Notizie Notizie Mondo Banche Centrali Bce e Fed, tassi e inflazione. Powell-Lagarde coppia di falchi

Bce e Fed, tassi e inflazione. Powell-Lagarde coppia di falchi

Pubblicato 28 Giugno 2023 Aggiornato 13 Luglio 2023 15:03

Bce, Fed, BoE, BoJ su tassi e inflazione. Il Gran Finale di Sintra

Il Gran Finale del Forum di Sintra 2023 della Bce vede le banche centrali sul banco degli imputati, mentre l’Italia, in particolare i BTP e di conseguenza lo spread BTP-Bund, tornano a essere osservati speciali dopo alcuni rumor sulle prossime mosse della Banca centrale europea.

C’è la Bce di Christine Lagarde, che ha già scatenato la profonda irritazione della presidente del Consiglio Giorgia Meloni e del vicepremier Matteo Salvini, con quella sua politica monetaria di rialzi dei tassi anti-inflazione che, nel caso dell’area euro, viene considerata dal governo italiano sempre più dissennata e dannosa; c’è la Fed di Jerome Powell, più vicina a concludere il suo ciclo di strette monetarie, tanto da essersi concessa, nell’ultimo meeting del 13-14 giugno, anche una pausa (che però, ha precisato lo stesso Powell, non è uno stop).

Presenti all’appello anche Andrew Bailey, governatore della Bank of England, che si è messa in evidenza con il recente rialzo shock dei tassi UK, annunciato a seguito di dati sull’inflazione altrettanto shock, e a fronte di un alert ‘bomba mutui’ sempre più forte.

E c’è anche Kazuo Ueda, governatore della Bank of Japan che, finora, a dispetto di un’inflazione che è salita in modo sostenuto anche in Giappone, ha continuato a confermarsi mosca bianca tra le banche centrali dei paesi avanzati più importanti.

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Nell’intervento che ha visto Lagarde, Bailey, Ueda e Powell rispondere alle domande di Sara Eisen della CNBC , la numero uno della Bce è tornata a ripetere che, “se lo scenario di base verrà confermato, probabilmente alzeremo i tassi a luglio”.

La battaglia contro l’inflazione dell’Eurozona, insomma, non è finita. “Non abbiamo ancora visto prove tangibili sufficienti di una stabilizzazione dell’inflazione”, ha continuato la numero uno dell’Eurotower.

Nel rispondere alla domanda di Eisen sulla possibilità di apportare una modifica al target del tasso di inflazione, che per tutte le quattro banche centrali è pari al 2%, Lagarde ha detto di non ritenere la questione “oggetto di dibattito”, sottolineando la necessità che, contro un’inflazione ostinata, si proceda in modo altrettanto ostinato e persistente.

Kazuo Ueda, numero uno della Bank of Japan, ha spiegato invece la posizione ancora decisamente dovish della banca centrale del Giappone con l’atteso indebolimento del tasso di inflazione nel secondo semestre del 2023.

“Sebbene l’inflazione sia ostinata, dobbiamo essere sicuri che l’inflazione cresca al tasso del 2% in modo sostenibile”, ha affermato.

Fed, Powell pronto anche a più rialzi tassi. Mercato lavoro Usa molto forte

Dal canto suo il numero uno della Fed, Jerome Powell, ha ammesso che “è stato sorprendente assistere a un’inflazione così persistente”.

Powell ha detto di prevedere anche più rialzi dei tassi sui fed funds Usa, senza escludere tra l’altro strette monetarie anche aggressive.

“Quello che sta sostenendo l’inflazione – ha spiegato il numero uno della Federal Reserve – è un mercato del lavoro molto forte”.

Powell ha fatto notare, tra l’altro, che “non è passato molto tempo da quando la politica monetaria (della Fed) è diventata restrittiva” e che, in particolare, “non abbiamo assistito a molti progressi nel comparto dei servizi non immobiliare”. Per la precisione, progressi sul fronte dei prezzi, che continuano a essere dunque elevati, non sono stati ravvisati, ha detto Powell, nei settori alberghiero, healthcare e viaggi.

Sempre in questi settori, inoltre, “i costi sono elevati“, fattore – ha continuato Jerome Powell – che sostiene ulteriormente le pressioni inflazionistiche”.

Tra l’altro, “il settore dei servizi non è particolarmente sensibile ai tassi di interesse”.

In tutto questo, ha detto ancora Powell, “è necessario assistere a un ulteriore indebolimento del mercato del lavoro Usa”.

Forum Sintra 2023: banche centrali sul banco degli imputati

Sintra, città del Portogallo, è diventata come ogni anno palcoscenico delle banche centrali, dando una opportunità alle stesse di spiegare ai mercati e ai cittadini le loro scelte di politica monetaria, in un momento storico in cui le parole che mettono più ansia ai cittadini, ai mercati e alle stesse autorità sono due: tassi e inflazione.

La Bce di Lagarde, in modo particolare, rimane sotto i riflettori e sotto attacco, così come sotto attacco è il MES, con il governo Meloni che rimanda una eventuale (ma ci sarà?) ratifica della riforma all’autunno.

Sia il vicepremier e ministro dei Trasporti e vicepremier Matteo Salvini  che la presidente del Consiglio Giorgia Meloni hanno criticato in modo acceso la Bce di Lagarde, nel mirino del governo italiano, va detto, da mesi.

Nel mirino, in particolare, il discorso, proferito nella giornata di ieri, con cui la presidente dell’Eurototower Lagarde ha confermato la propria determinazione a combattere ancora, avvalendosi dell’arma dei rialzi dei tassi, la persistenza dell’inflazione, le cui stime tra l’altro Francoforte è stata costretta a rivedere anche al rialzo ,nell’ultima riunione del Consiglio direttivo del 15 giugno scorso.

Bce in mano ai falchi: verso un rialzo dei tassi anche a settembre?

Di nuovo, quella che è apparsa a Sintra è stata una Bce in mano ai falchi:

basta far riferimento alle parole del numero uno della banca centrale della Lettonia Martin Kazaks, che ha addirittura detto che i mercati sbagliano a prezzare l’arrivo di un taglio dei tassi già agli inizi del 2024.

Hawkish sono state sicuramente anche le parole del numero uno della banca centrale della Slovenia Bostjan Vasle, esponente del Consiglio direttivo dell’Eurotower, che – dopo che la Bce ha aumentato il costo del denaro di ben 4 punti percentuali a partire dallo scorso anno – ha detto chiaro e tondo che “bisogna continuare ad alzare i tassi nel prossimo meeting” di luglio, in quanto “l’inflazione è persistente”.

Il banchiere centrale Boris Vujčić, governatore della banca centrale della Croazia, ha detto addirittura, parlando sempre da Sintra, che “esiste una buona probabilità di un rialzo dei tassi” anche a settembre, mentre il numero uno della Banca del Belgio Pierre Wunsch ha anticipato che toccherà ai prossimi tre dati relativi all’inflazione dell’area euro dimostrare che l’inflazione core sta “puntando davvero verso il basso”, e magari convincere così la Bce a fare una pausa nel suo ciclo di rialzi dei tassi.

Falco anche Madis Muller, numero uno della banca centrale dell’Estonia, che ha sottolineato che “i rischi sull’inflazione sono ancora in rialzo”, spiegando tuttavia che “è troppo presto capire fino a che punto i tassi saliranno”.

Decisamente dovish, invece, la posizione di Mario Centeno, che gestisce la banca centrale del Portogallo, e che ha giocato dunque in casa.

Centeno ha ammonito che “una politica monetaria eccessivamente restrittiva non è accettabile”, che “l’economia è stata già colpita, e che l’inflazione reagirà” di conseguenza. “Stiamo raggiungendo sicuramente il tasso terminale”, ha aggiunto.

Il vice presidente della Bce Luis de Guindos ha invece detto che la stretta monetaria di luglio è stata ormai già decisa, e che c’è ancora da fare sui tassi.

Falco anche Gediminas Simkus, banchiere centrale della Lituania, che ha avvertito che “non bisognerebbe escludere l’opzione di un rialzo dei tassi a settembre”.

La Bce avverte: non aspettatevi tagli ai tassi per i prossimi due anni

Un invito ai mercati a non commettere l’errore di prezzare tagli ai tassi da parte della Bce di Christine Lagarde nell’arco dei prossimi due anni è arrivato inoltre dal responsabile economista dell’Eurotower, Philip Lane.

In una situazione in cui il tasso di inflazione dell’Eurozona si è attestato al 6,1% a maggio, su base annua, a fronte di una inflazione core in rialzo del 5,3% – entrambi valori ben superiori al target della Bce pari al 2% – Lane, in un’intervista rilasciata alla CNBC, ha ripetuto in sostanza quanto detto da Lagarde e quanto è stato inciso anche nel nuovo outlook di Francoforte:

Non torneremo al 2% per un paio di anni. Faremo buoni progressi anche quest’anno, specialmente nell’ultima parte dell’anno, ma non torneremo (ovvero, l’inflazione non scenderà) al 2% nell’arco di pochi mesi”.

Il che significa che, “guardando ai prossimi due anni, non vedo tagli (ai tassi) rapidi. Di conseguenza – ha fatto notare il capo economista della Bce – non credo che sia appropriato aspettarsi tagli ai tassi di interesse veloci”.

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