Notizie Notizie Mondo Tassi Bce: perché il taglio di ottobre è ora inevitabile. Cori dovish pesano sull’euro

Tassi Bce: perché il taglio di ottobre è ora inevitabile. Cori dovish pesano sull’euro

4 Ottobre 2024 12:54

Mancano meno di due settimane alla riunione di ottobre della Banca centrale europea (Bce) e la strada sembra spianata per un nuovo taglio dei tassi. Tutte le attese stanno convogliando in quella direzione, una mossa che fino a tre settimane fa sembrava improbabile. Ma il copione, come era successo nel caso del taglio jumbo della Federal Reserve (Fed), era stato rivisto nel giro di poco tempo dai mercati.

Per la zona euro, ci sono stati alcuni elementi chiave (tutti ravvicinati) che hanno alimentato questo cambio di passo: ovvero i recenti dati sui Pmi in netto peggioramento, una prima lettura dell’inflazione al di sotto del 2% in più di tre anni e infine la “rassicurazione” offerta dalla svolta dalla banca centrale Usa sul percorso di allentamento.

Insomma, non una ma più ragioni che stanno portando i policymakers verso una nuova riduzione del costo del denaro di 25 punti base che sembra essere diventata sempre più concreta

Scommesse sul taglio ad ottobre che salgono e che mettono sotto pressione l’euro che continua a mostrare una certa debolezza.

Taglio ad ottobre: quasi una formalità il via libera

Un nuovo taglio dei tassi, il terzo del 2024 (dopo giugno e settembre), sembra dietro l’angolo. Una percezione forte, tanto che è tale che gli invertitori ora stanno valutando una probabilità del 90% che arrivi l’annuncio di una sforbiciata nel meeting del 17 ottobre che vedrà il consiglio direttivo della Bce riunirsi in Slovenia. E come ricordano da Bloomberg anche gli economisti, che in precedenza pronosticavano una sola mossa a dicembre, stanno cambiando idea. Tra questi Morgan Stanley, Barclays ma anche Goldman Sachs.

“Abbiamo rivisto le nostre previsioni sui tassi della Bce e ora ci aspettiamo che effettui il prossimo taglio dei tassi a ottobre piuttosto che aspettare fino a dicembre, vista la significativa sorpresa al ribasso dei recenti dati sull’inflazione dell’area euro”, osservano gli analisti di Goldman Sachs in una nota del 2 ottobre.

La Bce deve tagliare in modo più consistente di quanto non abbia fatto finora. E’ di questa opinione George Curtis, portfolio manager di TwentyFour Asset Management. “Come abbiamo sostenuto per gli Stati Uniti, i primi 150 punti base sono un “gioco da ragazzi” anche se si presuppone un tasso neutrale leggermente più alto rispetto a quello pre-Covid – afferma l’esperto -. Andare troppo lentamente rischia di danneggiare indebitamente l’economia, che è più precaria nell’Eurozona che negli Stati Uniti, anche se si considerano le tendenze della disoccupazione negli Stati Uniti”. E conclude: “per noi ciò suggerisce un taglio di 25 punti base a riunione per il prossimo futuro, ma con una direzione che potrebbe vedere aumentare la pressione per ulteriori tagli anziché per un numero inferiore, considerato l’andamento dei dati economici”.

Negli ultimi giorni si erano accodati a questo pensiero anche gli esperti di Nomura. 

Le ultime dichiarazioni, con i falchi cambiano idea

Il consensus si sta rapidamente schierando attorno a un taglio dei tassi della Bce a ottobre. Tra le dichiarazioni che fanno propendere in questa direzione ci sono quelle di Isabel Schnabel, considerata un po’ la “portavoce dei falchi”, ha ammesso che la Bce “non può ignorare i venti contrari alla crescita”, soprattutto dati i progressi sul fronte della disinflazione.

Non possiamo ignorare i venti contrari alla crescita. Con segnali di indebolimento della domanda di lavoro e ulteriori progressi nella disinflazione, un ritorno sostenibile dell’inflazione verso il nostro obiettivo del 2% in modo tempestivo sta diventando più probabile, nonostante l’inflazione dei servizi ancora elevata e la forte crescita dei salari”, ha dichiarato Isabel Schnabel, membro del board della Bce, nel corso di un evento a Friburgo.

Questo potrebbe essere un segnale che i falchi stanno gettando la spugna sul dibattito di ottobre e accetteranno un altro taglio dopo i dati sul Cpi  inferiori alle attese all’inizio di questa settimana”, commenta Francesco Pesole di ING.

Anche le parole di un altro falco, il banchiere centrale lettone, Martins Kazaks, a Bloomberg vanno nella stessa direzione: “Discuteremo e decideremo quando ci incontreremo la prossima volta e avremo maggiori informazioni fino ad allora, ma i dati recenti puntano chiaramente nella direzione di un taglio”.

E in avvio di settimana la stessa Christine Lagarde aveva fornito un ulteriore importante spunto di fronte al Parlamento europeo, parlando di una economia stagnante e domanda interna debole.

“Gli ultimi sviluppi rafforzano la nostra fiducia che l’inflazione tornerà all’obiettivo in modo tempestivo”, ha detto Lagarde. “Ne terremo conto nella nostra prossima riunione di politica monetaria”. Le proiezioni dello staff della Bce di settembre prevedono un’inflazione media del 2,5% nel 2024, del 2,2% nel 2025 e dell’1,9% nel 2026.

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Euro/dollaro perde smalto

Intanto sul mercato forex ancora debolezza per l’euro che ieri è sceso, da 1,1049 a 1,1006 del cambio euro/dollaro. Il motivo principale? Sulla forza del dollaro ma anche al consolidarsi delle aspettative che questo mese la Bce tagli i tassi. “I contestuali rischi verso il basso sulla crescita dell’area indeboliscono il quadro della moneta unica. Eventuali sorprese positive dall’employment report oggi potrebbero portare a mettere sotto pressione i supporti chiave a 1,1000 EUR/USD”, indicano gli esperti di Intesa Sanpaolo nella “Forex flash” di oggi.

Il punto tecnico su euro/dollaro

(analisi a cura di Simone Borghi)

Dai minimi di metà aprile, il cambio euro/dollaro (EUR/USD) ha avviato una fase rialzista come si può vedere dalla trendline ascendente (in blu). Tuttavia, arrivato più volte al test di area 1,12 non è mai riuscito a superare questa resistenza statica e nel breve termine sta mostrando un trend ribassista, caratterizzato da una sequenza di massimi e minimi decrescenti. Questa tendenza negativa è rafforzata dal posizionamento del prezzo sotto la media mobile a 50 giorni (in giallo), che al momento funge da resistenza dinamica.

Dal punto di vista tecnico, l’analisi del Volume Profile rivela un’alta concentrazione di scambi tra 1,06 e 1,10, evidenziando quest’area come una zona di forte supporto e resistenza. Il PoC (Point of Control) si colloca a 1,084, dove il mercato ha accumulato una notevole attività di contrattazione.

L’oscillatore RSI a 14 periodi si trova attualmente in zona neutrale, con un valore intorno a 42,6, ma mostra un andamento ribassista. Questo suggerisce che ci sia ancora margine per ulteriori cali prima di entrare in zona di ipervenduto.

Anche il MACD conferma la pressione ribassista, con un cross negativo e un istogramma sotto lo zero. Nonostante ciò, i valori non sono estremamente distanti, il che lascia spazio a una possibile divergenza rialzista qualora il prezzo dovesse rimbalzare.

In tale scenario, se il cross valutario dovesse riuscire a mantenersi sopra il supporto a 1,101 e recuperare, la prima resistenza a cui potrebbe puntare è a 1,106, con possibilità di allungo fino alla fascia compresa tra 1,110 e 1,121 in caso di un rimbalzo più marcato.

Al contrario, una rottura decisa del supporto attuale aprirebbe la strada verso 1,095 e, in caso di ulteriori discese, verso 1,090, dove passa anche la media mobile a 200 giorni (in arancione).