Notizie Notizie Italia Governo Meloni ENI: governo Meloni verso cessione fino al 4% con piano anti-debito. Reazione titolo

ENI: governo Meloni verso cessione fino al 4% con piano anti-debito. Reazione titolo

19 Gennaio 2024 12:10

Reazione del titolo Eni non pervenuta dopo le indiscrezioni secondo cui il governo Meloni starebbe valutando l’opzione di cedere fino al 4% del capitale, dopo il completamento del piano di buyback da parte del gruppo guidato dal ceo Claudio Descalzi. E’ quanto ha riportato nel pomeriggio di ieri Bloomberg, in relazione al piano di privatizzazioni su cui il governo italiano punta per rimpinguare le casse dello Stato, alle prese con l’eterno problema del debito pubblico.

Oggi, interpellato dai giornalisti a margine della conferenza ‘The new G20/OECD principles of corporate governance’ organizzata da Assonime e OECD, il sottosegretario al ministero dell’Economia e della Finanza Federico Freni ha così commentato i rumor:

“Il Def dà un obiettivo, e l’obiettivo è una quota del Pil”.

Freni ha ricordato che il governo ha chiarito “che non c’è nessuna fretta di privatizzare”, aggiungendo che “si privatizzerà bene, nei tempi giusti, nei momenti giusti”.

Nel frattempo, alle 11.30 circa ora italiana, il titolo Eni sale sul Ftse Mib di Piazza Affari di appena +0,08%, attorno a quota 14,62 euro.

Bloomberg: Meloni punta a vendita quota Eni per raccogliere 2 miliardi

“Il governo Meloni – riporta Bloomberg – punta a raccogliere 2 miliardi di euro circa dalla vendita della partecipazione, nell’ambito del suo piano di privatizzazioni, stando a fonti a conoscenza del dossier che hanno chiesto di non essere citate, vista la natura confidenziale del piano. Le proposte sono ancora in via di definizione, e potrebbero cambiare”.

L’articolo “Italy Plans to Sell €2 Billion Eni Stake to Reduce Debt”  ricorda come l’obiettivo del governo Meloni sia quello di smobilizzare partecipazioni statali per un valore complessivo di 20 miliardi di euro circa entro il 2026.

Va ricordato che il Tesoro italiano al momento detiene in Eni una partecipazione pari al 4,7%. Una quota pari al 27,7% è in possesso di Cassa Depositi e Prestiti.

Che il governo Meloni sia a caccia di fondi per cercare di rendere più leggera la zavorra storica del debito pubblico italiano è inciso nella stessa legge di bilancio 2024.

Nel corso della presentazione della manovra 2024, il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti  ha annunciato formalmente l’intenzione dell’esecutivo di dare il via nei prossimi tre anni a privatizzazioni per un valore pari all’1% del Pil, percentuale che corrisponde per l’appunto a 20 miliardi di euro.

La presidente del Consiglio Guorgia Meloni ha rimarcato poi nel corso della conferenza stampa di fine anno 2023 rimandata al 4 gennaio scorso di puntare sul piano di cessione di partecipazioni detenute dallo Stato. Un piano che si è arenato diverse volte in passato, sotto diversi altri governi italiani.

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Il sottosegretario Freni commenta anche dossier TIM e Rai Way

In totale, va ricordato che il Tesoro italiano detiene al momento, in modo diretto oppure attraverso Cassa Depositi e Prestiti, partecipazioni in società quotate per un valore superiore ai 66,5 miliardi di euro.

Le indiscrezioni sulla vendita della partecipazione detenuta dal Tesoro in Eni fino al 4% si innestano in un quadro caratterizzato già da dossier scottanti, come quelli di TIM e di Mps-Monte dei Paschi di Siena: dossier che stanno infiammando il dibattito politico, come è stato appena due giorni fa con la notizia relativa a TIM-Telecom Italia e alla questione del golden power.

Ma la partita delle privatizzazioni si gioca anche con altre società, come Ferrovie dello Stato, Rai, Rai Way e Poste Italiane.

Il sottosegretario all’Economia Federico Freni oggi ha risposto ad alcune domande relative al futuro di altri dossier, come quelli di TIM e di Rai Way.

Riguardo a Rai Way, con il cda della Rai che nella giornata di ieri ha dato l’ok allo smobilizzo delle quote della controllata, Freni ha così commentato: “Vediamo, si può ragionare su tutto, io sono sempre per un appoggio costruttivo con il mercato“.

Il sottosegretario ha aggiunto tuttavia che “ignorare il mercato è sciocco, parlarci è sacrosanto, ma far decidere il mercato è sbagliato”.

Su TIM, Freni ha fatto notare che l’ok del governo Meloni alla cessione di NetCo al fondo americano KKR “era atteso”, aggiungendo che la transazione, dunque, si farà. E per quanto riguarda i francesi di Vivendi, non c’è preoccupazione:

Perché preoccuparsi di Vivendi? Si fa, si fa tutto. Siamo tutti troppo agitati, le cose si fanno. Il pane buono lievita nel tempo giusto, non vi preoccupate. TIM si fa”.

Sullo sfondo, il timore delle opposizioni che il governo Meloni finisca con lo svendere i gioielli di Stato.

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Privatizzazioni: Giorgetti parla con i fondi stranieri. Focus titolo Eni

Il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti, a Davos in occasione del World Economic Forum, ha detto di aver parlato in questi giorni, in merito al piano di privatizzazioni lanciato dal governo Meloni, con diversi fondi stranieri.

Ho incontrato investitori stranieri per discutere della vendita di alcune partecipazioni in possesso dello stato”, ha detto il titolare del Tesoro nella giornata di ieri.

Di Eni, o meglio del fenomeno Eni, hanno parlato di recente gli analisti di Barclays, mostrandosi più che ottimisti sulla capacità del colosso petrolifero italiano di arrivare a valere, in termini di capitalizzazione di mercato, fino a 75-100 miliardi di euro, rispetto agli attuali 50 miliardi.

Al momento Eni occupa la quarta posizione della classifica delle società a maggiore capitalizzazione quotate a Piazza Affari.

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Il colosso petrolifero guidato dal ceo Claudio Descalzi, si è reso subito protagonista di Piazza Affari nei primi giorni del 2024 con l’annuncio relativo all’emissione di un nuovo bond a tasso fisso per un valore nominale complessivo di 1 miliardo di euro nell’ambito del proprio programma di Euro Medium Term Note.

Il bond è stato collocato sul mercato degli eurobond e ha ricevuto ordini per oltre 5 miliardi di euro da investitori istituzionali principalmente da Regno Unito, Germania, Italia e Francia.

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Equita commenta rumor Eni: cosa succede post piano buyback

Tornando alle indiscrezioni riportate da Bloomberg, relative al disegno di Meloni & Co. di vendere una quota di Eni fino al 4%, Equita ha sottolineato, riferendosi ai tempi della cessione – che avverrebbe dopo il completamento del piano di buyback lanciato da cane a sei zampe – che la completa realizzazione del piano di riacquisto di azioni da €2,2 miliardi farebbe salire la partecipazione dello Stato al ~34%.

Di conseguenza, “la cessione di circa €2 miliardi permetterebbe al governo di mantenere una quota in Eni del 30%”.

Equita ha ricordato che la privatizzazione dell’azienda è iniziata nel 1995 e che, “in poco più di due anni e mezzo, il Ministero del Tesoro, con quattro offerte, ha collocato sul mercato circa il 63% del capitale di Eni, con un incasso complessivo di oltre €21 miliardi a prezzi (post raggruppamento) compresi fra €5,42ps e €11,8 per azione”.

“Nel febbraio 2001 – si legge nella nota odierna della SIM milaese – è stato effettuato il collocamento presso investitori istituzionali del 5% del capitale sociale al prezzo (post raggruppamento) di €13,6 per azione, per un incasso totale da €2,72 miliardi”.

A questo punto, “l’eventuale piazzamento ci sembra uno scenario possibile e assorbibile dal titolo senza eccessiva pressione”.

Equita ha calcolato che “al ritmo dei riacquisti medi effettuati nel quarto trimestre del 2023 e fino al 12 gennaio 2024 (ultima comunicazione), Eni impiegherebbe circa 15 giorni di borsa per completare il piano buyback (a partire dal 15 gennaio)”.

A quel punto, secondo i rumor di Bloomberg, il governo Meloni potrebbe considerare di conseguenza l’opzione di cedere fino al 4% del gruppo.