Notizie Notizie Mondo Banche Centrali Tassi Bce, nuovo appello taglio da governo Meloni. Spread BTP-Bund in attesa verdetti inflazione euro e Usa

Tassi Bce, nuovo appello taglio da governo Meloni. Spread BTP-Bund in attesa verdetti inflazione euro e Usa

Pubblicato 29 Agosto 2024 Aggiornato 30 Agosto 2024 10:02

In attesa del dato-verdetto di domani relativo all’inflazione dell’area euro, dal governo Meloni arriva l’ennesimo monito alla Bce di Christine Lagarde, che si pronuncerà sui tassi in occasione della prossima riunione del 12 settembre prossimo. A lanciarlo è il leader di Forza Italia, vicepremier e ministro degli Affari esteri Antonio Tajani.

Nel frattempo, sale l’attesa per la manovra del governo Meloni per il 2025, con tanto di rumor e smentite.

Spread BTP-Bund a 10 anni in calo:  massimo e minimo del 2024

In questo contesto, alla vigilia della pubblicazione del dato che deciderà la prossima mossa di politica monetaria di Lagarde, lo spread BTP-Bund a 10 anni è in discesa a metà giornata di 0,7 punti base circa, a quota 137,5 punti base.

Vale la pena di ricordare che il differenziale tra i rendimenti dei titoli di stato italiani e quelli tedeschi ha testato quest’anno un valore massimo di 168,6 punti base e un minimo di 121,5 punti base, per un valore medio pari a 141,2 punti base.

Secondo le rilevazioni di Bloomberg, fa dietrofront oggi anche lo spread Francia-Germania, ovvero lo spread OAT-Bund a 10 anni, con una flessione pari a -0,8 punti, che lo porta a scendere a 71,5 punti base.

L’impatto dei timori di una Francia ingovernabile continua a essere forte, se si considera che, nei minimi del 2024, il differenziale tra i tassi degli OAT e quello dei Bund è sceso fino a 42,9 punti, per poi schizzare fino a un massimo di 81,6 punti nei giorni infuocati successivi all’annuncio del presidente francese Emmanuel Macron di indire le elezioni anticipate.

Gli spread scendono dopo la pubblicazione dei dati CPI di alcune economie del blocco dell’area euro, in vista del grande market mover, che sarà pubblicato domani, giovedì 30 agosto, dall’Eurostat: l’indice dei prezzi al consumo dell’intera Eurozona.

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Nella giornata di domani, a essere protagonista non sarà però ‘solo’ l’inflazione dell’area euro.

A essere pubblicato sarà infatti anche il parametro preferito dalla Fed per monitorare il trend dei prezzi degli Stati Uniti, ovvero il PCE core, relativo al mese di luglio:

il dato sarà di primaria importanza per far capire ai mercati se quelle scommesse ultra dovish scattate dopo il discorso del presidente della Federal Reserve Jerome Powell, proferito in occasione del simposio di Jackson Hole, siano giustificate, in attesa dell’altro grande market mover che decreterà il contenuto dell’annuncio sui tassi Usa atteso per il prossimo 18 settembre.

A tal proposito un avvertimento è arrivato con la pubblicazione del weekly market outlook a cura di Steven Bell, Chief Economist EMEA di Columbia Threadneedle Investments, che ha consigliato cautela a chi punta troppo su una carrellata sfrenata di tagli dei tassi sui fed funds Usa da parte della Fed di Jerome Powell.

A differenza della BoE e della Bce – ha fatto notare Bell – la Fed non ha ancora tagliato i tassi e ritiene di dover recuperare il ritardo. I mercati sono d’accordo e prevedono tagli di 100 punti base entro la fine dell’anno. Con solo 3 riunioni a disposizione, ciò significherebbe un taglio di 50 punti base in una di queste”.

Si “tratta di un’ipotesi piuttosto forzata – secondo l’economista – ma molto dipenderà dal prossimo rapporto sull’occupazione in pubblicazione il 6 settembre”.

Per il capo economista EMEA di Columbia Threadneedle Investments, “se i dati fossero deboli, si potrebbe parlare di un taglio di 50 punti base nella riunione di fine mese”.

“Il tasso di disoccupazione sarà al centro dell’attenzione: all’inizio del mese, infatti, ha dato segnali di una tendenza al ribasso. Qualche settimana fa suggerivo che una recessione era uno scenario improbabile; tra i vari motivi indicavo come l’aumento della disoccupazione era dovuto a fattori temporanei. Se questo fosse corretto, dovremmo assistere ad un calo di questo tasso”.

Dunque, ha detto Bell, “complessivamente, mi aspetto che ci siano possibilità di delusione, considerando quanto è stato prezzato per il resto dell’anno”.

Certo, “la tendenza è comunque chiaramente quella di una riduzione dei tassi Usa. Per il prossimo anno i mercati si aspettano altri 123 punti base di tagli, che porterebbero il tasso dei Fed Funds al 3%. C’è una certa tendenza al ribasso, su questo dato ma, ancora una volta, il prezzo del taglio rimarrebbe molto forte. Anche questa previsione mi sembra poco verosimile, sebbene sia già molto diffusa”.

Bce: nuovo appello dal governo Meloni a Lagarde

Intanto, la presidente della Bce Christine Lagarde torna nel mirino dell’Italia, con il ministro Antonio Tajani che, parlando da Bruxelles, è tornato ad auspicare un taglio dei tassi da parte dell’Eurotower di 50 punti base:

Non si vedono buone politiche industriali europee da anni, da quando ero commissario. Siamo un continente a economia reale, per una politica della crescita serve un’azione forte da parte della Bce e credo che sia giusto tagliare dello 0,5% il costo del denaro”.

Tajani ha precisato che “ovviamente la Bce è libera”.

Il ma non è però mancato:

“Ma ritengo che questa indicazione sia giusta per aiutare l’accesso al credito per imprese e famiglie e favorire una politica di crescita, il miglior modo per ridurre il debito pubblico in Italia. Ribadirò questa posizione nel vertice di domani con Meloni e Salvini. E’ la strada giusta da imboccare anche per la nostra economia”.

Finora, dopo le ripetute strette monetarie lanciate nel 2022 e nel 2023 per arginare l’impennata dell’inflazione dell’area euro, la Bce di Christine Lagarde ha tagliato i tassi del blocco soltanto una volta, ovvero il 6 giugno scorso, tra l’altro di appena 25 punti base.

Nell’ultima riunione del Consiglio direttivo di luglio, prima della pausa di agosto, l’Eurotower ha poi confermato i tassi, lasciandoli invariati.

Proprio questi tassi più alti per un periodo di tempo più lungo, in vista di sforbiciate future che dovrebbero rimanere contenute, ha fatto la fortuna, in particolare, delle banche italiane, come è emerso dall’analisi appena pubblicata dalla Fabi, il sindacato dei bancari in Italia.

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