Bce conferma tassi, da Lagarde ok taglio: ‘Non decide la Fed’. Ma BTP e mercati sull’attenti
Così come da attese, la Bce di Christine Lagarde ha annunciato oggi di aver lasciato invariati i tassi sulle operazioni di rifinanziamento principali, sulle operazioni di rifinanziamento marginale e sui depositi presso la banca centrale rispettivamente al 4,50%, al 4,75% e al 4,00%, dopo l’ultima stretta monetaria che risale al meeting di settembre del 2023.
L’esito della riunione del Consiglio direttivo della Banca centrale europea non ha stupito i mercati, che si erano rassegnati alla conferma dello status quo nel meeting di aprile.
I trader hanno dato importanza piuttosto alle parole che la presidente della Bce Christine Lagarde ha proferito in occasione della conferenza stampa indetta per commentare le decisioni di politica monetaria annunciate oggi dall’istituzione di Francoforte.
Lagarde ha rimarcato più volte l’indipendenza della Bce dalla Fed, aprendo ulteriormente alla possibilità di un taglio dei tassi dell’area euro nel meeting di giugno.
Sui mercati, tuttavia, regna un certo scetticismo sulla reale capacità di Christine Lagarde di smarcarsi del tutto dal percorso di politica monetaria che sarà seguito dalla banca centrale americana. Percorso sempre meno caratterizzato dalla parola “tagli”, vista la persistenza dell’inflazione degli Stati Uniti.
- Tassi euro, Lagarde chiarisce: la Bce non è alla mercé della Fed
- Finalmente arriva la frase sui tassi sperata dai mercati
- La Bce taglia i tassi a giugno? Parlano Goldman Sachs, eToro, Moneyfarm
- Bce: l’annuncio sui tassi e il commento sul nodo inflazione
- Ma i mercati credono al coraggio di Lagarde? Occhio ai BTP
Tassi euro, Lagarde chiarisce: la Bce non è alla mercé della Fed
Tallonata dai giornalisti sugli effetti che le decisioni sui tassi della Fed di Powell potrebbero avere sulla banca centrale europea, Lagarde ha dato prova di ‘coraggio’, rimarcando l’indipendenza della Bce.
La numero uno della banca centrale ha proferito finalmente con una certa convinzione che, se le condizioni macroeconomiche si confermeranno tali da indurre l’Eurotower a essere fiduciosa nella capacità dell’inflazione dell’Eurozona di centrare l’obiettivo del 2%, allora “sarà appropriato tagliare i tassi”.
Occhio alla reazione dei tassi dei BTP a 10 anni, così come a quella degli altri titoli di stato dell’area euro, che hanno scontato stamattina il timore di una Bce costretta a seguire i passi di una Fed destinata molto probabilmente a posticipare i tagli dei tassi sui fed funds Usa, dopo la brutta sorpresa arrivata ieri dal fronte macroeconomico degli Stati Uniti, con la pubblicazione dell’indice dei prezzi al consumo di marzo.
Lagarde ha smorzato i timori di una Bce alla mercé della Fed, facendo capire che non è certo compito della Banca centrale americana capitanata da Jerome Powell fissare la direzione dei tassi dell’area euro.
Diversi sono infatti i contesti macroeconomici, ha sottolineato la presidente della Bce, degli Stati Uniti e dell’Eurozona, diversi sono i consumi e anche gli investimenti.
“Le due economie non sono uguali, i regimi politici non sono gli stessi, le politiche fiscali sono diverse”.
Di conseguenza, ha aggiunto Lagarde, la Bce deve concentrarsi sulla propria area di intervento, e non ritenere che quanto accade negli Stati Uniti accadrà anche in Europa.
Qualcuno potrebbe a tal proposito obiettare che anche la natura della fiammata dell’inflazione dell’area euro è stata diversa da quella made in Usa.
Ma stavolta, ed è questa la buona notizia per i mercati e per i consumatori dell’Eurozona – questi ultimi ancora alle prese con rate dei mutui ancora troppo alte – un taglio dei tassi da parte della Bce sembra davvero più vicino, e il 6 giugno sembra confermarsi la data che farà la storia dell’Eurotower, apparentemente orientata a muoversi sui tassi prima della Fed.
Anche perché, ha ribadito Lagarde, la “Bce è dipendente dai dati, non è dipendente dalla Fed”.
La presidente della Banca centrale europea si è rifiutata tuttavia di rilasciare un commento sul rischio che la continua crescita dell’inflazione Usa oltre i livelli auspicati dalla Fed possa innescare nuovi buy sul dollaro, al punto di far scendere il rapporto EUR-USD verso la parità.
Lagarde ha risposto che non è compito dell’Eurotower puntare su un livello preciso dei tassi di cambio, o commentare il loro andamento.
A dispetto delle rassicurazioni, non rientra tuttavia il rischio che la Bce sia costretta a seguire i passi della Federal Reserve: rischio motivato con la maggiore inflazione importata che Francoforte dovrebbe considerare, nel caso in cui, per effetto di una politica monetaria Usa più restrittiva di quella dell’Eurozona, l’euro perdesse troppo terreno nei confronti della valuta americana.
LEGGI ANCHE
Tagli tassi Fed a rischio. Nel Bce-Day i rendimenti dei Treasury infettano i BTP
Bce e taglio tassi: Lagarde verso sorpresa bis? L’incubo più inflazione con Fed
Bce e taglio tassi: regalo Lagarde pro BTP e bond euro è già qui. L’altro spread a cui guardare
Inflazione USA, calano le possibilità di un taglio dei tassi Fed a giugno
Finalmente arriva la frase sui tassi sperata dai mercati
Rispondendo alle domande dei giornalisti sulla possibilità, già prezzata dai mercati, della divergenza tra la direzione dei tassi degli Stati Uniti e quella dei tassi dell’Eurozona, Christine Lagarde ha tenuto il punto:
“Se il Consiglio direttivo fosse più fiducioso nel fatto che l’inflazione stia convergendo al suo target in modo sostenibile, sarebbe appropriato tagliare i tassi”.
A dispetto degli scettici, Lagarde ha ripreso anche quanto inciso nello stesso comunicato della Bce, ovvero che, “se la valutazione aggiornata del Consiglio direttivo in merito alle prospettive di inflazione, alla dinamica dell’inflazione di fondo e all’intensità della trasmissione della politica monetaria accrescesse ulteriormente la sua certezza che l’inflazione stia convergendo stabilmente verso l’obiettivo, sarebbe opportuno ridurre l’attuale livello di restrizione della politica monetaria”.
Detto questo, ha avvertito l’ex direttrice del Fondo Monetario Internazionale, “non ci stiamo impegnando a seguire un percorso definito dei tassi”.
Insomma, nessuna promessa precisa, né su quello che potrebbe accadere a giugno nè soprattutto, sulle mosse successive, anche perchè la Bce dipende per l’appunto dai dati macro.
E se è vero che i rialzi dei tassi dei interesse degli anni passati stanno zavorrando tuttora la domanda, comprimendo ulteriormente l’inflazione, è altrettanto vero che le pressioni sui prezzi domestici “sono forti, contribuendo a tenere alta l’inflazione dei servizi”.
Ribadita inoltre la “determinazione” della Bce a far tornare il tasso di inflazione dell’Eurozona al target del 2% in modo tempestivo.
La Bce taglia i tassi a giugno? Parlano Goldman Sachs, eToro, Moneyfarm
Così Gurpreet Garewal, Macro Strategist, Fixed Income and Liquidity Solutions di Goldman Sachs Asset Management, ha commentato quanto emerso dalla Bce con l’annuncio di oggi:
“La Bce continua a segnalare un inizio di riduzione dei tassi in estate, a fronte di un andamento dell’inflazione e delle condizioni del mercato del lavoro in linea con le aspettative”.
Garewal ha aggiunto che Goldman Sachs Asset Management è propensa, di conseguenza, “a sovrappesare i tassi europei rispetto ad altri mercati, in quanto sia la crescita che l’inflazione favoriscono una riduzione delle politiche monetarie restrittive”.
L’attenti non è però mancato:
“Tuttavia – ha avvertito lo strategist – come dimostra la storia degli Stati Uniti, la traiettoria dei tassi di interesse dipende dai dati e richiede un approccio dinamico alle esposizioni alla duration”.
Un commento sulle novità annunciate dall’Eurotower è arrivato anche da Ben Laidler, Global Markets strategist di eToro, che ha dato una interpretazione dovish a quanto emerso dalla riunione del Consiglio direttivo:
“Dopo i commenti da colomba rilasciati oggi, la Bce sembra sulla buona strada per tagliare i tassi di interesse nella riunione del 6 giugno prossimo. Ciò sta ampliando il divario transatlantico tra tassi d’interesse e inflazione, soprattutto considerando che, con un’inflazione europea al 2,4%, la Bce ha la capacità di manovra di tagliare i tassi d’interesse per tre volte quest’anno”.
“Con l’economia europea debole e l’inflazione in calo – ha spiegato Laidler – i tagli dei tassi d’interesse sono giustificati e necessari. Lo stesso non vale necessariamente per gli Stati Uniti, dove l’eccezionale resilienza dell’economia mantiene l’inflazione scomodamente alta, mettendo in dubbio la possibilità che la Fed tagli i tassi quest’anno”.
Lo strategist di eToro ha concluso la nota facendo notare che “i tagli dei tassi d’interesse sono un catalizzatore particolarmente positivo per i mercati azionari europei, con il loro delicato mix di livelli di debito relativamente elevati, margini di profitto ristretti e valutazioni storicamente basse.”
Occhio anche al commento arrivato da Roberto Rossignoli, Senior Portfolio Manager di Moneyfarm:
“Come ampiamente previsto dal consensus, nel corso della riunione di oggi l’Eurotower ha optato per la quinta volta consecutiva per il mantenimento dei tre tassi d’interesse di riferimento agli attuali livelli record. Una mossa che torna a sottolineare l’approccio prudente dei policymaker europei, che restano alla ricerca di nuovi e più forti segnali di un rallentamento dei prezzi, come potrebbe essere il raffreddamento della dinamica salariale”.
“Questa linea ‘attendista’ – ha sottolineato Rossignoli – trova riscontro nelle ultime dichiarazioni di Christine Lagarde, secondo la quale occorrerà attendere almeno la fine del primo semestre per avere un quadro più completo. Ad ogni modo, il trend calante dell’inflazione, sempre più vicina al target del 2%, unito alla politica di allentamento monetario intrapresa dalla Svizzera, lasciano sperare gli investitori in un primo taglio dei tassi già a giugno”.
“Sembrerebbe dunque profilarsi una divergenza tra la politica monetaria della Fed e quella della Bce: mentre la prima è chiamata ad affrontare crescenti pressioni inflazionistiche in un contesto di crescita economica robusta, la seconda è alle prese con il difficile compito di calibrare le proprie mosse e tenere conto delle loro potenziali ripercussioni su valute e prezzi al consumo a livello globale”.
Bce: l’annuncio sui tassi e il commento sul nodo inflazione
Occhio anche al contenuto del comunicato della Bce sui tassi, in particolare alle parole che riguardano la crescita del Pil dell’area euro, il nodo dell’inflazione-ossessione di Lagarde e, di conseguenza, la direzione dei tassi dell’Eurozona.
“Il Consiglio direttivo ha deciso oggi di mantenere invariati i tre tassi di interesse di riferimento della Bce. Le nuove informazioni hanno sostanzialmente confermato la sua precedente valutazione circa le prospettive di inflazione a medio termine. L’inflazione ha continuato a ridursi, soprattutto per effetto dell’andamento più contenuto degli alimentari e dei beni”.
La Bce ha confermato che non solo le “misure dell’inflazione di fondo stanno perlopiù diminuendo”. A moderare il passo in modo graduale è anche “la crescita dei salari”, praticamente quel fattore che Lagarde vuole tornare a monitorare prima di fare la grande mossa sui tassi.
Inoltre, “le imprese stanno assorbendo parte dell’incremento del costo del lavoro con i loro profitti”.
Il comunicato della Bce ha ribadito però contestualmente la persistenza delle “pressioni interne sui prezzi “, che “sono forti e mantengono elevata l’inflazione dei servizi”.
Di conseguenza, in linea con la determinazione a riportare il ritmo di crescita dell’inflazione al tasso annuo del 2%, le decisioni future del Consiglio direttivo “assicureranno che i tassi di riferimento restino sufficientemente restrittivi finché necessario”.
In ogni caso, ed è questa la frase che conferma l’apertura di Lagarde a tagliare i tassi, “se la valutazione aggiornata del Consiglio direttivo in merito alle prospettive di inflazione, alla dinamica dell’inflazione di fondo e all’intensità della trasmissione della politica monetaria accrescesse ulteriormente la sua certezza che l’inflazione stia convergendo stabilmente verso l’obiettivo, sarebbe opportuno ridurre l’attuale livello di restrizione della politica monetaria”.
Nessun impegno per quanto riguarda il dopo:
“Il Consiglio direttivo continuerà a seguire un approccio guidato dai dati in base al quale le decisioni vengono definite di volta in volta a ogni riunione, senza vincolarsi a un particolare percorso di riduzione”.
Il comunicato ha ricordato anche l’uscita dell’Eurotower da quel programma di acquisti di asset lanciato nel 2020 in risposta agli effetti drammatici sull’economia della pandemia Covid-19, battezzato PEPP o anche QE pandemico, e considerato da alcuni economisti uno strumento che ha confermato in tutti questi anni, inclusi quelli in cui la Bce ha lanciato il QT-Quantitative Tightening, la sopravvivenza di un altro programma di QE, per alcuni, spiccatamente pro-BTP, e dunque pro Italia.
Nel ricordare che il QE vero e proprio è stato mandato ormai in soffitta – “il portafoglio del PAA si sta riducendo a un ritmo misurato e prevedibile, dato che l’Eurosistema non reinveste più il capitale rimborsato sui titoli in scadenza”, la Bce ha ribadito l’intenzione di “continuare a reinvestire, integralmente, il capitale rimborsato sui titoli in scadenza nel quadro del PEPP (pandemic emergency purchase programme) nella prima parte del 2024″.
Anche questo QE pandemico si avvia tuttavia al tramonto, visto che la banca centrale punta a “ridurre il portafoglio del PEPP di 7,5 miliardi di euro al mese, in media, e terminare i reinvestimenti nell’ambito di tale programma alla fine del 2024″.
LEGGI ANCHE
Bce: SOS BTP con fine PEPP. Occhio anche a Germania ‘sick man’ d’Europa
Bce molla i BTP? Ecco i tempi e i modi del QT-Quantitative Tightening. Storia dei bazooka APP e PEPP
Ma i mercati credono al coraggio di Lagarde? Occhio ai BTP
L’annuncio della Bce è arrivato in un momento in cui i mercati stanno prezzando in modo sempre più evidente la divergenza tra i tassi dell’area euro e quelli Usa, sulla scia dei dati macro degli Stati Uniti, che hanno messo in evidenza nelle ultime settimane fondamentali di una economia che non ha certo bisogno di lanciare un SOS per essere salvata con un taglio dei tassi.
A fronte di una inflazione che continua a confermarsi ben oltre i desiderata della Fed, così come confermato nella giornata di ieri con la pubblicazione dell‘indice CPI Usa del mese di marzo, la domanda più logica che i trader sono tornati a porsi è sul motivo per cui la banca centrale Usa dovrebbe avere fretta di annunciare una sforbiciata dei tassi.
Si sono così frantumate le speculazioni dei trader su un taglio dei tassi Usa nel mese di giugno:
il repricing delle aspettative sui tassi non ha tuttavia interessato soltanto la Fed.
A essere chiamata in causa anche la Bce di Christine Lagarde che, a dispetto della sua indipendenza, ha storicamente e per ovvie ragioni legate al trend del rapporto euro-dollaro, impostato la propria politica allineandosi a quanto deciso dalla Federal Reserve americana.
Il repricing ha inferto stamattina un duro colpo anche ai BTP e ai titoli di stato dell’area euro, alimentando nuovi interrogativi sulle prossime mosse della Bce, in particolare su ciò che accadrà a giugno e anche oltre, nel corso dell’anno.
E il punto è che, a dispetto dell’apparente prova di coraggio data dalla presidente della Bce Christine Lagarde, che ha rivendicato l’indipendenza della banca centrale dalle manovre della Federal Reserve, i BTP e gli altri titoli di stato dell’area euro non stanno affatto brindando alla prospettiva di un taglio imminente dei tassi dell’area euro.
Lo spread BTP-Bund rimane poco al di sotto della soglia di 140 punti base, mentre i tassi dei BTP a 10 anni, sebbene in ritirata rispetto ai massimi intraday del 3,85% circa, oscillano attorno al 3,8%, senza segnare quel ribasso che in teoria dovrebbe scattare, con l’attesa di una banca centrale prossima a sforbiciare il costo del denaro.
Reuters riporta inoltre che i tassi dei Bund tedeschi, che subito dopo la diffusione del comunicato della Bce erano scesi, sono tornati attorno al 2,456%, dove oscillavano prima dell’annuncio.
Una spiegazione l’ha data alla Reuters Jim Reid, di Deutsche Bank :
Da un lato, Reid ha detto che, “sebbene ci siano limiti sul modo in cui la politica monetaria della Bce può divergere da quella della Fed nel corso del tempo, non c’è nulla che possa fermare la Bce dal tagliare i tassi prima o dallo stabilire in modo indipendente il proprio ciclo di allentamenti monetari”.
Dall’altro lato, lo stesso analista ha fatto notare che, a seguito delle risposte che Lagarde ha dato durante la conferenza stampa indetta dopo l’annuncio sui tassi, le scommesse dei mercati sull’arrivo di un taglio ai tassi dell’area euro nel mese di giugno si sono accese di poco, salendo all’80% circa dal 75% precedente e ancora ben al di sotto della probabilità pari al 91% della giornata di martedì. Segno che, seppur convinti, i mercati non sono sicuri che la Bce sceglierà davvero il primo cammino a prescindere da quanto deciderà di fare la Fed.
Non solo: Reid ha fatto notare che la probabilità di un taglio dei tassi da parte della Bank of England è scesa ieri dal 74% al 56%, quella di un taglio da parte della Banca centrale del Canada è diminuita dal 78% al 53% e quella di una riduzione della Reserve Bank of Australia si è smorzata dal 25% al 21%.
La Fed, insomma, detterebbe ancora legge.
Nel frattempo, in Italia, nel Bce-Day, è arrivato l’annuncio del Mef guidato dal ministro Giancarlo Giorgetti relativo all’arrivo del nuovo titolo di stato grande scommessa del governo Meloni, ovvero della quarta edizione del BTP Valore: titolo che la stessa presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha identificato alla stregua di uno strumento per riportare il debito pubblico nelle mani degli italiani, permettendo così all’Italia di diventare più padrona del proprio destino.
LEGGI ANCHE
BTP Valore: nuova chiamata Meloni ai BTP People. Il Mef annuncia data tassi e premio fedeltà