Notizie Notizie Italia Mps, caso derivati: Profumo e Viola assolti, la reazione del titolo in Borsa

Mps, caso derivati: Profumo e Viola assolti, la reazione del titolo in Borsa

Pubblicato 11 Dicembre 2023 Aggiornato 12 Dicembre 2023 12:20

Titolo Mps anche oggi tra i migliori del Ftse Mib di Piazza Affari.

Le azioni del Monte dei Paschi di Siena scattano al rialzo dopo la notizia relativa all’assoluzione dell’ex presidente Alessandro Profumo e dell’ex amministratore delegato Fabrizio Viola.

Profumo e Viola erano stati condannati in primo grado in quanto ritenuti colpevoli delle accuse di falso in bilancio e aggiotaggio in relazione ai derivati Santorini e Alexandria.

Mps, la Corte di Appello assolve Alessandro Profumo e Fabrizio Viola

Oggi, lunedì 11 dicembre 2023, con la tanto attesa sentenza sul caso Profumo-Viola, la Corte di Appello di Milano ha assolto i due ex dirigenti. Motivazione: “il fatto non sussiste”.

L’assoluzione alleggerisce ulteriormente quella zavorra di cause legali che ha pesato per anni sulle spalle di Mps e che è stata tra i motivi che hanno reso la banca senese non proprio appetibile agli occhi di eventuali potenziali cavalieri bianchi tentati dal corteggiarla, magari rilevando la quota di maggioranza detenuta dallo Stato.

Il titolo Monte dei Paschi di Siena è scattato fino a quasi +4%, prima di ridurre i guadagni, che rimangono a ogni modo consistenti.

La notizia conferma la fase positiva che Mps sta vivendo ed è successiva all’altra assoluzione che ha riguardato sempre la banca, arrivata esattamente due mesi fa. E’ quella  che ha visto protagonista la decisione della Cassazione di confermare quanto era stato stabilito in appello, ovvero le assoluzioni dell’ex presidente Giuseppe Mussari e dell’ex Dg Antonio Vigni, condannati in relazione al disastro Antonveneta.

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In quella occasione, la Cassazione ha dichiarato inammissibile anche il ricorso della Consob.

La sentenza di oggi ha assolto, oltre a Profumo e Viola, anche l’ex presidente del collegio sindacale, Paolo Salvadori, che era stato condannato in primo grado a 3 anni e 6 mesi per false comunicazioni sociali.

E’ stata inoltre annullata la condanna alla banca, inflitta in primo grado, di pagare una multa di 800.000 euro, per violazione della legge 231/2001 sulla responsabilità amministrativa degli enti.

E’ “ravvisabile un’intenzione d’inganno (…), giacché tale era il fine che animava il nuovo management, ossia rassicurare il mercato in vista dell’incetta di denari che si sarebbe da lì a poco perpetrata con gli aumenti di capitale”. Così si leggeva in quelle motivazioni della sentenza di primo grado con cui il Tribunale di Milano aveva condannato a 6 anni Alessandro Profumo e Fabrizio Viola, imputati come ex presidente ed ex amministratore delegato di Mps.

Ma, per l’appunto, quella sentenza è stata ribaltata ufficialmente nella giornata di oggi.

Le motivazioni della sentenza della Corte di appello arriveranno a questo punto entro 90 giorni.

Il Sole 24 Ore precisa che “l’assoluzione della banca è arrivata ‘per insussistenza dei reati’. Si apprende inoltre che il tribunale ha revocato ‘nei confronti degli imputati e del responsabile civile’ i risarcimenti danni nei confronti di oltre 2.000 parti civili”.

“Ho sempre avuto fiducia nella giustizia e sono anche molto contento per la banca perché si chiude questa triste vicenda”, ha detto l’ex presidente di Mps, Alessandro Profumo, commentando la sentenza di assoluzione arrivata dalla Corte di appello.

L’attenti del sindacato su Mps: governo non venda ancora sul mercato

La sentenza ha fatto scattare sull’attenti anche il sindacato First Cisl, che ha ammonito il governo Meloni in merito alla decisione di vendere la partecipazione detenuta in Mps direttamente sul mercato.

Il riferimento è  a quel piano che il Mef maggiore azionista del Monte di Stato ha lanciato poche settimane fa, per iniziare a riconsegnare la banca al mercato, ovvero per privatizzarla, in base a quanto concordato con l’Unione europea, entro il 2024.

Quel piano si è tradotto nel primo grande passo, con cui il Mef ha piazzato sul mercato il 25% del capitale dell’istituto, per un corrispettivo per azione pari a 2,92 euro, ovvero per un controvalore complessivo di circa 920 milioni.

Dopo la notizia dell’assoluzione di Viola e Profumo il sindacato First Cisl ha invitato il governo Meloni a riconsiderare il piano di smobilizzo delle quote sul mercato:

“Dopo l’upgrade di Moody’s del 22 novembre e la decisione della Bce del 4 dicembre riguardante la riduzione dei requisiti patrimoniali (Srep) da rispettare dal 1° gennaio 2024, la banca si trova in una situazione di surplus di capitale. Il Cet1 risulta in eccedenza rispetto al minimo richiesto dall’analisi Srep di circa 3,7 miliardi di euro. Insomma, si è passati dalla situazione di possibile mancato rispetto dei requisiti minimi di capitale ad una posizione, oggi, di capitale in eccedenza”.

Un fattore, ha messo in evidenza il sindacato, che “pone il Governo in una situazione di vantaggio”.

Di conseguenza, “sarebbe saggio non procedere ad ulteriori ed immediate vendite sul mercato, di sicuro a prezzi ben superiori rispetto all’ultima sottoscrizione di capitale, che però pregiudicherebbero la possibilità di realizzare il maggior valore finanziario che Mps potrà esprimere anche in un lasso temporale non lungo, e per il sostegno alla crescita del Paese con una gestione della banca a ciò finalizzata. Infatti, il Governo con Mps ha la possibilità di realizzare politiche creditizie e del risparmio che coniughino redditività consistente e vera sostenibilità sociale. Il surplus di capitale dovrebbe essere utilizzato per ampliare il credito e riconquistare quote di mercato”.

First Cisl ha proposto un’altra soluzione:

“L’ulteriore riduzione della partecipazione del Mef nel capitale della banca, in ossequio al rispetto degli impegni con la Commissione europea, può diventare occasione di governance pubblica-privata fondata su un progetto d’impresa tra anchor investor. Tra questi, considerata la mission sociale-istituzionale, nonché il patrimonio investito in attività finanziarie complessivamente superiori a 20 miliardi di euro, è naturale prendere in considerazione le fondazioni di origine bancaria”. 

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