Mps: Meloni si muove con dossier privatizzazioni. Ma il titolo crolla
Mps: il governo Meloni si muove, ma il titolo non solo non esulta, ma crolla.
Venerdì scorso, 6 ottobre, il Tesoro maggiore azionista della banca senese ha annunciato di aver iniziato il processo pronto a riconsegnare Monte dei Paschi di Siena al mercato, attraverso la dismissione della partecipazione detenuta, pari al 64% circa del capitale.
È stato avviato oggi il processo di selezione per l’individuazione dei consulenti finanziari e legali che assisteranno il Ministero dell’economia e delle finanze nell’individuazione delle migliori modalità di dismissione della partecipazione di controllo nella Banca Monte dei Paschi di Siena e forniranno tale supporto in tutte le fasi di attuazione dell’operazione.
Il Tesoro, maggiore azionista di Mps dal 2017, anno in cui quello che è noto oggi come Monte di Stato è stato salvato con una operazione di ricapitalizzazione precauzionale, detiene una quota del 64% circa che, in base agli accordi presi con Bruxelles, dovrebbe dismettere entro il giugno dell’anno prossimo.
Mps: la nota del Mef maggiore azionista, che lascia tutte le opzioni aperte
Mps: il titolo crede nella privatizzazione della banca senese oppure no? La reazione all’annuncio del Mef non è certamente positiva, tutt’altro. Alle 15.35 ora italiana, il titolo Monte dei Paschi di Siena crolla di oltre il 4%, confermandosi maglia illustre dell’indice Ftse Mib.
Allo stesso tempo, il Ftse Mib perde lo 0,55% a quota 27.657 punti, pagando l’avversione al rischio che si è abbattuta oggi sull’azionario, dopo l’attacco di Hamas a Israele e la dichiarazione dello stato di guerra da parte del governo di Benjamin Netanyahu.
Con la nota su Mps, diffusa venerdì scorso 6 ottobre , il Mef ha riportato che, “in base a quanto stabilito dal DPCM del 16 ottobre 2020, la cessione potrà essere effettuata, in una o più fasi, attraverso il ricorso singolo o congiunto a un’offerta pubblica di vendita rivolta al pubblico dei risparmiatori in Italia, ivi compresi i dipendenti del Gruppo Banca MPS, e/o a investitori istituzionali italiani e internazionali, ovvero a una trattativa diretta da realizzare attraverso procedure competitive trasparenti e non discriminatorie, oppure ancora a una o più operazioni straordinarie, ivi inclusa un’operazione di integrazione”.
L’obiettivo di creare con Mps un terzo polo bancario, rimarcato dal governo guidato da Giorgia Meloni fin dai suoi primi giorni, è stato dunque ribadito.
“Obiettivo del Ministero è la piena valorizzazione della partecipazione, da realizzarsi nell’interesse della Banca e di tutti i suoi azionisti, tenuto conto del miglioramento della redditività e dell’accresciuta patrimonializzazione, nonchè delle prospettive di ulteriore sviluppo”.
Il titolo della banca, oggetto di diverse indiscrezioni da giorni sul suo destino, riporta un trend al ribasso, non riuscendo a beneficiare dell’annuncio del Tesoro, che certifica l’intenzione di privatizzazione il Monte.
D’altronde, lo scetticismo sulla capacità del Tesoro di smobilizzare la sua quota attraverso una operazione di M&A, ovvero dando la banca in sposa a un competitor italiano, rimane alto. Non per niente, nelle ultime settimane si è parlato più volte di un piano del Mef volto a liberarsi della partecipazione di maggioranza piazzando quote del capitale dell’istituto direttamente sul mercato.
Una indicazione positiva per Mps è arrivata invece con la versione più light della tassa sugli extraprofitti delle banche varata dal governo Meloni. A condizionare il titolo, anche la mossa di Unipol sulla Popolare di Sondrio, che ha rinfocolato le scommesse su una operazione di M&A tra la banca valtellinese e Bper, altro istituto quest’ultimo che vede la compagnia di assicurazioni bolognese detenere una quota di maggioranza.
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Il commento degli analisti
Nella nota odierna a commento dei mercati, Equita SIM ha scritto che “nella nota è stato implicitamente ribadito che il Mef mantiene ampia flessibilità sia nell’identificazione delle migliori opzioni di dismissione (che potrà essere effettuata in una o più fasi, sia attraverso piazzamenti sul mercato che attraverso una o più operazioni straordinarie) sia delle tempistiche, con l’obiettivo della piena valorizzazione della partecipazione, tenuto conto del miglioramento della redditività e della patrimonalizzazione di Mps e delle prospettive di ulterioriore sviluppo”.
Una fonte interpellata da Reuters ha reso noto intanto che il processo di selezione dei consulenti da parte del Mef dovrebbe concludersi tra qualche settimana.
Lo smobilizzo della quota in mano al Tesoro, va ricordato, fa parte dei piani con cui il governo Meloni ha comunicato l’intenzione di raccogliere almeno l’1% del Pil, 21 miliardi di euro circa, attraverso una serie di operazioni di vendita di asset, da lanciare nel periodo compreso tra il 2024 e il 2026.
Mps nel piano privatizzazioni taglia debito del governo
L’obiettivo del piano di privatizzazioni è quello di reperire risorse per tagliare l’immenso debito pubblico che continua a gravare sulle spalle dello Stato e, dunque, degli italiani.
La scorsa settimana, il ministro dell’Economia e delle Finanze Giancarlo Giorgetti ha detto chiaramente che, al fine di garantire la sostenibilità del debito e “coerentemente con una gestione più dinamica delle partecipazioni pubbliche, il nuovo scenario programmatico prevede proventi da dismissioni pari ad almeno l’1 per cento del Pil” nel 2024-2026.
Il piano di privatizzazioni avrà per oggetto “la dismissione di partecipazioni societarie pubbliche, rispetto alle quali esistono impegni nei confronti della Commissione europea legati alla disciplina degli aiuti di Stato, oppure la cui quota di possesso del settore pubblico eccede quella necessaria a mantenere un’opportuna coerenza e unitarietà di indirizzo strategico”.
E’ di questo piano di dismissione di partecipazioni, che il dossier Mps fa parte.
A tal proposito, l’articolo di Reuters ricorda però anche il flop del piano di privatizzazioni lanciato nel 2018 dall’allora governo guidato dal presidente del Consiglio Giuseppe Conte, che “promise di raccogliere qualcosa come 18 miliardi di euro con uno smobilizzo di asset entro la fine dell’anno successivo, per far scendere il debito pubblico e rassicurare gli investitori.
“Ma il piano non diede alcun risultato”.
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Ma cosa ci dice l’analisi tecnica in merito al trend del titolo di Mps?
Parla Giulio Visigalli, dell’Ufficio Studi FinanzaOnline facendo notare che, “a Piazza Affari, continua la fase di lenta risalita per Banca Mps, il cui titolo settimana scorsa si è riportato al di sopra della media mobile a 50 periodi (linea blu), portando così il bilancio da inizio anno ad un progresso di oltre il 30%“.
“Tuttavia – continua Visigalli presentando un grafico sul titolo Monte dei Paschi di Siena – , oggi Mps ha avviato le contrattazioni in calo di oltre il 2%, con il titolo si trova a quota 2,55 euro e in caso di proseguimento della debolezza di breve periodo il prossimo livello di supporto si trova, oltre che in prossimità della media mobile a 50 periodi, verso l’area dei 2,3 euro e poi verso i 2,2 euro, minimi di settembre.
Al contrario, i principali livelli di resistenza che potrebbero respingere i prezzi si trovano a quota 2,8 euro, prezzi massimi di febbraio. Da segnalare che Mps si trova ancora lontano il 20% dalla fondamentale media mobile a 200 periodi”.