Bce, rapporto 2023: rialzi tassi +200 pb anti-inflazione. Meno BTP e bond euro con QT da oltre 1 trilione
La Bce di Christine Lagarde ha pubblicato oggi un rapporto dedicato ai risultati che ha raggiunto nel 2023 attraverso i continui rialzi dei tassi iniziati nel 2022 con la sua lotta all’inflazione, riassumendo i principali eventi che hanno caratterizzato l’anno e spiegando la strategia adottata per evitare l’ulteriore escalation dei prezzi nell’area euro.
Messo in evidenza il venir meno degli effetti degli shock che hanno colpito il mondo, derivanti dall’esplosione della guerra in Ucraina, iniziata il 24 febbraio del 2022 con l’invasione del paese da parte della Russia.
Rapporto Bce 2023: effetto calo su inflazione e il via al QT anti BTP
La Bce ha confermato in particolare il calo dei prezzi dell’energia, che “ha rappresentato la metà del calo dell’inflazione” e che, unito alle strette monetarie varate dalla banca centrale europea, ha provocato la discesa dei prezzi in Eurozona.
Ricordato nel testo anche il via al piano di QT-Quantitative Tightening, ovvero della riduzione del bilancio della Banca centrale europea che, negli anni precedenti, era stato gonfiato dai ripetuti acquisti di BTP e di altri titoli di stato dell’area euro, lanciati con il piano diametralmente opposto, ovvero con il QE-Quantitative easing, varato dall’ex presidente della banca centrale europea ed ex presidente del Consiglio, Mario Draghi.
Parallelamente, abbiamo proseguito nella normalizzazione del bilancio dell’Eurosistema affinché restasse coerente con l’intonazione complessiva della nostra politica monetaria.
Lo sfoltimento del bilancio della Bce è stato notevole.
La riduzione di oltre 1.000 miliardi di euro registrata in bilancio nel 2023 è stata determinata in gran parte dalle scadenze e dai rimborsi anticipati nell’ambito delle nostre operazioni mirate di rifinanziamento a più lungo termine. Nel corso dell’anno abbiamo inoltre interrotto i reinvestimenti dei titoli giunti a scadenza nell’ambito del nostro programma di acquisto di attività. Inoltre, a dicembre abbiamo annunciato la graduale cessazione dei reinvestimenti in seno al programma di acquisto per l’emergenza pandemica”, si legge nel testo del rapporto della Bce.
Il QT necessario e il maxi rialzo di 200 punti base nel 2023
Vale la pena di ricordare che quel QT lanciato dalla Bce si è confermato più volte motivo di ansia per il governo Meloni, vista la decisione della Banca centrale europea di iniziare ad alleggerire il bilancio di quei BTP e altri bond dell’area euro acquistati in precedenza: una scelta che ha di colpo reso i titoli di stato di nuova emissione orfani di quell’acquirente che li aveva assorbiti puntualmente, blindando il debito pubblico dell’Italia e dell’intero blocco.
Ma quel Quantitative Tightening si è reso necessario, ha spiegato la Bce, ai fini della restrizione monetaria a sua volta indispensabile per arrestare la corsa dell’inflazione.
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In tutto, “da gennaio a settembre, abbiamo innalzato i tassi di interesse di ulteriori 200 punti base”, ha ricordato la Banca centrale europea.
La carrellata di strette monetarie firmata da Lagarde era iniziata tuttavia già prima, esattamente nel luglio del 2022, con quel maxi rialzo dei tassi arrivato tra l’altro proprio nel giorno della caduta del governo Draghi in Italia:
quella stretta monetaria aveva posto fine all’era dei tassi negativi che sempre l’ex presidente del Consiglio Mario Draghi aveva lanciato, negli anni in cui era stato numero uno della Banca centrale europea, quando il contesto macroeconomico dell’area euro era stato caratterizzato dal fenomeno opposto a quello che l’Eurozona sta vivendo oggi, ovvero dalla deflazione.
La Bce ha ribadito che, nel corso del 2023, “abbiamo adottato le decisioni sui tassi continuando a basarci sui dati, in un contesto caratterizzato da elevata incertezza” e che, “al fine di calibrare accuratamente in che misura fosse necessario alzare i tassi, abbiamo introdotto tre criteri: prospettive di inflazione, dinamica dell’inflazione di fondo e intensità della trasmissione della politica monetaria”.
L’ultimo atto della Bce risale a giovedì scorso, 11 aprile, quando i tassi sulle operazioni di rifinanziamento principali, sulle operazioni di rifinanziamento marginale e sui depositi presso la banca centrale rispettivamente al 4,50%, al 4,75% e al 4,00%, dopo l’ultima stretta monetaria che risale al meeting di settembre del 2023, quando Christine Lagarde proferì la famosa frase magica , sancendo la fine di quei rialzi dei tassi lanciati nei mesi precedenti in modo incessante.
Nel rapporto relativo al 2023 Francoforte ha ricordato che proprio nel mese di settembre, di fatto, sono stati ravvisati sia “un miglioramento delle prospettive di inflazione”, che “una vigorosa trasmissione della politica monetaria”.
Detto questo, “l’inflazione di fondo è rimasta elevata, con forti pressioni interne sui prezzi“.
A quel punto, si legge nel rapporto sul 2023 pubblicato oggi, la Banca centrale si è impegnata a “mantenere i tassi su questi livelli finché necessario, continuando al tempo stesso ad adottare un approccio che si basa sull’analisi dei dati e sui criteri già menzionati per determinare livello e durata adeguati dell’orientamento restrittivo”.
La Bce su rischi climatici, lancio T2 ed euro digitale
La Banca centrale europea ha fatto notare anche che “contemporaneamente al consolidamento dei progressi compiuti nella lotta all’inflazione, abbiamo portato avanti le attività volte a tenere conto dei rischi climatici nello svolgimento dei nostri compiti”, dando il via nel mese di marzo dello scorso anno alla “diffusione periodica di informazioni finanziarie riferite ai rischi climatici degli investimenti effettuati dall’Eurosistema nel settore societario”.
Venendo ai fatti, “l’intensità carbonica dei reinvestimenti da noi effettuali su tali titoli è diminuita di circa due terzi nei dodici mesi successivi a ottobre 2022, quando iniziammo a orientarli verso emittenti con prestazioni migliori sotto il profilo climatico”.
E ancora, nel 2023, la Bce ha compiuto “notevoli progressi in un altro settore cruciale per le nostre attività: i pagamenti”.
Per la precisione, “a marzo è stato avviato T2, il nostro nuovo sistema di pagamento all’ingrosso”, che “contribuisce all’armonizzazione e all’efficienza dei mercati finanziari europei introducendo un nuovo sistema di regolamento lordo in tempo reale che, sostituendosi a Target2, operativo dal 2007, razionalizza la gestione della liquidità in moneta di banca centrale”.
Tra gli altri interventi, l’inizio della “fase preparatoria del progetto sull’euro digitale “, che è stata lanciata a novembre e che “getterà le basi per la potenziale emissione di un euro digitale”.
A tal proposito, l’istituzione guidata da Christine Lagarde ha sottolineato che l’euro digitale non andrebbe a sostituirsi al contante, ma “si affiancherebbe” ad esso.
“Il contante rimane il mezzo di pagamento più utilizzato dai cittadini dell’area dell’euro, i quali ritengono in netta maggioranza che sia importante avere la possibilità di usarlo per i pagamenti”.
In tal senso la Bce si sta muovendo anche per lanciare una “nuova serie di banconote in euro, il simbolo più tangibile e visibile dell’unità europea”.
“L’anno del 25esimo anniversario della Bce – ha concluso la banca centrale – è stato anche segnato dall’ingresso della Croazia nell’area dell’euro” che, con l’adozione dell’euro, “ha portato a 20 il numero dei paesi dell’area, quasi il doppio rispetto all’anno in cui fu introdotta la moneta unica”.
La banca centrale europea ha rimarcato l’importanza dell’espansione dell’area dell’euro, fattore che “riflette l’inalterata attrattiva della nostra unione monetaria, in un mondo connotato da crescente imprevedibilità”.
Tra l’altro, “nel 2023 il sostegno dei cittadini nei confronti dell’euro è rimasto prossimo ai massimi storici”.
E “non sarebbe stato possibile raggiungere questi risultati – ha scritto Francoforte – senza il grande impegno del nostro personale e la sua dedizione alla missione della Bce: mantenere la stabilità dei prezzi a beneficio dei cittadini dell’area dell’euro”.
Qualcuno, su questo ultimo punto, avrebbe forse da ridire, visto che proprio questa lotta lanciata negli ultimi due anni dalla Bce per assicurare la stabilità dei prezzi dell’area euro, anche secondo diversi economisti, avrebbe strozzato l’economia dell’Eurozona.
Ma ora la Bce sarebbe pronta a cambiare registro, stando almeno a quanto detto nell’ultima riunione del Consiglio direttivo dalla presidente Christine Lagarde.
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