Notizie Obbligazioni Crisi mercato immobiliare commerciale Usa: banche e bond sotto attacco in Europa, i nomi

Crisi mercato immobiliare commerciale Usa: banche e bond sotto attacco in Europa, i nomi

8 Febbraio 2024 15:46

Mercato immobiliare commerciale Usa, banche e bond: tre le parole chiave per capire quella che secondo i più pessimisti potrebbe essere soltanto l’alba della prossima crisi finanziaria, e non solo negli Stati Uniti.

Dando un’occhiata alla rassegna stampa internazionale, ci si imbatte sempre più spesso in titoli che contrastano non poco con quei buy che stanno portando Wall Street a inanellare nuovi record della storia.

“US Commercial Real Estate Contagion Is Now Moving to Europe”: è, per fare un esempio, il titolo di un articolo di Bloomberg: ovvero, “Il contagio del mercato immobiliare commerciale Usa si sta spostando in Europa”.

Va dritto al punto anche il Financial Times: Bank losses revive fears over US commercial property market: ovvero. “Le perdite delle banche riaccendono i timori sul mercato immobiliare commerciale Usa”.

Cosa sta succedendo? Una nuova crisi esplosa negli Stati Uniti si sta diffondendo anche nel resto del mondo?

“La più grande crisi del mercato immobiliare dalla crisi finanziaria”

Andando nel dettaglio, si scopre che i timori si stanno diffondendo anche in Germania, tanto che una banca nelle ultime ore ha lanciato un alert che ha spaventato non pochi investitori.

“Greatest real estate crisis since the financial crisis’: German bank alerts the market on exposure to commercial real estate“:

il titolo si riferisce all’allarme che è stato lanciato dalla banca tedesca Deutsche Pfandbriefbank AG, i cui bond sono stati scaricati a man bassa, scontando le preoccupazioni sull’esposizione che l’istituto ha nei confronti del settore immobiliare commerciale Usa.

Il crollo dei bond è stato tale che la banca ha diffuso un comunicato contenente un chiaro SOS.

Nello spiegare la decisione di aver aumentato gli accantonamenti (LLPs) al fine di far fronte al rischio di un aumento degli NPL (Non Performing Loans, crediti deteriorati), Deutsche Pfandbriefbank AG ha parlato di “una debolezza persistente presente nei mercati immobiliari”, descrivendo le recenti scosse alla stregua di segnali di quella che sarebbe “la più grande crisi immobiliare dalla crisi finanziaria”.

Gli annunci shock di New York Community Bancorp e Aozora Bank

Altro che crisi delle banche Usa esplosa nel marzo del 2023. L’annuncio della banca tedesca ha dimostrato che il caso della banca regionale Usa New York Community Bancorp non è isolato. E che a non essere altrettanto isolato è il caso della banca giapponese Aozora Bank, che ha annunciato la prima perdita di bilancio in 15 anni, a causa degli accantonamenti che è stata costretta a effettuare per proteggersi contro il rischio di inadempienza dei crediti erogati alle società attive nel mercato immobiliare commerciale Usa.

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L’annuncio shock di Aozora Bank è piombato sui mercati venerdì scorso, quando la banca giapponese ha assistito al crollo delle sue azioni alla borsa di Tokyo.

Il titolo Aozora è precipitato al minimo degli ultimi tre anni, con un tonfo superiore a -18%.

Ad affossare le quotazioni sono state le dichiarazioni dell’istituto, che ha reso noto di prevedere per l’anno fiscale che si concluderà il prossimo 31 marzo una perdita netta di 28 miliardi di yen, l’equivalente di $191 milioni, rispetto agli utili netti previsti nell’outlook precedente, pari a 24 miliardi di yen. Una bella differenza.

L’aggiornamento di Aozora Bank non sarebbe stato forse drammatico se il giorno prima un’altra banca non avesse fatto un annuncio simile: per l’appunto, New York Community Bancorp che, alla vigilia, aveva annunciato a sorpresa una perdita netta di $252 milioni nel quarto trimestre del 2023, e la decisione di tagliare il suo dividendo.

A far accapponare la pelle agli investitori è la ragione che ha portato entrambe le banche a fare i tristi annunci: l’esposizione verso i problemi che assillano il mercato immobiliare made in Usa, in particolare quello degli uffici.

Il fatto che poi siano state citate anche le banche tedesche ha innervosito ulteriormente gli investitori di tutto il mondo, particolarmente spaventati quando a fare l’annuncio è stato il colosso bancario numero uno in Germania Deutsche Bank.

Dai conti pubblicati la scorsa settimana, è emerso infatti che Deutsche Bank ha accantonato riserve per tutelarsi dalle perdite del mercato immobiliare commerciale Usa di un ammontare superiore a quattro volte quello accantonato l’anno precedente.

“Ci sono seri timori sul mercato immobiliare commerciale (CRE) Usa – ha commentato Paul van der Westhuizen, strategist del credito di Rabobank – Non è un problema che riguarda le banche europee e americane più grandi, ma le banche tedesche più piccole esposte al mercato immobiliare stanno un po’ soffrendo. Detto questo, al momento si tratta più di un problema di redditività che di solvibilità. (Le banche) dispongono di capitali sufficienti e sono meno esposte alla minaccia della fuga dei depositi rispetto agli istituti solo retail”.

Immobiliare Usa. L’allarme dalla Germania. Bond banche sotto attacco

E tuttavia proprio la banca centrale tedesca Bundesbank, lo scorso anno, aveva lanciato un avvertimento sui rischi insiti nel settore immobiliare commerciale, prevedendo “aggiustamenti significativi” che avrebbero provocato tassi di default più alti e perdite sui crediti.

“Il volume dei prestiti che il sistema bancario tedesco ha erogato al mercato immobiliare commerciale Usa è relativamente basso, ma relativamente concentrato in alcune banche”, aveva avvertito la Bundesbank.

E certo non hanno sofferto poco i bond senior di Deutsche PBB, che hanno pagato in particolare il consiglio che Morgan Stanley ha dato ai suoi clienti: quello di vendere le obbligazioni della banca.

Gli smobilizzi scattati subito dopo la raccomandazione di Morgan Stanley hanno portato i bond di Deutsche PBB a scendere di oltre 5 centesimi a quota 97, stando ai dati CBBT compilati da Bloomberg.

Peggio hanno fatto i bond AT1 dell’istituto, che sono capitolati fino a -15 centesimi, a 36, nelle sessioni di martedì e di mercoledì.

Dal canto suo, la banca Deutsche PBB ha detto nella giornata di ieri che, a fronte degli accantonamenti anti NPL che ha effettuato per l’intero anno, pari a €210-215 milioni, “rimane redditizia grazie alla sua solidità finanziaria”.

Le preoccupazioni sulla situazione in cui versa Deutsche PBB si sono riversate però ieri anche sui bond di altre banche che sono esposte al mercato CRE Usa.

La conseguenza è che, negli ultimi due giorni, i bond di Aareal Bank AG hanno perso circa 10 punti, e che ora vengono scambiati a quota 76 centesimi di euro.

La banca, che ha preferito non rilasciare commenti, aveva annunciato lo scorso novembre che il valore dei suoi NPL Usa era più che quadruplicato rispetto all’anno precedente.

Della questione ha parlato anche un articolo del New York Times, che ha ricordato quelle scommesse che alcune banche europee – citata Deutsche Bank ma anche Banco Santander – hanno fatto nel primo semestre del 2023 – aumentando la loro esposizione verso il mercato, nonostante i timori già presenti sul rischio di uno tsunami di crediti deteriorati.

Il problema è che si sta iniziando a parlare di contagio vero e proprio.

Ne sa qualcosa il sottoindice che include i titoli delle banche Usa di medie dimensioni, ovvero il KBW Nasdaq Regional Banking Index, che è scivolato di quasi il 12% nell’ultima settimana.

Il dramma è rappresentato da quello che a Wall Street viene chiamato “Maturity Wall”.  Di questo fattore ha parlato un report di Goldman Sachs che ha ricordato che, nel corso del 2024 e del 2025, giungeranno a scadenza prestiti al settore commerciale del valore di 1,2 trilioni di dollari, pari a quasi un quarto di tutti i mutui commerciali erogati dalle banche: si tratta di una cifra record dal 2008, anno della crisi finanziaria.

Altri parlano di un “Maturity Wall di ben $1,5 trilioni”.

A prescindere dal numero, ha già avvertito un articolo di Reuters, il problema è che i debitori dovranno rifinanziare i mutui contratti a tassi di un ammontare più alto di due o anche tre volte più volte, sulla scia di quei boom di rialzi dei tassi anti-inflazione che la Fed di Jerome Powell ha lanciato nei due anni compresi tra il 2022 e il 2023, pari a ben 500 punti base. Tutto questo, a fronte di immobili commerciali che hanno assistito a una pesante erosione del loro valore, a causa degli strascichi degli effetti della pandemia Covid-19: quella pandemia che ha portato milioni di lavoratori di tutto il mondo a optare per lo smart working, svuotando diversi uffici ed erodendone dunque il valore.

Tra l’altro, secondo alcuni analisti, quella erosione non sarebbe stata neanche prezzata del tutto, visto che il ritorno dei dipendenti nei rispettivi uffici si è confermato più lento e meno significativo di quanto previsto. Gli analisti di Green Street ritengono per esempio che il valore di quegli uffici dovrà essere svalutato di un altro 15% nel corso di quest’anno.

L’incubo della crisi delle banche Usa, con un effetto domino sul resto del mondo, torna a far paura a Wall Street.

Bisognerà vedere a questo punto se le preoccupazioni si affievoliranno nei prossimi giorni, o se il panico prenderà il sopravvento come accadde un anno fa, quando nel marzo del 2023 si ripresentarono sui mercati finanziari di tutto il mondo parole del dizionario della finanza che si pensava fossero destinate a rimanere nel passato: come “bailout” e “crisi finanziaria”.

Tutto iniziò con disastro in cui caddero alcune banche regionali Usa, la banca california delle start up  SVB (Silicon Valley Bank) in primis.

L’annuncio shock di SVB scatenò il panico bank run, con gli investitori di tutto il mondo che non ci pensarono due volte a scaricare a man bassa i titoli delle banche detenuti in portafoglio.

Proprio quel crac fece tornare a Wall Street addirittura lo spettro del disastro Lehman Brothers, e dunque della crisi finanziaria del 2008.

Sia i sell che il panico, grazie agli interventi delle autorità finanziarie, rientrarono. Ma in un contesto di tassi sui fed funds Usa ai massimi storici, sulla scia della crociata che la Fed di Jerome Powell ha lanciato contro l’inflazione, i timori sulla solidità del sistema bancario americano si sono più volte affacciati. Tra l’altro quei tagli ai tassi imminenti da parte della Federal Reserve su cui i mercati avevano tanto scommesso sembrano farsi sempre più lontani.

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