Mercati, Dalio (Bridgewater): altro che Fed, attenti alla Cina
Gli occhi dei mercati sono puntati sulla Fed, ma per Ray Dalio, fondatore di Bridgewater Associates, il vero fattore da tenere d’occhio nel lungo termine è la Cina. Il rallentamento economico del Paese rappresenta un “problema reale” e rischia di pesare sulle scelte di portafoglio degli investitori globali.
Ray Dalio ridimensiona importanza riunione Fed
Le decisioni della Fed restano il principale market mover, almeno nel breve termine. I mercati stasera per capire se in questo incontro la banca centrale americana taglierà i tassi di soli 25 punti base oppure opterà per una riduzione più aggressiva, da mezzo punto percentuale.
In ogni caso, è scontato un progressivo allentamento della politica monetaria, dopo il ciclo restrittivo avviato nel 2022 per contrastare l’inflazione fuori controllo e riportarla al target del 2%.
Per Ray Dalio, quello che farà la banca centrale guidata da Powell questa sera “non fa differenza” nel lungo termine. “La Fed deve mantenere i tassi di interesse sufficientemente alti da convincere i creditori che otterranno un rendimento reale, ma non così elevati da creare problemi ai debitori”, ha dichiarato il fondatore di Bridgewater Associates, il più grande hedge fund del mondo, a margine del Milken Institute Asia Summit 2024 a Singapore.
L’entità del taglio di oggi, dunque, non cambierà le carte in tavola per gli investitori globali.
Preoccupano gli ultimi dati dalla Cina
Qualche grattacapo può crearlo invece il progressivo indebolimento dell’economia cinese, certificato anche dagli ultimi dati macro.
Ad agosto, la produzione industriale ha rallentato al 4,5% (dal 5,1%), segnando la serie negativa più lunga dal 2021 a causa di consumi e investimenti più deboli del previsto, mentre le vendite al dettaglio hanno frenato al 2,1% (dal 2,7%), deludendo in entrambi i casi le attese degli analisti. Da inizio anno, i dati mostrano una moderazione rispettivamente al 5,8% e al 3,4% (dal 5,9% e dal 3,5%).
Nel complesso, i numeri gettano nuovi dubbi sulla capacità dell’economia cinese di raggiungere il target di crescita fissato per quest’anno dal governo di Pechino, pari al 5%, sollevando richieste di nuovi stimoli.
Dalio mantiene l’investimento in Cina
Il rallentamento sempre più profondo della superpotenza asiatica preoccupa non poco lo stesso Ray Dalio, secondo il quale “l’ambiente economico sta cambiando e sta diventando più difficile”. Una prova importante per il presidente Xi Jinping, che cerca di bilanciare la crescita evitando gli ingenti stimoli che hanno contribuito a portare la Cina nella situazione attuale.
La seconda economia mondiale è cambiata molto negli ultimi quattro anni, segnata dalla pandemia e dai suoi strascichi, con una crisi del mercato immobiliare e un calo dell’azionario che ha spinto molti cinesi ad aggrapparsi al contante.
“Una piccola percentuale del nostro portafoglio è investita in Cina e la manterremo in questa fase”, ha detto Dalio, aggiungendo che la Cina rimane una “regione con prezzi molto interessanti” in cui investire, nonostante i dubbi legati alla dimensione e alla struttura dell’investimento stesso.
Secondo l’imprenditore americano, le sfide create dalla debolezza del settore immobiliare hanno messo la Cina di fronte ad una situazione “più impegnativa di quella del Giappone nel 1990”, rendendo necessaria una marcata ristrutturazione.
Tuttavia, conclude Dalio, gli investitori dovrebbero essere consapevoli che tutti i paesi attraversano alti e bassi e che “in nessuno Stato dovresti investire così tanti soldi da farlo diventare una parte dominante del tuo portafoglio”.
La preoccupazione per la Cina è diffusa
In linea con Dalio anche altri esperti. “È più importante rimanere concentrati sul lungo termine e, in particolare per gli investitori azionari, pensare a un orizzonte di 5 o 10 anni”, ha affermato il vicepresidente di Capital Group Companies, Jody Jonsson. Indipendentemente dall’entità del taglio della Fed, “non cambierà “nulla di ciò che faccio nel mio portafoglio”.
I problemi dell’economia cinese, invece, sono fonte di “grande preoccupazione” sia per le aziende locali sia per quelle occidentali e “richiederanno molto più tempo per essere risolti”, ha aggiunto Jonsson.
Anche il Ceo di Cain International, Jonathan Goldstein, ha spostato l’attenzione sulla Cina, affermando che le politiche di ritorno in ufficio hanno un’importanza per il destino del settore immobiliare pari a qualsiasi riduzione dei tassi di interesse da parte della Fed.
Per Fang Fenglei, fondatore e presidente di Hopu Investment Management, la Cina sta subendo “effetti cicatriziali peggiori del previsto a causa dell’epidemia di Covid-19”, con riferimento al calo dei mercati azionari e degli investimenti diretti esteri.
Tuttavia, il governo di Pechino “non si preoccupa molto degli interessi a breve termine” e vuole accuratamente evitare di ripetere quanto accaduto in precedenza, quando gli stimoli per 4 trilioni di yuan (564 miliardi di dollari) hanno gonfiato i prezzi degli immobili e portato a una sovracapacità.