BTP: con buy Italia spread ai minimi in un anno
Spread BTP-Bund ai minimi dal governo Draghi tra Bce, inflazione euro, Pil Italia
Oggi i tassi sui BTP e lo spread BTP-Bund a 10 anni tornano a salire, ma il trend di queste ultime settimane è chiaramente al ribasso. Una buona notizia per l’Italia, che oggi assiste tra l’altro all’emissione del BTP Valore dal Tesoro.
Un articolo di Reuters mette in evidenza come, nelle prime ore della sessione odierna, lo spread BTP-Bund sia scivolato fino a quota 160 punti base, al livello minimo dall’aprile del 2022, ovvero in più di un anno.
Il differenziale tra i rendimenti a 10 anni di Italia e Germania è poi risalito a quota 168, comunque in ribasso rispetto ai 175 punti base della chiusura di venerdì.
Gli analisti intervistati da Reuters fanno il punto della situazione, spiegando il motivo del recente restringimento dello spread Italia-Germania, che è praticamente sceso ai valori più bassi da quando al timone dell’Italia c’era ancora il governo Draghi.
Da un lato viene messo in evidenza il rallentamento della crescita dell’inflazione dell’area euro che, pur se considerata ancora “troppo alta” dalla presidente della Bce Christine Lagarde, ha portato diversi trader a ridurre le scommesse su ulteriori rialzi dei tassi da parte della banca centrale: scommesse che di norma tendono a penalizzare i paesi caratterizzati dai debiti pubblici più alti, a causa della paura per l’aumento delle spese per interessi .
Se queste scommesse si smorzano, diminuisce anche l’ansia per i titoli di stato dei paesi più indebitati: come l’Italia, per l’appunto.
Spread BTP-Bund a minimi in un anno: c’è anche effetto Pil
A far scendere lo spread BTP-Bund nelle ultime sessioni sono stati inoltre anche i dati macro italiani, che hanno confermato come l’Italia stia crescendo a un ritmo migliore delle stime, riportando una performance più brillante anche rispetto alle altre economie dell’Eurozona.
Occhio in particolare ai numeri relativi al Pil del primo trimestre dell’anno.
L’Italia insomma fa meno paura e, con i rendimenti dei BTP che sono più alti, torna a essere appetibile soprattutto agli occhi di quegli investitori che vanno a caccia di rendimenti.
A riportare gli acquisti sui BTP e a far scendere lo spread, secondo Olivier De Larouziere, chief investment officer della divisione di reddito fisso di BNP Paribas Asset Management, sarebbe stata tra l’altro anche la decisione di alcune agenzie di rating, Moody’s in testa, a non tagliare le loro valutazioni sul debito sovrano dell’Italia.
A tal proposito, va detto che in realtà Moody’s ha semplicemente rimandato l’aggiornamento sul rating, preferendo esprimersi più in là nel tempo. La bocciatura a “junk”, rating spazzatura, è stata comunque, per ora, scongiurata.
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Il responsabile della divisione degli investimenti di BNP Paribas AM è anche piuttosto ottimista, visto che ritiene che l’orientamento delle agenzie di rating vada più “verso un upgrade che non verso un lungo periodo di downgrade”. Questo, a suo dire, perchè l’Italia del governo Meloni starebbe gestendo i livelli elevati di debito pubblico in modo migliore rispetto a quanto temuto da diversi investitori.
Tassi BTP: tonfo di 40 pb in una settimana, sfondata soglia 4%
La fiducia verso la carta italiana è tale che, soltanto la scorsa settimana, i tassi dei BTP a 10 anni sono scivolati di ben 40 punti base, riportando il calo settimanale più forte dal mese di gennaio, e scendendo anche al di sotto della soglia del 4%, fino al 3,98%, oggi riconquistata.
Sempre la scorsa settimana, i tassi dei Bund tedeschi a 10 anni sono scesi ma in modo decisamente meno significativo (su base settimanale), ovvero di 25 punti base.
Il risultato è uno spread BTP-Bund capitolato fino, per l’appunto, ai valori più bassi dall’aprile del 2022.
“La bassa volatilità, i rendimenti appetibili, la crescita dell’economia italiana positiva rispetto a quella dell’area euro, sono tutti i fattori che stanno sostenendo l’Italia – ha commentato a Reuters Mauro Valle, responsabile della divisione di reddito fisso presso Generali Investments Partners, ricordando come i BTP vantino i rendimenti tra i più alti nel mercato dei debiti sovrani dell’Eurozona.
Questi rendimenti rendono i titoli di stato italiani più appetibili, soprattutto nel caso di quelle operazioni di carry trade, in cui gli investitori guadagnano sulle differenze tra i costi di finanziamento e le scadenze che caratterizzano diversi titoli di debito.
Interpellato anche lui dall’agenzia di stampa Reuters Francesco Maria Di Bella, strategist della divisione di reddito fisso di UniCredit, ha messo in evidenza anche la pendenza più ripida della curva dei rendimenti italiani rispetto a quella di altri titoli di stato dei paesi dell’Eurozona, in particolare rispetto alla curva dei Bund tedeschi.
E questo significa che i BTP danno la possibilità agli investitori di indebitarsi pagando bassi tassi di interesse per finanziare l’acquisto di bond caratterizzati da una scadenza più lunga e da rendimenti più alti. Guadagnando, anche in questo caso, sul differenziale tra i rendimenti.
A favore dei BTP, c’è il fatto che l’instabilità politica paventata dagli investitori e dai trader non si è concretizzata: il governo di Giorgia Meloni sta garantendo un certo grado di stabilità che per ora, scrive Reuters, rassicura la comunità finanziaria globale.
Bce verso un nuovo rialzo dei tassi? Attenzione a Lagarde
Detto questo, sui mercati monetari le scommesse su un nuovo imminente rialzo dei tassi di interesse da parte della Bce persistono.
Le attese sono di due strette monetarie, ciascuna di 25 punti base, che porterebbero i tassi dell’area euro fino al valore terminale del 3,75%, alla fine di quest’anno, rispetto al 3,25% attuale.
La presidente della Bce Christine Lagarde parlerà oggi, nel corso di un’audizione al Parlamento europeo.
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Oggi i tassi dei Bund a 10 anni salgono di 5 punti base circa, al 2,358%, a fronte dei tassi dei BTP a 10 anni che si riportano oltre la soglia del 4%.
Gli analisti interpellati da Reuters motivano il trend rialzista dei rendimenti dei bond dell’area euro con i forti numeri arrivati venerdì scorso dal fronte macroeconomico degli Stati Uniti.
Focus sul report occupazionale Usa di maggio, da cui è emerso che l’economia degli Stati Uniti ha creato 339.000 nuovi posti di lavoro, ben oltre le 190.000 unità attese dagli analisti.
Sebbene i salari medi orari siano saliti al ritmo annuale del 4,3%, lievemente al di sotto di quanto stimato, Florian Ielpo, responsabile della divisione macro di Lombard Odier Asset Management, ha fatto notare all’agenzia Reuters che “l’occupazione negli Stati Uniti rimane forte e che è probabile di conseguenza che la pausa nel ciclo rialzista dei tassi prevista dalla Fed nell’imminente riunione del 13-14 giugno venga messa in discussione”.
Ielpo ha aggiunto tra l’altro che l’aumento dei prezzi del petrolio, successivo alla decisione dell’Arabia Saudita di tagliare ulteriormente il proprio livello di produzione, dimostra quanto “la battaglia contro l’inflazione non sia ancora finita”.
Lo scorso 4 maggio, il Consiglio direttivo della Bce ha alzato i principali tassi di riferimento dell’Eurozona di 25 punti base.
I tassi di interesse sulle operazioni di rifinanziamento principali, sulle operazioni di rifinanziamento marginale e sui depositi presso la banca centrale rispettivamente al 3,75%, al 4,00% e al 3,25%.
La prossima riunione è attesa per giovedì prossimo, 15 giugno.
Alla vigilia del meeting della Bce, mercoledì 14 giugno, dopo la riunione del Fomc del 13-14 giugno, la Fed di Jerome Powell annuncerà la propria decisione sui tassi. Gli ultimi dati sull’inflazione Usa non sono stati affatto confortanti e hanno riportato lo spettro di una ulteriore stretta monetaria.
La Federal Reserve ha alzato i tassi, il 3 maggio scorso, per la decima riunione consecutiva, portandoli al nuovo range compreso tra il 5% e il 5,25%, al record dal luglio del 2006, con un rialzo di 25 punti base.