Notizie Notizie Italia Mps: febbre risiko in Borsa in attesa terzo atto Meloni e rebus Bper, buy su banche. Ma c’è anche un’altra preda

Mps: febbre risiko in Borsa in attesa terzo atto Meloni e rebus Bper, buy su banche. Ma c’è anche un’altra preda

24 Giugno 2024 16:31

Mps-Monte dei Paschi di Siena eterna osservata speciale a Piazza Affari, con il terzo atto del governo Meloni in dirittura d’arrivo.

Il lock up sulla quota ancora in mano al Tesoro, tuttora azionista di maggioranza della banca senese con il 26,73% del capitale di Siena, scade la prossima settimana: fattore che permette al ministero guidato da Giancarlo Giorgetti di smobilizzare ulteriori partecipazioni detenute nel Monte ancora di Stato.

Ci siamo quasi, dunque: e la prospettiva di un istituto ancora più libero dalla presenza ingombrante dello Stato porta gli investitori a ripuntare sul cavallo del risiko bancario.

A chi andrà la banca senese, che continua a marciare spedita sul sentiero della sua privatizzazione, lanciata con una prima mossa alla fine del 2023 dal governo Meloni, proseguita poi con lo smobilizzo di una seconda quota agli inizi di quest’anno?

I nomi che si fanno a Piazza Affari sono i soliti: UniCredit (con il ceo Andrea Orcel che ha già detto no diverse volte), Banco BPM (idem), Bper . Quest’ultima vista come il cavaliere bianco più probabile a farsi avanti, sempre che il maggiore azionista Unipol dia il suo assenso. E proprio quest’ultima che oggi, attraverso le parole del presidente dell’azionista di maggioranza Unipol, ovvero di Carlo Cimbri, ha detto di nuovo no.

Intesa SanPaolo non viene invece neanche considerata, per ovvi motivi di antitrust.

Buy su titoli banche italiane: Bper schizza fino a +5%, Mps quasi +4%

A dispetto di tutti, gli investitori nel risiko delle banche italiane ci credono: nelle ore precedenti dei massimi intraday, Mps è volata fino a quasi +4% circa.

Grande fermento oggi sui titol8i delle principali banche italiane, con Bper che rimane la migliore dell’indice Ftse Mib di Piazza Affari, pur allontanandosi dai massimi intraday, quando è schizzata fino a +5%.

Tra le migliori dell’indice benchmark dell’azionario italiano, spiccano anche Banco BPM e UniCredit: le solite, insomma, e le stesse su cui gli investitori continuano a riporre le aspettative di un risiko bancario in Italia:

spesso e volentieri, per non dire sempre, anche in assenza di valide prove che avallino una tale febbre di Borsa.

Per quanto riguarda UniCredit, le azioni salgono prezzando anche il lancio della terza tranche del piano di buyback a valere sul 2023 partito nella giornata di oggi, lunedì 24 giugno, dopo l’annuncio venerdì scorso di Piazza Gae Aulenti, banca che ha fatto della soddisfazione degli azionisti l’obiettivo numero uno da perseguire.

Insieme a Intesa SanPaolo, UniCredit è anche la banca che gode della fiducia degli analisti di Barclays, come emerso da un report della scorsa settimana.

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Rumor Mediobanca: la tentazione di UniCredit?

Mps non è però l’unica banca che viene considerata potenziale ghiotta preda delle rivali.

Un articolo di MF-Milano Finanza di tre giorni fa ha menzionato un altro peso massimo di Piazza Affari, il cui nome si riaffaccia periodicamente ogni volta che si parla di banche candidate più o meno papabili a essere assorbite da altri istituti di credito:

il riferimento è a Mediobanca, ergo Piazzetta Cuccia, istituto gestito dall’ad Alberto Nagel, identificato da MF “il grande oggetto del desiderio delle manovre del risiko bancario”:

si torna a parlare, nello specifico, di nozze tra Mediobanca e UniCredit, dunque della possibilità che Mediobanca e UniCredit uniscano le loro forze: una ipotesi cara soprattutto al patron di Luxottica Leonardo Del Vecchio, deceduto il 27 giugno del 2022, due anni fa tra due giorni.

Ipotesi accarezzata un bel po’ di volte, rafforzatasi nel marzo del 2021, quando il mercato si concentrò sulla opzione di una operazione di M&A tra i due gruppi, facendo riferimento all’asse Orcel-Del Vecchio.

D’altronde, se è vero che, salvo sorprese, per UniCredit capitanata da Andrea Orcel Mps fa parte ormai del passato – dopo lo storico flop delle trattative con il Mef azionista del Monte, miseramente naufragate alla fine del 2021 – , l’ipotesi Mediobanca non sarebbe stata ancora scartata, almeno secondo quanto emerso di nuovo nell’ultimo periodo da indiscrezioni di mercato.

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Mps: mossa Meloni scatenerà M&A con Bper? Rebus Cimbri (Unipol)

Più che Piazzetta Cuccia, oggi i fari sembrano essere puntati tuttavia soprattutto su Mps, Banco BPM e Bper.

Del dossier mai tramontato di Mps promessa sposa a cui nessuno tuttavia ha chiesto ufficialmente la mano – ha parlato  un articolo pubblicato oggi su Il Corriere Economia:

la banca acquirente più probabile di Mps è stata considerata proprio la modenese Bper, controllata – così come la Popolare di Sondrio – dalla compagnia assicurativa bolognese Unipol.

Possibile che il presidente di Unipol Carlo Cimbri dia l’ok a un M&A con Siena?

L’opzione è stata rispolverata dall’articolo, che comunque ha fatto riferimento anche alla presenza di un “problema industriale”, rappresentato da quell’accordo di bancassurance che lega e legherà per “i prossimi tre anni”  Mps ad Axa.

Detto questo, il quotidiano si è anche chiesto: dopo Bper e Popolare di Sondrio, “sarà questo (il Monte di Siena magari non più di Stato) il terzo target di Carlo Cimbri, gran capo dell’Unipol?”

La risposta del diretto interessato

A rispondere è stato oggi lo stesso diretto interessato, ovvero il numero uno di Unipol Carlo Cimbri:

Non c’è nulla nell’immediato futuro di Bper – ha detto il presidente del gruppo Unipol, stando a quanto ha riportato l’Ansa – Certo il mercato italiano è piccolo, i candidati pochi e i nomi che girano sempre quelli, ma non c’è nulla con cui posso arricchire il dibattito”.

Cimbri ha ricordato tra l’altro quanto deciso dal nuovo amministratore delegato di Bper, Franco Papa, che ha “davanti un percorso già delineato che riguarda Bper così com’è”. Dunque, in versione stand alone.

E’ anche vero che, stando a quanto riportato dall’altra agenzia di stampa Adnkronos, intervenendo all’evento ‘Il Giornale 50 anni dopo’, Cimbri ha ammesso che “il mercato è fatto da tante discontinuità e da tante opportunità, e non si può mai dire”. Un no a Siena, dunque, da parte di Carlo Cimbri, che non è stato però un no secco.

La grande incognita, in ogni caso, permane: Mps sarà il perno attorno al quale, una operazione di risiko darà vita al terzo polo bancario obiettivo del governo Meloni, oppure no?

Per ora si attende il terzo atto del governo italiano, con la scadenza del lock up che vincola il Mef a non vendere ulteriori quote in suo possesso.

Di certo la presidente del Consiglio Giorgia Meloni, fresca del grande consenso ricevuto dagli italiani in occasione delle elezioni europee, non vuole lasciarsi scappare l’occasione di prendersi il merito di essere riuscita a risolvere il caso dell’ex patata bollente Mps, che ha angustiato diversi governi italiani prima del suo, a partire dal governo di Paolo Gentiloni, sotto cui si concretizzò la ricapitalizzazione precauzionale della banca, che nel 2017 diventò ufficialmente Monte di Stato, arrivando fino al governo Conte e al governo Draghi.

Sul Monte dei Paschi di Siena, il governo Meloni si è mosso la prima volta alla fine del 2023, smobilizzando una prima quota del capitale sociale di Mps pari al 25%, per un corrispettivo per azione di 2,92 euro e un controvalore complessivo pari a circa 920 milioni.

Con il secondo smobilizzo della fine di marzo, il Mef ha ceduto poi una quota pari al 12,5% del capitale, per un controvalore complessivo pari a circa 650 milioni di euro. Per ora, nonostante i buy, l’unica cosa ufficiale è la stessa: nessun cavaliere bianco ha teso ancora la mano al Monte dei Paschi di Siena.

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