Tavares al capolinea, Stellantis sprofonda a -55% dai massimi. I dubbi degli analisti sul dividendo
Carlos Tavares, ceo di Stellantis, non esclude l’idea di andare in pensione nel 2026. Dopo l’ammissione da parte della casa autobilistica europea di aver iniziato la ricerca del suo successore (il mandato scade nel 2026), l’amministratore delegato Carlos Tavares ieri si è detto aperto a lasciare la casa automobilistica tra poco più di un anno e ritirarsi.
“Nel 2026 avrò 68 anni, è un’età ragionevole per andare in pensione. È un’opzione”, sono state le parole di Tavares ai giornalisti durante in una conferenza stampa a Sochaux, in Francia.
Tavares si è espresso anche sulle voci di una possibile fusione tra Stellantis e Renault, apostrofandole come “pura speculazione”.
Crisi nera in Borsa, Tavares sotto accusa
Intanto stamane il titolo prova timidamente a risalire, tornando sopra i 12 euro. Ieri il nuovo tonfo ha portato il titolo ai minimi da aprile 2022 con un saldo da inizio anno di -43%, la peggiore tra le case automobilistiche europee.
Se si guarda ai massimi annui toccati il 25 marzo sopra i 27 euro, il crollo di Stellantis è di oltre il 55% con in fumo circa 50 miliardi di market cap.
Tavares è finito sotto il fuoco delle polemiche nell’ultimo mese a causa soprattutto del crollo delle vendite in Nord America e del ritardo nell’introduzione di nuovi modelli in Europa. Ad attaccare duramente il top manager sono le principali associazioni sindacali con la minaccia di scioperi sia negli Stati Uniti che in Italia.
Tavares ha però cercato di riportare il discorso sulle sfide che il gruppo si trova ad affrontare nei 15 mesi che rimangono alla guida del gruppo sono più che sufficienti per cambiare le cose e rimettere il gruppo sulla giusta carreggiata. “Stellantis non è l’unica a essere in difficoltà, non è isolata nell’industria automobilistica, lo sono anche Volkswagen, Bmw, Mercedes”. Tavares ha fatto esplicito riferimento anche alla regolamentazione e la concorrenza cinese sottolineando che, in questo contesto “se si commette un piccolo errore operativo si vede subito”.
Dividendo a rischio per il futuro
L’amministratore delegato ha ribadito che il programma di dividendi e riacquisto di azioni della società rimarrà intatto per il 2024. Tuttavia, non ha escluso la possibilità di aggiustamenti nel 2025 con le difficoltà del gruppo che fanno temere agli investitori che il dividendo sia a rischio in futuro.
Barclays, che ha tagliato le stime sull’Ebit 2024-26 del 33-45%, citando tagli significativi al free cash flow “che mettono in dubbio la capacità della casa automobilistica di mantenere le sue iniziative di dividendo e buyback”.
Il warning del 30 settembre e la tempesta perfetta per l’auto
La crisi di Stellantis, culminata il 30 settembre con il warning sui conti 2024 e conseguente crollo del 14% in Borsa, si inserisce all’interno di un più ampio momento di crisi del settore auto, complice anche il calo della domanda di veicoli elettrici. Il gruppo italo-francese adesso indica un margine operativo tra il 5,5% e il 7%, rispetto a un valore a doppia cifra stimato in precedenza.
Come detto, a soffrire è tutto il settore auto europeo, con warning lanciati da tutte le big tedesche e Volkswagen che ha paventato il rischio di una prima storica chiusura di un suo stabilimento. “Le case automobilistiche europee stanno cadendo come foglie d’autunno“, commenta Kevin Thozet, membro del Comitato Investimenti di Carmignac, con il waring di Stellantis che indica un margine operativo pari a zero nella seconda metà di quest’anno. “Dopo un biennio di margini a doppia cifra, i produttori di auto europei stanno ora dimostrando che, quando piove, diluvia“, afferma Thozet.
Al calo delle vendite di nuove auto ad agosto (-15% in tutta la regione sia per i veicoli elettrici che per quelli a benzina/diesel), si sommano anche l’aumento dei costi mentre il settore si sposta verso i veicoli elettrici e le nuove normative sulle emissioni di CO2 per veicolo e delle relative multe. “A ciò si aggiunge il compito immane di affrontare il tema della competitività dei veicoli elettrici dell’UE e la possibile introduzione di dazi, su cui l’Unione Europea voterà oggi”, chiosa l’esperto di Carmignac.
Raffica di bocciature: i nuovi target degli analisti
Si susseguono intanto le revisioni al ribasso da parte degli analisti. Citi ha ridotto da 15 a 12,4 euro il prezzo obiettivo su Stellantis (rating neutral) in virtù del warning shock di lunedì definito “uno dei maggiori profit warning mano coperto come analisti”. La baca Usa ora aspetta dettagli su come il gruppo intende risollevare i ricavi e la redditività nel 2025 e oltre, in generale si attende un reset completo a livello globale da parte di Stellantis per raggiungere tale ripresa.
Ieri è arrivato anche il declassamento da parte degli analisti di Barclays in una revisione delle case automobilistiche europee a seguito di diversi profit warning nel settore. La raccomandazione su Stellantis è scesa a equalweight complice soprattutto il warning della società sul 2024. Il nuovo prezzo obiettivo indicato da Barclays è sceso a 12,5 euro da 23; gli analisti della casa d’affari britannica pongono l’accento sulla scarsa reattività di Tavares & co. nel riconoscere il problema delle eccessive scorte negli Usa e la perdita di quote di mercato in Europa e Usa.
Il giorno successivo all’annuncio del profit warning, anche Equita ha tagliato del 27% il target price di Stellantis ora fissato a 15 euro. “Ipotizzando un payout del 30%, calcoliamo un dividend yield del 5,6%. Ci aspettiamo, d’altra parte, al massimo 1 miliardo di buy-back, se non la sospensione (rispetto ai 3 miliardi del 2024)“, indica Equita che “la visione cauta sul titolo: alla luce del peggioramento del contesto macro e dello scenario competitivo, oltre a problemi company specific, non riteniamo che il calo del titolo di ieri rappresenti un’opportunità, se non per un rimbalzo di breve“.
Il consensus Bloomberg non vede più prevalere i buy sul titolo (40,6%), mentre gli hold sono il 50% e giudizio sell solo il 9,4%. Il target price medio è 16,55 euro, oltre il 39% sopra i livelli attuali, ma va sottolineato come alcuni dei 29 analisti che coprono il titolo ancora non hanno aggiornato il target a seguito del warning del 30 settembre.