Notizie Notizie Mondo Il caso SVB ha aperto un vaso di Pandora negli Stati Uniti. Ecco di cosa c’è bisogno

Il caso SVB ha aperto un vaso di Pandora negli Stati Uniti. Ecco di cosa c’è bisogno

3 Maggio 2023 14:00

Il caso Silicon Valley Bank (SVB), scoppiato lo scorso marzo, ha diviso l’opinione pubblica: da una parte coloro che ritengono che il fallimento sia stato causato dalla regolamentazione troppo permissiva degli Stati Uniti, e dall’altra quanti lo attribuiscono al contesto di tassi d’interesse in aumento. L’analisi di Alpay Soytürk, Chief Regulatory Officer di Spectrum Markets, approfondisce le cause del fallimento di SVB, sottolineando l’importanza di una rigorosa regolamentazione e di una forte vigilanza per il corretto funzionamento del sistema finanziario nel suo complesso.

Il fallimento di SVB, due correnti di pensiero

Negli Stati Uniti è in corso un vivace dibattito per stabilire se l’attuale regolamentazione bancaria sia sufficiente, se le banche più piccole debbano essere sottoposte a maggiori controlli e sull’impatto della deregolamentazione bancaria sotto l’amministrazione Trump.

Il fallimento a marzo della SVB, si legge nel report, ha spaccato l’opinione politica: da un lato quanti temono ulteriori rischi di contagio, dall’altro chi attribuisce il fallimento a un contesto di tassi d’interesse in aumento e alla regolamentazione troppo permissiva degli Stati Uniti. “Quest’ultimo punto può sembrare ironico, dal momento che le banche hanno dato la colpa ai bassi tassi d’interesse e sollecitato l’allentamento della regolamentazione per oltre un ventennio” afferma Alpay Soytürk.

A prescindere da ciò, non si può negare che qualcosa non va se un fallimento di tale portata può verificarsi in modo così repentino. È vero che nel 2017 SVB ha ottenuto un rinvio di 5 anni dalla cosiddetta Volcker Rule, che limita le banche dall’utilizzare i depositi per intraprendere attività di trading proprietario e dal possedere o investire in un hedge fund o in un fondo di private equity; un’esenzione che il precedente governo ha esteso a tutte le banche. Tuttavia, si legge nell’analisi, sebbene questo passo sia stato opinabile e la discussione sull’inversione di rotta sia necessaria, concentrarsi su questo aspetto non aiuta a vedere il quadro completo. Anche se attribuibili a una cattiva gestione del rischio, i problemi di SVB non derivano, infatti, da una scarsa qualità degli attivi.

Il vero problema alla base della crisi di SVB

Mettere sotto stress la posizione fruttifera sottoponendola a variazioni simulate di punti base è una delle analisi di scenario più elementari che si fanno nella gestione del rischio di liquidità. “Non c’è nulla di sofisticato nel determinare l’impatto di un aumento o di una diminuzione dei tassi sul reddito da interessi e c’era tutto il tempo per rendersi conto che sarebbe arrivato il momento in cui le banche centrali avrebbero avviato un ciclo di rialzo dei tassi” scrive Alpay Soytürk.

Nel 2015, il rapporto aggregato prestiti/depositi di SVB era di poco superiore al 40%; a titolo di confronto, basti pensare che tale rapporto per le principali banche dell’area euro era del 105% nel 2022. Mentre un rapporto tra prestiti e depositi troppo alto implica un’alta probabilità che una banca non sia in grado di coprire eventuali perdite sui prestiti, un rapporto troppo basso indica che la banca sta operando al di sotto di un adeguato livello di redditività. Di conseguenza, si legge nell’analisi, poiché i depositi erano diventati una fonte di finanziamento completamente gratuito per la banca, in un contesto di tassi ultrabassi, SVB ha investito in maniera massiccia in asset investment grade di altissima qualità, come i titoli del Tesoro americano.

Se si vuole ottenere un rendimento in questo caso, secondo Alpay Soytürk è necessario impegnarsi nella parte più lunga della curva, come ha fatto SVB. Un’altra lezione economica di base è che mentre il tasso di interesse di un’obbligazione aumenta, il suo prezzo diminuisce, ossia l’aumento del reddito da interessi avverrà a spese di una minore valutazione dell’obbligazione a bilancio.
Allo stesso tempo, se una banca intende mantenere i propri depositi in un periodo di aumento dei tassi, deve pagare anche gli interessi su di essi.

È qui che SVB è stata presa in contropiede. Da un lato, si legge nell’analisi, il ristretto gruppo di clienti imprenditori si è rivelato un problema enorme quando i tassi di interesse hanno iniziato a salire, complicando l’accesso ai finanziamenti, soprattutto per le start-up, con quei clienti che hanno attinto ai propri depositi per mantenere la liquidità nelle loro aziende. Una base di depositanti più ampia e diversificata avrebbe comportato poi un minore dinamismo del processo di prelievo in risposta all’incapacità della banca di pagare tassi di deposito più elevati.

Le differenze tra Europa e Stati Uniti

Casi come quello di SVB evidenziano un malinteso riguardo alla rilevanza sistemica. Secondo Alpay Soytürk, è errato pensare che le potenziali ricadute del fallimento di una banca non siano necessariamente, o non esclusivamente, legate alla sua importanza sistemica.

Se guardiamo all’Eurozona, possiamo contare su un chiaro sistema di determinazione della rilevanza sistemica di una banca in base alle sue dimensioni, alla sua importanza economica, alle sue attività transfrontaliere o al fatto che abbia richiesto o ricevuto finanziamenti dal MES (Meccanismo europeo di stabilità) o dal FESF (Fondo europeo di stabilità finanziaria). Inoltre, si legge nell’analisi, una banca è significativa dal punto di vista sistemico se rientra tra le tre maggiori banche di un Paese dell’Area dell’euro. In aggiunta, la Banca Centrale Europea si riserva il diritto di classificare una banca come significativa, al fine di garantire un’applicazione coerente delle norme di vigilanza in materia.

Negli Stati Uniti, invece, infuria il dibattito politico sulla possibilità o meno di abbassare la soglia in base alla quale una banca debba essere ritenuta significativa o sistemica. L’esempio di SVB, se dovessimo valutare la sua valenza come sistemica, dimostra che né le dimensioni della banca né le sue interconnessioni avrebbero dovuto far temere che il sistema finanziario fosse in grave difficoltà. Come promemoria, i depositi (quelli che non sono stati ritirati) sono ancora lì e anche gli asset bancari non hanno perso valore. Quindi, precisa Alpay Soytürk “è del tutto irrazionale creare un quadro più ampio di difficoltà per il settore perché Silvergate ha presentato istanza di fallimento – una piccola banca, totalmente irrilevante dal punto di vista sistemico, strettamente legata alla valutazione delle criptovalute e senza alcun legame rilevante con SVB”.

Il punto, secondo il manager di Spectrum, è che un regime normativo rigoroso e, soprattutto, una forte vigilanza sono essenziali e inevitabili per il funzionamento del sistema finanziario nel suo complesso. Oltretutto, il caso SVB mette in luce un tipo di rischio che si può definire idiosincratico. Negli ultimi anni ha preso piede l’idea di un certo tipo di “astuzia dell’investitore in startup” che a volte trasforma a posteriori una scommessa di successo in una strategia. Tale argomentazione viene utilizzata per chiedere a gran voce la deregolamentazione di settori come quello delle criptovalute e la rimozione di tutte le barriere che si frappongono tra gli investitori e la loro potenziale fortuna. Tuttavia, conclude Alpay Soytürk, “la regolamentazione esiste per proteggere tutti i consumatori e gli investitori individuali e per garantire la stabilità e la resilienza del sistema finanziario. In nessun caso dovrebbe arretrare di fronte alla megalomania di un singolo, che indossi un abito gessato o le infradito”.