Dividend yield, la classifica del Ftse Mib: chi rende di più e chi meno (03/10/24)

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I dividendi rappresentano una componente di rendimento fondamentale per chi investe in azioni, specialmente nei periodi di maggiore volatilità e incertezza del mercato. Le aziende capaci di offrire cedole costanti (o crescenti) e sostanziose risultano particolarmente attraenti in un contesto economico caratterizzato da repentini cambiamenti, sia a livello geopolitico che di politica monetaria. Ecco le società del Ftse Mib, l’indice principale di Piazza Affari, che offrono le migliori opportunità in termini di rendimento da dividendi.
L’importanza dei dividendi nel contesto macro attuale
Gli indicatori macroeconomici pubblicati nelle ultime settimane delineano uno scenario caratterizzato da un rallentamento dell’inflazione e una crescita ancora soggetta a rischi, soprattutto nella zona euro. Uno scenario che supporta una progressiva riduzione dei tassi di interesse da parte delle banche centrali, dopo i rialzi dell’ultimo biennio che hanno portato il costo del denaro su livelli estremamente restrittivi.
Nel dettaglio, l’inflazione dell’eurozona è scesa sotto il target del 2% a settembre mentre gli indici Pmi hanno evidenziato una contrazione alla fine del terzo trimestre. Elementi di cui la Bce terrà conto nella riunione di ottobre, come preannunciato dalla stessa presidente dell’istituto, Christine Lagarde, in quella che ai mercati è suonata come l’anticipazione di un nuovo taglio dopo quello effettuato a settembre.
Negli Usa, gli ultimi dati sui prezzi mostrano una situazione tutto sommato sotto controllo, ma l’attenzione è rivolta soprattutto ai dati di domani sul mercato del lavoro, per capire il margine di manovra della Fed dopo il taglio da 50 punti base del mese scorso.
In ogni caso, tra la fine del 2024 e l’avvio del 2025 è prevista una progressiva normalizzazione della politica monetaria. La riduzione attesa dei tassi di interesse dovrebbe determinare una discesa dei rendimenti di alcune asset class che in precedenza hanno beneficiato degli aumenti, come i titoli di Stato. Questo alimenta l’appeal delle attività più rischiose, come le azioni, in particolare per quelle società capaci di pagare dividendi alti e offrire agli investitori una fonte di reddito diretta e tendenzialmente stabile. Il tutto, in un contesto mutevole dal punto di vista geopolitico, con guerre ed elezioni (in primis le presidenziali Usa di novembre) che rischiano di incrementare la volatilità sui mercati, spingendo gli investitori alla ricerca di strumenti per mitigare il rischio.
Cos’è il dividend yield
Per misurare la bontà dei dividendi pagati da una società gli investitori non dovrebbero considerare soltanto l’ammontare della cedola, ma anche e soprattutto valutarne il rendimento, espresso dal dividend yield: un valore percentuale che si ottiene dal rapporto tra il dividendo unitario pagato da una determinata azione e il prezzo di mercato dell’azione stessa.
La formula per il calcolo del dividend yield è dunque: (Dividendo Annuale per Azione / Prezzo Attuale dell’Azione) × 100
Questo parametro, così come tutti i principali multipli, viene utilizzato soprattutto nell’analisi comparativa con l’obiettivo di confrontare il posizionamento di un’impresa rispetto ad altre. Più è elevato il dividend yield, migliore è il giudizio sulla capacità dell’azienda di remunerare il capitale investito. Tuttavia, è bene tenere presente che esso rappresenta una misura statica di rendimento e che non tiene conto del rischio d’impresa.
Ftse Mib, la classifica dei dividend yield
Il dividend yield rimane un indicatore fondamentale per gli investitori ed esprime un segnale diretto della capacità di un’azienda di generare un ritorno per gli azionisti rispetto al prezzo corrente delle sue azioni. Nel contesto attuale di Piazza Affari, diverse aziende si distinguono per i loro rendimenti elevati. Nella tabella sottostante i titoli del Ftse Mib vengono ordinati in maniera decrescente sulla base del dividend yield, quindi dal titolo che vanta il rendimento più alto a quello più contenuto.
Al vertice della classifica troviamo Stellantis con un dividend yield del 13%, sulla base del dividendo per azione complessivo di 1,55 euro pagato a maggio. Va detto però che da quel momento il titolo ha perso oltre il 40% del proprio valore in borsa, facendo aumentare significativamente il rapporto. Inoltre, la società sarà probabilmente costretta a rivedere al ribasso la prossima cedola, dopo il profit warning lanciato pochi giorni fa.
Segue un quartetto di banche guidato da Banco BPM con un rendimento del 9,6%, davanti a Banca Popolare di Sondrio (8,4%), Intesa Sanpaolo (8,0%) e Mediobanca (7,2%). Alle loro spalle si colloca Eni (7,0%), che la scorsa settimana fa ha corrisposto la prima tranche da 25 centesimi del dividendo annuale da 0,94 euro.
In coda alla classifica troviamo invece Ferrari (0,6%), Interpump (0,8%) e Campari (0,9%), mentre Nexi, Saipem e Telecom Italia non hanno pagato cedole a valere sull’ultimo esercizio.
Titolo | Ultimo prezzo (€) | Dividendo per azione (€) | Dividend yield | Prossimo dividendo stimato (€) | Variazione stimata Dividendo a/a |
Stellantis | 11,92 | 1,5500 | 13,0% | 1,1190 | -27,8% |
Banco BPM | 5,80 | 0,5600 | 9,6% | 0,6180 | 10,4% |
Bca Pop Sondrio | 6,65 | 0,5600 | 8,4% | 0,5200 | -7,1% |
Intesa Sanpaolo | 3,71 | 0,2960 | 8,0% | 0,3530 | 19,3% |
Mediobanca (**) | 14,84 | 1,0700 | 7,2% | 1,2360 | 15,5% |
Eni | 14,15 | 0,9400 | 6,6% | 1,0380 | 10,4% |
Italgas | 5,42 | 0,3520 | 6,5% | 0,3930 | 11,6% |
Poste italiane | 12,54 | 0,8000 | 6,4% | 1,0110 | 26,4% |
Banca Mediolanum | 11,09 | 0,7000 | 6,3% | 0,7770 | 11,0% |
Snam | 4,55 | 0,2820 | 6,2% | 0,3000 | 6,4% |
Azimut | 22,59 | 1,3800 | 6,1% | 1,5150 | 9,8% |
BPER Banca | 4,93 | 0,3000 | 6,1% | 0,5450 | 81,7% |
Enel | 7,09 | 0,4300 | 6,1% | 0,4670 | 8,6% |
Banca MPS | 4,86 | 0,2500 | 5,1% | 0,7700 | 208,0% |
Generali Assicurazioni | 25,51 | 1,2800 | 5,0% | 1,4710 | 14,9% |
A2A | 2,03 | 0,0958 | 4,7% | 0,1000 | 4,4% |
FinecoBank | 14,75 | 0,6900 | 4,7% | 0,7360 | 6,7% |
Inwit | 11,03 | 0,4800 | 4,4% | 0,5480 | 14,2% |
Terna | 7,97 | 0,3396 | 4,3% | 0,3710 | 9,2% |
ERG | 23,94 | 1,0000 | 4,2% | 1,0310 | 3,1% |
Tenaris (*) | 14,56 | 0,6000 | 4,1% | 0,6610 | 10,2% |
Hera | 3,53 | 0,1400 | 4,0% | 0,1500 | 7,1% |
Pirelli&C | 5,18 | 0,1980 | 3,8% | 0,2800 | 41,4% |
Unipol Gruppo | 10,53 | 0,3800 | 3,6% | 0,7240 | 90,5% |
UniCredit | 38,05 | 1,0829 | 2,8% | 2,7360 | 152,7% |
Iveco Group | 8,76 | 0,2200 | 2,5% | 0,5020 | 128,2% |
Recordati | 49,72 | 1,2000 | 2,4% | 1,4770 | 23,1% |
Moncler | 53,92 | 1,1500 | 2,1% | 1,2430 | 8,1% |
STMicroelectronics (*) | 25,66 | 0,3600 | 1,4% | 0,3040 | -15,6% |
Leonardo | 21,12 | 0,2800 | 1,3% | 0,3280 | 17,1% |
Diasorin | 103,10 | 1,1500 | 1,1% | 1,0830 | -5,8% |
Amplifon | 26,01 | 0,2900 | 1,1% | 0,3710 | 27,9% |
Prysmian | 65,04 | 0,7000 | 1,1% | 0,8730 | 24,7% |
Brunello Cucinelli | 94,20 | 0,9100 | 1,0% | 1,1200 | 23,1% |
Campari | 7,43 | 0,0650 | 0,9% | 0,0740 | 13,8% |
Interpump Group | 41,30 | 0,3200 | 0,8% | 0,3500 | 9,4% |
Ferrari | 411,40 | 2,4430 | 0,6% | 2,9850 | 22,2% |
Nexi | 5,82 | – | – | 0,0220 | – |
Saipem | 1,95 | – | – | 0,0660 | – |
Telecom Italia | 0,25 | – | – | 0,0310 | – |
(*) Dividendo in dollari
(**) Il dividendo è riferito all’esercizio chiuso il 30 giugno 2024
Fonte: Bloomberg, elaborazione Ufficio Studi FOL, dati al 3 ottobre 2024
L’impatto dei dividendi sul Ftse Mib
Il Ftse Mib, come la maggior parte degli indici, è un price index. Viene dunque calcolato sommando le capitalizzazioni di mercato di tutte le società che ne fanno parte, ma senza tenere conto dei dividendi, che vengono distribuiti e non reinvestiti. Motivo per cui la performance del Ftse Mib non riflette pienamente il ritorno per gli investitori, considerando solo l’apprezzamento in conto capitale (capital gain) e non il rendimento da dividendi.
Più nel dettaglio, il giorno dello stacco della cedola i titoli inclusi nell’indice subiscono nominalmente un deprezzamento, teoricamente pari al dividendo pagato; poiché Piazza Affari è una delle Borse più generose al mondo in termini di dividendi (mediamente del 3-4% annuo), nel lungo periodo questo effetto finisce per pesare sul Ftse Mib.
Per ovviare a questo problema e rappresentare più correttamente la remunerazione totale dell’indice, è possibile prendere come riferimento la versione Total Return del Ftse Mib, calcolata prendendo in considerazione il reinvestimento dei dividendi.