Dividend yield, la classifica del Ftse Mib: chi rende di più e chi meno (17/10/24)

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I dividendi rappresentano una componente di rendimento rilevante per chi investe nel mercato azionario, soprattutto nelle fasi più volatili e incerte. In un contesto come quello attuale, caratterizzato da repentini cambiamenti a livello geopolitico e in ambito di politica monetaria, diventa più complesso ottenere un capital gain dall’andamento dei titoli. Motivo per cui cresce ancora di più l’interesse degli investitori per aziende in grado di pagare cedole costanti, con payout corposi e dividend yield elevati. Ecco dunque le società del Ftse Mib, il principale indice di Piazza Affari, che garantiscono le migliori opportunità in termini di rendimento da dividendi.
L’importanza dei dividendi nel contesto macroeconomico in evoluzione
A livello macro, gli ultimi dati indicano una progressiva, seppur incostante, discesa dell’inflazione nelle principali economie occidentali. Per contro, la crescita resta soggetta a rischi al ribasso, soprattutto nella zona euro. Alla luce di queste dinamiche, le banche centrali stanno allentando le misure restrittive implementate negli ultimi due anni, pur senza impegnarsi su un percorso predefinito di tagli dei tassi di interesse e mantenendo un approccio guidato dai dati.
In Europa la Bce dovrebbe procedere oggi con il terzo taglio dei tassi, che potrebbe anche non essere l’ultimo per quest’anno. Negli Usa, gli ultimi dati sull’inflazione non hanno spostato significativamente le aspettative degli investitori, che continuano a scommettere su una riduzione piuttosto marcata del costo del denaro nei prossimi mesi da parte della Fed.
Tra la fine di quest’anno e l’inizio del 2025 è dunque previsto un significativo allentamento della politica monetaria. I tagli dei tassi dovrebbero avere un effetto negativo sui rendimenti di alcune asset class, come le obbligazioni, alimentando invece l’appeal per l’azionario e altre attività rischiose, oppure quelle che non pagano interessi, come l’oro.
Le società con elevati dividendi costituiscono quindi un’opportunità interessante per accaparrarsi una fonte di reddito diretta e tendenzialmente stabile. Inoltre, consentono di mitigare il rischio in uno scenario in evoluzione, con le incognite legate alle elezioni Usa, alla Cina e alle guerre in corso.
Cos’è il dividend yield e come si calcola
Per misurare la bontà dei dividendi pagati da una società gli investitori non devono guardare soltanto all’ammontare della cedola, ma anche, e soprattutto, valutarne il rendimento, espresso dal dividend yield: un valore percentuale che si ottiene dal rapporto tra il dividendo unitario pagato da una determinata azione e il prezzo di mercato dell’azione stessa.
La formula per il calcolo del dividend yield è quindi la seguente:
(Dividendo Annuale per Azione / Prezzo Attuale dell’Azione) × 100
Questo parametro, così come tutti i principali multipli, viene utilizzato soprattutto nell’analisi comparativa allo scopo di confrontare il posizionamento di un’impresa rispetto ad altre. Più è elevato il dividend yield, migliore è il giudizio sulla capacità dell’azienda di remunerare il capitale investito.
Tuttavia, bisogna presente che questo indicatore rappresenta una misura statica di rendimento e non tiene in considerazione il rischio d’impresa.
Ftse Mib, la classifica dei dividend yield
Il dividend yield resta comunque fondamentale per valutare la capacità di un’azienda di generare un ritorno per gli azionisti rispetto al prezzo corrente delle sue azioni. Attualmente, diverse aziende a Piazza Affari si distinguono per gli elevati rendimenti da dividendo. Nella tabella sottostante i titoli del Ftse Mib vengono ordinati in maniera decrescente sulla base del dividend yield, quindi dal titolo che vanta il rendimento più alto a quello più contenuto.
Al vertice della classifica troviamo ancora Stellantis con un dividend yield del 12,9%, sulla base del dividendo per azione complessivo di 1,55 euro pagato a maggio. Va detto però che il rapporto è influenzato dal tracollo in borsa del titolo e che, probabilmente, la società sarà costretta a rivedere la cedola (o persino a sospenderla) nel 2025, dopo il profit warning lanciato a fine settembre e gli ultimi dati negativi sulle consegne.
Segue un quartetto di banche guidato da Banco BPM con un rendimento dell’8,7%, davanti a Banca Popolare di Sondrio (7,8%), Intesa Sanpaolo (7,5%) e Mediobanca (6,8%). Alle loro spalle si colloca il colosso dell’oil & gas Eni (6,7%), da sempre apprezzato dai cosiddetti “cassettisti”.
In coda alla classifica troviamo invece Ferrari (0,6%), Interpump (0,8%) e Campari (0,9%), mentre Nexi, Saipem e Telecom Italia non hanno pagato cedole a valere sull’ultimo esercizio.
Titolo | Ultimo prezzo (€) | Dividendo per azione (€) | Dividend yield | Prossimo dividendo stimato (€) | Variazione stimata Dividendo a/a |
Stellantis | 12,03 | 1,5500 | 12,9% | 1,0120 | -34,7% |
Banco BPM | 6,46 | 0,5600 | 8,7% | 0,6310 | 12,7% |
Bca Pop Sondrio | 7,17 | 0,5600 | 7,8% | 0,5200 | -7,1% |
Intesa Sanpaolo | 3,96 | 0,2960 | 7,5% | 0,3530 | 19,3% |
Mediobanca (**) | 15,80 | 1,0700 | 6,8% | 1,2330 | 15,2% |
Eni | 14,08 | 0,9400 | 6,7% | 1,0380 | 10,4% |
Snam | 4,55 | 0,2820 | 6,2% | 0,3000 | 6,4% |
Banca Mediolanum | 11,42 | 0,7000 | 6,1% | 0,7780 | 11,1% |
Italgas | 5,80 | 0,3520 | 6,1% | 0,3960 | 12,5% |
Poste italiane | 13,32 | 0,8000 | 6,0% | 1,0120 | 26,5% |
Azimut | 23,28 | 1,3800 | 5,9% | 1,5150 | 9,8% |
Enel | 7,38 | 0,4300 | 5,8% | 0,4690 | 9,1% |
BPER Banca | 5,87 | 0,3000 | 5,1% | 0,6640 | 121,3% |
Generali Assicurazioni | 26,81 | 1,2800 | 4,8% | 1,4740 | 15,2% |
Banca MPS | 5,31 | 0,2500 | 4,7% | 0,7700 | 208,0% |
FinecoBank | 15,10 | 0,6900 | 4,6% | 0,7360 | 6,7% |
ERG | 22,82 | 1,0000 | 4,4% | 1,0640 | 6,4% |
A2A | 2,19 | 0,0958 | 4,4% | 0,1000 | 4,4% |
Inwit | 10,99 | 0,4800 | 4,4% | 0,5490 | 14,4% |
Terna | 8,18 | 0,3396 | 4,2% | 0,3710 | 9,2% |
Tenaris (*) | 14,53 | 0,6000 | 4,1% | 0,7280 | 21,3% |
Hera | 3,70 | 0,1400 | 3,8% | 0,1520 | 8,6% |
Pirelli&C | 5,34 | 0,1980 | 3,7% | 0,2760 | 39,4% |
Unipol Gruppo | 12,10 | 0,3800 | 3,1% | 0,7240 | 90,5% |
UniCredit | 40,79 | 1,0829 | 2,7% | 2,7520 | 154,1% |
Iveco Group | 9,12 | 0,2200 | 2,4% | 0,5080 | 130,9% |
Recordati | 53,80 | 1,2000 | 2,2% | 1,5000 | 25,0% |
Moncler | 52,84 | 1,1500 | 2,2% | 1,2350 | 7,4% |
STMicroelectronics (*) | 25,40 | 0,3600 | 1,4% | 0,3090 | -14,2% |
Leonardo | 21,72 | 0,2800 | 1,3% | 0,3440 | 22,9% |
Diasorin | 105,00 | 1,1500 | 1,1% | 1,1100 | -3,5% |
Amplifon | 27,46 | 0,2900 | 1,1% | 0,3680 | 26,9% |
Prysmian | 66,68 | 0,7000 | 1,0% | 0,8690 | 24,1% |
Brunello Cucinelli | 92,30 | 0,9100 | 1,0% | 1,1160 | 22,6% |
Campari | 7,61 | 0,0650 | 0,9% | 0,0740 | 13,8% |
Interpump Group | 40,96 | 0,3200 | 0,8% | 0,3440 | 7,5% |
Ferrari | 439,60 | 2,4430 | 0,6% | 3,0010 | 22,8% |
Nexi | 5,99 | – | – | 0,0190 | – |
Saipem | 2,01 | – | – | 0,0720 | – |
Telecom Italia | 0,25 | – | – | 0,0010 | – |
(*) Dividendo in dollari
(**) Il dividendo è riferito all’esercizio chiuso il 30 giugno 2024
Fonte: Bloomberg, elaborazione Ufficio Studi FOL, dati al 17 ottobre 2024
Le prossime cedole a Piazza Affari
Da qui a fine 2024, tre società del Ftse Mib distribuiranno ancora dividendi: si tratta di Eni, Mediobanca e STMicroelectronics.
Per la precisione, Eni staccherà il 18 novembre la seconda tranche trimestrale del dividendo da 1 euro deliberato dall’Assemblea dei Soci.
Lo stesso giorno di Eni, Mediobanca corrisponderà il saldo da 0,56 euro dopo aver già pagato a maggio un acconto di 51 centesimi.
Infine, STM chiuderà l’anno con la terza tranche del dividendo complessivo da 36 centesimi, da pagare in quattro tranche trimestrali.
Ecco tutte le altre cedole in pagamento a Piazza Affari nel 2024:
L’impatto dei dividendi sul Ftse Mib
Il Ftse Mib, come la maggior parte degli indici, è un price index. Viene quindi calcolato sommando le capitalizzazioni di mercato di tutte le società che compongono il paniere, ma senza tenere conto dei dividendi, che vengono distribuiti e non reinvestiti. Motivo per cui la performance del Ftse Mib non riflette pienamente il ritorno per gli investitori, considerando solo l’apprezzamento in conto capitale (capital gain) e non il rendimento da dividendi.
Più nel dettaglio, il giorno dello stacco della cedola i titoli inclusi nell’indice subiscono nominalmente un deprezzamento, teoricamente pari al dividendo pagato; poiché Piazza Affari è una delle Borse più generose al mondo in termini di dividendi (mediamente del 3-4% annuo), nel lungo periodo questa dinamica finisce per pesare sul Ftse Mib.
Per ovviare a questo problema e rappresentare più correttamente la remunerazione totale dell’indice, è possibile prendere come riferimento la versione Total Return del Ftse Mib, calcolata ipotizzando il reinvestimento dei dividendi.