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Bankitalia: Visco e l’addio con alert debito-BTP. Arriva Panetta, voce dovish della Bce

2 Novembre 2023 14:12

Finita l’era di Ignazio Visco governatore di Bankitalia, inizia quella di Fabio Panetta.

Il cambio di guardia si è compiuto ufficialmente nella giornata di ieri, 1° novembre 2023, con Ignazio Visco che si è spogliato delle vesti di numero uno della Banca d’Italia, consegnandole al successore Panetta, 64 anni, economista e banchiere, ex esponente del Comitato esecutivo della Bce.

Bankitalia, Visco su BTP nelle mani degli italiani: lo Stato sia un buon debitore

Prima di mettere la parola punto al suo mandato, Ignazio Visco ha avuto l’occasione di riassumere il suo pensiero da governatore di Bankitalia nella 99esima Giornata mondiale del risparmio organizzata dall’Acri, che si è tenuta l’altroieri, martedì 31 ottobre.

Diverse le questioni trattate da Visco, che non ha risparmiato un monito all’Italia di Giorgia Meloni, nel commentare sia la febbre per i BTP che si è diffusa in questi ultimi mesi tra i risparmiatori italiani – confermata dal doppio successo del BTP Valore -, che, più in generale, il tallone di Achille del debito pubblico italiano, che continua ad angustiare i governi di turno.

Visco ha sottolineato che, di fatto, “le famiglie italiane affidano allo Stato, sottoscrivendo titoli del debito pubblico, una quota non irrilevante della loro ricchezza”.

Di conseguenza, un monito è stato lanciato allo Stato che si sta indebitando con i suoi cittadini, puntando secondo qualcuno alla nazionalizzazione del debito pubblico:

“Come ogni buon debitore, anche l’emittente pubblico (dunque lo Stato, in questo caso il governo Meloni che ha raccolto un bel po’ di miliardi di euro con le due edizioni del BTP Valore) “ha il dovere di farne buon uso e di restituirla nei modi e nei tempi promessi”.

“Ma – ha continuato Visco – a differenza dei prenditori privati, il compito dello Stato non si esaurisce nella restituzione di quanto preso a prestito. La tutela del risparmio e il suo impiego efficiente richiedono politiche economiche che assicurino il mantenimento di condizioni finanziarie equilibrate, stabilizzino le fluttuazioni cicliche dell’economia e ne migliorino il potenziale di crescita”.

“Per i paesi ad alto debito ridurne l’incidenza rispetto al prodotto è una priorità: un debito eccessivo rispetto alla capacità di crescita riduce gli spazi per le politiche anticicliche, espone l’economia a tensioni sui mercati e aumenta i costi per lo Stato, e in ultima analisi per le famiglie e le imprese”.

Visco: ‘in assenza di interventi rapporto debito-Pil rischia di salire’

Visco ha riconosciuto comunque il processo di riduzione del debito pubblico che l’Italia è riuscita a portare avanti rispetto al boom segnato durante il periodo più buio della pandemia Covid-19, che ha costretto i governi a lanciare diverse misure di stimolo per proteggere le imprese e le famiglie:

“Nel 2022 in Italia il rapporto tra debito pubblico e prodotto (interno lordo) è stato pari al 141,7 per cento, il più elevato nell’Unione europea dopo quello della Grecia, anche se non va trascurata la significativa riduzione occorsa dopo il forte aumento connesso con la pandemia: alla fine di quest’anno quasi 15 degli oltre 20 punti di incremento registrati nel 2020 – oltre la metà dei quali dovuti all’effetto meccanico del denominatore – saranno stati riassorbiti”.

Dall’altro lato Visco ha avvertito che, “nel prossimo triennio, tuttavia, la flessione attesa nei programmi del Governo è marginale”, visto che, “nel 2026 il debito sarebbe pari a poco meno del 140 per cento del PIL”.

Non solo:

“Successivamente, in assenza di interventi, il rapporto (debito-Pil) rischierà di salire. In prospettiva, infatti, il costo medio del debito dovrebbe tornare a collocarsi su livelli più elevati del tasso di crescita nominale dell’economia e diventeranno più rilevanti gli impatti dell’invecchiamento della popolazione sulla spesa sociale”.

Qualcosa che dovrebbe rendere ancora più responsabile lo Stato, che si è imbarcato con il governo Meloni nell’impresa di convincere i risparmiatori italiani ad accollarsi ulteriori fette di debito pubblico del made in Italy.

L’appello di Meloni tra l’altro finora ha funzionato, visto che è stato lo stesso Visco a rendere noto, con il discorso proferito alla 99esima Giornata mondiale del risparmio, che “nei primi sei mesi di quest’anno, in particolare, si sono registrati oltre 70 miliardi di acquisti netti di
titoli del debito pubblico, un valore molto elevato nel confronto storico”.

Al punto che “la quota di questi titoli detenuti direttamente dalle famiglie sul totale delle loro attività finanziarie ha raggiunto il 4,2 per cento, il valore più alto dal 2014″, mentre “quella dei depositi il 26,0 per cento, il valore più basso dal 2008”.

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Il discorso di addio di Ignazio Visco ha praticamente confermato il monito che l’ormai ex numero uno di Bankitalia aveva già lanciato all’inizio di ottobre, quando l’ansia scatenata sui mercati dalla pubblicazione della Nadef (Nota di aggiornamento al Def) del governo Meloni lo aveva portato a consigliare alla presidente del Consiglio e all’esecutivo, con una intervista rilasciata al Financial Times (FT), di dare ascolto ai timori che gli investitori tornavano a esprimere nei confronti del debito pubblico italiano e dei BTP.

Ovviamente bisogna comprendere il motivo per cui i mercati potrebbero essere preoccupati – aveva detto Visco, aggiungendo, tra l’altro, di non credere che quei movimenti dello spread (scattato subito dopo la pubblicazione della Nadef oltre la soglia dei 200 punti base) e poi anche dei tassi decennali dei BTP (che arrivavano a sfondare la soglia del 5%), fossero frutto di “una speculazione” contro l’Italia.

“Credo piuttosto che si tratti di una preoccupazione…sul potenziale di crescita di lungo termine dell’economia (dunque del Pil) italiana”.

Preoccupazione che sarà stata a questo punto alimentata ulteriormente da quella crescita pari a zero che il Pil dell’Italia ha riportato nel corso del terzo trimestre del 2023, messa in evidenza dalle stime preliminari comunicate giorni fa dall’Istat.

Inizia l’era di Fabio Panetta, al suo posto alla Bce Piero Cipollone

Non facile sarà dunque il compito del successore di Ignazio Visco, Fabio Panetta, da ieri nuovo governatore di Bankitalia, che finora si è messo in luce per essere stato tra gli esponenti più dovish del Comitato esecutivo della Bce, avvertendo Lagarde e i falchi dell’Eurotower sulla necessità di “non guidare come pazzi a fari spenti nella notte”, con le loro strette monetarie lanciate in modo incessante per contrastare la crescita dell’inflazione dell’area euro.

“Emerge quindi l’esigenza di considerare il rischio che la stretta monetaria possa rivelarsi eccessiva. Dopo anni di bassa crescita, una nuova recessione potrebbe danneggiare in modo permanente la nostra capacità produttiva e pregiudicare le opportunità di lavoro, soprattutto per i cittadini economicamente vulnerabili. Anche se venisse successivamente corretto, un eccesso di rigore monetario risulterebbe inevitabilmente molto costoso, data la scarsa flessibilità dell’economia europea”, sottolineava Panetta agli inizi del 2023.

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Dal canto suo0, l’ormai ex governatore di Bankitalia Ignazio Visco ha ricordato come la banca centrale europea sia stata costretta ad alzare ininterrottamente i tassi, prima della pausa della scorsa settimana, in quanto arrivata troppo tardi a capire la portata della crescita dell’inflazione nell’Eurozona, dopo aver ignorato avvisaglie che avrebbero dovuto invece farla scattare sull’attenti.

Visco ha commentato di fatto le strette monetarie varate dalla Bce facendo notare che “vi è chi ritiene che tale intensità sia dovuta a un possibile ritardo della politica monetaria nel contrastare fattori inflazionistici già in atto dai primi mesi del 2021, quando, anche e soprattutto grazie all’inizio della campagna di vaccinazione, già erano venuti meno gli straordinari timori connessi con l’esplosione della pandemia”.

“Si suggerisce, in particolare, che siano stati gli errori nella previsione della dinamica inflazionistica, peraltro non confinati al livello delle banche centrali, ad aver determinato tale ritardo e che se l’azione di politica monetaria fosse stata anticipata si sarebbero contenuti sia l’eccessivo rialzo dei prezzi occorso nell’ultimo biennio sia la forte decelerazione dell’attività economica osservata nell’anno in corso.

Detto questo, Visco ha detto di ritenere che “l’orientamento del Consiglio (direttivo) a mantenere i tassi di riferimento sugli attuali livelli per un periodo sufficientemente lungo – a regolare, cioè, la persistenza della nostra azione più che la sua intensità – sia una decisione saggia”.

Intanto, oggi la Bce ha dato il benvenuto a Piero Cipollone, che prenderà la veci di Fabio Panetta, diventato numero uno di Bankitalia.

L’Eurotower ha fatto gli auguri di buon lavoro a Cipollone, in vista del suo “mandato di otto anni”.

“Molti ringraziamenti a Fabio Panetta – ha aggiunto la Banca centrale europea – e buona fortuna nel suo nuovo ruolo di governatore della Banca d’Italia”.