Rubriche e analisi Dividend yield, la classifica del Ftse Mib: chi rende di più e chi meno (24/10/24)

Dividend yield, la classifica del Ftse Mib: chi rende di più e chi meno (24/10/24)

24 Ottobre 2024 16:20

I dividendi costituiscono una fonte di rendimento importante per gli operatori del mercato azionario. Specialmente in fasi volatili e incerte come quella attuale, con rapidi cambiamenti a livello geopolitico e di politica monetaria, diventa complesso ricavare un capital gain dal rialzo dei titoli. Questo amplifica l’interesse degli investitori per aziende che pagano cedole costanti, con payout e dividend yield elevati. Ecco quindi le società del Ftse Mib, l’indice più significativo di Piazza Affari, che garantiscono le migliori opportunità in termini di rendimento da dividendi.

L’importanza dei dividendi nel contesto macroeconomico in evoluzione

Il quadro macroeconomico delineato dagli ultimi dati dell’eurozona evidenzia una progressiva discesa dell’inflazione, ma anche una debole crescita. Proprio oggi sono stati diffusi gli indici Pmi preliminari di ottobre, che confermano lo stallo sostanziale dell’attività economica, frenata dal persistente declino del manifatturiero e da una crescita sempre più modesta dei servizi. I mercati danno per scontato un altro taglio dei tassi a dicembre da parte della Bce, dopo quello della scorsa settimana, ma il dibattito sull’entità della mossa – 25 o 50 punti base – è totalmente aperto.

Negli Usa, le ultime dichiarazioni dei responsabili di politica monetaria hanno mostrato un approccio più cauto, in scia ad alcuni dati macro piuttosto solidi che hanno ridotto l’urgenza di nuovi tagli dei tassi della Fed. In ogni caso, i funzionari sembrano orientati verso una o due riduzioni da 25 punti base nelle ultime due riunioni dell’anno, seguite da altri interventi a inizio 2025.

L’atteso allentamento della politica monetaria dovrebbe sortire un effetto negativo sui rendimenti di alcune asset class, come le obbligazioni. Per contro, potrebbe alimentare l’appeal per le azioni e altre attività rischiose, oppure quelle non remunerative (in termini di interessi corrisposti) come l’oro.

Le società con dividendi elevati costituiscono dunque un’opportunità interessante per ottenere una componente di reddito diretta e perlopiù stabile. Inoltre, consentono agevolano una mitigazione dei rischi in uno scenario dinamico, con molteplici incognite legate soprattutto alle elezioni americane, la ripresa della Cina e i conflitti in corso.

Cos’è il dividend yield e come si calcola

Per misurare i dividendi pagati da una società gli investitori non devono guardare soltanto all’ammontare della cedola, ma anche, e soprattutto, calcolarne il rendimento, espresso dal dividend yield: un valore percentuale che si ottiene dal rapporto tra il dividendo unitario pagato da una determinata azione e il prezzo di mercato dell’azione stessa.

La formula per il calcolo del dividend yield è quindi la seguente:

(Dividendo Annuale per Azione / Prezzo Attuale dell’Azione) × 100

Questo parametro, così come tutti i principali multipli, viene utilizzato soprattutto nell’analisi comparativa allo scopo di confrontare il posizionamento di un’impresa rispetto ad altre. Più è elevato il dividend yield, migliore è il giudizio sulla capacità dell’azienda di remunerare il capitale investito.

Tuttavia, bisogna presente che questo indicatore rappresenta una misura statica di rendimento e non tiene in considerazione il rischio d’impresa.

Ftse Mib, la classifica dei dividend yield

Il dividend yield è quindi un parametro chiave per valutare la capacità di un’azienda di generare un ritorno per gli azionisti. Attualmente, diverse aziende a Piazza Affari si distinguono per gli elevati rendimenti da dividendo. Nella tabella sottostante i titoli del Ftse Mib vengono ordinati in maniera decrescente sulla base del dividend yield (e del prezzo corrente), quindi dal titolo che vanta il rendimento più alto a quello più contenuto.

Al vertice della classifica troviamo ancora Stellantis con un dividend yield del 12,1%. Tuttavia, il rapporto è influenzato dal crollo in borsa del titolo e molti analisti prevedono una revisione al ribasso, o addirittura una sospensione, della cedola nel 2025, dopo il profit warning lanciato a fine settembre. La società diffonderà i conti del terzo trimestre il 31 ottobre.

Segue un gruppo di banche guidato da Banco BPM con un rendimento del 9,1%, davanti a Banca Popolare di Sondrio (8,1%), Intesa Sanpaolo (7,6%) e Mediobanca (6,9%). Alle loro spalle si colloca il colosso dell’oil & gas Eni (6,6%), da sempre apprezzato dai cosiddetti “cassettisti”.

In coda alla classifica troviamo invece Ferrari (0,5%), Interpump (0,8%) e Campari (0,8%), mentre Nexi, Saipem e Telecom Italia non hanno pagato cedole a valere sull’ultimo esercizio.

Titolo Ultimo prezzo (€) Dividendo per azione (€) Dividend yield Prossimo dividendo stimato (€) Variazione stimata Dividendo a/a
Stellantis 12,80 1,5500 12,1% 0,9930 -35,9%
Banco BPM 6,14 0,5600 9,1% 0,6310 12,7%
Bca Pop Sondrio 6,90 0,5600 8,1% 0,5230 -6,6%
Intesa Sanpaolo 3,90 0,2960 7,6% 0,3510 18,6%
Mediobanca (**) 15,53 1,0700 6,9% 1,2240 14,4%
Eni 14,29 0,9400 6,6% 1,0380 10,4%
Snam 4,52 0,2820 6,2% 0,3000 6,4%
Banca Mediolanum 11,35 0,7000 6,2% 0,7740 10,6%
Italgas 5,76 0,3520 6,1% 0,3980 13,1%
Poste italiane 13,15 0,8000 6,1% 1,0150 26,9%
Enel 7,24 0,4300 5,9% 0,4690 9,1%
Azimut 23,70 1,3800 5,8% 1,5250 10,5%
BPER Banca 5,55 0,3000 5,4% 0,6720 124,0%
Banca MPS 5,01 0,2500 5,0% 0,7660 206,4%
Generali Assicurazioni 26,19 1,2800 4,9% 1,4720 15,0%
ERG 21,52 1,0000 4,6% 1,0640 6,4%
FinecoBank 15,09 0,6900 4,6% 0,7340 6,4%
Inwit 10,58 0,4800 4,5% 0,5490 14,4%
A2A 2,17 0,0958 4,4% 0,1000 4,4%
Terna 8,13 0,3396 4,2% 0,3720 9,5%
Tenaris (*) 14,69 0,6000 4,1% 0,7280 21,3%
Hera 3,66 0,1400 3,8% 0,1520 8,6%
Pirelli&C 5,19 0,1980 3,8% 0,2720 37,4%
Unipol Gruppo 11,69 0,3800 3,3% 0,7240 90,5%
UniCredit 40,31 1,0829 2,7% 2,7790 156,6%
Iveco Group 9,74 0,2200 2,3% 0,5590 154,1%
Recordati 53,80 1,2000 2,2% 1,4930 24,4%
Moncler 55,06 1,1500 2,1% 1,2350 7,4%
STMicroelectronics (*) 26,25 0,3600 1,4% 0,3080 -14,4%
Leonardo 22,03 0,2800 1,3% 0,3440 22,9%
Diasorin 103,05 1,1500 1,1% 1,1100 -3,5%
Prysmian 66,60 0,7000 1,1% 0,8730 24,7%
Amplifon 27,63 0,2900 1,0% 0,3720 28,3%
Brunello Cucinelli 94,30 0,9100 1,0% 1,1160 22,6%
Campari 7,83 0,0650 0,8% 0,0740 13,8%
Interpump Group 41,02 0,3200 0,8% 0,3440 7,5%
Ferrari 451,40 2,4430 0,5% 3,0440 24,6%
Nexi 5,94 0,0180
Saipem 2,11 0,0710
Telecom Italia 0,24 0,0010

(*) Dividendo in dollari

(**) Il dividendo è riferito all’esercizio chiuso il 30 giugno 2024

Fonte: Bloomberg, elaborazione Ufficio Studi FOL, dati al 24 ottobre 2024

Le prossime cedole a Piazza Affari

Da qui alla fine dell’anno, tre big del Ftse Mib distribuiranno ancora dividendi: Eni, Mediobanca e STMicroelectronics.

Nel dettaglio, Eni staccherà il 18 novembre la seconda tranche trimestrale del dividendo da 1 euro deliberato dall’Assemblea degli Azionisti.

Lo stesso giorno, Mediobanca corrisponderà il saldo da 0,56 euro dopo aver già pagato a maggio un acconto di 51 centesimi.

Infine, STM chiuderà il 2024 con la terza tranche del dividendo complessivo da 36 centesimi, da pagare in quattro tranche trimestrali.

Ecco tutte le altre cedole in pagamento a Piazza Affari nel 2024:

L’impatto dei dividendi sul Ftse Mib

Il Ftse Mib, come la maggior parte degli indici, è un price index. Viene quindi calcolato sommando le capitalizzazioni di mercato di tutte le società che compongono il paniere, ma senza tenere conto dei dividendi, che vengono distribuiti e non reinvestiti. Motivo per cui la performance del Ftse Mib non riflette pienamente il ritorno per gli investitori, considerando solo l’apprezzamento in conto capitale (capital gain) e non il rendimento da dividendi.

Più nel dettaglio, il giorno dello stacco della cedola i titoli inclusi nell’indice subiscono nominalmente un deprezzamento, teoricamente pari al dividendo pagato; poiché Piazza Affari è una delle Borse più generose al mondo in termini di dividendi (mediamente del 3-4% annuo), nel lungo periodo questa dinamica finisce per pesare sul Ftse Mib.

Per ovviare a questo problema e rappresentare più correttamente la remunerazione totale dell’indice, è possibile prendere come riferimento la versione Total Return del Ftse Mib, calcolata ipotizzando il reinvestimento dei dividendi.