Cina ai raggi X sui mercati: pronta a risorgere in Borsa? Al via l’anno del Drago
Prove di forza sui listini asiatici. Da una parte il giapponese Nikkei continua a convincere gli investitori e questa mattina si è riportato sui livelli di prezzo più alti dagli anni ’90, mentre dall’altra, nelle ultime sedute, si è assistito a una novità, ovvero il rimbalzo del listino cinese Csi 300. In particolare, l’indice che rappresenta le 300 principali società quotate sulle Borse di Shanghai e Shenzhen, da lunedì mostra una performance di oltre il 6%, rimbalzando così dai recenti minimi del 2019.
E così a 2 giorni dall’inizio del capodanno lunare cinese, il rimbalzo dei listini cinesi fa ben sperare gli investitori che hanno creduto nel Dragone, Paese che negli ultimi tre anni è rimasto parecchio indietro rispetto ad altre aree geografiche (Europa e Stati Uniti). Ricordiamo, infatti, che da domani i mercati cinesi saranno chiusi per la celebrazione del capodanno lunare (riapriranno i battenti il 19 febbraio).
Da questo punto di vista, teniamo presente che nonostante il rimbalzo di questa settimana, il Csi 300, dai massimi storici messi a segno nel 2021 ha perso circa il 43% del suo valore. Ma l’abbandono degli investitori dopo oltre un decennio e il crollo del mercato cinese non è l’unica sfida che sta affrontando il governo di Xi Jinping, che si trova anche a fronteggiare una situazione economica preoccupante, aggravata anche dai fallimenti nel settore immobiliare trainati dal crollo del gigante Evergrande.
Inflazione Cina sui minimi dal 2009
Intanto, questa mattina sono stati pubblicati i prezzi al consumo della Cina per il mese di gennaio, dati che mostrano un calo più marcato da ben 14 anni (dal 2009). In tal senso, i prezzi al consumo della Cina si sono attestati in calo dello 0,8% su base annua, un dato ampiamente peggiore delle attese degli analisti che si aspettavano un calo dello 0,5% (contro il precedente calo dello 0,3%).
Come vediamo dal grafico qui sotto che rappresenta l’inflazione cinese, questo il quarto mese consecutivo di deflazione per il Paese del Dragone, un calo sostanzialmente trainato dalla riduzione record dei prezzi dei prodotti alimentari che si sono attestati in calo di quasi il 6% (contro il -3,7% precedente).
“Il principale freno all’inflazione continua a essere rappresentato dai prezzi dei prodotti alimentari, che sono scesi del 5,9% su base annua, il livello più basso mai registrato”, ha commentato Lynn Song, capo economista di ING.
Su base mensile i prezzi sono però saliti dello 0,3%, ma con le attese del mercato che era per un +0,4% e questo dopo la crescita sostanzialmente piatta (0,1%) realizzata nella precedente rilevazione di dicembre.
Ma non solo, le persistenti pressioni deflazionistiche della seconda economia mondiale sono rimarcate e aggravate anche dagli ultimi dati sui prezzi alla produzione che a gennaio sono scesi su base tendenziale del 2,5%, il sedicesimo calo consecutivo.
Obiettivo ripresa nel 2024?
Ecco che queste criticità si vanno ad unire alla pesante crisi del settore immobiliare nel Paese, oltre che alle prospettive di ripresa ancora deboli per i prossimi mesi. Da questo punto di vista, di recente il Fondo Monetario Internazionale (Fmi) è tornato ad esprimersi sulla situazione cinese, affermando che “è probabile che nei prossimi anni la crescita economica della Cina rallenti” ulteriormente, indebolita come dicevamo dalla crisi immobiliare ma anche dal delicato contesto internazionale.
Per quanto riguarda le stime, per l’anno in corso il Fmi si aspetta che il Pil del Paese si attesti al 4,6%, per poi scendere al 4% nel 2025 e al +3,5% entro il 2028. Teniamo conto che nel 2023 il Pil cinese è salito del 5,3%, poco al di sopra dei target fissati dal governo di Pechino, ma la vera sfida per la ripresa è prevista per quest’anno.
Proprio per il 2024, per la Cina sarà infatti fondamentale sistemare i disordini nel vasto settore immobiliare che per oltre un decennio è stato proprio il motore della crescita economica mentre adesso è uno dei principali freni.
Proprio sul fronte immobiliare, secondo le analisi di Jasmine Kang, gestore del fondo Comgest Growth China, “non c’è un rischio immediato di esplosione della bolla degli asset. Il multiplo del reddito familiare nazionale cinese, pari a 6,3 volte, è inferiore a quello della maggior parte dei Paesi sviluppati (ad esempio, 9,5 volte negli Stati Uniti)[1], il che suggerisce che i prezzi delle case sono già equi. Teniamo inoltre in considerazione che “il contributo del settore immobiliare al PIL è già sceso da poco più del 30% nel 2020 all’attuale 20%”.
Ma non solo, “l’effetto ricchezza dovuto alla debolezza del mercato immobiliare cinese si è riversato sui consumi interni, che rimangono bassi“, ma ciononostante le vendite di veicoli elettrici nuovi in Cina hanno appena registrato un altro anno di successo, con una crescita del 38% nel 2023″ e le prospettive in tal senso sono buone.
Altri punti di forza della Cina sono il continuo aumento della domanda di automazione nel settore automobilistico, nella robotica e nei processi di produzione industriale, ma anche la domanda di viaggi, con gli analisti di Comgest che avvertono che “la media ponderata della capacità di posti sui voli in uscita dal Paese è superiore al 300% anno su anno”.
Un ulteriore tendenza che potrà favorire l’economia cinese è senz’altro la rapida accelerazione alla carbon neutrality, con il settore dell’energia solare che secondo le analisi di Comgest “subirà meno sconvolgimenti sul piano tecnologico, oltre che essere meno esposto a livello geopolitico rispetto ad altri settori”.
Analisi tecnica del CSI 300
Ma ora, dopo 3 anni di profonda debolezza, il vigoroso rimbalzo di questa settimana porta un po’ di ottimismo tra gli investitori che hanno scommesso sulla ripresa della Cina e quindi su un cambio di rotta dei sui listini, vedremo nelle prossime settimane se tale rimbalzo continuerà oppure se al contrario si sgonfierà tanto presto come è iniziato.
Da inizio settimana il CSI 300 ha già guadagnato oltre il 6% il tutto mentre si avvicina sempre più il capodanno lunare cinese del prossimo 10 febbraio, giorno in cui si festeggerà l’ingresso nell’anno del drago. Ecco che proprio secondo lo zodiaco cinese questa creatura mitologica rappresenta il potere, la prosperità e la felicità per il nuovo anno e di conseguenza tradizionalmente in questo periodo le persone tendono a sposarsi, comprare casa o avere dei figli.
Chissà se proprio nell’anno del drago rialzeranno la testa anche i listini cinesi, ma nel frattempo andiamo a vedere i livelli di prezzo da monitorare sull’indice CSI 300:
Nonostante il rimbalzo delle ultime sedute di negoziazione, l’indice CSI 300 su time frame giornaliero ha messo a segno il breakout rialzista della resistenza a 3.340 punti, un’area di prezzo da cui transita anche la media mobile a 50 giorni (linea blu sul grafico giornaliero).
Ora il listino asiatico sta mettendo nel mirino il raggiungimento della successiva area di resistenza statica prima a quota 3.400 punti e poi verso i 3.434 punti.
Al contrario, in caso di ritorno delle vendite, l’area di supporto più importante (in caso di cedimento dei 3.300 punti) è in area 3.200 punti.
In ogni caso, nonostante il recente rimbalzo tecnico, se analizziamo l’andamento dell’indice CSI 300 su time frame settimanale, è evidente la debolezza degli ultimi 3 anni, con solo un ritorno dell’indice nuovamente al di sopra della resistenza a 3.500 punti potrebbe favorire un recupero del listino.
Su time frame settimanale, se l’indice dovesse riuscire ad archiviare la settimana sopra i 3.340 punti, allora verrebbe messo a segno un pattern candlestick di inversione rialzista denominato Bullish Engufing, il che sarebbe un segnale di forza per il listino cinese.