Inflazione Ue sotto il 2%, Lagarde condannata a tagliare. Ipotesi discesa non-stop dei tassi
La notizia è che l’inflazione dell’eurozona è tornata sotto l’asticella del 2%. Non succedeva dal 2021 e questo spalanca le porte per un altro taglio dei tassi già questo mese da parte della Banca centrale europea (Bce) che già nei giorni scorsi molti analisti hanno iniziato a dare per assodato.
Il dato preliminare di settembre diffuso poco fa dall’Eurostat evidenzia una crescita dei prezzi nell’ordine dell’1,8%, sui minimi a oltre tre anni. Il consensus Bloomberg era di un’inflazione complessiva proprio all’1,8% dal 2,2% di agosto. L’ultima volta che l’inflazione ha raggiunto l’obiettivo del 2% della Bce è stato a giugno 2021. L’inflazione di fondo è invece scesa al 2,7% dal 2,8%, anche in questo caso impattando con le attese.
Prezzi rallentano in tutta Europa: inflazione Italia scende a 0,7%
La tendenza al calo dei prezzi è diffusa a macchia d’olio in tutti i principali paesi dell’area euro con l’importante sponda del calo dei prezzi dell’energia. In Germania l’inflazione a settembre è scesa sotto l’asticella del 2%, così in Spagna e Francia. In Italia addirittura scendo allo 0,7%.
“Con la Bce che appare abbastanza convinta che l’inflazione sia sulla buona strada verso il 2%, la domanda è ora quanto velocemente vuole riportare i tassi di interesse verso la neutralità. Se mantiene i tassi di interesse restrittivi per troppo tempo con l’economia già in rallentamento, rischia di spingere l’inflazione al di sotto del suo target del 2%. Con la crescita sotto pressione ora, sembra che la porta sia aperta per farsì che la Bce possa muoversi più velocemente“, commenta a caldo Bert Colijn, capo economista di ING.
Se fino alla scorsa settimana le aspettative erano di una Bce attendista e possibile nuovo taglio solo a dicembre, il susseguirsi di deboli riscontri economici – in primis la discesa degli indici Pmi insieme al rallentamento dell’inflazione – hanno innescato le attese di una retromarcia veloce dei tassi di interesse. Addirittura, alcuni analisti hanno aggiornato le stime in questi giorni indicando un vero e proprio tour de force della Bce con tagli no stop fino a primavera 2025 inoltrata.
“Si è passati da un rischio di inflazione persistente a uno di stagnazione e quindi ci aspettiamo che la Bce tagli i tassi di 25 punti base a ottobre e continui con tagli consecutivi fino a giugno 2025“, ha rimarcato Barclays venerdì scorso. Identica parabola discendente è quella indicata da Nomura, mentre Hsbc vede tagli consecutivi fino ad aprile 2025.
Pressing sulla Lagarde per un ulteriore taglio dei tassi
La presidente della Bce, Christine Lagarde, dovrà quindi prenderne atto e idealmente andare a rincorrere la Fed nel percorso di allentamento monetario accelerato al fine di evitare che la paventata recessione, in cui già risulta impantanata la Germania, prenda piede in tutta Europa.
La presidente dell’Eurotower ieri aveva messo le mani avanti confermando un maggiore ottimismo sul fatto di riuscire a tenere sotto controllo l’inflazione e che il consiglio direttivo Bce ne terrà conto quando dovrà esprimersi sui tassi il prossimo 17 ottobre. La Bce nelle ultime riunioni ha sempre affermato che non si impegna a un futuro programma di tagli dei tassi, ma prenderà decisioni di riunione in riunione in base ai dati economici in arrivo.
La Bce ha già ridotto i tassi a giugno e settembre, in entrambe le occasioni di 25 punti base.
“L’inflazione potrebbe aumentare temporaneamente nel quarto trimestre di quest’anno, poiché i precedenti bruschi cali dei prezzi dell’energia escono dai tassi annuali, ma gli ultimi sviluppi rafforzano la nostra fiducia che l’inflazione tornerà all’obiettivo in modo tempestivo“, sono state le parole di ieri della Lagarde.
La presidente della Bce ha mostrato un cauto ottimismo sul fronte della congiuntura economica nonostante gli ultimi deboli riscontri. “Guardando al futuro, il livello represso di alcuni indicatori dei sondaggi suggerisce che la ripresa sta affrontando venti contrari“, ha affermato Lagarde. “Prevediamo che la ripresa si rafforzerà nel tempo, poiché l’aumento dei redditi reali dovrebbe consentire alle famiglie di consumare di più“.