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Banche Usa: per le Big shock $100 miliardi con nuove regole Fed sul capitale

1 Agosto 2023 12:46

Le grandi banche Usa nel mirino della Fed: le nuove regole sui capitali da accantonare arrivano mentre è alert credit crunch

Le grandi banche Usa sono sul piede di guerra, dopo che la Fed, la Federal Deposit Insurance Corporation (FDIC) e l’Office of the Comptroller of the Currency hanno proposto nuove regole sui capitali da accantonare: regole che rischiano, secondo i calcoli di Bloomberg, di spazzare via più di 100 miliardi di dollari di capitale in eccesso che i colossi hanno messo da parte nell’arco dell’ultimo decennio.

La mossa, che entrerà in vigore a partire dal prossimo 1° ottobre, arriva tra l’altro in un momento in cui i giganti di Wall Street non possono certo stappare lo spumante, nel bel mezzo di un outlook sull’economia che diventa sempre più incerto.

Proprio ieri la Fed ha pubblicato il sondaggio Senior Loan Officer Opinion Surbey, o SLOOS, l’equivalente del Bank Lending Survey della Bce, rinfocolando i timori di un credit crunch, che stanno assillando da un po’ sia l’Eurozona che gli Stati Uniti.

L’esito è stato simile a quello riscontrato nell’area euro: le banche americane che hanno partecipato al sondaggio, così come le banche europee, hanno messo in evidenza standard sul credito più severi e una domanda più debole dei prestiti, sia da parte delle aziende, che da parte dei consumatori, nel corso del secondo trimestre.

A tal proposito va ricordato che, dal BLS dell’Eurotower, è emerso che, nell’area euro, la richiesta di prestiti da parte del mondo corporate, ovvero dalle aziende dell’Eurozona, è scivolata al minimo storico, ovvero da quando l’Eurotower ha iniziato, venti anni fa, a interpellare gli istituti di credito.

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Eppure, o proprio per questo motivo, in quanto intimorita dalla piega che i prestiti delle banche Usa all’economia reale potrebbero prendere, la Fed ha annunciato la stangata, che ha come destinatari le grandi banche:

a rispettare le nuove richieste di capitali saranno dunque, a partire dal prossimo 1° ottobre, banche del calibro di Goldman Sachs, JPMorgan, Wells Fargo, Citi, Morgan Stanley ma anche banche più piccole, che detengono comunque asset per un valore di almeno $100 miliardi:

complessivamente, lo schiaffo della Fed e delle altre autorità colpirà le 30 principali banche Usa.

La misura è successiva alla pubblicazione, da parte della Federal Reserve, degli stress test, avvenuta qualche settimana fa.

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Fed chiede più capitali alle grandi banche Usa. I dettagli

Sul sito della Federal Reserve sono state fornite le motivazioni della decisione della banca centrale americana:

Le richieste di capitali delle grandi banche, ha spiegato la Fed, sono in parte determinate dai risultati degli stress test del board, con cui vengono valutate le necessità future di capitale sulla base, anche, di considerazioni di sensibilità al rischio.

La Fed ricorda  i CET 1 delle banche Usa che sono state sottoposte agli stress test, avendo cura di precisare che il parametro è costituito da diverse componenti, che includono:

  • La richiesta minima di capitale, che è la stessa per ciascuna banca e che è pari al 4,5%.
  • La richiesta di cuscinetti di capitale per far fronte a eventuali stress, determinata dall’esito degli stress test, pari ad almeno il 2,5%.
  • Se possibile, un onere aggiuntivo di capitale per le banche considerate sistemiche, ovvero importanti a livello globale, le cosiddette G-SIBs, che viene aggiornato nel primo trimestre di ogni anno, per tenere in considerazione il rischio sistemico complessivo di ciascuna banca sistemica (dunque G-SIB).

Bloomberg ha affrontato il caso, avvertendo che le principali banche Usa potrebbero vedere i loro cuscinetti di capitale di $118 miliardi, praticamente, azzerati:

Nell’indicare i nuovi parametri di capitale che le banche dovrebbero accantonare, la Fed ha lanciato anche un avvertimento:

Nel caso in cui i livelli di capitale delle banche scendessero al di sotto delle richieste totali annunciate oggi la banca in questione sarebbe soggetta a limitazioni automatiche che andrebbero a colpire sia le distribuzioni di capitale che i pagamenti dei bonus.

In poche parole, il giro di vite colpirebbe i dividendi promessi dalle banche agli azionisti e i bonus percepiti dai manager.

I nuovi diktat della Fed sono rivolti alle grandi banche Usa con un valore di asset di almeno 100 miliardi di dollari: si tratta delle 30 principali banche degli Stati Uniti.

Schiaffo alle Big Banks Usa, le “Too Big To Fail”

Dalle nuove disposizioni emerge che le banche Usa considerate sistemiche, note anche come “Too Big to Fail” dovrebbero aumentare i livelli di capitale, a livello aggregato, del 16%.

Ma per le otto banche più grandi, che includono per l’appunto Goldman Sachs, JPMorgan, Wells Fargo & Co, le autorità di regolamentazione aumenterebbero le richieste di capitale del 19%, in media.

Le autorità hanno precisato tuttavia che le grandi banche Usa esaminate dispongono di capitali sufficienti tali da centrare i nuovi livelli richiesti.

Le banche che dispongono di asset di un valore superiore ai $250 miliardi e che non vengono considerate sistemiche dovrebbero aumentare le riserve accantonate, invece, del 10%, mentre gli istituti con livelli di asset compresi tra $100 miliardi e $250 miliardi, categoria di cui fanno parte alcune banche regionali come KeyCorp e Huntington Bank, dovrebbero provvedere a un aumento del 5%.

Non solo: le banche con almeno $100 miliardi di asset non potrebbero utilizzare più i loro modelli interni di valutazione dei rischi in cui incorrono con l’erogazione dei prestiti o altre attività.

Le Big Banks dovrebbero utilizzare un modello di valutazione del rischio standardizzato.

Nel comunicato congiunto della Fed, dell’autorità di garanzia sui depositi FDCI e dell’Office of the Comptroller of the Currency , si legge che la proposta assicurerebbe alle banche un tempo sufficiente per adattarsi alle modifiche, minimizzando al contempo il potenziale scenario avverso.

Quella che è stata annunciato è infatti la richiesta di un commento alle stesse banche.

In questo arco temporale, le autorità raccoglieranno i dati per definire in modo più puntuale le stime sull’impatto che la proposta avrebbe sul settore.

La transizione delle nuove banche verso il nuovo impianto normativo prenderebbe il via il 1° luglio del 2025, con il pieno rispetto delle regole richiesto entro il 1° luglio 2028.

Obiettivo: banche Usa più resilienti dopo shock SVB-Silicon Valley Bank

Alle banche Usa le autorità americane hanno concesso dunque molto tempo.  Tempo entro cui i nuovi requisiti di capitale dovranno essere comunque rispettati, in quanto la Fed & Co. ritengono che i cambiamenti siano necessari alle banche Usa per renderle più forti e più resilienti al fine di riuscire a fronteggiare eventuali shock, come la crisi bancaria esplosa a Wall Street e poi in tutto il mondo, con il crac della banca californiana SVB-Silicon Valley Bank che, da solo, ha riportato lo spettro Lehman Brothers, con i successivi fallimenti di Signature Bank e di First Republic e, in Europa, con il caso Credit Suisse (e i suoi bond).

“La proposta – si legge nel comunicato congiunto della autorità Usa – apporterebbe modifiche alle richieste di capitali per le grandi banche, al fine di riflettere meglio i rischi sottostanti e per aumentare, anche, la costanza con cui le banche misurano i loro rischi. I cambiamenti renderebbero esecutive le norme finali dell’accordo di Basilea, note come Basilea III endgame. In più, a seguito della crisi bancaria che si è verificata nel marzo del 2023, la proposta intende rafforzare ulteriormente il sistema bancario, applicando una serie di richieste di capitali alle banche più grandi”.

Le banche Usa, ovviamente, non hanno gradito le nuove disposizioni.

La Bank Policy Institute, in particolare, gruppo no profit che rappresenta le banche, ha dichiarato che “le proposte di oggi (27 luglio) aumenterebbero l’ammontare dei capitali richiesti alle banche, fenomeno che si tradurrebbe in un danno per i consumatori e per le piccole aziende, provocando una continua migrazione dell’attività finanziaria verso areee non regolamentate del settore finanziario”.

Interpellato da Investopedia, Joseph Wang, CIO della società di gestione degli investimenti Monetary Macro, ha affermato che, con l’applicazione di queste norme, il sistema bancario Usa diventerebbe più sicuro:

“Si creerebbe un sistema, e in modo anche semplice, in cui le banche deterrebbero un ampio livello di capitale e che dunque, grazie al capitale, non fallirebbero mai”.

Detto questo, riguardo agli effetti negativi sull’economia reale, neanche Wong ha potuto negare l’evidenza:

Il capitale diventerebbe molto costoso, rendendo l’erogazione dei prestiti meno disponibile”. E quindi, a soffrire, sarebbero ancora famiglie e imprese.