Bce, Lagarde taglia tassi di 25 bp post sorprese inflazione e crescita
L’attesa decisione della Bce sui tassi di interesse è arrivata. Come da pronostico, Christine Lagarde e gli altri responsabili di politica monetaria hanno optato (all’unanimità) per un taglio da 25 punti base, che porta il tasso sui depositi al 3,25%. Il tutto, dopo il dato finale sull’inflazione di settembre, che ha confermato una discesa sotto il target del 2%. Tra le motivazioni che hanno portato al taglio, i recenti dati sulla crescita che hanno evidenziato un deterioramento dell’economia dell’eurozona.
Bce al secondo taglio consecutivo dei tassi
L’istituto di Francoforte ha abbassato il costo del denaro per la seconda riunione consecutiva, imprimendo un’accelerazione al ritmo di tagli con un’altra mossa da 25 punti base, che porta il tasso sui depositi presso la banca centrale al 3,25%. I tassi di interesse sulle operazioni di rifinanziamento principali e sulle operazioni di rifinanziamento marginale scendono rispettivamente al 3,40% e al 3,65%.
Fino all’ultimo incontro, tenutosi appena cinque settimane fa, tutto portava a pensare che la successiva riduzione sarebbe arrivata a dicembre, nell’ultimo appuntamento del 2024. Tuttavia, i dati macro hanno mostrato una discesa dell’inflazione, accompagnata da un deterioramento dell’attività economica. “I Pmi hanno sicuramente fatto pendere la bilancia a favore di un taglio dei tassi a ottobre”, sostiene Michala Marcussen, capo economista presso Societe Generale.
La stessa Lagarde ha confermato oggi che l’attività economica è risultata “in una certa misura più debole del previsto” e che i rischi rimangono orientati al ribasso, ammettendo che la decisione di oggi è stata determinata anche dalle recenti “sorprese al ribasso” sul fronte della crescita. Ciononostante, lo scenario base rimane quello di un “soft landing” e non una recessione.
Inflazione in calo all’1,7% a settembre
Stamani, poco prima dell’annuncio della Bce, sono stati annunciati i numeri finali sui prezzi al consumo della zona euro per il mese di settembre. I dati mostrano un rallentamento all’1,7% annuo (dal 2,2% di agosto), persino più marcato dell’1,8% inizialmente rilevato, con una variazione mensile pari a -0,1% e un Cpi core al 2,7%, entrambi confermati dalla stima flash.
Per la prima volta dal 2021 l’inflazione si trova dunque al di sotto del target del 2% fissato dal Consiglio direttivo. Come sottolineato dal comunicato odierno della Bce, “il processo disinflazionistico è ben avviato” e l’inflazione dovrebbe risalire momentaneamente nei prossimi mesi per poi scendere e raggiungere il target del 2% nel corso del 2025 (in precedenza era “nella seconda metà del 2025”).
Lagarde ha precisato che tutti gli indicatori si sono mossi verso il basso dall’ultima riunione, confermando la fiducia nella discesa dei prezzi.
Bce teme ulteriore rallentamento dell’economia
Come sottolineato da Paul Hollingsworth, capo economista per l’Europa di Bnp Paribas, “l’attenzione della Bce si è spostata da un’inflazione troppo elevata a una crescita troppo debole. Da una prospettiva di gestione del rischio, ha perfettamente senso accelerare il ritmo dell’allentamento, anche se l’elevata incertezza richiede ancora una certa cautela“.
E i fattori di incertezza, per l’appunto, non mancano, tra le imminenti elezioni statunitensi del 5 novembre, le incognite sulle prossime mosse della Fed, la possibile escalation di tensioni in Medio Oriente e il rallentamento della domanda dei consumatori in Cina, solo per citare quelli principali.
A settembre la Bce ha tagliato le stime di crescita per il 2024 allo 0,8%, un obiettivo che sembra ancora ottimistico. Per il portoghese Mario Centeno, membro del Consiglio direttivo, il rischio è un ritorno al contesto di bassa inflazione e bassa crescita che ha preceduto la pandemia.
Lagarde ha precisato oggi che “c’è preoccupazione per la crescita nella misura in cui questa ha un impatto sull’inflazione”.
Lagarde non si sbilancia sul taglio tassi di dicembre
I riflettori erano puntati soprattutto sulla presidente Christine Lagarde, per capire se, dopo il taglio odierno, un ulteriore intervento a dicembre sia ancora possibile.
Come previsto, la presidente ha ribadito che le decisioni vengono prese di riunione in riunione e restano vincolate ai dati macro. Entro dicembre, i funzionari “riceveranno più dati, alcuni soft, alcuni hard, e più letture” e questo “aiuterà a decidere la posizione appropriata della politica monetaria”.
Secondo gli analisti di Mps Capital Services, comunque, un’altra mossa a dicembre “appare molto probabile, considerato il trend di discesa dell’inflazione e i deludenti dati macro, nello specifico quelli della Germania che si appresta a chiudere l’anno con il secondo calo consecutivo del Pil”. A dicembre, inoltre, saranno disponibili le previsioni aggiornate per l’espansione economica e l’inflazione, inclusa la prima stima per il 2027.
In seguito alla riunione e alle parole di Lagarde, i mercati hanno assegnato un 20% di probabilità ad un taglio da 50 punti base a dicembre.
Discussioni su tasso neutrale Bce rinviate al 2025
In vista del futuro, un ritorno più rapido del previsto dell’inflazione al 2% (in maniera stabile) potrebbe dunque aprire la porta a tagli dei tassi più energici. Il membro greco del Consiglio direttivo, Yannis Stournaras, ha affermato la scorsa settimana che l’obiettivo potrebbe essere raggiunto entro la metà dell’anno prossimo, mentre le proiezioni della Bce lo prevedono solo verso la fine del 2025.
Alcuni funzionari stanno già riflettendo sulla prospettiva di portare i tassi ad un livello neutrale, che non stimoli né limiti la crescita, qualora l’obiettivo di inflazione venga raggiunto.
Sebbene il tasso neutrale possa essere solo stimato, si collocherebbe a grandi linee tra l’1,5% e il 3%. In ogni caso, una discussione sul livello appropriato di politica monetaria neutrale dovrebbe intensificarsi il prossimo anno, come sottolineato da Konstantin Veit, portfolio manager presso Pimco.