Notizie Notizie Italia Acri-Ipsos 2023: gli italiani e il rapporto con il risparmio, gli investimenti, l’Ue e l’euro

Acri-Ipsos 2023: gli italiani e il rapporto con il risparmio, gli investimenti, l’Ue e l’euro

Pubblicato 30 Ottobre 2023 Aggiornato 31 Ottobre 2023 11:46

In vista della 99a Giornata Mondiale del Risparmio che si terrà domani, martedì 31 ottobre, l’Acri (Associazione delle fondazioni e delle casse di risparmio), organizzatrice dell’evento,  ha pubblicato l’indagine annuale realizzata insieme all’Ipsos sul rapporto tra gli italiani e il risparmio, nel corso del 2023. 

Dal rapporto è emerso il miglioramento della fiducia degli italiani nei confronti del contesto economico, rispetto al pessimismo piombato nel paese e in tutto il mondo, nel 2022, con la guerra in Ucraina.

Gli italiani hanno confermato anche una maggiore propensione verso forme di investimento che facciano fruttare i loro risparmi, anche se l’amore quasi atavico nei confronti del contante è rimasto, come dimostrato dalla elevata quota di cash parcheggiata nei conti correnti delle banche.

Si è incrinato, invece, e soprattutto tra le fasce più adulte della popolazione, il rapporto con l’Unione europea e con l’euro, complice anche la carrellata di rialzi dei tassi di interesse lanciata in modo incessante dalla Bce di Christine Lagarde.

Ben dieci i rialzi dei tassi consecutivi lanciati da Lagarde nel tentativo quasi disperato di arrestare la corsa dell’inflazione dell’Eurozona, fino a giovedì scorso 26 ottobre, quando l’Eurotower ha, finalmente per molti, lasciato i tassi di riferimento principali del blocco invariati.

Indagine Acri-Ipsos su italiani e risparmio: ritorno a un cauto ottimismo

“Nel 2023 – si legge nel rapporto Acri-Ipos – si osserva un ritorno a un cauto ottimismo, con una situazione percepita come meno difficile, e che permette di vivere con maggiore serenità, almeno fino a quando l’orizzonte è immediato. Complice una certa ‘normalizzazione/assuefazione’ all’elevato livello dei prezzi , la speranza di una discesa a breve dell’inflazione, combinata alla percezione di essere in grado di fronteggiare un mondo complesso”.

Gli italiani si confermano dunque meno pessimisti rispetto al 2022, “anno in cui è andata persa la forte ventata di ottimismo del 2021 a causa del conflitto in Ucraina, del drammatico aumento del costo dell’energia e delle ricadute pesanti sui prezzi, cui si è associato un periodo di incertezza politica”.

Il clima, certifica l’indagine, è cambiato, e fortunatamente in meglio.

“Lo studio Acri-Ipsos evidenzia un modesto miglioramento del tenore di vita delle famiglie, che torna ai livelli pre-pandemia: è il risultato di famiglie in forte difficoltà economica, in calo rispetto al 2022, e famiglie che hanno registrato una migliore tenuta del tenore di vita, in crescita rispetto allo stesso anno. Ciò si accompagna a una minore insoddisfazione: scende dal 17% al 14% la quota di chi appare seriamente in difficoltà”.

D’altronde, è stata la stessa Istat a rendere noto che “la fiducia per il clima economico nel nostro Paese che aveva registrato una vera e propria ‘caduta’ nel corso dello scorso anno, è ritornata verso livelli analoghi a quelli della prima metà del 2021″.

Si rileva “in generale un clima di più cauto ottimismo guardando ai prossimi 2 o 3 anni, nonostante permangano condizioni di difficoltà e incertezza economica e sociale. Ed è proprio l’incertezza delle prospettive che induce a dare più spazio all’oggi, alla vita attuale, anche se non può venire del tutto meno la necessità di inserire le proprie scelte di consumo e investimento in una cornice di più ampio respiro”.

Per quanto “continuino a prevalere le famiglie che lamentano la difficoltà di tenuta o il peggioramento del tenore di vita”, nel 2023, è salito il numero di chi ha dichiarato di aver assistito a un “miglioramento del proprio tenore, in crescita rispetto al 2022 (14% vs. 7%)”.

La percentuale di chi lamenta un peggioramento è, invece, scesa al 13% dal 19%. Tutti elementi che confermano il “ritorno a una situazione più simile a quella pre-pandemica”.

In realtà, dall’indagine emerge che, in questo 2023, non è cresciuto però tanto tra gli italiani il numero degli ottimisti, rimasto pressocché stabile, al 27% rispetto al 26% precedente.

Piuttosto, è diminuito il numero dei pessimisti (52% vs 58%).

“Complessivamente assistiamo dunque ad un rimbalzo positivo rispetto all’anno in corso; -25 il saldo tra 27% ottimisti e 52% pessimisti nel 2023 vs -32, il saldo tra ottimisti pari al 26% e pessimisti pari al 58% nel 2022. Sono in particolare le prospettive economiche personali che volgono in positivo: +11 p.p. il saldo tra chi pensa che nei prossimi tre anni la propria situazione personale migliorerà vs peggiorerà”.

 

Sempre alta la scelta pro-cash. Ma sale propensione verso strumenti meno rischiosi

Nell’attuale contesto, qual è l’approccio degli italiani verso il risparmio e gli investimenti?

Dall’indagine Acri-Ipsos  emerge che, “nell’attuale contesto di incertezza economica, rimane forte la propensione degli italiani verso la liquidità come forma di protezione dall’imprevisto”.

Allo stesso tempo, si assiste a una “crescita della propensione verso strumenti finanziari meno rischiosi, che possano mettere al riparo dall’erosione dei propri risparmi dovuta all’inflazione e godere di tassi via via sempre più positivi”.

La liquidità, si sa, è un fenomeno che erode il valore della liquidità e del cash.

Di conseguenza, anche gli italiani amanti del contante vanno alla ricerca di forme di investimento che garantiscano un certo guadagno.

Vero è che “per più di un terzo degli italiani l’accumulo di denaro è fine a sé stesso”, mentre “tra i due terzi che invece risparmiano con una progettualità futura, emerge una visione più a breve termine rispetto al 2022”.

Acri: sale il livello di apertura all’investimento

Nel 2023 si segnala di un aumento del “livello di apertura all’investimento: il 36% dichiara di investire una parte dei risparmi rispetto al 34% nel 2022″, mentre “si mantiene costante la propensione a spendere il denaro o a tenerlo a disposizione sul conto corrente che riguarda il 62% degli italiani (era il 63% nel 2022 e il 61% nel 2021)”.

L’indagine segnala che aumenta in modo significativo la propensione a puntare su “strumenti finanziari più sicuri (38% vs 23% nel 2022) che offrono maggiore stabilità e una minore esposizione al rischio, questo a scapito della liquidità, che passa dal 35% al 26% e di strumenti più rischiosi come l’azionario, che scendono dal 10% dello scorso anno al 7% del 2023″.

Altro aspetto messo in rilievo dall’indagine Acri-Ipsos è l’interesse per la gestione del denaro e del risparmio ancorato in modo particolare all’età presa in considerazione.

“Sono i giovani a mostrare una maggiore sensibilità verso questi temi anche se poi non si sentono sufficientemente preparati e hanno quindi poca fiducia nella propria capacità di gestire il denaro”.

“I giovani 18-30enni sono maggiormente interessati degli adulti (45-64 anni) ai principali temi che riguardano la gestione del denaro: soprattutto vorrebbero sentirsi più preparati sulle principali forme di investimento per il futuro (33% vs 22% tra i 45-64enni) rispetto alle quali riconoscono una carenza informativa, sugli strumenti di gestione del risparmio (22% vs 13% tra i 45-64enni), sul funzionamento dei fondi previdenziali e di pensione integrativa (24% vs 17% tra i 45-64enni), meno sui prodotti assicurativi”.

Per quanto riguarda il mercato delle criptovalute, Bitcoin & Co, l’attenzione vede protagonisti soprattutto i più giovani (23% i giovani interessati vs 9% dei 45-65enni), in quanto si tratta nel caso in questione di “strumenti innovativi che utilizzano tecnologie digitali, a cui i giovani
si sentono affini”.

Si fa più travagliato il rapporto tra gli italiani e l’Ue-euro

Attenzione a quanto emerge dall’indagine riguardo al rapporto che gli italiani hanno con l’euro e l’Unione europea.

Per gli europeisti, il quadro presentato da Acri-Ipsos non è del tutto confortante. Anzi.

Ad avere piena fiducia nei confronti dell’Ue è la metà circa (51%) gli italiani, in calo rispetto al 57% del 2022.

Sono soprattutto i giovani ad avere fiducia nei confronti dell’Unione europea (18-30 anni), mentre il numero degli scettici sale soprattutto nella fascia più adulta della popolazione (45-64).

“L’Unione Europea rimane fortemente associata al concetto di libertà – si legge nel rapporto Acri-Ipsos – libera circolazione di beni, servizi e denaro (33%), libertà di movimento (29%) tratto riconosciuto soprattutto da chi ha fiducia (+33 p.p.)”.

Inoltre, “si riconosce alla Ue l’impegno nel favorire la cooperazione economica, (27%), ma si evidenzia una sua maggior difficoltà, rispetto al 2022, a garantire ai Paesi membri maggior competitività in un contesto allargato con Paesi esteri di dimensioni molto più grandi”.

“La prospettiva di uscire dall’Unione Europea continua ad essere vista come un grave errore da due terzi degli italiani; si crede infatti, che anche nel prossimo futuro andrà nella giusta direzione (58% vs 61% nel 2022)”.

Tuttavia stanno crescendo progressivamente gli scettici (34% pensa che andrà nella direzione sbagliata vs 28% nel 2022) a causa del contesto socioeconomico e delle scelte complesse che il periodo e le circostanze impongono, come la politica della Bce dei continui rialzi dei tassi di interesse”.

Erosa anche la fiducia nei confronti dell’euro.

Dall’indagine Acri-Ipsos emerge che, “guardando alla moneta unica, crescono gli insoddisfatti (58% vs 55% nel 2022) soprattutto tra le fasce più deboli della popolazione (residenti nel Sud e Isole, persone che non lavorano, che hanno un titolo di studio basso). E sebbene il 58% ritenga che avere la moneta unica non possa che portare dei vantaggi anche nel lungo periodo, si osserva una significativa crescita dei più diffidenti su questo aspetto”.