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Mps eterna trappola di Stato. Meloni vuole il risiko

24 Aprile 2023 14:45

Dossier Mps, parla la premier Meloni

Mps: dell’eredità troppo pesante che affligge ormai da anni il governo italiano di turno ha parlato la stessa presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, in una intervista rilasciata a Milano Finanza, pubblicata nel fine settimana.

La premier Meloni è tornata a rimarcare la necessità che il Monte di Stato (di Stato dal 2017, da quando con la ricapitalizzazione precauzionale il Mef è diventato il primo azionista) si ritrasformi in una banca privata, puntando contestualmente il dito contro la gestione passata.

Non dobbiamo ripetere gli errori del passato – ha detto a Milano Finanza Giorgia Meloni – Abbiamo confermato Lovaglio alla guida del Monte dei Paschi, l’amministratore delegato ha condotto in porto con successo l’ultimo aumento di capitale e adesso bisogna lavorare per riportare il Monte sul mercato privato”.

Ancora Meloni sul Monte dei Paschi di Siena:

“Vogliamo gestire in modo ordinato l’uscita dello Stato dal capitale di Mps per creare in Italia le condizioni perché ci siano più poli bancari”.

Dunque, la privatizzazione di Mps nei piani del governo Meloni dovrebbe essere strumentale alla creazione di diversi gruppi bancari in Italia, nell’ambito di un processo di consolidamento che da tempo viene auspicato dalle stesse autorità finanziarie dell’Europa e che in Italia continua a far parlare di sé: in realtà non tanto con i fatti, ma con i rumor di turno.

Mps si dice pronta al risiko

Lo scopo di Meloni ora è di sbarazzarsi di quella quota del 64% nella banca senese che, dopo l’ok dell’Ue alla proroga, continua a rimanere nelle mani dello Stato italiano.

E’ stata la stessa Mps a dirsi pronta, nelle risposte alle domande degli azionisti che sono state diffuse la scorsa settimana, a guardare a tutte le opportunità di M&A nel settore bancario italiano.

Dopo il completamento dell’aumento di capitale da 2,5 miliardi di euro, il Monte “presenta una patrimonializzazione tra le più alte del sistema – si legge – e, grazie alla riduzione dei costi di struttura ed al rafforzamento dell’organizzazione commerciale, è avviata verso il raggiungimento dell’obiettivo previsto dal piano, di generare oltre 700 milioni di euro di utili nel 2024“.

“Tale premessa – ha sottolineato l’istituto senese – consentirà a Mps di guardare a tutte le opportunità che si dovessero presentare in chiave di consolidamento del settore bancario italiano”.

Meloni si era scagliata contro gestione ‘abbastanza pessima’

La promessa di Giorgia Meloni “Lavoriamo per una uscita ordinata dello Stato” dal capitale del Monte dei Paschi non è nuova, ed è praticamente uguale a quella dello scorso dicembre 2022, quando la presidente del Consiglio si scagliò, anche quella volta e forse con toni ancora più duri, contro la gestione della banca.

In quella occasione, la premier Meloni ricordò che era “stato fatto un aumento di capitale”, sottolineando come fosse “in corso una ristrutturazione abbastanza solida”:

quella varata per l’appunto dal ceo Luigi Lovaglio che, all’inizio di quest’anno, aveva alimentato le scommesse su un imminente, da tempo atteso, matrimonio con un potenziale cavaliere bianco.

Meloni aveva aggiunto:

“Siamo al lavoro, ad esempio, sul dossier Mps, un’altra delle grandi questioni ereditate, una situazione molto difficile, gestita fin qui abbastanza pessimamente, con decine di miliardi spesi a carico dei contribuenti”.

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Tuttavia la questione non è molto cambiata.

L’ipotetico cavaliere bianco rimane nel campo delle ipotesi, almeno per quanto concerne le grandi banche italiane.

Ma i rumor sul risiko non riguardano il Monte

E Mps in realtà non è oggetto neanche delle ultime indiscrezioni sul risiko bancario che, nei giorni scorsi, sono tornate a infiammare Piazza Affari: rumor di M&A ci sono di fatto stati, ma hanno visto protagoniste piuttosto le due Big UniCredit e Banco BPM.

Qualcuno ha però sottolineato subito come uno stesso eventuale matrimonio tra UCG e BAMI, potrebbe essere ostacolato, soprattutto dal governo italiano, noto per interferire da sempre nelle dinamiche che riguardano il mondo delle banche.

A farlo notare in modo esplicito è stata, in una nota sulla questione, Intermonte, che ha scritto – stando a quanto riportato dall’agenzia di stampa Il Sole 24 Ore-Radiocor – che l’acquisto di Banco BPM da parte di Piazza Gae Aulenti “chiuderebbe la questione Mps-Banco Bpm, con probabile disaccordo del governo”.

“Riteniamo che il Governo veda di buon occhio la creazione di un terzo polo bancario piuttosto che un’operazione UniCredit-Banco e che Credit Agricole cerchi di preservare i propri accordi commerciali con Banco Bpm”, aveva scritto la scorsa settimana Intermonte.

L’ultima volta che il mercato ha scommesso seriamente sulle nozze tra UniCredit e Banco BPM è stato nel febbraio del 2022, esattamente all’inizio di quel mese, di cui si sarebbe parlato, poco dopo, soprattutto per l’invasione dell’Ucraina da parte della Russia di Vladimir Putin.

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E’ stato poi lo stesso ceo di Banco BPM Giuseppe Castagna, in occasione della sua riconferma ad AD da parte degli azionisti di Piazza Meda, ad affossare i rumor su UniCredit e a stroncare definitivamente la possibilità di un’acquisizione di Mps.

Non la guardiamo – ha risposto l’AD di Banco BPM, riferendosi alla banca senese – La nostra idea è di non perseguire alcuna aggregazione, in particolare se complicate e difficili. Siamo attenti a non perdere le eventuali occasioni che si dovessero presentare ma attenti a ricordare che fare o subire un’acquisizione è disruptive sotto il profilo industriale”.

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