Rubriche e analisi Dividend yield, la classifica del Ftse Mib: chi rende di più e chi meno (10/10/24)

Dividend yield, la classifica del Ftse Mib: chi rende di più e chi meno (10/10/24)

10 Ottobre 2024 12:06

I dividendi costituiscono un’importante componente di rendimento per chi investe in azioni, specialmente nei periodi di maggiore volatilità e incertezza del mercato, in cui è più difficile conseguire un capital gain dall’andamento dei titoli. Questo è vero soprattutto in fasi economiche come quella attuale, caratterizzate da repentini cambiamenti, sia a livello geopolitico sia in tema di politica monetaria. Pertanto, le aziende in grado di pagare cedole costanti e con dividend yield sostanziosi sono particolarmente apprezzate dagli investitori, che accolgono sempre con entusiasmo eventuali incrementi del payout. Ecco le società del Ftse Mib, il principale indice di Piazza Affari, che garantiscono le migliori opportunità in termini di rendimento da dividendi.

L’importanza dei dividendi nel quadro macro attuale

Lo scenario macro continua ad essere caratterizzato da una progressiva, seppur incostante, discesa dell’inflazione e da una crescita ancora incerta, soprattutto nell’eurozona. Le banche centrali hanno cominciato a ridurre le restrizioni monetarie dell’ultimo biennio, pur senza impegnarsi su un percorso predefinito di tagli dei tassi di interesse e mantenendo un approccio subordinato all’osservazione dei dati.

Nella zona euro, dalla Bce, gli investitori danno ormai per certa la terza riduzione dei costi di finanziamento nella riunione della prossima settimana, in calendario per l’esattezza il 17 ottobre. Negli Usa, i dati solidi sul mercato del lavoro hanno diminuito l’urgenza di un nuovo taglio dei tassi, aspettando il rapporto in uscita oggi sui prezzi al consumo, che non dovrebbe riservare sorprese.

In ogni caso, tra la fine del 2024 e l’avvio del 2025 si prevede una normalizzazione della politica monetaria, che dovrebbe ridurre l’appeal di alcune asset class come le obbligazioni e alimentare l’appetito per le attività rischiose, come le azioni.

Le società con elevati dividendi rappresentano dunque un’opportunità interessante per ottenere una fonte di reddito diretta e tendenzialmente stabile. Inoltre, consentono di mitigare il rischio in uno scenario ancora volatile, tra elezioni Usa, guerre e incertezza sulla crescita della Cina.

Cos’è il dividend yield e come si calcola

Per misurare la bontà dei dividendi pagati da una società gli investitori non devono guardare soltanto all’ammontare della cedola, ma anche, e soprattutto, valutarne il rendimento, espresso dal dividend yield: un valore percentuale che si ottiene dal rapporto tra il dividendo unitario pagato da una determinata azione e il prezzo di mercato dell’azione stessa.

La formula per il calcolo del dividend yield è dunque la seguente:

(Dividendo Annuale per Azione / Prezzo Attuale dell’Azione) × 100

Questo parametro, così come tutti i principali multipli, viene utilizzato soprattutto nell’analisi comparativa allo scopo di confrontare il posizionamento di un’impresa rispetto ad altre. Più è elevato il dividend yield, migliore è il giudizio sulla capacità dell’azienda di remunerare il capitale investito.

Tuttavia, bisogna presente che questo indicatore rappresenta una misura statica di rendimento e non tiene in considerazione il rischio d’impresa.

Ftse Mib, la classifica dei dividend yield

In ogni caso, il dividend yield resta fondamentale per misurare la capacità di un’azienda di generare un ritorno per gli azionisti rispetto al prezzo corrente delle sue azioni. Nel contesto attuale di Piazza Affari, diverse aziende si distinguono per gli elevati rendimenti da dividendo. Nella tabella sottostante i titoli del Ftse Mib vengono ordinati in maniera decrescente sulla base del dividend yield, quindi dal titolo che vanta il rendimento più alto a quello più contenuto.

Al vertice della classifica troviamo Stellantis con un dividend yield del 12,9%, sulla base del dividendo per azione complessivo di 1,55 euro pagato a maggio. Va detto però che da quel momento il titolo ha subito un vero e proprio tracollo in borsa (-40%), facendo aumentare significativamente il rapporto. Inoltre, è improbabile che la società possa confermare la cedola su questi livelli, dopo il profit warning lanciato a fine settembre.

Segue un quartetto di banche guidato da Banco BPM con un rendimento del 9,2%, davanti a Banca Popolare di Sondrio (8,0%), Intesa Sanpaolo (7,7%) e Mediobanca (7,0%). Alle loro spalle si colloca il colosso dell’oil & gas Eni (6,6%), da sempre apprezzato dai cosiddetti “cassettisti”.

In coda alla classifica troviamo invece Ferrari (0,6%), Interpump (0,8%) e Campari (0,9%), mentre Nexi, Saipem e Telecom Italia non hanno pagato cedole a valere sull’ultimo esercizio.

Titolo Ultimo prezzo (€) Dividendo per azione (€) Dividend yield Prossimo dividendo stimato (€) Variazione stimata Dividendo a/a
Stellantis 12,05 1,5500 12,9% 1,0270 -33,7%
Banco BPM 6,09 0,5600 9,2% 0,6180 10,4%
Bca Pop Sondrio 7,02 0,5600 8,0% 0,5200 -7,1%
Intesa Sanpaolo 3,83 0,2960 7,7% 0,3530 19,3%
Mediobanca (**) 15,22 1,0700 7,0% 1,2360 15,5%
Eni 14,22 0,9400 6,6% 1,0380 10,4%
Snam 4,47 0,2820 6,3% 0,3000 6,4%
Italgas 5,59 0,3520 6,3% 0,3970 12,8%
Poste italiane 12,71 0,8000 6,3% 1,0110 26,4%
Banca Mediolanum 11,21 0,7000 6,2% 0,7770 11,0%
Enel 6,97 0,4300 6,2% 0,4690 9,1%
Azimut 22,96 1,3800 6,0% 1,5150 9,8%
BPER Banca 5,63 0,3000 5,3% 0,5560 85,3%
Generali Assicurazioni 25,85 1,2800 5,0% 1,4740 15,2%
Banca MPS 5,18 0,2500 4,8% 0,7700 208,0%
A2A 2,00 0,0958 4,8% 0,1000 4,4%
FinecoBank 14,89 0,6900 4,6% 0,7360 6,7%
Inwit 10,82 0,4800 4,4% 0,5490 14,4%
Terna 7,83 0,3396 4,3% 0,3710 9,2%
ERG 23,08 1,0000 4,3% 1,0640 6,4%
Tenaris (*) 14,55 0,6000 4,1% 0,6610 10,2%
Hera 3,49 0,1400 4,0% 0,1500 7,1%
Pirelli&C 5,34 0,1980 3,7% 0,2770 39,9%
Unipol Gruppo 11,10 0,3800 3,4% 0,7240 90,5%
UniCredit 39,90 1,0829 2,7% 2,7700 155,8%
Iveco Group 8,96 0,2200 2,5% 0,5140 133,6%
Recordati 52,00 1,2000 2,3% 1,5000 25,0%
Moncler 53,88 1,1500 2,1% 1,2410 7,9%
STMicroelectronics (*) 25,48 0,3600 1,4% 0,3040 -15,6%
Leonardo 21,17 0,2800 1,3% 0,3440 22,9%
Diasorin 102,65 1,1500 1,1% 1,0830 -5,8%
Amplifon 27,00 0,2900 1,1% 0,3680 26,9%
Prysmian 65,18 0,7000 1,1% 0,8690 24,1%
Brunello Cucinelli 93,80 0,9100 1,0% 1,1190 23,0%
Campari 7,25 0,0650 0,9% 0,0730 12,3%
Interpump Group 40,58 0,3200 0,8% 0,3440 7,5%
Ferrari 413,80 2,4430 0,6% 2,9720 21,7%
Nexi 5,83 0,0220
Saipem 2,01 0,0660
Telecom Italia 0,25 0,0280

(*) Dividendo in dollari

(**) Il dividendo è riferito all’esercizio chiuso il 30 giugno 2024

Fonte: Bloomberg, elaborazione Ufficio Studi FOL, dati al 10 ottobre 2024

L’impatto dei dividendi sul Ftse Mib

Il Ftse Mib, come la maggior parte degli indici, è un price index. Viene quindi calcolato sommando le capitalizzazioni di mercato di tutte le società che compongono il paniere, ma senza tenere conto dei dividendi, che vengono distribuiti e non reinvestiti. Motivo per cui la performance del Ftse Mib non riflette pienamente il ritorno per gli investitori, considerando solo l’apprezzamento in conto capitale (capital gain) e non il rendimento da dividendi.

Più nel dettaglio, il giorno dello stacco della cedola i titoli inclusi nell’indice subiscono nominalmente un deprezzamento, teoricamente pari al dividendo pagato; poiché Piazza Affari è una delle Borse più generose al mondo in termini di dividendi (mediamente del 3-4% annuo), nel lungo periodo questa dinamica finisce per pesare sul Ftse Mib.

Per ovviare a questo problema e rappresentare più correttamente la remunerazione totale dell’indice, è possibile prendere come riferimento la versione Total Return del Ftse Mib, calcolata ipotizzando il reinvestimento dei dividendi.