Notizie Notizie Italia Mps e la pesante eredità del passato. Nodo NPL: titolo paga panico Piazza Affari con ipotesi truffa allo Stato. E arriva anche no Banco BPM

Mps e la pesante eredità del passato. Nodo NPL: titolo paga panico Piazza Affari con ipotesi truffa allo Stato. E arriva anche no Banco BPM

30 Maggio 2024 10:22

Mps-Monte dei Paschi di Siena eterna osservata speciale a Piazza Affari, stavolta non per le notizie relative al suo presunto Rinascimento e alla sua privatizzazione, che il governo Meloni ha inaugurato già con due primi atti, ma con una nuova bega giudiziaria che conferma la pesante eredità del passato.

Il titolo, quotato sul Ftse Mib di Piazza Affari, si è confermato ieri il peggiore del listino, crollando nei minimi intraday fino a -10% .

Oggi giovedì 30 maggio, all’inizio della giornata di contrattazioni, le azioni recuperano terreno, confermandosi tra i titoli migliori del Ftse Mib, salendo di oltre il 2%, attorno a 4,94 euro, a fronte di un listino Ftse Mib che avanza dello 0,54% circa, viaggiando attorno a 34.335 punti.

Mps e la decisione della gip di Milano con accusa manipolazione mercato

A scatenare il tonfo di ieri del titolo Mps, la notizia relativa alla decisione della gip di Milano Teresa De Pascale, di disporre l’imputazione coatta per l’ex amministratore delegato di Mps Marco Morelli e gli ex presidenti, Alessandro Falciai e Stefania Bariatti, con l’accusa di false comunicazioni sociali e manipolazione del mercato in relazione ai bilanci 2016-17.

Nel mirino della gip la gestione dei crediti deteriorati (NPL-Non Performing Loans) degli esercizi 2016-2017, quella che ha preceduto la grande mossa dello Stato italiano volta a salvare per il rotto della cuffia il Monte dei guai, ovvero la ricapitalizzazione precauzionale del 2017:

con quella manovra, il Tesoro-Mef è diventato ufficialmente azionista di maggioranza del Monte dei Paschi di Siena, che ha così assunto le vesti, ancora attuali anche se misura inferiore dopo la doppia mossa del governo Meloni , di Monte di Stato.

Con la sua decisione la gip Teresa De Pascale ha così rigettato la richiesta di archiviazione del caso relativo alla gestione dei crediti deteriorati che era stata presentata dai pm, mettendo nel mirino il fatto che a suo avviso, con quelle false comunicazioni sociali e la manipolazione del mercato, gli ex vertici dell’istituto senese non avrebbero rappresentato in modo conforme la situazione patrimoniale della banca.

LEGGI ANCHE

Piazza Affari tra le peggiori d’Europa, Mps in rosso con nuova tegola giudiziaria

Ipotesi truffa aggravata ai danni dello Stato

Va detto che se il titolo della banca senese è riuscito nella giornata di ieri a dimezzare quasi il danno del pesante sell off a Piazza Affari, chiudendo in calo del 5,42% a quota 4,816 euro, è stato per alcuni commenti degli analisti, che hanno spiegato il tonfo fino a -10% delle azioni con una reazione di panico degli investitori, condizionata molto probabilmente dal ricordo di tutti quei guai che hanno lastricato il percorso accidentato dell’istituto senese.

D’altronde, è stato fatto notare da alcuni analisti, Mps è uscita vincitrice dai processi storici che l’hanno vista costantemente sul banco degli imputati per vicende giudiziarie varie.

L’incubo dei problemi legali dovrebbe dunque essere, in teoria, alle spalle.

LEGGI ANCHE

Mps, caso derivati: Profumo e Viola assolti, la reazione del titolo in Borsa

Mps e il disastro Antonveneta: Cassazione assolve Mussari & Co. E il titolo scatta

Fatto sta che la giudice ha ordinato nuove indagini con l’ipotesi di “truffa aggravata ai danni dello Stato”, facendo riferimento a quella ricapitalizzazione da 5,4 miliardi di euro con cui lo Stato italiano ha salvato nel 2017 il Monte. Una ricapitalizzazione che non si sarebbe potuta compiere se Mps si fosse trovata in una situazione di insolvenza.

Condizione sine qua non per la realizzazione di quella operazione, e dunque per l’ok da parte dell’Unione europea, era stata di fatto la conferma che le condizioni della banca senese non fossero disperate al punto da rendere la banca insolvente.

Obiettivo: impedire che i soldi pubblici, ovvero dello Stato italiano (praticamente dei contribuenti, noi) non fossero utilizzati per coprire perdite in essere in quel periodo o attese.

Lo stato di salute di Mps venne accertato in quei mesi concitati di trattative dalla stessa Bce, Banca centrale europea che, con il suo nulla osta all’operazione, convinse Bruxelles a dare l’ok alla ricapitalizzazione del Monte. Motivo per cui nella giornata di ieri Giuseppe Iannaccone, legale che rappresenta alcuni degli ex vertici di Mps, ha criticato subito la decisione della gip, ritenendo che le indagini richieste si tradurebbero in “processo nuovo e del tutto inutile”, come riportato anche dall’agenzia Reuters.

La metamorfosi da Monte di guai a Rinascimento con aumento capitale

Nel frattempo, alcuni trader hanno avvertito che il nuovo filone di indagine potrebbe rendere più cauti gli investitori che hanno puntato sul titolo Mps.

C’è poi chi fa notare che il caso riguarda ormai un Monte dei Paschi vecchio, che non c’è più, grazie a quella rinascita della banca avvenuta con la gestione del ceo attuale Luigi Lovaglio. Una rinascita, o un “Rinascimento” , così come è stato fatto notare, iniziata con l’evento spartiacque dell’aumento di capitale da 2,5 miliardi di euro concluso con successo alla fine del 2022.

Il ministro dell’Economia e delle Finanze Giancarlo Giorgetti commentò quell’aumento di capitale alla stregua della posa della prima pietra che avrebbe permesso al governo Meloni di lavorare “per gestire in maniera ordinata la dismissione della quota azionaria detenuta dallo Stato, nel rispetto degli impegni presi con la Commissione Ue, lasciando al mercato un soggetto bancario forte e capace di operare in un’economia diversificata e articolata, anche geograficamente, come quella italiana”.

Va ricordato che, pur concluso con successo, quella ricapitalizzazione fece tuttavia sorgere più di un sospetto sulla natura di una operazione che, secondo alcuni, a dispetto di quanto era stato detto, si era confermata comunque un aiuto di Stato.

LEGGI ANCHE

Mps: aumento capitale con aiuti di Stato? Lo strano silenzio di Ue e Bce

Inoltre, fa pensare il fatto che, nel 2017, si scriveva che l’ingresso dello Stato nel capitale di Mps avrebbe avuto una scadenza ben precisa, ergo il 2021, anno in cui il Ministero dell’Economia e delle Finanze avrebbe dovuto riconsegnare l’istituto di credito in mani private.

Era stato a quei tempi lo stesso Alessandro Falciai, ex presidente della banca a puntualizzare che, in base al piano presentato dalla banca senese che aveva ricevuto l’ok definitivo dalla Commissione Ue, il Tesoro sarebbe uscito da Mps nel 2021, ricordando tra l’altro che l’obiettivo vero era quello di uscire anche prima della scadenza ufficiale.

Siamo a maggio del 2024 e lo Stato è ancora il maggiore azionista dell’istituto, anche se con il governo Meloni qualcosa si è finalmente mosso.

Quei due atti lanciati dal governo italiano, va tuttavia sottolineato, non sono stati risparmiati da forti critiche, rilanciate dall’arena politica.

LEGGI ANCHE

Mps: attenti al titolo con ok Bce a dividendi. E intanto la mossa di Meloni infiamma la politica

Il no di Banco BPM a Mps: nozze con Siena? Non ci sono le condizioni

Oggi un’altra notizia no per Mps è arrivata con il nuovo no ufficiale di una delle banche italiane che, nella girandola di rumor di Borsa, è stata spesso presentata alla stregua di potenziale cavaliere bianco di Mps, ovvero Banco BPM.

In una intervista rilasciata a Il Sole 24 Ore e pubblicata nell’edizione odierna del quotidiano, alla domanda clou “A determinate condizioni, Banco BPM potrà mai essere interessata a Mps?” il ceo di Piazza Meda Giuseppe Castagna ha affossato di nuovo le indiscrezioni e speranze di una operazione di M&A con Monte dei Paschi di Siena:

Non ci sono oggi le condizioni per un’operazione straordinaria. E vedremmo molto rischioso distrarci da questo percorso stand alone che vogliamo continuare con grande determinazione.

Riguardo all’Italia, Castagna ha aggiunto che “il Paese e l’economia vanno bene, il Pil cresce, lo spread è sotto controllo. Certo, serve un atteggiamento rigoroso sul debito, ma è la traiettoria che conta, e il governo sta facendo bene a tenere la rotta in un periodo complicato”.

Mps ancora ostaggio del danno reputazionale?

Tornando a Mps, la reazione del titolo a Piazza Affari, crollato fino a -10%, conferma come la banca senese, pur risorta, continua  tuttora a pagare quel danno reputazionale che ha marchiato la sua storia fino a pochi anni fa.

Un danno reputazionale che ha convinto eventuali e potenziali cavalieri bianchi – di cui si  è spesso parlato senza che se ne vedesse neanche l’ombra – a prendere le distanze dal Monte.

Ci ha provato UniCredit di Andrea Orcel, con mesi di trattative che si sono conclusi con uno storico e clamoroso flop. E a sette anni dalla famosa ricapitalizzazione precauzionale, è ancora caccia all’acquirente del Monte.

LEGGI ANCHE

UniCredit: con Alpha Bank Orcel punta su Grecia e Romania. Mps ormai un ricordo

Mps, ecco la cifra chiesta da Orcel rifiutata dal Mef. UniCredit tira dritto, Siena già parte del passato

Mps crolla in Borsa su rischio ingerenze politica paventato da contratto governo. Padoan avverte: attenzione a non distruggere fiducia e risparmi