Stellantis taglia la guidance 2024, titolo a -9%
Il taglio della guidance di Stellantis era nell’aria ed è arrivato. Questa mattina, il colosso dell’auto ha rivisto al ribasso le previsioni sul margine operativo e sul free cash flow industriale per il 2024, riflettendo le misure intraprese per far fronte ai problemi in Nord America e al rallentamento globale del settore automobilistico. Apertura in forte calo per il titolo a Piazza Affari, con un tracollo del 9% per le azioni Stellantis a fronte del -0,8% del Ftse Mib.
I problemi di Stellantis in Nord America e in Europa
Le ultime trimestrali di Stellantis hanno evidenziato alcuni problemi spinosi. Da un lato, il rallentamento delle vendite e gli elevati livelli di inventario in Nord America, il mercato principale del gruppo, dove marchi come Jeep, Chrysler, Ram e Dodge hanno perso quote di mercato, mentre alcuni dirigenti hanno lasciato l’azienda.
Dall’altro, soprattutto in Europa, Stellantis deve fare i conti con la crescente concorrenza dei produttori cinesi e un calo della domanda di veicoli elettrici, che hanno determinato un peggioramento delle dinamiche competitive. Dinamiche che hanno affossato il titolo dai massimi di marzo, mettendo sotto pressione anche il Ceo Tavares.
Solo pochi giorni fa, la Cfo Knight aveva ribadito la difficoltà nel centrare i target di adjusted EBIT superiore al 10% (un obiettivo definito “ambizioso”) e di free cash flow oltre € 6 miliardi.
Le misure correttive
Per far fronte a questi problemi, Stellantis ha annunciato un’accelerazione del piano di normalizzazione dei livelli di stock negli Stati Uniti. Il nuovo obiettivo prevede non più di 330.000 unità in giacenza presso la rete entro la fine del 2024, rispetto al precedente termine fissato nel primo trimestre 2025.
Le azioni correttive includono una riduzione delle consegne alla rete di oltre 200.000 veicoli nella seconda metà del 2024 (a fronte della riduzione di 100.000 riflessa nella precedente guidance) rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. Inoltre, il gruppo punta ad aumentare gli incentivi sui modelli del 2024 e degli anni precedenti e ad incrementare la produttività, attraverso aggiustamenti sia sui costi sia sulla capacità produttiva.
Le nuove guidance di Stellantis
Il deterioramento delle condizioni globali del settore automobilistico si traduce dunque in una previsione di mercato per il 2024 su livelli inferiori rispetto alle stime di inizio anno.
Nel dettaglio, la guidance e l’aspettativa di mercato aggiornate per il 2024 indicano un Margine Risultato Operativo Adjusted atteso tra il 5,5% ed il 7,0% per l’intero 2024, in calo rispetto alla precedente previsione di un margine “double digit”. La riduzione è correlata per circa due terzi alle azioni correttive in Nord America. Altri fattori includono vendite inferiori alle attese nel secondo semestre in diverse regioni.
Per quanto riguarda il Free Cash Flow Industriale, la nuova stima indica un range tra -5 e -10 miliardi di euro, rispetto al precedente “Positive”. L’aggiornamento riflette principalmente il minor Risultato Operativo Adjusted atteso, così come l’impatto del capitale circolante temporaneamente più alto nella seconda parte del 2024.
Stellantis ritiene che le azioni correttive possano tradursi in performance operative e finanziarie più robuste nel 2025 e oltre. Nel frattempo, continuerà a far leva ed espandere i propri differenziatori competitivi.
Stellantis segue la scia di Volkswagen
L’annuncio di Stellantis si aggiunge ad una serie di tagli delle stime da parte di diverse case automobilistiche europee, danneggiate dal rallentamento delle vendite di veicoli e dalla concorrenza dei rivali cinesi, in grado di produrre e vendere a prezzi inferiori, grazie a salari e costi energetici più contenuti.
Venerdì Volkswagen ha lanciato il secondo profit warning nel giro di soli tre mesi, riducendo le aspettative di fatturato, di utili e di flusso di cassa per riflettere la domanda in calo.
Gli analisti di Intesa hanno tagliato la raccomandazione sul titolo tedesco da Buy a Hold e il target price da 143 a 110 euro, citando come principale motivo del declassamento non tanto la Cina quanto le vendite inferiori alle aspettative dei veicoli a marchio Volkswagen.