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Moody’s shock: taglia rating di 10 banche Usa e minaccia altri downgrade

8 Agosto 2023 06:46

Moody’s ha annunciato di aver tagliato i rating di 10 banche Usa, motivando la decisione con tre fattori, tra cui i costi di raccolta più elevati.

Banche Usa nel mirino dell’agenzia di rating Moody’s, che annuncia un downgrade su diversi istituti di credito.

Dopo lo schiaffo di Fitch, che ha strappato al debito Usa il giudizio a tripla A, gli Stati Uniti si beccano una bocciatura anche dall’altra ‘sorella’ del rating Moody’s.

In questo caso l’accetta cade sul sistema bancario.

Moody’s ha annunciato per la precisione di aver tagliato il rating di dieci banche americane, comunicando allo stesso tempo di aver messo sotto osservazione i giudizi di alcune tra le Big Banks più importanti degli States, cambiando l’outlook a “negativo” in diversi casi.

Nel complesso, le modifiche dei rating e degli outlook hanno interessato 27 banche Usa.

Tra i dieci istituti che hanno visto i loro rating bocciati si mettono in evidenza M&T Bank, Pinnacle Financial Partners, Prosperity Bank, BOK Financial Corp, Webster Financial Corp., Old National Bancorp, Fulton Financial Corp.

Moody’s ha annunciato inoltre outlook “negativi” per 11 banche Usa, che includono PNC Financial Services Group, Capital One Financial Corp., Citizens Financial Group Inc., Fifth Third Bancorp, Regions Financial Corp., Ally Financial Inc., Bank OZK e Huntington Bancshares Inc.

Tra le banche messe sotto osservazione per un eventuale downgrade ci sono anche BNY Mellon, US Bancorp, State Street, Northern Trust, Cullen/Frost Banker e Truist Financial Corp.

Moody’s spiega downgrade rating banche Usa con tre fattori

Nella nota con cui ha fatto l’annuncio, Moody’s ha spiegato il downgrade con tre diversi fattori, rappresentati dai costi della raccolta più alti, dalla possibilità di livelli di capitale richiesti dalle autorità più deboli e dai rischi più alti che incombono sui prestiti erogati al mercato immobiliare commerciale, in un contesto di indebolimento della domanda di spazi per uffici.

“Insieme, questi tre sviluppi hanno ridotto il profilo del credito di alcune banche Usa, sebbene non in modo uguale per tutte le banche”, ha scritto Moody’s, facendo notare tra l’altro che “molti bilanci delle banche relativi al secondo trimestre hanno messo in evidenza pressioni sulla redditività che ridurranno l’abilità di generare capitali interni”.

“Questa situazione – ha continuato Moody’s – si manifesta in un momento in cui è imminente una recessione moderata” e le banche fanno fronte a rischi maggiori legati ai tassi di interesse e alla gestione dei loro asset e delle loro passività.

L’agenzia di rating prevede praticamente un’erosione della redditività delle banche, “il primo cuscinetto contro le perdite”, in una fase caratterizzata dall’aumento di costi della raccolta e di rischi più alti per la qualità degli asset, “in particolare per le banche piccole e di media dimensione, caratterizzate da una esposizione rilevante verso il CRE (mercato immobiliare commerciale)”.

Vulnerabili, ha continuato Moody’s, sono anche le banche che dipendono in modo più significativo da quantità più alte o più concentrate di depositi non garantiti, soprattutto banche che presentano nei loro bilanci diversi strumenti finanziari a tasso fisso.

Tra l’altro, l’agenzia ha ricordato che ci sono già istituti nel settore che hanno attivato il freno all’erogazione dei prestiti: una mossa volta a preservare i livelli di capitale, che tuttavia rallenta di per sé la transizione verso un mix di prestiti che includa asset caratterizzati da rendimenti più alti.

Torna lo spettro SVB? Il crac che ha aperto un vaso di Pandora negli Usa

La mossa di Moody’s conferma come il settore bancario Usa continui a essere attentamente monitorato, dopo la crisi del mese di marzo scatenata dal crac della banca californiana SVB-Silicon Valley Bank che, da solo, ha riportato lo spettro Lehman Brothers negli Stati Uniti e nel mondo.

Qualche ora dopo la fine dei giochi di Silicon Valley Bank toccava a Signature Bank, la crypto bank Usa più grande insieme a Silvergate, che era fallita prima che esplodesse la ‘bomba’ SVB.

Il crac di Silicon Valley Bank apriva un vaso di Pandora che  scatenava il timore di una fuga dei depositi dalle banche Usa, a dispetto delle rassicurazioni delle autorità,  del presidente degli Stati Uniti Joe Biden  in primis.

I sell off si abbattevano sui titoli bancari Usa, infettando l’azionario mondiale.

Un campanello d’allarme suonava forte anche in Europa, culminando nella fine delle trasmissioni anche per il colosso svizzero Credit Suisse (e di alcuni suoi bond diventati tristemente noti), come banca indipendente.

Credit Suisse finiva per diventare una costola della sua rivale storica di casa UBS, nell’ambito di una operazione di salvataggio orchestrata dalla Banca nazionale svizzera (Swiss National Bank) e dalle autorità svizzere.

Alla fine di aprile veniva decretata la fine anche per la banca regionale Usa First Republic , che entrava a far parte della galassia di JPMorgan.

La crisi bancaria esplosa appena qualche mese fa ha messo sull’attenti le autorità Usa ed europee. Basti pensare all’ultima mossa delle autorità di regolamentazione degli Stati Uniti, ovvero della Fed, della Federal Deposit Insurance Corporation (FDIC) e dell’Office of the Comptroller of the Currency , che potrebbe tradursi secondo alcuni in uno shock da 100 miliardi di dollari, per i grandi colossi del calibro di Goldman Sachs, Citi, JPMorgan.

Ma anche l’Autorità bancaria europea Eba è pronta a rafforzare i controlli sulle banche, dopo il doppio trauma SVB-Credit Suisse.

E certo non è un buon momento per gli Stati Uniti, almeno per quanto riguarda i rating, visto che la grande notizia che ha interessato gli Stati Uniti, appena una settimana fa, è stata la grande sberla arrivata da Fitch, che ha tagliato il rating sul debito Usa, privando l’America della tripla A, per la seconda volta in 12 anni, dopo la bocciatura del 2011 di Standard & Poor’s.