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SVB: le altre banche Usa con lo stesso problema

15 Marzo 2023 09:27

Svb Silicon Valley Bank: davvero un caso isolato?

Alla ricerca della prossima potenziale SVB-Silicon Valley Bank.

La paura scatenata dal fallimento della banca californiana delle start up ha portato analisti e strategist vari a cercare di individuare altri potenziali scheletri nell’armadio della finanza made in Usa.

Esistono altre banche – soprattutto banche regionali Usa – che presentano le stesse vulnerabili dell’istituto appena fallito, che ha riportato sui mercati lo spettro del crac di Lehman Brothers?

Rispondere a questo interrogativo non è del tutto facile, in quanto sono diversi i problemi che hanno affossato Svb.

Non è stata solo la presenza nel suo portafoglio di titoli di stato americani, Treasuries Usa, a decretarne la fine.

Altri fattori hanno inciso, tra cui l’esposizione dell’istituto a un settore specifico: quello delle start up americane e del mercato del venture capital.

Un mercato specifico che ha fatto di Silicon Valley Bank una banca soprattutto di nicchia, caratterizzata da un business niente affatto diversificato.

Svb banca di nicchia: diverse le ragioni del suo collasso

E’ vero: quelle perdite da $1,8 miliardi che la banca americana ha incassato sono state provocate dalla vendita di titoli di stato Usa, svalutati a causa dei rialzi dei tassi di interesse aggressivi che la Fed di Jerome Powell annuncia periodicamente da un anno circa.

Ma se Svb non avesse avuto problemi di liquidità, non sarebbe stata costretta a vendere i Treasuries di cui il bilancio era ingolfato, insieme ai titoli garantiti dai mutui.

Di conseguenza, quelle perdite non realizzate sarebbero rimaste tali.

Con la loro vendita del portafoglio di $21 miliardi di strumenti finanziari in possesso dell’istituto, invece, si sono trasformate in una condanna a morte per una banca che stava già assistendo all’erosione della liquidità che man mano stava colpendo i suoi clienti, start up hi-tech, società crypto e venture capital, a sua volta provocata dalla riduzione dei finanziamenti da parte dell’industria del venture capital.  Un fenomeno innescato dal panico crypto, che era culminato nel crac della piattaforma di FTX, fondata dall’ex ceo e fondatore Sam Bankman-Fried.

Gli acronimi della crisi Svb: AFS e AOCI

AFS è uno degli acronimi indispensabili per comprendere la crisi di Silicon Valley Bank.

L’acronimo AFS sta per perdite non realizzate relative a strumenti finanziari disponibili per la vendita (available-for-sale).

Nell’articolo 20 banks that are sitting on huge potential securities losses — as was SVB,  il sito Marketwatch ha presentato una lista che comprende banche americane con asset per almeno 10 miliardi di dollari che, al 31 dicembre 2022, presentavano enormi perdite non realizzate sugli strumenti finanziari AFS detenuti in portafoglio, in rapporto al livello dei loro capitali.

Questi strumenti finanziari AFS (disponibili per la vendita) erano rappresentati principalmente da bond, che, come indica l’acronimo, possono per l’appunto essere venduti in qualsiasi momento.

In base a quanto stabiliscono le regole contabili degli Stati Uniti, queste obbligazioni devono essere contabilizzate al loro valore di mercato, dunque secondo il principio Mark-to-market o del fair value, ogni trimestre.

Questo significa che eventuali perdite o guadagni appaiono contabilizzate nel portafoglio di questi strumenti.

Gli eventuali guadagni  vengono aggiunti al valore complessivo dell’equity, mentre le perdite vanno a diminuire il capitale.

Nella tabella riportata dal sito appare la lista di banche che, al 31 dicembre 2022, presentavano elevati livelli di perdite non realizzate su strumenti AFS.

La tabella stilata da FactSet presenta diverse altre banche che versavano in una situazione simile:

in evidenza First Republic Bank, Ally Financial e diverse altre banche americane.

Vediamo dalla lista, in particolare, come Ally Financial (ALLY), sia la terza banca più grande presente nella lista, in base al valore degli asset riportato al 31 dicembre.

Ally è la banca che risulta avere la percentuale di AOCI negativo più alta rispetto al valore complessivo del capitale.

AOCI: la voce di bilancio da monitorare

Viene menzionata nella tabella un’altra fondamentale voce di bilancio rappresentata dall’acronimo AOCI, che sta per accumulated other comprehensive income.

L’articolo ricorda che l’AOCI, per la precisione, include, ma non è limitata a, sia guadagni netti (o perdite nette) non realizzati sugli strumenti finanziari disponibili per la vendita (dunque AFS), che guadagni netti (o perdite) di cash flow hedges (ovvero di strumenti di hedging, sostanzialmente strumenti per la copertura di un rischio, dunque strumenti derivati), che bloccano il valore di un futuro flusso di cassa in entrata o in uscita, che sarebbe altrimenti impattato, e dunque modificato, dai movimenti del mercati.

Ancora, l’AOCI include, ma non si limita a, altri aggiustamenti cumulati, come quelli legati ai rapporti di cambio e/o benefit pensionistici.

Nel caso di Silicon Valley Bank, stando a quanto emerso dalla documentazione depositata presso la Federal Reserve, SVB Financial, la casa madre di Svb, registrava alla fine dell’anno scorso un AOCI negativo, valutato $1,911 miliardi.

La voce AOCI di Svb era costituita prevalentemente da perdite non realizzate su strumenti AFS (available-for-sale), che si sono concretizzate nella perdita di $1,8 miliardi, nel momento in cui la banca delle start up ha venduto “praticamente tutti” questi strumenti finanziari, così come comunicato la scorsa settimana, l’8 marzo scorso.

Come si evince dalla lista delle banche Usa presentata da MarketWatch, alla fine del 2022, Svb non era tuttavia l’unica a presentare perdite non realizzate relative a strumenti finanziari detenuti.

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Il sito Markewatch tende a puntualizzare che questi numeri non significano che una banca sia nei guai, o che sarà costretta a vendere gli strumenti finanziari AFS incorrendo in forti perdite.

Nel caso di SVB, viene ricordato, il problema è stato doppio:

da un lato il trend negativo del margine di interesse e dall’altro la percentuale di perdite sugli strumenti finanziari relativamente elevata rispetto al capitale.

In tutto 20 banche Usa con un problema simile

Viene presentata anche un’altra lista di 20 banche caratterizzate dai rapporti più alti di AOCI rispetto al capitale meno l’AOCI.

In questo caso il ratio viene considerato più accurato, in quanto il valore negativo dell’AOCI viene diviso per il valore complessivo del capitale da cui si è sottratto l’AOCI stesso.

Anche in questo caso, l’articolo precisa che la lista presentata non deve essere considerata alla stregua di una profezia necessariamente disfattista per questi istituti.

Per esempio, si fa notare che Comerica, al primo posto nella lista, è stata la banca americana, tra quelle incluse nella classifica, che è riuscita più di tutti, negli ultimi quattro trimestri, a migliorare  il proprio margine di interesse, come dimostra questo documento.

Allo stesso tempo, è pur vero che nella lista appare il nome della crypto bank Silvergate, la prima a inaugurare la scorsa settimana la carrellata di fallimenti delle banche regionali.

E nella lista spicca anche Signature Bank, la banca che le autorità federali americane hanno deciso di chiudere, annunciando la mossa nella giornata di domenica, citando il rischio sistemico. 

Eppure Signature Bank aveva detto chiaramente in un documento depositato presso le autorità di essere caratterizzata da “una posizione finanziaria solida e ben diversificata”. La realtà, abbiamo visto, ha raccontato una storia completamente diversa.