Notizie Notizie Italia Mps, le banche del Monte hanno detto sì. L’aumento di capitale si può fare: sarà il settimo in 15 anni

Mps, le banche del Monte hanno detto sì. L’aumento di capitale si può fare: sarà il settimo in 15 anni

Pubblicato 13 Ottobre 2022 Aggiornato 14 Ottobre 2022 11:01

Mps e l’aumento di capitale: a questo punto, dopo la firma che è stata finalmente apposta dalle banche del consorzio di garanzia, la ricapitalizzazione da 2,5 miliardi di euro, previa autorizzazione della Consob, può partire. E che sia finalmente quella giusta, quella che davvero riesca a salvare il Monte dei Paschi di Siena. Togliendogli magari in futuro, con un eventuale operazione di M&A, anche il marchio di Monte di Stato.

Mps: dopo ok Bce, l'assemblea degli azionisti dà l'ok all'aumento di capitale da 2,5 miliardi di euro

Si spera stavolta che l’aumento di capitale salvi la banca sul serio: non solo nel breve termine, ma nel lungo, visto che quella che si prepara a essere lanciata è l’ultima di una carrellata di ricapitalizzazioni che hanno segnato la storia della banca senese e dei contribuenti italiani.

L’aumento di capitale, di fatto, sarà il settimo che l’istituto senese avrà lanciato negli ultimi 15 anni. Per il ceo Luigi Lovaglio, una operazione necessaria, sine qua non, per salvare la banca.

Ad attendere l’arrivo di nuovi mezzi freschi è anche una platea decisamente nutrita dei dipendenti di Mps, che hanno scelto la via delle uscite anticipate: le richieste di esodi sono state infatti di 4.125 unità , ben oltre le 3.500 uscite anticipate che erano state previste e l’AD Lovaglio è stato chiaro nel sottolineare come più di un terzo dell’aumento di capitale da 2,5 miliardi di Banca Mps serva per gli esodi volontari del personale.

Non c’è tempo da perdere per rimettere in piedi il Monte di Stato, per risanarlo (di nuovo), in modo da renderlo (di nuovo) preda appetibile agli occhi di eventuali altre banche interessate a operazion di M&A. In modo che, finalmente, lo Stato possa chiudere il capitolo, finora decisamente deprimente, della sua partecipazione nell’istituto.

Mps è prossima a passare ufficialmente dall’essere dossier tra i più scottanti del governo Draghi a dossier tra i più scottanti del governo di Giorgia Meloni.

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Mps, aumento capitale: sì banche consorzio, garante anche Algebris

La situazione di stallo in cui era precipitata nei giorni scorsi Mps si è sbloccata dopo una riunione fiume, che ha visto i vertici del Monte dei Paschi di Siena trattare sia con le banche del consorzio di garanzia che con gli investitori privati.

Fino a poche ore fa, si parlava infatti addirittura del rischio che le banche del consorzio mollassero Siena all’ennesimo destino nefasto, vista l’assenza di un impegno concreto da parte dei capitali privati.

Le banche del consorzio di garanzia, si ricorda, sono Mediobanca, Credit Suisse, BofA Securities, Citigroup, Credit Suisse; a queste si sono affiancate come joint bookrunners Société Générale, Sitfel Europe Bank, Banco Santander e Barclays.

L’annuncio della svolta è arrivato stamattina con un comunicato della banca:

già da ieri erano circolati rumor su un accordo imminente con le banche garanti, tanto che il titolo Mps era volato in borsa fin oltre l’11%, dopo le indiscrezioni relative alla partecipazione all’aumento di capitale da parte di Anima Holding e altri investitori.

Si parlava di un impegno da parte della società di gestione del risparmio Anima Holding, già partner industriale del Monte, a contribuire all’operazione, mettendo sul piatto 25 milioni di euro circa. Contestualmente, arrivavano anche voci di una partecipazione alla ricapitalizzazione del Monte dei Paschi da parte della Fondazione Cr Firenze, presieduta da Luigi Salvadori, con un intervento da 10 milioni. Ancora, si facevano i nomi di altri investitori privati:  come del fondo Algebris, del fondo Hosking, della compagnia di assicurazione tedesca Axa anch’essa partner industriale di Mps e dell‘imprenditore Denis Dumont.

Proprio l’impegno degli investitori privati avrebbe convinto le banche del Monte a firmare.

La loro paura, causa la volatilità del mercato e il timing della ricapitalizzazione, era quella di ritrovarsi con il cerino in mano, ovvero di finire con l’essere costrette a sottoscrivere un inoptato troppo consistente, esponendosi di conseguenza al rischio di un eventuale tonfo delle nuove azioni Mps post aumento di capitale.

Con la firma dei contratti di garanzia, Mps ha potuto annunciare finalmente il via all’aumento di capitale, comunicando l’impegno delle banche del consorzio a sottoscrivere l’aumento fino a un importo massimo di 807 milioni; altri 50 milioni sono stati garantiti dal fondo Algebris.

Nella nota della banca si precisa che “i Garanti e Algebris si sono pertanto complessivamente impegnati a sottoscrivere, alle condizioni di cui ai rispettivi contratti, disgiuntamente tra loro e senza alcun vincolo di solidarietà, le Nuove Azioni non sottoscritte al termine dell’asta dell’inoptato per un importo massimo di Euro 857 milioni”.

Con 857 milioni di euro blindati dalle banche e dal fondo Algebris, l’operazione può partire. Non per niente la stessa Mps ha parlato di una operazione “totalmente garantita”, fornendo anche qualche dettaglio sull’impegno degli investitori terzi.

L’istituto senese “ha ricevuto impegni di sottoscrizione da parte di terzi investitori per complessivi euro 37 milionie “alcuni investitori hanno assunto nei confronti dei Garanti impegni relativi alla sottoscrizione di Nuove Azioni per un importo complessivo massimo per oltre il 50% della quota riservata agli azionisti diversi dal Ministero dell’Economia e delle Finanze MEF”.

Confermato l’impegno del Mef ad “aderire all’operazione (di aumento di capitale) in proporzione alla propria quota di partecipazione al capitale (64,23%) per un importo massimo pari a euro 1,606 miliardi”.

Mps: impegno Anima per appena 25 milioni, stasera il cda

Per quanto riguarda l’impegno di Anima Holdings, stasera si riunirà il cda per l’ok ufficiale all’operazione.

La società di gestione del risparmio sarebbe propensa a versare appena 25 milioni: cifra decisamente esigua, rispetto a quell’impegno vociferato di 200 milioni, a fronte di un possibile rafforzamento della partnership con il Monte che Anima avrebbe voluto. Un rafforzamento che tuttavia è stato considerato sempre con molta freddezza dall’AD del Monte Luigi Lovaglio, e la cui richiesta è stata evidentemente rimandata al mittente.

La riluttanza di Lovaglio si spiega con la consapevolezza che legami più stretti con Axa e Anima potrebbero ostacolare la ricerca futura di un partner con cui avviare una fusione, cosa su cui Mps vorrebbe (e dovrebbe, in base agli accordi con l’Ue) impegnarsi – per consentire finalmente l’uscita dello Stato – dopo la ricapitalizzazione.

Aumento capitale Mps: prezzo nuove azioni 2 euro, sconto 7,8% sul TERP

I dettagli della ricapitalizzazione da 2,5 miliardi di euro, che a questo punto può partire nei tempi previsti, ovvero il prossimo 17 ottobre, sono stati riassunti da Equita SIM:

Il Cda di MPS ha fissato i termini e le condizioni per l’aumento di capitale per massimi 2,5 miliardi. L’aumento di capitale prevede l’emissione di massime 1,250 milioni di azioni ordinarie di nuova emissione, con un prezzo di sottoscrizione di € 2 per azione, corrispondente a uno sconto sul TERP pari a 7,8% sulla base del prezzo delle azioni di Mps dell’11 ottobre. Il rapporto di sottoscrizione è pari a 374 nuove azioni ogni 3 azioni MPS attualmente possedute. Il calendario dell’offerta prevede che i diritti di opzione siano esercitabili dal 17 ottobre al 31 ottobre e negoziabili nel periodo dal 17 ottobre al 25 ottobre. L’eventuale asta dell’inoptato si terrà tra il 1 e il 2 novembre. Come noto, il MEF si è impegnato a sottoscrivere tutte le nuove azioni in proporzione alla propria quota di partecipazione pari al 64,2% del valore complessivo massimo dell’aumento di capitale. MPS ha comunicato di aver sottoscritto contratti di garanzia con un pool di banche che si sono impegnate a sottoscrivere, disgiuntamente tra loro e senza alcun vincolo di solidarietà, le nuove azioni non sottoscritte al termine dell’asta dell’inoptato fino ad un ammontare massimo di 807 milioni. Al consorzio di garanzia, si aggiunge inoltre Algebris in qualità di garante e sub-underwriter per una quota complessiva di 50 milioni, portando quindi gli impegni complessivi sull’eventuale inoptato a 857 milioni (sui 900mn da reperire sul mercato)”.

La nota di Equita SIM prosegue, sottolineando che Mps “ha comunque comunicato che investitori hanno assunto nei confronti dei Garanti impegni relativi alla sottoscrizione di nuove azioni per un importo complessivo di oltre il 50% della quota riserva al mercato” e che “l’avvio dell’offerta è subordinato all’approvazione del prospetto da parte della Consob”.

Mps: settimo aumento capitale, dopo i 22 MLD bruciati dal 2008

Nell’arco di questi ultimi 14 anni, tra Antonveneta, il crac di Lehman Brothers, la crisi dei BTP e dello spread, ma anche le regole dell’Unione europea e il giogo degli NPL-crediti deteriorati, Mps ha bruciato 22 miliardi di euro, di cui 4,8 miliardi dello Stato.

Il peccato originale di quello che dal 2017 è diventato Monte di Stato è stato  l’acquisto di Antonveneta. Acquisto avvenuto con la regia dell’allora presidente Giuseppe Mussari, nel 2007, per 9 miliardi, “il doppio del suo valore”, da Santander.

Quello annunciato oggi sarà il settimo aumento di capitale lanciato dalla banca in 15 anni: un dettaglio che la dice lunga sull’effetto salvifico di quelle ricapitalizzazioni che sono avvenute nell’arco di questi ultimi anni.

Sono lontane ma sembrano vicine le parole dell’ex amministratore delegato Francesco Profumo che, nel dicembre del 2013, poco prima del voto dell’assemblea degli azionisti che avrebbe poi rinviato l’operazione di ricapitalizzazione, avvertiva che posticipare l’aumento avrebbe significato far entrare la banca “nella totale incertezza”.

Profumo, ora numero uno di Leonardo, avvertiva la banca, rimarcando la frase: “Il Palio è con i contribuenti italiani”, riferendosi al fatto che, con l’aumento di capitale, “i contribuenti avrebbero ricevuto indietro “i 3,3 miliardi di euro” ottenuti da Mps attraverso i famosi Monti bond.

Alla fine, quell’aumento di capitale tanto voluto da Francesco Profumo, passo cruciale per la restituzione dei Monti Bond, sarebbe stato lanciato nel 2015. E avrebbe avuto anche successo.

Fine dei problemi? Niente affatto.

Tempo un anno e Mps era di nuovo pubblicamente nei guai, con l’Autorità bancaria europea EBA – autorità con cui il Monte aveva avuto già a che fare ampiamente anche negli anni precedenti–  che, nel 2016, scopriva di nuovo come la banca fosse messa decisamente peggio di quanto si pensasse.

E così, nella storia degli aumenti di capitale lanciati da Mps ci fu anche quello del 2016, approvato lo stesso giorno della pubblicazione dell’esito degli stress test da parte dell’Eba dalla Bce , sotto il governo Renzi. Nel capitale il Mef-Stato era presente con una quota pari al 4%. Era il momento in cui arrivava nella banca il nuovo AD Marco Morelli, dopo l’addio dell’ex ceo Fabrizio Viola.

Peccato che quell’aumento di capitale da 5 miliardi fece flop, diventando preludio alla ricapitalizzazione precauzionale con cui lo Stato decise poi alla fine di prendere il timone di Mps: decisione che per molti è stata solo una nuova ennnesima disgrazia, per la banca. Mps diventava Monte di Stato, con il Mef azionista di maggioranza con una quota pari al 64%, con l’ok della Ue del 2017.

Mps: fallito l’aumento di capitale, interviene lo Stato. Maggiore tutela per i risparmiatori

L’ennesimo inizio di ennesimi drammi tutti senesi, tra cui il flop delle trattative tra il Mef e UniCredit di Andrea Orcel per trovare un cavaliere bianco disposto ad accollarsi la sposa che nessuno, in questi anni, ha voluto.

Mps, titolo KO: -95% in cinque anni, oggi asta volatilità con tonfo -24%

Nuovi drammi in Borsa, visto che il titolo, come ha messo in evidenza un articolo del Sole 24 Ore pubblicato ieri, è reduce da un crollo pari a -74% da inizio anno, “che diventa -79% in 12 mesi e -95% in cinque anni”, dunque esattamente dall’anno 2017, anno della ricapitalizzazione precauzionale del Monte da parte dello Stato, entrato a gamba tesa nelle vesti di azionista di maggioranza.

Ma domani è un altro giorno, si spera, e oggi si apre, di fatto, un nuovo capitolo nella storia del Monte di Stato.

Nel giorno dell’annuncio dell’aumento di capitale da parte della stessa banca Mps, per un valore di 2,5 miliardi di euro, il titolo Mps è messo al tappeto: dopo un avvio positivo, in rialzo del 3% subito dopo la comunicazione dei dettagli sulla ricapitalizzazione, le quotazioni hanno puntato verso il basso, entrando poi in asta di volatilità. Il titolo rimane sospeso per eccesso di ribasso, con un crollo teorico superiore a -24%.  Oggi la banca ha diramato anche un altro comunicato, rendendo nota la decisione di posticipare, a causa della questione legata agli esodi, la pubblicazione della trimestrale.

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