Tim, Iliad e Vodafone sotto i riflettori nel mercato tlc italiano
Nelle ultime ore sono giunti diversi spunti interessanti sul mercato delle telecomunicazioni in Italia, a partire dai risultati di Iliad e Vodafone. Focus anche sulla possibile uscita del gruppo britannico dal mercato italiano, mentre sullo sfondo resta la vicenda della cessione della rete da parte di Tim. Ecco gli ultimi sviluppi sul settore.
I risultati di Iliad in Italia
Nei primi 9 mesi dell’anno il Gruppo Iliad ha registrato in Italia un fatturato di 764 milioni di euro, in crescita del 12,5% rispetto al corrispondente periodo del 2022, con un EBITDAaL pari a 189 milioni, in significativo miglioramento (+28,7%) rispetto a 147 milioni dei 9 mesi 2022.
Nel terzo trimestre sono state attivate 359 mila utenze nette sul mobile e 23 mila utenze sulla fibra. Al 30 settembre 2023 gli utenti attivi mobile sono 10 milioni e 475 mila mentre nel segmento fiber-to-the-home (FTTH) iliad ha raggiunto i 172 mila utenti.
Ai risultati hanno contribuito positivamente anche iliadbusiness, l’offerta mobile dedicata ad aziende e P.IVA lanciata lo scorso maggio, e iliad Space, il nuovo canale di distribuzione che ha permesso all’operatore di ampliare la rete commerciale con 2.600 nuovi punti vendita da fine luglio ad oggi.
A livello consolidato, il Gruppo iliad ha chiuso i primi nove mesi con 47 milioni e 804 mila utenze, in aumento di 845 mila rispetto a giugno 2023; il fatturato complessivo del Gruppo nel periodo considerato è di 6,797 miliardi di euro (+10,1%) e l’EBITDAaL è in crescita a 2,545 miliardi (+5,1%).
Gli analisti di Equita Sim sottolineano la “buona crescita dei clienti mobili” nel terzo trimestre, superiore ai 275 mila nuovi utenti mediamente registrati nei due quarter precedenti, mentre la crescita dei clienti fissi è “in linea” con i trimestri passati. La Sim inoltre mette a confronto l’EBITDA dei 9 mesi, pari a 189 milioni, con le CAPEX per 194 milioni.
I conti di Vodafone Italia
Vodafone Italia ha chiuso il primo semestre fiscale dell’esercizio in corso con ricavi totali in diminuzione del 2,4% a 2,32 miliardi di euro, a causa dei minori ricavi da servizi e apparecchiature. In particolare, i ricavi da servizi sono scesi dell’1,3% a 2,1 miliardi, a causa della continua pressione sui prezzi nel segmento value, in parte compensata dalla forte domanda del Business per connettività di rete fissa e servizi digitali.
I ricavi da servizi mobile sono diminuiti del 5,1%, complice l’intensa concorrenza sui prezzi, mentre quelli nel segmento fisso sono aumentati dell’8,0%, spinti dalla buona domanda delle imprese anche grazie alla forte adesione al programma Business Voucher, un’iniziativa correlata al PNRR.
L’EBITDAaL rettificato è diminuito del 15,0% a 645 milioni, includendo un impatto di 10,1 punti percentuali dovuto ai maggiori costi energetici. Questo ha contribuito ad una riduzione del margine sui ricavi pari a 4,1 punti percentuali rispetto all’anno precedente, dal 31,9% al 27,8%.
Equita Sim pone l’accento sull’aumento sulla discesa dei ricavi da servizi “grazie a un repricing sostanzialmente completato ma che ha portato a un temporaneo incremento del churn”. Quest’ultimo è “visibile anche nei numeri di Iliad, mentre il churn di TIM è stato meno impattato.”
A livello consolidato, Vodafone Group ha riportato ricavi in flessione del 4,3% a 21,9 miliardi di euro e un utile operativo in diminuzione del 44,2% a 1,7 miliardi, confermando la guidance per il full year (EbitdaaL rettificato stabile a 13,3 miliardi e free cash flow di 3,3 miliardi) e deliberando un acconto sul dividendo pari a 4,5 centesimi per azione.
Vodafone valuta exit da Italia, le ipotetiche quote di mercato di TIM
Intanto il CEO di Vodafone Group, Margherita Della Valle, ha confermato che l’azienda sta valutando con gli advisor le possibili strategie da seguire per il mercato italiano. Nonostante la complessità del mercato, l’azienda vede l’Italia in una situazione “molto diversa” rispetto alla Spagna, dove il Gruppo ha annunciato la vendita delle sue attività. Iliad e Swisscom (proprietaria di Fastweb in Italia) seguono attentamente gli sviluppi, con i transalpini interessati alle attività consumer di Vodafone.
Intesa Sanpaolo fa il punto sull’ipotesi di uno scorporo, con le attività business a Fastweb e consumer a Iliad, calcolando le ipotetiche quote di mercato sulla base dei dati AGCOM.
Vodafone-Iliad avrebbe il 35% in termini di linee mobili residenziali (1° player del mercato, seguito da Wind Tre con il 25% e TIM con il 22%) e il 17,6% nelle linee residenziali a banda larga fissa (n°2, dopo TIM al 39%).
Vodafone-Fastweb deterrebbe invece il 35% nelle linee di business banda larga fissa (2°, dopo TIM al 41,5%). Il numero di linee di Fastweb nel mobile human business non è noto, mentre Vodafone standalone detiene una quota di mercato del 34% (2° dopo TIM 38%).
I dubbi sulla concorrenza e le implicazioni per TIM
Laddove Vodafone decidesse di uscire dall’Italia (come ha fatto per la Spagna), “forse uno scorporo delle attività sarebbe l’opzione migliore per massimizzare il valore e gli incassi. Inoltre, sarebbe più conveniente sia per Iliad che per Swisscom.”
L’operazione “implicherebbe un consolidamento del mercato, rendendo necessaria un’autorizzazione normativa.” A questo proposito, i riflettori sono dunque puntati sul deal Orange-MasMovil in Spagna, sotto esame da parte dell’antitrust UE, che creerebbe un importante precedente.
Infine, Intesa analizza le potenziali implicazioni per TIM: “l’opzione di scissione avrebbe implicazioni sia positive che negative: ridurrebbe il numero di operatori ma creerebbe un concorrente più forte nel segmento business”.
TIM procede con la cessione della rete
Intanto TIM non mostra segnali di tentennamento sul fronte della cessione della rete al fondo americano KKR, dopo l’accettazione della proposta da 18,8 miliardi, a salire fino a 22 miliardi in base alle condizioni definitive.
Il via libera del Cda di TIM ha indotto le principali agenzie di rating a valutare una revisione positiva del merito di credito del colosso delle telecomunicazioni, in previsione di un miglioramento del profilo finanziario dell’azienda grazie alla riduzione dell’indebitamento (ancora elevato a fine settembre).
Tuttavia, resta da chiarire la posizione di Vivendi (primo azionista di Tim con il 23,75% del capitale sociale) che ha sempre richiesto una valutazione più elevata per la rete ed è pronta a battagliare per far valere le proprie posizioni, chiedendo il voto dell’operazione in assemblea.
Nel frattempo, il ministro per le imprese Adolfo Urso ha ribadito che con questa operazione “si profila la realizzazione di una rete nazionale che, ovviamente, persisterà in un regime di competizione”.