Dividend yield, la classifica del Ftse Mib: chi rende di più e chi meno (26/09/24)
I dividendi rappresentano una fonte di rendimento molto rilevante per chi investe nel mercato azionario, soprattutto in fasi di mercati volatili e incerte. I titoli in grado di pagare cedole elevate e stabili sono particolarmente appetibili in uno scenario economico in continua evoluzione, alla luce degli sviluppi della politica monetaria e a livello geopolitico. Vediamo quali sono le società del Ftse Mib, le più importanti di Piazza Affari, che offrono le opportunità più interessanti in termini di dividend yield.
L’importanza dei dividendi nel contesto macro attuale
Il quadro macroeconomico attuale vede una progressiva discesa dell’inflazione, che sta permettendo alle banche centrali di abbassare i tassi di interesse, seppur con cautela, dopo i cicli di inasprimento degli ultimi due anni.
In Europa, nella riunione di settembre, la Bce ha tagliato di 25 punti base il tasso di interesse sui depositi, al 3,5% e gli ultimi dati macro hanno rafforzato l’ipotesi di una nuova riduzione a ottobre, anche se è più probabile che questa slitti all’incontro successivo, in programma a dicembre.
Negli Usa, la Fed ha optato fin da subito per una riduzione dei tassi più marcata, pari a 50 punti base e le proiezioni dei funzionari indicano ulteriori 50 punti base di tagli nelle prossime due riunioni di politica monetaria (novembre e dicembre).
L’attesa riduzione dei tassi di interesse fa presagire un calo dei rendimenti di alcune asset class che in precedenza hanno beneficiato delle strette monetarie, come le obbligazioni. Questo alimenta l’appetito per attività più rischiose, come l’azionario, e in particolare per quelle società in grado di pagare elevati dividendi, offrendo agli investitori una fonte di reddito diretta e relativamente stabile. A maggior ragione, in un contesto ancora caratterizzato da incertezze geopolitiche ed economiche, che potrebbero incrementare la volatilità sui mercati, spingendo gli investitori alla ricerca di strumenti di mitigazione del rischio.
Cos’è il dividend yield
Per valutare la bontà dei dividendi pagati da una società gli investitori non devono guardare solo all’ammontare della cedola, ma anche e soprattutto al suo rendimento, espresso dal dividend yield: un valore percentuale determinato attraverso il rapporto tra il dividendo unitario pagato da una determinata azione e il prezzo di mercato dell’azione stessa.
La formula per il calcolo del dividend yield è dunque: (Dividendo Annuale per Azione / Prezzo Attuale dell’Azione) × 100
Questo parametro, così come tutti i principali multipli, viene particolarmente utilizzato nell’analisi comparativa con l’obiettivo di confrontare il posizionamento di un’impresa rispetto ad altre. Più è elevato il dividend yield, migliore è il giudizio sulla capacità dell’azienda di remunerare il capitale investito. Tuttavia, è bene tenere presente che esso rappresenta una misura statica di rendimento e non tiene conto del rischio d’impresa.
Ftse Mib, la classifica dei dividend yield
Il dividend yield rimane un indicatore fondamentale per gli investitori ed esprime un segnale diretto della capacità di un’azienda di generare un ritorno per gli azionisti rispetto al prezzo corrente delle sue azioni. Nel contesto attuale di Piazza Affari, diverse aziende si distinguono per i loro rendimenti elevati. Nella tabella sottostante i titoli del Ftse Mib vengono ordinati in maniera decrescente sulla base del dividend yield, quindi dal titolo che vanta il rendimento più alto a quello più contenuto.
Al vertice della classifica troviamo Stellantis con un dividend yield dell’11,1%, con un dividendo per azione complessivo di 1,55 euro pagato a maggio. Va detto che negli ultimi mesi il titolo ha perso gran parte del suo valore in borsa, incidendo significativamente sul rapporto, e che verosimilmente la società sarà costretta a rivedere al ribasso la prossima cedola.
Segue un quartetto di banche guidato da Banco BPM con un rendimento del 9%, davanti a Banca Popolare di Sondrio (8,0%), Intesa Sanpaolo (7,7%) e Mediobanca (7,0%), alla pari con Eni (7,0%), che ha pagato questa settimana la prima tranche da 25 centesimi del dividendo annuale da 0,94 euro.
In coda alla classifica troviamo invece Ferrari (0,6%), Interpump (0,8%) e Campari (0,9%), mentre Nexi, Saipem e Telecom Italia non hanno corrisposto cedole a valere sull’ultimo esercizio.
Titolo | Ultimo prezzo (€) | Dividendo per azione (€) | Dividend yield | Prossimo dividendo stimato (€) | Variazione stimata Dividendo a/a |
Stellantis | 13,94 | 1,5500 | 11,1% | 1,3550 | -12,6% |
Banco BPM | 6,25 | 0,5600 | 9,0% | 0,6200 | 10,7% |
Bca Pop Sondrio | 7,02 | 0,5600 | 8,0% | 0,5200 | -7,1% |
Intesa Sanpaolo | 3,84 | 0,2960 | 7,7% | 0,3520 | 18,9% |
Mediobanca (**) | 15,38 | 1,0700 | 7,0% | 1,2360 | 15,5% |
Eni | 13,52 | 0,9400 | 7,0% | 1,0380 | 10,4% |
Italgas | 5,41 | 0,3520 | 6,5% | 0,3880 | 10,2% |
Poste italiane | 12,60 | 0,8000 | 6,3% | 1,0110 | 26,4% |
Banca Mediolanum | 11,35 | 0,7000 | 6,2% | 0,7770 | 11,0% |
Snam | 4,60 | 0,2820 | 6,1% | 0,3000 | 6,4% |
Enel | 7,14 | 0,4300 | 6,0% | 0,4670 | 8,6% |
Azimut | 23,19 | 1,3800 | 6,0% | 1,5150 | 9,8% |
BPER Banca | 5,11 | 0,3000 | 5,9% | 0,5160 | 72,0% |
Generali Assicurazioni | 25,94 | 1,2800 | 4,9% | 1,4620 | 14,2% |
Banca MPS | 5,09 | 0,2500 | 4,9% | 0,7700 | 208,0% |
A2A | 2,06 | 0,0958 | 4,6% | 0,1000 | 4,4% |
FinecoBank | 15,20 | 0,6900 | 4,5% | 0,7360 | 6,7% |
Tenaris (*) | 13,66 | 0,6000 | 4,4% | 0,6620 | 10,3% |
Inwit | 11,06 | 0,4800 | 4,3% | 0,5480 | 14,2% |
Terna | 8,10 | 0,3396 | 4,2% | 0,3720 | 9,5% |
ERG | 24,42 | 1,0000 | 4,1% | 1,0310 | 3,1% |
Hera | 3,58 | 0,1400 | 3,9% | 0,1500 | 7,1% |
Unipol Gruppo | 10,59 | 0,3800 | 3,6% | 0,7240 | 90,5% |
Pirelli&C | 5,62 | 0,1980 | 3,5% | 0,2820 | 42,4% |
UniCredit | 39,47 | 1,0829 | 2,7% | 2,6550 | 145,2% |
Iveco Group | 9,28 | 0,2200 | 2,4% | 0,5190 | 135,9% |
Recordati | 50,65 | 1,2000 | 2,4% | 1,4770 | 23,1% |
Moncler | 52,04 | 1,1500 | 2,2% | 1,2550 | 9,1% |
STMicroelectronics (*) | 26,00 | 0,3600 | 1,4% | 0,3030 | -15,8% |
Leonardo | 20,57 | 0,2800 | 1,4% | 0,3280 | 17,1% |
Diasorin | 103,05 | 1,1500 | 1,1% | 1,0830 | -5,8% |
Amplifon | 26,63 | 0,2900 | 1,1% | 0,3710 | 27,9% |
Prysmian | 67,10 | 0,7000 | 1,0% | 0,8710 | 24,4% |
Brunello Cucinelli | 90,75 | 0,9100 | 1,0% | 1,1210 | 23,2% |
Campari | 7,56 | 0,0650 | 0,9% | 0,0740 | 13,8% |
Interpump Group | 40,94 | 0,3200 | 0,8% | 0,3500 | 9,4% |
Ferrari | 429,90 | 2,4430 | 0,6% | 2,9990 | 22,8% |
Nexi | 6,13 | – | – | 0,0220 | – |
Saipem | 1,95 | – | – | 0,0670 | – |
Telecom Italia | 0,24 | – | – | 0,0310 | – |
(*) Dividendo in dollari
(**) Il dividendo di 0,85 euro è riferito all’esercizio chiuso il 30 giugno 2023
Fonte: Bloomberg, elaborazione Ufficio Studi FOL, dati al 26 settembre 2024
L’impatto dei dividendi sul Ftse Mib
Il Ftse Mib, come la maggior parte degli indici, è un price index. Viene dunque calcolato sommando le capitalizzazioni di mercato di tutte le società che ne fanno parte, ma senza tenere conto dei dividendi, che vengono distribuiti e non reinvestiti. Motivo per cui la performance del Ftse Mib non riflette pienamente il ritorno per gli investitori, considerando solo l’apprezzamento in conto capitale (capital gain) e non il rendimento da dividendi.
Più nel dettaglio, il giorno dello stacco della cedola i titoli inclusi nell’indice subiscono nominalmente un deprezzamento, teoricamente pari al dividendo pagato; poiché Piazza Affari è una delle Borse più generose al mondo in termini di dividendi (mediamente del 3-4% annuo), nel lungo periodo questo effetto finisce per pesare sul Ftse Mib.
Per ovviare a questo problema e rappresentare più correttamente la remunerazione totale dell’indice, è possibile prendere come riferimento la versione Total Return del Ftse Mib, calcolata prendendo in considerazione il reinvestimento dei dividendi.