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Bce: ‘rischio Lagarde’ con schiaffo tassi e baratto anti-BTP

27 Luglio 2023 10:53

Bce-Day, oggi il verdetto sui tassi e sul QT di Christine Lagarde. Banca centrale europea assediata da critiche, polemiche riaccese dal rapporto che ha lanciato l’alert sul credit crunch. Un problema non solo dell’area euro.

Bce-Day, ci siamo: oggi, giovedì 27 luglio 2023, la banca centrale europea guidata da Christine Lagarde sfornerà l’ennesimo rialzo dei tassi anti-inflazione, annunciando anche eventuali novità sul QT (Quantitative Tightening), piano che prevede lo smobilizzo dei BTP e di altri titoli di stato dell’area euro di cui Francoforte ha fatto incetta con il QE.

Gli analisti prevedono una stretta monetaria di 25 punti base, che porterà i tassi di interesse sulle operazioni di rifinanziamento principali, sulle operazioni di rifinanziamento marginale e sui depositi presso la banca centrale rispettivamente al 4,25%, al 4,50% e al 3,75%

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I mercati finanziari danno per certo l’ennesimo rialzo dei tassi che Christine Lagarde è pronta ad annunciare tra qualche ora.

L’annuncio della decisione del Consiglio direttivo sui tassi e sugli altri strumenti di politica monetaria della Bce arriverà alle 14.15 ora italiana.

Seguirà alle 14.45 la conferenza stampa con cui Lagarde prenderà la parola, motivando la mossa.

I riflettori saranno puntati soprattutto sulle dichiarazioni che Lagarde rilascerà sulle eventuali probabili misure che l’Eurotower prenderà in futuro, a partire dal successivo meeting di settembre, in un momento in cui la strategia della Bce è assediata da critiche, che vedono come mittenti, ormai, non solo gli esponenti del governo Meloni. Tanto che sui mercati, si fa sempre più viva la speranza che Lagarde non abbia più molto spazio per continuare a brandire l’ascia delle strette monetarie contro l’inflazione:

sicuramente, non più come prima, viste le informazioni che la banca centrale stessa ha diramato negli ultimi giorni, e i dati macro dell’Eurozona, che stanno confermando l’erosione dei fondamentali economici del blocco.

Rischio BTP. Pericolo baratto tassi più bassi-QT più veloce

Quale sarebbe il male minore che la Bce potrebbe ‘garantire’ in questa sua lotta serrata e disperata contro l’inflazione, senza dare il colpo di grazia al Pil dell’Eurozona? (non messo però così male, almeno in base a quanto emerso dall’aggiornamento dell’Fmi al proprio World Economic Outlook-WEO), comunicato l’altro ieri).

Negli ultimi giorni sono circolate indiscrezioni non proprio confortanti, in particolare per l’Italia e per il suo debito pubblico: dunque, per i BTP e altri titoli di stato made in Italy.

Secondo i rumor riassunti in un articolo dell’FT-Financial Times, i falchi della Bce sarebbero disposti ad accettare un tasso terminale, ovvero un tasso finale, più basso di quello sperato.

Non senza chiedere in cambio, tuttavia, qualcosa. Un qualcosa che andrebbe a colpire però in modo particolare i BTP, che per tanti anni – così come è accaduto anche per i titoli di stato dell’area euro, meno assillati tuttavia dal nodo debito pubblico dei rispettivi paesi – sono stati sorretti dal QE-Quantitative easing, il piano salva-Italia anti-spread varato all’epoca della Bce di Mario Draghi.

La paura è praticamente di un baratto tra un tasso terminale più basso di quanto desiderato e un QT più veloce, che l’Italia avrebbe qualche problema ad accettare: la questione è tuttavia complessa, visto che c’è anche chi fa notare che, in realtà, a dispetto del governo Meloni che continua a tuonare contro Lagarde, la Bce starebbe portando addirittura avanti il QE, nel caso dell’Italia, blindando così in modo inequivocabile proprio i BTP, a danno dei Bund tedeschi.

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Detto questo, è lampante il fatto che Lagarde non abbia più contro ‘soltanto’ gli esponenti del governo Meloni.

Dopo le dichiarazioni al vetriolo della stessa presidente del Consiglio Giorgia Meloni e del leader della Lega, vicepremier e ministro dei Trasporti e delle Infrastrutture Matteo Salvini, ad assediare Francoforte di critiche sono state anche istituzioni ed economisti di rilievo.

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L’altro ieri un attenti a non esagerare alzando troppo i tassi  è arrivato inoltre dall’economista ex Bce, docente alla London Business School, Lucrezia Reichlin .

Ansia tassi Bce più alta con paura-allarme credit crunch

La posizione in cui versa Christine Lagarde si è fatta negli ultimi giorni ancora più precaria per, ironia della sorte, un report che la stessa Eurotower ha pubblicato:

il rapporto Banking Lending Survey (BLS), sondaggio che la Bce lancia ogni trimestre per monitorare il polso del credito che le banche erogano all’economia reale.

L’analisi ha messo in evidenza come, nel secondo trimestre di quest’anno, il credito si sia ulteriormente inceppato, sia per gli standard creditizi più severi decisi dalle banche, spaventate dallo spettro di un balzo dell’NPL (crediti deteriorati) , che per il calo delle richieste stesse dei prestiti da parte delle aziende e delle famiglie.

A fronte di costi di finanziamento in continuo rialzo – come nel caso delle rate sui mutui, sempre più onerose e insostenibili -, non è certo una sorpresa apprendere che le famiglie e le imprese abbiano deciso di prendere le distanze dalle banche, pensandoci due volte prima di accendere un mutuo e/o chiedere un prestito.

Ma ha sorpreso comunque leggere che le domande dei prestiti alle banche da parte delle imprese sono scivolate al minimo da 20 anni, ovvero da quel 2003 in cui la Bce ha iniziato a pubblicare i risultati del Banking Lending Survey.

Lagarde deporrà ascia di guerra anti-inflazione?

La paura di un credit crunch in Eurozona ha messo tutti ulteriormente sull’attenti, sobillando ulteriormente gli animi anti-Lagarde.

Dati macro sconfortanti – come l’indice Ifo tedesco capitolato al minimo degli ultimi otto mesi – hanno portato gli economisti e gli stessi mercati a prezzare con una probabilità maggiore la fine del ciclo di rialzi dei tassi che Lagarde inaugurava proprio l’anno scorso, il 21 luglio del 2022.

“Questa intera carrellata di dati macro negativi, unita al rischio più alto di un credit crunch nell’area euro, avalla la prospettiva di una pausa (nel rialzo dei tassi) dopo la stretta del meeting di giovedì” (oggi), ha commentato al Financial Times Carsten Brzeski, economista della banca olandese ING.

Del pericolo di un credit crunch ha parlato anche l’analista senior delle commodities di Bloomberg Mike McGlone, facendo riferimento tra l’altro non solo alla Bce di Christine Lagarde ma anche alla Fed di Jerome Powell.

Secondo McGlone, non solo esiste ancora il rischio di una recessione, ma perfino di una depressione, sia negli Stati Uniti che nell’Eurozona.

Di per sè la minaccia di un credit crunch in entrambe le aree potrebbe tradursi inoltre nell’arrivo di un “financial reset”

Un altro articolo della CNN The credit crunch is getting worse and bankruptcies are on the rise” avverte inoltre che è probabile che le banche americane continuino a inasprire i criteri a cui fanno riferimento nel momento in cui devono decidere se approvare o meno l’erogazione di un prestito, assillate dal timore di veder lievitare i loro livelli di NPL e dunque di procedere a ulteriori accantonamenti per far fronte a eventuali future perdite sui crediti.

D’altronde, negli States aumenta il numero delle aziende che alzano bandiera bianca dichiarando bancarotta così come dei consumatori che non riescono a rimborsare i prestiti ricevuti.

Un cane che si morde la coda: famiglie e imprese che fanno default a causa di costi di finanziamento più alti e banche che per paura di un boom degli NPL rendono ancora più severi i criteri per l’erogazione dei prestiti. Roba da credit crunch, fenomeno che negli Stati Uniti sta peggiorando.

In Eurozona, dove l’economia è anche più debole rispetto a quella degli Stati Uniti, la Bce di Christine Lagarde può davvero permettersi di continuare a portare avanti una politica monetaria strozza Pil?