Altro che Mps (ma anche BPM). Con asse Orcel-Del Vecchio UniCredit potrebbe puntare su Mediobanca. Con tanto di Opa
Oltre che per il dossier infinito Mps, di UniCredit in queste ultime ore si sta parlando per due ragioni, che ruotano entrambe all’attorno all’amministratore delegato designato successore di Jean-Pierre Mustier: Andrea Orcel.
Una delle due ragioni è lo stipendio che il banchiere dovrebbe percepire: fino a 7,5 milioni di euro l’anno, in base alla documentazione assembleare di UniCredit. Piazza Gae Aulenti, in base a quanto riporta La Repubblica, prevede già per questo 2021 uno stipendio da 2,5 milioni per la retribuzione fissa, alla quale si aggiungeranno altri 5 milioni in azioni come remunerazione variabile. L’altra ragione per cui si sta parlando di Orcel, è il piano con cui, una volta diventato ufficialmente ceo dopo la votazione dei soci nell’assemblea del prossimo 15 aprile, il banchiere potrebbe sfoderare, per UniCredit, l’opzione Mediobanca. Un piano “suggestivo”, lo definisce il Sole 24 Ore, che ne parla nell’articolo “UniCredit, su Piazzetta Cuccia il primo bivio di Andrea Orcel”.
Quello che, agli inizi di novembre del 2019, sembrò un addio definitivo a Piazzetta Cuccia, si rivelerà un arrivederci?
Va ricordato che il gruppo UniCredit si barazzò della quota dell’8,4% detenuta in Mediobanca meno di due anni fa, sulla scia del forte rialzo che il titolo di Piazzetta Cuccia aveva messo a segno con l’ingresso nel capitale di Leonardo Del Vecchio, patron di Luxottica, che continua tra l’altro a salire nella banca.
Allora, UniCredit vendette 74,5 milioni di azioni ordinarie di Piazzetta Cuccia ad un prezzo di 10,53 euro per azione, per un corrispettivo di 785 milioni di euro circa. Ora, e tra i motivi ci sarebbe ancora il patron di Luxottica, Piazza Gae Aulenti potrebbe tornare a guardare con interesse all’opzione Piazzetta Cuccia. Ma opzione in che senso?
Così Il Sole: “A distanza di due anni dall’uscita della banca di Gae Aulenti da piazzetta Cuccia, ci sono due elementi di novità che rendono lo scenario più favorevole a un dietrofront a sorpresa: il primo è che Unicredit è pronta a cambiare pagina con l’arrivo alla guida del banchiere Andrea Orcel a cui spetta il compito di scegliere l’opzione migliore in termini di sviluppo e aggregazione; il secondo è che gli assetti di Mediobanca stanno cambiando rapidamente intorno alla posizione sempre più influente della Delfin di Leonardo Del Vecchio, al 13% ma proiettata al 20%, più l’esordiente Francesco Gaetano Caltagirone e i Benetton. L’anello di congiunzione tra Unicredit e Mediobanca è il ruolo del fondatore di Luxottica su entrambi i fronti”.
Di un certo asse tra Del Vecchio e Orcel si è parlato molto nelle settimane precedenti la stessa nomina ad AD di Orcel: tra i sostenitori della sua candidatura, ci sarebbe stato proprio Del Vecchio. Quando la scelta non era diventata ancora definitiva, verso la metà di gennaio, indiscrezioni avevano fatto notare infatti che Andrea Orcel beneficiava dell’assist dei “soci italiani (di UniCredit) come Leonardo Del Vecchio e le fondazioni Cariverona e Crt che frenano sull’ipotesi Mps” e che “vedrebbero bene un investment banker” (alla guida della banca).
Con Orcel, si era detto, l’opzione di un deal Mps-UniCredit sarebbe diventata meno probabile, mentre si sarebbe rafforzata quella di un M&A con Banco BPM. Reuters aveva tra l’altro riportato settimane fa che lo stesso Orcel aveva riferito al Mef (principale azionista di Mps con una partecipazione del 64%) di essere più interessato a Banco BPM che non al Monte di Stato.
Scenario risiko banche: simulazione con Opa UniCredit su Mediobanca, occhio al premio
Ma ora anche l’opzione Banco BPM potrebbe, con i nuovi assetti in UniCredit e Mediobanca, rientrare e magari essere sostituita da un deal UniCredit-Piazzetta Cuccia.
E in questo lo scenario troverebbe l’appoggio del patron di Luxottica, che con la sua Delfin è già socio di UniCredit con una quota del 2% che potrebbe secondo alcune fonti salire ulteriormente.
“Si mormora peraltro che in queste settimane Mister Luxottica stia seguendo con attenzione l’andamento del titolo UniCredit. La ragione? In vista della nomina di un ceo di razza come Andrea Orcel rafforzarsi nel capitale della banca (di cui Delfin ha già il 2%) potrebbe rivelarsi una scelta lungimirante”, aveva scritto Luca Gualtieri su Mf. Ma, come ben si sa, Del Vecchio sta salendo sempre di più in Mediobanca – dopo che ne è diventato primo azionista.
Di spazio ne ha eccome visto che, in base agli accordi con la Bce, potrebbe crescere fino a sotto la soglia del 20% entro la fine dell’anno, dalla quota attuale del 13,2%. E ora, soprattutto dopo il blitz di Caltagirone in Piazzetta Cuccia, secondo alcune fonti il fondatore di Luxottica potrebbe nel breve termine già avanzare al 15% di Piazzetta Cuccia. L’obiettivo ultimo sarebbe sempre quello (così come nel caso di Caltagirone): il Leone di Trieste ergo Generali.
Ma salendo anche in UniCredit, è logico pensare che a quel punto Del Vecchio potrà, come sottolinea per l’appunto il Sole, confermarsi l’anello di congiunzione tra i due istituti. E, in attesa di capire se lo scenario possa diventare realtà, l’ipotesi è diventata un caso di studio in un recente report di Deutsche bank che con il neo acquisto Giovanni Razzoli ha analizzato una business combination tra UniCredit e Mediobanca – riporta il Sole – Secondo l’analisi, l’acquisizione di Mediobanca garantirebbe a UniCredit un flusso di utili stabile, la riconquista di una significativa esposizione al digital banking tramite CheBanca!, e sinergie a livello di ricavi nell’investment banking. Secondo il report Mediobanca è estremamente interessante perché, in termini relativi, non è grande, ma è molto redditizia”.
“La simulazione teorica di Deutsche Bank vede UniCredit lanciare un’offerta pubblica di acquisto su Mediobanca con un premio del 25%, valutandola 11,4 euro per azione che implica un multiplo prezzo/capitale tangibile di 1,2 volte con una componente cash del 25% (2,8 euro per azione) e il restante 75% in azioni (1 azione UniCredit per ogni azione Mediobanca). L’impatto sul Cet1 di UniCredit sarebbe ‘gestibile’ con una diluizione di -20 bps dal 12,8% al 12,6%”. Insomma, come sottolinea il quotidiano di Confindustria, “Mediobanca può essere l’alternativa a Bpm”.
In questo modo UniCredit potrebbe scaricare definitivamente Mps, anche se decisiva potrebbe essere la dote del Tesoro, ancora disposto con il premier Mario Draghi a dare in sposa Mps a Piazza Gae Aulenti per sbarazzarsi della patata bollente.
Ma certo convincere Orcel e Del Vecchio sull”affare’ Mps non sarà facile neanche per Draghi.