A Wall Street ancora sell sull’hi-tech dopo tonfo Dow Jones -700 punti e Nasdaq -3%. Titolo Nvidia ancora giù, focus su questo ETF
Wall Street ancora in rosso, dopo avere iniziato il mese di settembre attaccata da una raffica di sell off, che ha portato il Dow Jones, nei minimi intraday della sessione di ieri, a capitolare fino a -740 punti.
Alla fine della giornata di contrattazioni, il Dow Jones Industrial Average ha chiuso con un tonfo di 626,15 punti, o dell’1,51%, a quota 40.936,93 punti. Lo S&P 500 ha lasciato sul terreno il 2,12%, scendendo a quota 5.528,93. Il Nasdaq Composite è scivolato del 3,26%, a quota 17.136,30 punti.
Per tutti e tre gli indici quella di ieri è stata la sessione peggiore dal sell off scatenato che si è abbattuto sull’azionario globale il 5 agosto scorso.
Le vendite hanno preso di mira in particolare i titoli chip: in evidenza il tonfo del titolo AI Nvidia, crollato del 9,53%, a quota $108.
L’emorragia si è tradotta per il gigante dei semiconduttori che ha lanciato la grande scommessa sul business dell’intelligenza artificiale in un crollo della capitalizzazione, in una sola seduta, di ben 279 miliardi di dollari.
Oggi, nel Day After il grande sell off, Wall Street conferma il sentiment di avversione al rischio degli operatori: a essere sotto pressione sono ancora i titoli hi-tech, e di nuovo Nvidia, che paga in particolare la decisione del Dipartimento di Giustizia americano di inviare una ingiunzione alla Big Tech e ad altre aziende, nell’ambito di una indagine lanciata su possibili violazioni delle leggi antitrust.
A Wall Street il Dow Jones cerca tuttavia la strada della ripresa, cercando di agguantare il territorio positivo. Alle 15.40 circa ora italiana, lo S&P 500 arretra dello 0,11% circa, mentre sotto pressione rimane il Nasdaq, che si conferma il listino peggiore con un calo dello 0,45% circa.
Nvidia e chip sotto attacco affossano VanEck Semiconductor ETF
Nella sessione di ieri, martedì 3 settembre 2024, si è messo in evidenza soprattutto il collasso dell’ETF che replica i titoli chip, ovvero il VanEck Semiconductor ETF (SMH), che ha perso più del 7%, zavorrato dai sell che, oltre a Nvidia, hanno colpito anche i titoli di altri produttori di chip, come Intel, KLA, Micron Technology e Teradyne.
Per l’ETF la perdita è stata la peggiore dal marzo del 2020, ovvero dall’esplosione della pandemia Covid-19.
Il peggio, per l’intero azionario globale, è che le vendite a Wall Street proseguono.
L’effetto dei sell non ha tardato a contagiare oggi anche l’azionario asiatico, dove a spiccare sono stati i tonfi della borsa di Tokyo e della borsa di Taiwan.
L’indice Nikkei 225 della borsa di Tokyo è crollato del 4,24%, scivolando a quota 37.047,61 punti. Le borse euroopee sono riuscite invece a limitare i danni. Dopo un avvio di seduta in calo fino a -1,4% circa, il Ftse Mib di Piazza Affari arretra alle 15.45 circa di appena lo 0,20%. Ribassi più importanti vengono riportati dal Dax della borsa di Francoforte (-0,90% circa) e dal Cac della borsa di Parigi, che cede più dell’1%.
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I due dati macro Usa che hanno affossato il sentiment
A scatenare il sentiment negativo nella prima seduta di settembre di Wall Street – nella giornata di lunedì 2 settembre la borsa Usa era rimasta chiusa per le celebrazioni del Labor Day – è stata in particolare la pubblicazione di due dati macro Usa, entrambi relativi all’attività manifatturiera degli Stati Uniti: l’Ism manifatturiero e il Pmi manifatturiero.
In particolare l’Ism manifatturiero Usa è salito ad agosto a 47,2 punti dai 46,8 punti di luglio, facendo tuttavia peggio dei 47,5 attesi dal consensus degli analisti e confermando la fase di contrazione, in quanto inferiore ai 50 punti, soglia di demarcazione tra fase di contrazione (valori al di sotto) e di espansione (valori al di sopra) dell’attività economica.
Occhio alla componente dei nuovi ordini, capitolata ad agosto a 44,6 punti rispetto ai 47,4 punti precedenti, al minimo dal maggio del 2023.
Reso noto anche l’indice PMI manifatturiero stilato da S&P Global, rivisto al ribasso a 47,9 punti, rispetto ai 48 punti della lettura preliminare, anch’esso in conclamata fase di contrazione.
Wall Street ha prezzato così la prospettiva di un peggioramento dell’economia più significativo di quanto previsto:
lo stesso timore è stato prezzato dal mercato dei Treasury Usa, dove i rendimenti dei titoli di stato americani a 10 anni hanno ceduto nella sessione di ieri 7 punti base, scendendo al 3,844%.
Il flight to quality riprende: il risultato è che i tassi dei Treasury a 10 anni crollano di ben 26 punti base, al 3,818%, mentre i rendimenti dei titoli di stato Usa a due anni capitolano di 45 punti base, al 3,843%.
Wall Street: il consiglio agli investitori
Nel commentare il trend di Wall Street, interpellato dalla CNBC, Larry Tentarelli, responsabile strategist dell’analisi tecnica di Blue Chip Trend Report ha fatto notare che, “in questo momento, il mercato sembra molto reattivo a qualsiasi dato arrivi”.
Praticamente, “siamo diventati molto dipendenti dai dati”.
Un attenti all’azionario Usa è arrivato nel frattempo dallo strategist Tom Lee che, intervistato in occasione della trasmissione “Squawk Box” della CNBC, ha detto che, con l’azionario che, a suo avviso, farà fronte a episodi di turbolenze nell’arco delle prossime otto settimane, Wall Street potrebbe soffrire una ritirata tra il 7% e il 10%.
“Credo che gli investitori dovrebbero propendere per la cautela nelle prossime otto settimane – ha detto Lee – I mercati sono saliti in sette degli otto mesi questo anno. Dunque, sappiamo che questo è un mercato incredibilmente forte. Ma stiamo anche per assistere ai tagli (dei tassi da parte della Fed) di settembre e abbiamo le elezioni (Usa), fattori che innervosiranno” i trader.
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Settembre: non il mese ideale per Wall Street
Settembre non è inoltre certo il mese noto per i buy che si affollano su Wall Street, tutt’altro.
Bespoke Investment Group ha ricordato che, su base mediana, negli ultimi 20 anni lo S&P 500 ha perso lo 0,14% nella seduta successiva alla festività del Labor Day (che viene celebrata di solito agli inizi di settembre).
In più, l’ultima volta che il listino benchmark di Wall Street ha riportato un rialzo durante la prima sessione di settembre è stato nel 2017, ovvero sette anni fa.
Dai dati di FactSet emerge inoltre che, nel corso dell’ultimo decennio, lo S&P 500 ha perso in media a settembre più del 2%.
Wall Street è ripartita ieri dopo i buy del mese di agosto, che hanno visto lo S&P 500 salire per il quarto mese consecutivo e segnare un rialzo nel mese pari a +2,3%.
Il Dow Jones e il Nasdaq hanno guadagnato ad agosto rispettivamente l’1,8% e lo 0,7%.
Il commento di XTB in vista report occupazione Usa
David Pascucci, analista dei Mercati per XTB, ha commentato la forte caduta di Wall Street (ma non solo) della giornata di ieri, nella nota “Crollo totale dei mercati. Oggi i primi dati del lavoro Jolts”:
“Una giornata dove si è venduto rischio su tutti gli asset e si è comprata protezione”, caratterizzata da “vendite su azionario, bitcoin, petrolio, mentre si comprano obbligazioni governative“.
Praticamente, “un vero e proprio flight to quality che ha portato i mercati a crollare in modo corale”.
Per Pascucci “il ribasso generalizzato di ieri era di facile attesa, soprattutto se andiamo a considerare l’aumento di volatilità, fattore che si è palesato tra fine luglio e inizio agosto e che risulta determinante nelle fasi ribassiste di lungo dei mercati”.
Di fatto, come anticipato da XTB, “la volatilità esplosa ad inizio agosto non sarebbe andata via facilmente, sarebbe stato elemento caratterizzante i mercati nei mesi successivi, cosí come successe nel 2022″, quando “l’alternanza di fasi rialziste e ribassiste su base settimanale” portò “i mercati ad un ribasso importante nel lungo periodo”.
La cattiva notizia messa in evidenza dall’analista è che “questa volta la situazione è tecnicamente peggiore con i futuri tagli dei tassi, oramai divenuti una certezza, e l’aumento della disoccupazione Usa che diventa sempre più probabile a livello statistico”.
“Il crollo di ieri ha visto Nvidia perdere quasi un -10%, Google un -4%, Bitcoin anche ha visto un ribasso importante e stamani si porta a ridosso dei 56.500 dollari”.
Oltre al tonfo del Dow Jones, del Nasdaq e dello S&P 500, in evidenza anche il dietrofront pesante del Russell (-3%).
Ed è sceso “anche il protagonista di agosto”, quello che “ha aperto le danze della volatilitá, ovvero il Nikkei, con un sonoro -3,8% da massimo a minimo di giornata. Menzione speciale per l’oro che di fatto crolla da massimo a minimo con un -5,8%, spinto dall’alta probabilità di recessione presente ora per gli Usa”.
Passando ai fondamentali dell’economia degli Stati Uniti, in attesa in particolare del grande market mover in arrivo, ovvero della pubblicazione del report occupazionale Usa di agosto che sarà annunciato tra qualche giorno, Pascucci ha ricordato nella nota a commento dei mercati che, “a parte lo studio di Claudia Sahm, c’è uno studio condotto personalmente sul tasso di disoccupazione Usa che vede il coinvolgimento della media a 18 mesi”.
“In sostanza, un taglio del tasso di disoccupazione della sua media a 18 mesi con uno scarto superiore allo 0,25% porta il tasso di disoccupazione ad aumentare nei mesi successivi nel 100% dei casi a partire dal 1950 ad oggi. Al momento, l’attuale tasso di disoccupazione ha rotto la media al rialzo e lo scarto è ben superiore allo 0,25%, allo 0,53%, piú del doppio. Secondo questo studio, dai minimi di riferimento (attualmente 3,4%) il tasso di disoccupazione sale mediamente di un 3,5% nel corso dei 26 mesi successivi a partire dai minimi di riferimento, in questo caso da aprile 2023. In pratica, per giugno 2025 potremmo aspettarci un tasso di disoccupazione compreso tra il 5,7% e il 6,9%, il tutto stando alle statistiche, che per il momento non hanno di fatto mai mentito”.
L’analista di XTB ha aggiunto che, “a corredo di questo studio abbiamo anche la correlazione con i cicli di taglio tassi e l’andamento dell’inflazione, che coinvolgono regole macroeconomiche storiche come la Curva di Phillips. Nei prossimi report si aggiungeranno dettagli, soprattutto in occasione del prossimo dato sul tasso di disoccupazione”.
Oggi, invece, dal fronte macro degli Stati Uniti sono attesi i dati Jolts relativi alle posizioni lavorative aperte e i rapporti di lavoro cessati.
A tal proposito Pascucci ha reso noto che “sia i quits che i job openings sono previsti in ribasso, ma vista tale volatilità l’esito del dato potrebbe essere supefluo. A livello tecnico i mercati sono fortemente improntati al ribasso, la fase ribassista di breve è molto aggressiva e ipotizzare dei rimbalzi è assolutamente pericoloso quando vediamo un aumento di volatilità di breve cosí repentino. Ricordiamo inoltre che il VIX è ritornato al di sopra dei 20, altro elemento che favorisce ulteriori allunghi dei mercati al ribasso”.