Notizie Notizie Mondo Banche Centrali Tassi Fed: outlook dollaro con taglio -25pb VS -50pb. La sfida di Powell contro rischio panico

Tassi Fed: outlook dollaro con taglio -25pb VS -50pb. La sfida di Powell contro rischio panico

18 Settembre 2024 14:24

E così anche per la Fed di Jerome Powell, evidentemente, è arrivato il momento di tagliare i tassi.

Dopo la la Swiss National Bank della Svizzera, che ha anticipato sia la Bce che la Fed, dopo la stessa Bce, che si è già mossa con due tagli, la Bank of England e altre banche centrali, anche la Federal Reserve deciderà di sforbiciare il costo del denaro per cercare di dare una spinta a un’economia, quella degli Stati Uniti che, sebbene non stia arrancando ai ritmi di quella europea, ha presentato nell’ultimo periodo alcune sacche di vulnerabilità, in modo particolare nel mercato del lavoro.

A poche ore dal verdetto del Fomc, il braccio di politica monetaria della Fed, analisti e trader non riescono ancora a mettersi d’accordo su quella che sarà l’entità del primo taglio in più di quattro anni, ovvero dal 2020, che abbasserà i tassi dal livello record degli ultimi 23 anni a cui viaggiano, ovvero al range attuale, compreso tra il 5,25% e il 5,5%.

Fed verso taglio tassi. Per Powell una decisione sofferta

Se la scorsa settimana, a dispetto dei vari appelli a favore di un taglio di 50 punti base, la numerosa platea degli economisti si era rassegnata all‘ipotesi di una riduzione di appena 25 pb dei tassi dell’area euro da parte della Bce di Christine Lagarde – così, come di fatto, è stato – senza neanche contemplare lo scenario di un taglio più importante, sulla Fed l’incognita rimane alta:

Powell annuncerà un taglio di 25 punti base, dando praticamente anche lui un contentino a Wall Street e all’intero azionario globale, o opterà per una riduzione di 50 punti base, rischiando però così di suonare, suo malgrado, un campanello di allarme, dunque di spaventare i mercati?

L’effetto collaterale di un taglio di 50 punti base è stato ben studiato da alcuni strategist ed economisti, che hanno avvertito che, con un Jumbo Cut, la Fed lancerebbe ai mercati il seguente messaggio:

‘L’economia americana è messa decisamente male, forse peggio di quanto voi pensiate e temiate’.

A quel punto, gli investitori potrebbero reagire innescando una valanga di sell su Wall Street.

Detto questo, una valanga di sell potrebbe travolgere Wall Street anche se la Fed annunciasse un taglio di 25 punti base:

in questo caso, infatti, le aspettative più dovish verrebbero stroncate e la delusione per il mancato Jumbo Cut potrebbe dare il via a una ondata di smobilizzi.

Sell a Wall Street dunque inevitabili? Lo sapremo solo alle 20 ora italiana, quando il braccio di politica monetaria della Fed, ovvero il (Federal Open Market Committee) pubblicherà il comunicato con cui renderà note le sue decisioni di politica monetaria.

Alle 20.30, prenderà poi la parola il presidente della Federal Reserve Jerome Powell nella consueta conferenza stampa successiva all’annuncio.

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Giornata dunque campale per Wall Street e i mercati di tutto il mondo. Tra l’altro, oggi non ci sarà ‘soltanto’ l’annuncio sui tassi.

La banca centrale americana comunicherà anche le proprie previsioni aggiornate sul trend del Pil e dell’inflazione Usa, pubblicando inoltre il dot plot, ovvero il grafico da cui emergono gli outlook sulla direzione dei tassi attesa per il futuro, sfornati dai singoli esponenti del Fomc.

Nell’attesa della sfilza degli annunci, un importante segnale arriva dal diretto interessato dall’annuncio della Fed, oltre a Wall Street, al mercato dei Treasury, all’oro e a tanti altri asset, ovvero dal dollaro Usa, più precisamente dal suo trend rispetto alle altre valute delle principali economie mondiali.

L’euro sale al momento nei confronti del dollaro attorno a quota $1,1125, in crescita dello 0,10%, oscillando a livelli non molto lontani da quel massimo di quest’anno (minimo dell’anno per il dollaro Usa), testato attorno a $1,1201.

Il dollaro soffre in modo significativo soprattutto sullo yen che, come fanno notare diversi esperti, non può non salire, visto che la Bank of Japan guidata da Kazuo Ueda non può che continuare ad alzare i tassi (anche se non è detto che li alzerà questa settimana, o se deciderà di attendere ancora, dopo il primo storico atto di marzo, quando ha annunciato la fine dell’era dei tassi negativi, e l’altra stretta monetaria, che ha portato il costo del denaro a balzare al record dal 2008).

Proprio la prospettiva di una Bank of Japan costretta a svestire i panni di banca centrale tra le più dovish del mondo hanno portato lo yen a inanellare continui guadagni nei confronti del dollaro, incassando un rialzo di ben il 12% nei confronti della valuta Usa negli ultimi tre mesi.

La discesa del dollaro nei confronti dello yen prosegue anche oggi, scatenata in particolar modo dalla prospettiva di un taglio di 50 punti base da parte della Fed.

Il rapporto USD-JPY arretra così in vista dell’annuncio della Fed di più di mezzo punto percentuale, scendendo a JPY 141,56.

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Ed è sempre anche il riaccendersi delle scommesse sull’arrivo di una riduzione dei tassi di 50 punti base negli Stati Uniti che sta facendo sentire i suoi effetti sul rapporto GBP-USD, che oggi prezza anche l’inflazione ancora persistente negli Stati Uniti, balzando di quasi mezzo punto percentuale sul dollaro, a quota $1,3218.

Taglio tassi 25 pb farebbe da assist al dollaro?

Già indebolito dalle scommesse sui tassi della Fed, il biglietto verde è nel radar degli strategist da parecchio, per le implicazioni che un suo ulteriore indebolimento potrebbe avere non solo sul forex ma anche su altri asset: un suo ulteriore calo successivo all’annuncio di oggi, non può essere escluso, come ha commentato alla CNBC Nathan Swami, responsabile della divisione di trading sul forex di Citi a Singapore, soprattutto in caso di toni dovish da parte di Powell.

Dall’altro lato, il dollaro potrebbe essere sostenuto da un taglio dei tassi, da parte della Fed, pari a 25 punti base: ora che si scommette soprattutto e di nuovo su una riduzione di 50 punti base, un taglio di 1/4 di punto percentuale potrebbe essere considerato quasi hawkish, supportando la moneta americana.

E’ quanto afferma Enrique Diaz-Alvarez, Chief Economist di Ebury che, nel far notare che la probabilità di un jumbo cut è arrivata a essere superiore al 60%, ha parlato di “aspettative eccessive”, confermando la “previsione di un taglio di 25 punti base”, e aggiungendo che “un taglio di 25 punti base e una prospettiva cauta e dipendente dai dati per ulteriori tagli potrebbero fornire un supporto almeno temporaneo per il dollaro.

Di supporto temporaneo al dollaro Usa ha parlato anche Francesco Pesole, strategist del forex di ING che, in una nota dedicata all’annuncio della Fed , ha scritto che un taglio dei tassi di 25 punti base da parte della banca centrale Usa darebbe una spinta alla valuta, ma solo di breve respiro.

Dalla nota emerge che gli analisti stimano per oggi quello che definiscono un “taglio dovish di 25 punti base”, ribadendo il rischio che la Fed correrebbe nell’annunciare una riduzione di 50 punti base: quello di scatenare il panico a Wall Street.

“Il presidente Jerome Powell – ha sottolineato Pesole – dovrebbe fornire solide giustificazioni macro per una mossa di 50 punti base, per evitare di sembrare troppo sensibile alle aspettative dei mercati”.

Powell dovrebbe dimostrare anche, nel caso in cui optasse per il Jumbo Cut,  di avere fatto una scelta non dettata dal “panico”, ovvero dalla preoccupazione per il rischio di una recessione negli Stati Uniti e per le condizioni in cui versa il mercato del lavoro. In caso contrario, Wall Street potrebbe soffrire parecchio.

“Se non riuscisse a dare queste rassicurazioni, la Fed potrebbe provocare turbolenze sull’azionario”, ovvero su Wall Street e non solo, ha continuato l’esperto.

Dal canto loro, nel loro Global Outlook relativo al quarto trimestre 2024, Market 360, gli analisti di BNP Paribas hanno scritto di prevedere “un dollaro ampiamente più debole”, citando tra i fattori l’allentamento della restrizione monetaria della Fed così come anche, stando a quanto emerge dal BNP Paribas US landing dashboard, “un rischio di recessione moderato negli Stati Uniti”.

Gli stessi esperti hanno avvertito però anche della presenza di “rischi di rialzo”, per il dollaro, che si manifesterebbero nel caso in cui “una potenziale presidenza Trump dovesse portare a tariffe commerciali molto più elevate”.

David Pascucci, analista di XTB, ha ricordato inoltre che “la reazione del dollaro condizionerà” – e sta già condizionando – “l’oro, il petrolio e il mercato valutario”.

Pascucci ha fatto riferimento al “trend di deprezzamento” della valuta Usa, che vede al momento “l’oro salire, il petrolio intraprendere un percorso di recupero di breve dopo i minimi visti di recente (andamento recessivo) e un mercato valutario guidato al momento dalle major che si apprezzano contro il dollaro, in primis lo yen, valuta che sottende un’economia che vede aumenti dei tassi futuri”.

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Tagli tassi nel 2024: su cosa stanno scommettendo i mercati

In attesa del verdetto della Fed, l’analista di XTB David Pascucci ha ripercorso le aspettative dei trader sullamossa della Fed di oggi, presentando anche le scommesse dei mercati su cosa farà Powell nelle prossime riunioni:

A giugno si parlava di un solo taglio nel 2024 da parte della Fed” – ha ricordato l’analista, aggiungendo che le aspettative sono poi salite a “due tagli” nel corso dei mesi successivi, fino ad arrivare a ora, con “aspettative completamente disallineate da un approccio morbido preso in considerazione fino a poco tempo fa”.

Osservando infatti i numeri del FedWatch Tool – ha spiegato Pascucci – possiamo notare come per la riunione del 7 novembre circa un 80% degli operatori si aspetta almeno un taglio di 0,75% (4,5-4,75%) rispetto ai livelli attuali. Ciò sta a significare che se oggi si taglia di uno 0,25%, la prossima volta si taglierebbe di un altro 0,5%”.

Osservando i dati relativi alla riunione del 18 dicembre, il 92% degli operatori si attende invece un taglio dai livelli attuali pari all’1% (4,25-4,5%) mentre la maggioranza relativa del 58% si attende un taglio di almeno un 1,25% (4-4,25%)”.

“A vedere questi numeri, gli operatori si attendono per fine anno 4 o 5 tagli dei tassi da 0,25%, un vero e proprio inizio di un ciclo di taglio tassi”. Qualcosa di inimmaginabile, sicuramente all’inizio del 2024, quando a essere stata messa in discussione era stata addirittura l’ipotesi di una sola riduzione da parte della Fed nel corso dell’anno.

Nella nota odierna dedicata al dollaro, ING ha anche detto la sua su quelle che saranno le prossime mosse sui tassi firmate dalla Fed nelle prossime riunioni di novembre e di dicembre.

In attesa del dot plot, gli esperti hanno scritto di prevedere che “il valore mediano dei tagli (attesi dagli esponenti del Fomc) indicherà riduzioni totali di 75 punti base per il 2024 e altri tagli di 125 punti base l’anno prossimo”. Previsioni che dimostreranno per l’ennesima volta come i mercati siano stati troppo dovish, visto che al momento le ipotesi prezzate sono di tagli di 115 punti base e di 135 punti base rispettivamente per il 2024 e per il 2025.

Tra l’altro, “se accompagnate da una conferenza stampa dai toni dovish, questa proiezione difficilmente riuscirà a prevenire altre deviazioni dovish”, hanno avvertito da ING.

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