Nuova Mps: il 70% allo Stato. AD Morelli: trattiamo con Consob per ritorno in Borsa
Mps svela ai mercati il piano di risanamento approvato da Bruxelles che, nei cinque anni compresi tra il 2017 e il 2021, avrà il compito di traghettare la banca in una nuova fase di rafforzamento patrimoniale e di liquidità. Tutto questo, con lo Stato italiano primo azionista – grazie a una iniezione di liquidità di 5,4 miliardi di euro – e sotto la guida dell’amministratore delegato Marco Morelli.
I trader scalpitano, e si chiedono quando sarà possibile, a questo punto, il ritorno in borsa del titolo Mps, sospeso dalle negoziazioni a dicembre.
Morelli, nel corso di una conferenza stampa indetta stamattina, conferma che l’istituto sta trattando “con la Consob tempistiche e procedure per la riammissione del titolo alle negoziazioni di Borsa”.
Ma l’iter prevede che debbano essere soddisfatte alcune condizioni, come la ricapitalizzazione precauzionale, ergo l’ingresso dello Stato nel capitale – che dovrebbe avvenire entro luglio – l’emanazione di due decreti governativi e l’autorizzazione, appunto, della Consob. E il punto è che, sulla base di recenti rumor, non è detto che il titolo possa far ritorno all’indice Ftse Mib prima del mese di settembre.
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Intanto Morelli rivela i dettagli del piano quinquennale, che ha il compito di riorientare il business di Mps verso la clientela al dettaglio e le piccole e medie imprese. E non nasconde il proprio ottimismo, sottolineando che “in uno scenario molto difficile, siamo rimasti in vita”.
L’AD fa il punto della situazione:
“Abbiamo recuperato 5 miliardi di depositi, un personale e un top management motivato e focalizzato sugli obiettivi”. Insomma, “Mps torna a reggersi sulle proprie gambe”, e senza avere la pretesa di puntare troppo in alto. Morelli definisce infatti il piano “prudenziale”: “non guardiamo ad obiettivi irrealistici, ma a un modello di business sostenibile”.
Il valore complessivo dell’aumento di capitale sarà di 8,1 miliardi di euro, inferiore dunque agli 8,3 miliardi di cui si parlava fino a qualche giorno fa, e anche rispetto agli 8,8 miliardi di euro richiesti inizialmente dalla Bce.
Sugli aiuti pubblici per 5,4 miliardi di euro emerge che, di questa somma, 3,9 miliardi saranno iniettati nel capitale di Mps, mentre i rimanenti 1,5 miliardi saranno utilizzati per l’acquisto delle azioni detenute dai retail nell’ambito della conversione dei bond subordinati.
Di seguito i dettagli del Piano di ristrutturazione di Mps:
- In termini di redditività, Mps prevede un utile netto superiore a 1,2 miliardi di euro nel 2021, pari a un Roe del 10,7%. La strategia comporta una rafforzata posizione patrimoniale e di liquidità, con target al 2021 che include un indice Cet1 al 14,7%.
- In questi cinque anni, tra gli obiettivi della banca c’è proprio quello di risolvere una volta per tutte il problema dei crediti deteriorati per 28,6 miliardi lordi, di cui 26,1 miliardi saranno smobilizzati attraverso la cartolarizzazione mentre 2,5 miliardi andranno a confluire in un portafoglio di crediti unsecured attraverso procedure dedicate. Morelli sottolinea che la banca ha, riguardo alla questione delle sofferenze, “un accordo e una tempistica definita su tutto il resto”, facendo riferimento alla cessione al fondo Atlante 2 delle tranche junior e mezzanine delle sofferenze, ad un prezzo pari al 21% del loro valore lordo.
- Sul fronte dei tagli ai costi, dalla nota dell’istituto emerge che il Piano di ristrutturazione (2017-21) di Mps prevede complessivamente circa 5.500 esuberi entro il 2021, di cui 4.800 uscite attraverso l’attivazione del Fondo di Solidarietà, 450 uscite legate alla cessione/chiusura di attività, 750 uscite derivanti da turnover fisiologico e circa 500 nuove assunzioni).
- La riduzione delle filiali, rispetto al numero del 2016, sarà pari a circa 600 unità, il che significa che, nell’arco dei cinque anni compresi tra il 2017 e il 2021, le filiali di Mps scenderanno da 2.000 a 1.400.
Dal canto suo, il ministro dell’economia e delle finanze Pier Carlo Padoan, regista dell’operazione di salvataggio-nazionalizzazione, è ottimista sui risultati, tanto da scommettere sulla possibilità che, alla fine, lo Stato guadagni un premio dal suo ingresso nel capitale dell’istituto.
“Se si proietta in avanti nel giro di qualche anno la situazione dell’economia e la situazione specifica della banca, sono convinto che il denaro pubblico sarà non solo recuperato, ma recuperato con un premio”.
D’altronde – sempre se il decreto sul salvataggio delle banche venete sarà votato dal Parlamento -, con Mps si chiuderebbe il capitolo spinoso delle banche italiane su cui lo Stato è intervenuto più volte, con trattative serrate con Bruxelles che si sono concluse finora con esiti relativamente positivi, visto che il rischio bail-in è stato scongiurato.
Il peggio per le banche italiane potrebbe essere finalmente passato, stando a fonti vicine al dossier, per cui Padoan scommetterebbe davvero su un guadagno dall’ingresso dello Stato nel capitale di Mps.
L’ingresso dello Stato nel capitale di Mps ha in ogni caso una scadenza, come ha ricordato Alessandro Falciai, presidente della banca. In base a quanto prevede lo stesso piano che ha ricevuto il via definitivo dalla Commissione Ue, il Tesoro uscirà da Mps nel 2021, anche se l’obiettivo è di uscire prima della scadenza ufficiale.