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Sell off su bond Usa post Fed. Attenti a tassi BTP e spread

Pubblicato 21 Settembre 2023 Aggiornato 22 Settembre 2023 10:13

Paura sul mercato dei bond nel Day After Fed: il tonfo dei Treasuries Usa, con corrispettivo balzo dei tassi, contagia anche i BTP e i titoli di stato dell’area euro.

Lo spread BTP-Bund torna attorno a quota 180 punti base, a fronte di tassi decennali che superano anche la soglia del 4,5%.

In generale, i mercati azionari e obbligazionari si confermano ostaggio della prospettiva di tassi Usa (e non solo) “higher for longer”, ovvero di tassi più alti per un periodo di tempo più lungo.

Ieri la Fed guidata dal presidente Jerome Powell ha confermato i tassi sui fed funds Usa, come da attese, al range compreso tra il 5,25% e il 5,5%, record degli ultimi 22 anni, a cui erano stati portati alla fine di luglio, con una stretta di 25 punti base.

Dal counicato della Fed è emersa però l’intenzione del presidente Jerome Powell e colleghi di alzare i tassi almeno un’altra volta entro la fine di quest’anno.

Motivo: l’inflazione ancora troppo alta negli Stati Uniti, sicuramente non scesa ancora al target del 2% della Fed.

Sell sui bond: tassi Treasuries Usa 2y scattano al record dal 2006

Tensione sul mercato dei bond: in particolare i rendimenti dei Treasuries Usa sono saliti dopo gli annunci della Fed fino al 5,1588%, viaggiando ai  record dal 2006 testati alla vigilia.

In rialzo anche i rendimenti dei Treasuries Usa a 10 anni, scattati al 4,4172%, sui nuovi massimi dal 2007.

A puntare verso l’alto sono anche i rendimenti dei Treasuries a 30 anni, che si posizionano ai livelli massimi dal 2011, come fa notare l’economista Mohamed El-Erian in un post su Twitter con cui segnala che, anche se la Federal Reserve non ha alzato i tassi, i mercati hanno rivisto al rialzo le loro aspettative.

Ma cosa fare, in un’ottica di investimenti?

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Janus Henderson presenta bond con interessanti opportunità di rendimento

Occhio al commento di Jim Cielinski, responsabile globale del reddito fisso di Janus Henderson, che parla di implicazioni per i mercati obbligazionari,  concentrandosi sulle opportunità emerse dagli annunci della Fed:

“I mercati sono per loro natura orientati al futuro e l’anticipazione dei punti di svolta nei regimi dei tassi e nel ciclo economico offre l’opportunità di raccogliere rendimenti in eccesso. Non siamo ancora a questo punto”, avverte Cielinkski, adducendo come motivazione la presenza di “troppe variabili in gioco, tra cui la continua rigidità del mercato del lavoro e i notevoli rischi geopolitici”.

Di fatto, “come si evince dal rendimento del Treasury a 2 anni, che si attesta al di sopra del 5,0%, il mercato ha fatto i conti con una Fed che si è concentrata sul tentativo di porre fine a questa fase di inflazione”.

Detto questo, dice il responsabile globale della divisione di fixed income di Janus Henderson, “con la probabile fine dei rialzi all’orizzonte, le obbligazioni a breve scadenza presentano interessanti opportunità di rendimento che non esistevano due anni fa. Gli investitori non avranno bisogno di un cambio di rotta per generare rendimenti in questi punti della curva, poiché riteniamo che ‘elevati più a lungo’, indipendentemente dal livello finale, rimarrà all’ordine del giorno”.

“Nell’ambito del credito – aggiunge Cielinkski – gli strumenti cartolarizzati, come i titoli garantiti da attività, i titoli garantiti da ipoteca e i prestiti, hanno scontato un maggiore indebolimento economico rispetto ai crediti societari e, di conseguenza, possono apparire a prezzi interessanti nel caso in cui si materializzi un atterraggio morbido, o persino una recessione poco profonda”.

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Effetto contagio su spread e BTP: tassi decennali tornano al 4,50%

A causa del classico effetto contagio, non c’è pace neanche per i titoli di stato dell’Eurozona.

I tassi dei Bund tedeschi a 10 anni hanno toccato stamattina il record degli ultimi sei mesi, salendo fino al 2,73%.

In rialzo anche i tassi dei Bund a 2 anni, i più sensibili alle aspettative sul trend dei tassi – in questo caso quelli decisi dalla Bce di Christine Lagarde, che sono balzati fino al 3,28%, ai valori record dalla metà di luglio.

I tassi dei BTP balzano fino a +5,1 punti base, al 4,50%.

Lo spread BTP-Bund tocca i 180 punti base, poi riduce i guadagni, posizionandosi attorno a quota 177, comunque in crescita di oltre l’1%. .

I sell sui bond e, di conseguenza, il balzo dei rendimenti, sia sui Treasuries che sui Bund e BTP, si spiegano con le parole proferite dal presidente della Fed Jerome Powell nella giornata di ieri, nel corso della conferenza stampa indetta per commentare l’annuncio sui tassi, lasciati invariati, come da attese.

La spiegazione è anche nelle nuove stime sul Pil degli Stati Uniti, pubblicate ieri dalla banca centrale Usa e nel  dot plot, il documento che contiene le previsioni dei singoli banchieri centrali che compongono il Fomc.

La sorpresa del dot plot è un vero e proprio schiaffo a chi fino a ieri aveva sperato in una netta svolta della politica monetaria Usa da parte della Fed, nel 2024, incentrata su una carrellata di tagli ai tassi, dopo le strette monetarie annunciate ripetutamente negli anni 2022-2023.

Dal documento è emerso, di fatto, che la proiezione mediana dei tassi Usa, per la fine del 2024, è di tassi al 5,1%, rispetto al 4,6% dei tassi che erano stati previsti in precedenza con la pubblicazione del dot plot di giugno.

In quel mese, otto esponenti del Fomc avevano detto di stimare per la fine dell’anno prossimo tassi sui fed funds Usa al 4,875% o più alti; due membri avevano previso tassi in calo al 4,625% e otto esponenti avevano detto di puntare su tagli che avrebbero portato i tassi a scendere fino al 4,375%, se non a un livello ancora più basso.

Ora, per ‘colpa’ di un outlook sulla crescita economica degli Stati Uniti rivisto al rialzo – le previsioni per l’espansione del Pil del 2023 sono state addirittura più che raddoppiate, al 2,1% – sono ben dieci gli esponenti del Fomc che stimano tassi per la fine del 2024 pari ad almeno il 5,125%; in quattro prevedono tassi al 4,875% e cinque sono per un valore non superiore al 4,625%.

In poche parole, dal dot plot aggiornato, la Fed ha cancellato la prospettiva di tagli ai tassi di un valore di ben 50 punti base.

BTP pagano effetto Fed. Ma spread sotto la lente da un po’ con mal di testa Meloni

Nel caso dell’Italia, occhio al trend dello spread BTP-Bund dall’inizio dell’anno.

Nel corso del governo Meloni, indubbiamente, quel balzo dello spread e dei tassi dei BTP tanto paventati con la fine dell’era di Mario Draghi presidente del Consiglio non si è concretizzato.

Ecco il trend dello spread BTP-Bund a 10 anni dall’inizio dell’anno rappresentato dal grafico di Bloomberg.

In vista tuttavia di nuove sfide che assillano l’esecutivo, come il varo della legge di bilancio per il 2024, le nuove regole sul debito e deficit pronte a essere sfornate con il Patto Stabilità e crescita , altri dossier che mettono ansia ai mercati come la tassa sugli extraprofitti delle banche l’opposizione di Meloni & Co. al Mes, i BTP sono tornati da un po’ sotto la lente degli investitori.

Grande è  l’attesa per la pubblicazione del Def da parte del governo Meloni, in calendario il 27 settembre, che conterrà le nuove proiezioni economiche per l’Italia.

Reuters ha ricordato di recente in un articolo che il titolare del Mef, ministro dell’Economia e delle Finanze Giancarlo Giorgetti continua a rimarcare che è possibile che il target di crescita del Pil pari a +1% nel 2023 possa tuttora essere centrato, nonostante la brusca  frenata dell’economia italiana.

Tuttavia, una fonte ha riportato all’agenzia di stampa che l’outlook di una espansione del Pil, nel 2024, pari a +1,5%, potrebbe essere tagliato dal +1,5% precedente al +1,2% o +1,1%.

Un’indiscrezione che, se venisse confermata, renderebbe ancora più titanico lo sforzo del governo volto a imbrigliare la crescita del debito pubblico e anche del deficit dell’Italia, che continua tristemente a rientrare nei primi posti della classifica mondiale dei conti pubblici più disastrati.

Sullo sfondo, i falchi continuano a planare su diverse banche centrali.

Grande attesa per l’annuncio previsto per oggi sui tassi dalla Bank of England (BoE) guidata da Andrew Bailey, mentre la Swiss National Bank, banca centrale della Svizzera si è già fatta sentire, lasciando i tassi principali di riferimento invariati all’1,75%. Si tratta della prima pausa dal ciclo di strette monetarie dal marzo del 2022.

Il governatore Thomas Jordan, tuttavia, ha detto che la battaglia contro l’inflazione “non è finita”.

Protagonista oggi anche la banca centrale della Svezia, che ha alzato i tassi di interesse di 25 punti base al 4%, come atteso, avvertendo che potrebbe essere costretta a fare di più per riportare la crescita dell’inflazione al tasso del 2%.

L’Eurozona in generale e l’Italia in particolare fanno fronte poi all’altra grande minaccia chiamata Bce: una minaccia che, dopo la stretta monetaria della scorsa settimana, continua a essere sventolata dagli esponenti falchi del Consiglio direttivo.

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