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Rating Italia, Meloni e BTP superano test Scope. Focus su Bce e scudo TPI

4 Dicembre 2023 13:22

Scope Ratings, l’ultima agenzia di rating a emettere il verdetto sul debito pubblico italiano, dunque sui BTP & Co, ha confermato la valutazione e l’outlook precedenti.

L’agenzia ha confermato il rating BBB+ e l’outlook “stabile”, menzionando alcuni fattori che sostengono i fondamentali dell’Italia: in particolare, il fatto che il paese continui a beneficiare del sostegno assicurato dalla politica monetaria dell’area euro (con la Bce) e della politica fiscale dell’Unione europea (riferimento all’aiuto rappresentato dal NextGenerationEU, dunque all’arrivo dei fondi UE con l’attuazione delle riforme previste dal PNRR).

Nel mese di luglio, l’agenzia aveva già confermato il rating sull’Italia, citando i punti di forza rappresentati sempre dall’attuazione del PNRR e dal sostegno che la Bce di Christine Lagarde continua ad assicurare ancora al paese (vedi acquisti di titoli di stato italiani attraverso il PEPP o anche QE pandemico).

Scope conferma rating e outlook. Cita stabilità politica con governo Meloni

Scope ha citato a supporto del suo rating e del suo outlook la grande “dimensione dell’economia italiana” (con un Pil che vale 1,9 trilioni di euro) e la “sua diversificazione”.

Menzionata tra gli altri punti di forza dell’Italia la struttura del debito pubblico, caratterizzato da un costo di finanziamento, in media, che si aggira attorno al 3,1% nel periodo compreso tra il 2022 e il 2026, a fronte di una scadenza media di sette anni circa.

Inoltre, “la recente stabilità politica” assicurata dal governo Meloni, che gode di “un’ampia maggioranza parlamentare”, e il fatto che le prossime elezioni politiche si terranno nel 2027, sono fattori che blindano per ora i BTP, secondo l’agenzia di rating.

Scope Ratings ha ribadito dunque lo status quo, dopo aver alimentato qualche timore quando, qualche giorno fa, aveva detto chiaramente che “le traiettorie dei debiti dell’Italia e della Francia” rimanevano “fonte di preoccupazione”, aggiungendo tra l’altro, guardando all’Europa tutta, che la vittoria del leader di estrema destra Geert Wilders alle elezioni in Olanda avrebbe potuto “avere un impatto sul rating della tripla A (AAA)” riconosciuto al paese.

Nel caso specifico dell’Italia, Scope era tornata a rilanciare l’alert sul rischio che i BTP e gli altri titoli di stato italiani finissero per essere privi dei requisiti necessari per poter accedere a quello scudo TPI che la Bce di Christine Lagarde ha annunciato l’anno scorso. Rischio che è stato ribadito venerdì scorso con l’annuncio del rating e dell’outlook.

Nel testo si legge infatti che, “considerati i deficit fiscali elevati, la revisione delle regole fiscali Ue (con il nuovo Patto di stabilità e di crescita, ancora non adottato), potrebbe portare l’Italia a essere uno dei molti stati membri dell’Unione europea a rischiare, nei prossimi anni, una procedura per deficit eccessivo”.

“In quel caso – ha avvertito l’agenzia di rating – i bond italiani potrebbero non presentare più i requisiti necessari per poter essere acquistati dalla Bce con il programma TPI (Transmission Protection Instrument), strumento chiave concepito per ridurre l’eccessiva volatilità e/o instabilità di mercati finanziari”.

Debito pubblico (e rating) al sicuro? Scope rilancia alert scudo TPI Bce

In una intervista rilasciata all’agenzia Reuters, il responsabile tra gli analisti della divisione dei rating sovrani di Scope Ratings, David Shen, aveva detto chiaramente, prima dell’annuncio sul rating arrivato venerdì scorso dal gruppo, che l’Italia sarebbe stata “molto vulnerabile”, se si fosse trovata “in uno scenario avverso, caratterizzato da un nuovo rialzo dei rendimenti e dai dubbi dei mercati sulla capacità del debito pubblico  (in sostanza i BTP e altri titoli di stato italiani) di conservare caratteristiche tali da beneficiare di un qualsiasi intervento da parte della Bce.

Shen, in particolare, aveva avvertito che “i rischi” erano ancora ben presenti, a causa del debole outlook sulla crescita (dell’economia) e sui conti pubblici”.

Vale la pena di ricordare che, prima della carrellata dei diversi annunci sui rating del debito pubblico dell’Italia, arrivati nelle ultime settimane dalle principali agenzie, proprio Scope aveva lanciato fin da subito un attenti all’Italia e allo stesso scudo salva-BTP e anti-spread della Bce.

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Quello scudo TPI nel giorno della caduta del governo Draghi

Scope Ratings, qualche settimana fa, è tornata a parlare del noto scudo TPI (strumento di protezione del meccanismo di trasmissione della politica monetaria, ovvero Transmission Protection Instrument, TPI), che la Bce ha lanciato l’anno scorso, il 21 luglio del 2022.

Quello scudo, fin da subito, era stato visto alla stregua di un contentino (o di una punizione, per l’Italia orfana di Draghi?)

Diversi erano stati gli analisti, infatti, che avevano fatto notare che quello strumento non sarebbe stato, forse, in grado di proteggere l’Italia da una eventuale carica di attacchi short contro i BTP, dunque dalla minaccia di una eventuale speculazione contro il suo debito pubblico.

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La Bce aveva sfornato quello strumento, ironia della sorte, proprio il giorno della caduta del governo Draghi.

E già quel giorno qualcuno aveva sottolineato che, proprio la decisione della politica italiana di mettere alla porta il governo Draghi – considerato di per sé garanzia contro le speculazioni dei mercati e massima espressione del #WhateverItTakes necessario all’Italia, – aveva convinto Christine Lagarde a non sfornare nessuno scudo ad hoc per l’Italia, colpevole a suo avviso di essersi tirata la zappa sui piedi da sola.

Si capiva fin da subito che il TPI non sarebbe stato certo quella manna dal cielo che l’Italia e altri paesi con un elevato rapporto debito-Pil dell’Eurozona erano stati abituati a ricevere dalla Bce.

La stessa Lagarde aveva proclamato che l’attivazione dello strumento sarebbe avvenuta a discrezione del Consiglio direttivo della Bce in quanto, in quanto: “Non saremo ostaggio di nessuno”.

Non solo Scope, fin da subito il timore di un no dello scudo TPI pro-Italia

Nei giorni successivi qualcuno aveva scritto anche come, probabilmente, in caso di crisi, l’Italia non sarebbe riuscita neanche ad accedere a questa arma, decisamente spuntata, della Bce.

“A nostro avviso, il TPI al momento non può essere attivato per blindare gli asset italiani dalle pressioni del mercato”, affermava Silvia Ardagna di Barclays, nel suo commnento “ECB Watching: Full discretion with strict conditionality”, ovvero “Guardando alla Bce: piena discrezionalità con severe condizioni”.

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E la stessa cosa, un mese fa circa, diceva Scope Ratings, commentando la Nadef del governo Meloni, in modo particolare quei target sui rapporti deficit-Pil dell’Italia che hanno scosso subito i mercati, provocando uno scatto dello spread BTP-Bund e dei tassi dei BTP.

Le stime degli stati membri dell’Unione europea sui deficit degli anni 2024-2025 contano”, aveva scritto Scope Ratings in un documento a cui l’agenzia Reuters aveva avuto accesso e in vista del suo annuncio sul rating sull’Italia arrivato poi venerdì scorso.

L’agenzia di rating tedesca spiegava che proprio le stime sul deficit servono a “indicare se una delle condizioni sine qua non per vedere attivato lo strumento TPI della Bce – ovvero il rispetto delle regole fiscali dell’Ue – continui a essere soddisfatta”.

E la risposta è no nel caso dell’Italia visto che, da quelle stime incise nella Nadef del governo Meloni, è emerso che il deficit-Pil dell’Italia tornerà al tetto massimo previsto anche dal nuovo Patto di stabilità e crescita Ue (su cui non è stato trovato ancora l’accordo ma che dovrebbe confermare il diktat del 3%) non prima del 2026.

Un punto a sfavore per l’Italia che, contrariamente all’ottimismo sfoderato dalla stessa presidente del Consiglio Giorgia Meloni qualche giorno fa – che ha parlato di presunta “promozione” da parte di quattro agenzie di rating – potrebbe tornare ben presto sotto la lente delle agenzie di rating.

Un mese fa circa, Scope aveva citato anche il rischio della fine del QE pandemico, PEPP, su cui si è espressa tra l’altro di recente, al Parlamento europeo, la stessa presidente della Bce Christine Lagarde, con parole che hanno avuto un effetto sul trend dei tassi dei BTP e dello spread BTP-Bund.

Scope aveva avvertito, a tal proposito, che un eventuale stop al piano avrebbe costretto Roma a cercare acquirenti di titoli di stato per un valore complessivo di 50 miliardi di euro, corrispondenti al 10% del suo fabbisogno di finanziamento lordo previsto per il 2025.

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A rischio rating tripla A dell’Olanda con vittoria Geert Wilders?

Scope Ratings ha rilasciato i commenti a seguito dell’annuncio arrivato lo scorso 2 novembre dal Consiglio direttivo della Bce, che ha reso nota “la decisione di accettare l’agenzia di rating tedesca come nuova istituzione esterna di valutazione del credito (ECAI) ai fini dell’Eurosystem Credit Assessment Framework (ECAF).

Scope Ratings – aveva reso noto in quell’occasione la stessa agenzia – è la prima e unica agenzia di rating europea che ha svolto l’intero processo di analisi e valutazione da parte della BCE ed ha ottenuto l’approvazione”.

Scope è entrata così a far parte di quel club dove sono già presenti le altre agenzie di rating su cui la Bce di Christine Lagarde fa affidamento, ovvero S&P, Moody’s, Fitch e Dbrs.

Stando a quanto riporta l’articolo di Reuters New ECB rating agency Scope puts greater weight on euro zone protection mechanisms”, come riassume lo stesso titolo, la nuova agenzia di rating della Bce ha promesso di dare maggiore importanza ai meccanismi di protezione dell’area euro: in particolare, si legge nell’articolo, alla capacità dell’Eurozona di destreggiarsi durante i periodi di crisi, in un momento in cui l’Italia, ma anche la Francia, la Spagna, il Portogallo e la Grecia presentano tutti rapporti debiti-Pil ben al di sopra del 100%.

David Shen di Scope ha commentato di recente anche la vittoria alle elezioni in Olanda di Geert Wilders, leader del partito di estrema destra Partito per la libertà, ammettendo che implicazioni sul rating potrebbero esserci.

Per ora, la tripla A dell’Olanda è comunque al sicuro.

“I rischi di governance rappresentano una sfida di più lungo termine per uno di quei paesi del mondo che conservano ancora la tripla A…ma al momento il rating non è a rischio”, ha detto Shen.