponente che si è messo spesso in evidenza con dichiarazioni piuttosto hawkish.

eToro sulla Bce: occhio anche ai segnali di ripresa dell’economia euro

Un commento sulla Bce è arrivato anche da Gabriel Debach, market analyst di eToro, che ha riassunto anche gli indici Pmi che sono stati resi noti ieri in Eurozona:

“L’area euro ha registrato un aumento dell’indice PMI, con dati leggermente superiori alle aspettative, raggiungendo 52,3 a maggio. L’indice PMI dei servizi è rimasto stabile a 53,3, mentre l’indice PMI manifatturiero è aumentato più del previsto a 47,4 – ha ricordato Debach, aggiungendo che, “con il PMI composito sopra 50 per tre mesi consecutivi, l’economia dell’area euro mostra segnali di ripresa”.

Allo stesso tempo – ha fatto notare l’analista di eToro – “l’indice dei prezzi del settore servizi ha mostrato un calo sia nei costi di produzione che negli input, segnando il livello più basso degli ultimi tre anni, pur rimanendo sopra la media storica. Un segnale positivo per la Bce, anche se persistono rischi, dato che l’indice dell’occupazione ha continuato a crescere in maggio, indicando un’economia in ripresa”.

Debach si è poi focalizzato sul dato relativo ai salari, parlando di una “pressione della crescita salariale nell’area euro” che “ha accelerato nel primo trimestre al 4,69% su base annua rispetto al 4,49% del quarto trimestre” e avvertendo che “questi dati rischiano di generare pressioni al rialzo per l’inflazione, specialmente nel settore dei servizi, dove i salari giocano un ruolo predominante”.

Cosa stanno prezzando i mercati? Risponde ING

In questa situazione caratterizzata tuttora dall’incertezza sulla direzione dell’inflazione dell’area euro, un nuovo report firmato da ING ha fatto il punto della situazione del continuo repricing dei mercati delle aspettative sui tassi, rendendo noto che, a seguito della pubblicazione del dato sui salari, i mercati prezzano ora tagli ai tassi da parte della Bce in misura minore rispetto a quanto scommesso prima della diffusione del rapporto.

Per la precisione, le speculazioni sono scese ad appena “60 punti base” di sforbiciate, il che significa, hanno fatto notare da ING, che ora i mercati ritengono probabili più due riduzioni, nel corso del 2024, rispetto alle tre in precedenza prezzate.

ING ha detto in sintesi di non intravedere per ora un grande sostegno alla possibilità che i tassi vengano tagliati ulteriormente dopo la riunione di giugno. Aggiungendo che, di conseguenza, è possibile che “i tassi di breve termine continuino a salire ancora nel breve periodo”.

La prospettiva di un aumento dei rendimenti dei Treasury è stata considerata ancora più probabile, visto che il dilemma che ossessiona la Fed di Jerome Powell è più significativo di quello della Bce, tanto che negli Stati Uniti si parla anche del rischio che la banca centrale Usa torni ad alzare i tassi.

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