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Mes, Meloni sfida l’Europa: prima nuovo Patto stabilità. Il colloquio con Lagarde

30 Ottobre 2023 13:30

Il Mes si conferma emicrania onnipresente della presidente del Consiglio Giorgia Meloni e del governo italiano: quell’idea della maggioranza di rinviare la patata bollente di qualche mese con la richiesta di una sospensiva poi votata avrà permesso all’esecutivo di prendere tempo, ma certo non di venire a capo del modo con cui risolvere la questione.

Tanto che, nel punto stampa indetto venerdì scorso 27 ottobre dopo la riunione del Consiglio europeo, qualcuno ha chiesto a Meloni se il governo stesse pensando per caso all’ipotesi di rinviare di nuovo la discussione in Aula:

Lo dirà il Parlamento, non sta a me deciderlo” , ha tagliato corto la premier, ribadendo quanto detto in precedenza, ovvero di continuare a “ritenere che, indipendente da cosa si pensi sullo strumento in sé, non sia utile per nessuno porre la questione adesso”.

Piuttosto, “stiamo facendo una trattativa sui nuovi vincoli del Patto di Stabilità“, ha detto Meloni, snobbando gli appelli dell’Europa che, negli ultimi giorni, sia in vista che durante il Consiglio Ue del 26-27 ottobre, è tornata a invitare l’Italia a ratificare la riforma del Mes. Con risultati pari a zero, anche questa volta.

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Mes, ovvero Meccanismo europeo di stabilità: tutti hanno ratificato la riforma di questo strumento, in Europa, a parte l’Italia di Meloni che, per nulla intimidita dai vari appelli che l’Unione europea continua a lanciare a Roma, continua a snobbare il dossier.

Alla fine di giugno, la maggioranza di governo aveva per l’appunto presentato anche una sospensiva di quattro mesi, poi approvata.

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La sospensiva è stata presentata al fine di “non procedere all’esame della proposta di legge di ratifica del Meccanismo europeo di stabilità (Mes) per un periodo di quattro mesi”, come aveva spiegato il deputato di Fratelli d’Italia, Andrea Di Giuseppe, nel fare l’annuncio della sospensiva richiesta.

Erano gli stessi giorni in cui, fiero dei risultati della prima edizione del BTP Valore, il leader della Lega, ministro dei Trasporti e delle Infrastrutture e vicepremier Matteo Salvini dichiarava di vedere il vero strumento pro-Italia, piuttosto, nel titolo di stato dedicato esclusivamente alla platea degli investitori retail, portando avanti nel frattempo la sua crociata anti-Mes.

“Gli italiani hanno dimostrato con l’acquisto di buoni del Tesoro che credono nel Paese, io preferisco chiedere i soldi e indebitarmi con gli italiani che non aderire a meccanismi stranieri che rispondono a logiche e interessi stranieri”, diceva Salvini.

Dal canto suo, la presidente del Consiglio Giorgia Meloni giustificava il suo ennesimo no MES con la necessità di tutelare l’interesse nazionale.

Interesse da tutelare con una discussione approfondita sul nuovo Patto di stabilità e crescita dell’Ue, rimarca oggi la premier, che dovrebbe essere annunciato entro la fine di quest’anno, riproponendo nuovi diktat sul debito e sul deficit dopo una sospensione durata tre anni.

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Ma la questione Mes è tornata di nuovo protagonista, in seno al Consiglio Ue, con il presidente dell’Eurogruppo Paul Donohoe che, venerdì scorso, ha ricordato la necessità che l’Italia ratifichi la riforma del Meccanismo europeo di Stabilità, al fine di renderla operativa per tutti i paesi dell’Unione.

“Continuerò a spingere per la ratifica del Mes – ha detto Donohoe – Questo trattato è un elemento davvero importante per rafforzare l’Unione bancaria e, in particolare, per assicurare che il Mes, il nostro strumento di gestione delle crisi, riesca ad avere accesso ad altre decine di miliardi di euro, in futuro, in caso di bisogno”.

“Mi rendo conto – ha continuato il numero uno dell’Eurogruppo – che si tratta di una materia davvero sensibile per la politica e di un problema per il parlamento italiano, ma la priorità è che tutti dovremo affrontare il fatto che, in assenza di una ratifica del trattato, nessun paese riuscirà ad avere accesso al Mes, in futuro, nel caso in cui si dovesse presentare una situazione di crisi”.

Donohoe ha detto dunque che “continuerà a lavorare a stretto contatto con il ministro dell’Economia e delle Finanze Giorgetti“, e a “sollevaee la questione” della ratifica alla premier Giorgia Meloni.

A sponsorizzare il Mes, nel corso del Consiglio Ue appena terminato, è stato anche il Cancelliere tedesco Olaf Scholz, che, parlando da Bruxelles, ha raccomandato a tutti che “la riforma del Mes entri finalmente in vigore con la ratifica”, definendo la riforma “molto positiva”.

E’ una buona riforma, quindi ne consiglio l’approvazione a tutti“, ha detto Scholz.

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Scontro aperto con l’Europa? Meloni: priorità Patto di stabilità e di crescita

Ma l’Italia di Meloni, con il suo no al Mes, non arretra. Il rischio, tuttavia, è che quello che era stato considerato un elemento su cui la presidente del Consiglio avrebbe potuto far leva per vedersi riconoscere concessioni Ue in relazione a quel debito pubblico italiano troppo alto, potrebbe confermarsi un boomerang, stando almeno a quanto ha riportato il quotidiano La Repubblica nel fine settimana:

Lo scontro ormai è aperto. E non viene nemmeno più nascosto. L’Italia conferma di non voler ratificare il Mes, il Meccanismo di Stabilità, e i partner europei rispondono minacciando di non approvare la riforma del patto di Stabilità. La seconda giornata del Consiglio europeo, una volta archiviata la discussione sulla crisi mediorientale e sull’Ucraina, si è concentrata proprio su questo punto”.

Nel punto stampa con cui ha risposto alle domande dei giornalisti sull’esito del Consiglio Ue, Meloni si è confermata però determinata a non affrontare, almeno ora, il dossier.

Intanto, ha risposto la presidente del Consiglio, “Non ci sono state discussioni sul Mes”.

“È vero – ha continuato, facendo riferimento ai lavori del Consiglio Ue – stamattina abbiamo fatto anche la riunione dell’Euro, non si è parlato di questa materia durante la riunione. E quindi no, non è stato oggetto di questo dibattito”.

Ma la posizione dell’Italia è rimasta la stessa?

“Io penso che noi dobbiamo stare nella posizione che la maggioranza ha già espresso – e che io ho espresso, come lei sa, decine di volte – e cioè che non si può affrontare il tema di uno strumento se non se ne conosce la cornice. Il problema del Mes è che, tra le altre cose, richiama ai vecchi vincoli del Patto di stabilità”, mentre “noi stiamo facendo una trattativa sui nuovi vincoli del Patto di stabilità”.

“Chiaramente – ha aggiunto Meloni – se oggi approvassimo un Trattato che riporta i vecchi parametri del Patto di stabilità, non faremmo una cosa utile per una trattativa che noi stiamo conducendo. Quindi continuo a ritenere, indipendentemente da quello che si pensi sullo strumento in sé, sull’accesso dell’Italia – voi sapete come la penso io -, che non sia utile da parte di nessuno, neanche da parte di quelli che sono grandi sostenitori dell’accesso addirittura dell’Italia al Mes, porre questa questione adesso, perché è una questione che non si può discutere in nessun modo, secondo me, fino a quando noi non sappiamo qual è il quadro”.

E ancora:

“Ci sono molte cose interessanti su quello che potrebbe accadere dopo la ratifica. Io ho posto il problema di uno strumento che, in ogni caso, in un momento nel quale tutti quanti facciamo i salti mortali per trovare 100.000 euro, mobilizza miliardi di euro che difficilmente saranno utilizzati. Non possiamo nasconderci, lo abbiamo visto con il Mes sanitario: anche quando sono state allentate le condizionalità, c’è quello che qui si chiama un effetto stigma rispetto all’accesso che alla fine rende difficile l’utilizzo di queste risorse. E sicuramente c’è un dibattito, che tra l’altro è partito da noi e che si sta facendo, su come si possa eventualmente lavorare meglio su quelle risorse”.

Molto più importante concentrarsi sul Patto di stabilità e di crescita, ha sottolineato insomma la premier:

“Però davvero, io credo che sia secondario rispetto alla vera trattativa che noi stiamo facendo che è quella sul Patto di stabilità. È quello che vedo qua dentro, perché qua dentro di Patto di stabilità si parla prevalentemente e tutti sanno che il resto viene intorno al tema del Patto di stabilità”.

Colloquio tra Giorgia Meloni e la presidente della Bce Christine Lagarde

La premier Giorgia Meloni ha risposto anche a una domanda sul colloquio che ha avuto con la presidente della Bce, Christine Lagarde:

“Si, ho avuto un incontro. Prevalentemente di patto di stabilità. La Presidente Christine Lagarde ha poi ribadito, anche durante la riunione dell’Euro, che lei considera assolutamente prioritario che si trovi un accordo sulle nuove regole della governance e chiaramente è quello che ha detto anche a me. Io mi sono detto d’accordo perché, come lei sa, sono assolutamente d’accordo a che non si rischi di tornare alle vecchie regole del Patto di stabilità”.

“Anche qui – ha fatto notare la presidente del Consiglio – le posizioni di partenza sono divergenti. Voi sapete che la posizione italiana riguarda soprattutto la doppia transizione, è un concetto che io ho ribadito anche durante questa riunione: se noi ci siamo dati delle strategie ed erano transizione verde, transizione digitale, spingere gli Stati Nazionali a fare gli investimenti necessari in queste transizioni che sono utili a tutta l’Unione per difendere la sua autonomia strategica, poi non possiamo non tener conto delle strategie che ci siamo dati quando andiamo a definire le regole”.

“E quindi gli investimenti, che riguardano ad esempio il PNNR, su quelle priorità devono essere considerati e magari scomputati dal rapporto deficit-Pil, così come tutto il tema anche della difesa che è in questa fase molto discusso. Si tratta di essere coerenti se si ha una strategia”. ha rimarcato Meloni.

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