Notizie Notizie Mondo Banche Centrali Inflazione euro stabile, taglio tassi Bce in vista. Ma il falco Schnabel frantuma le ‘altre’ speranze

Inflazione euro stabile, taglio tassi Bce in vista. Ma il falco Schnabel frantuma le ‘altre’ speranze

17 Maggio 2024 13:05

Taglio tassi euro a giugno blindato: la Bce di Christine Lagarde può stare tranquilla, dopo il dato annunciato oggi, relativo all’inflazione dell’area euro, salita su base annua al ritmo annuo del 2,4%, allo stesso tasso di crescita del mese di marzo.

I progressi che l’inflazione dell’area euro sta facendo nel dirigersi verso il target della Bce pari al 2% continuano a essere significativi: basti pensare che nell’aprile del 2023 il tasso di inflazione dell’area era stato pari al 7%.

Per l’Unione europea, la crescita dell’inflazione su base annua è stata pari ad aprile a +2,6%: un bel progresso, anche in questo caso, rispetto allo stesso mese del 2023, quando i prezzi si impennarono dell’8,1%.

I dati sull’inflazione Ue e dell’area euro sono stati pubblicati oggi dall’Eurostat, l’ufficio statistico dell’Unione europea.

Inflazione euro: i paesi in cui è più bassa e in cui è più alta

Su base annua, i tassi di inflazione più bassi, si legge nel rapporto dell’Eurostat, sono stati registrati in Lituania (+0,4%), Danimarca (0,5%) e Finlandia (0,6%).

L’inflazione è cresciuta invece in modo ancora significativo in Romania (6,2%), Belgio (4,9%) e Croazia (4,7%).

Rispetto al marzo del 2024, l’inflazione annua è scesa in 15 stati membri, rimanendo stabile in quattro e salendo in otto.

A incidere sulla crescita del 2,4%, sono stati soprattutto i prezzi dei servizi (che hanno inciso sul dato con 1,64 punti percentuali), seguiti dai prezzi dei beni alimentari, alcol e tabacco (0,55 punti percentuale), da quelli dei beni industriali non energetici (+0,23 punti percentuali) e dai prezzi dell’energia (contributo in questo caso negativo, pari a -0,04 pp).

Dato inflazione avalla taglio tassi Bce a giugno. Ma poi?

La pubblicazione del dato sull’inflazione dell’area euro è avvenuta in un momento in cui si avvicina l’evento tanto atteso dai mercati:

il primo taglio dei tassi da parte della Bce dal 12 settembre del 2019, ai tempi in cui a guidare la banca centrale europea era ancora l’ex presidente del Consiglio Mario Draghi.

In quell’occasione e in un contesto in cui il problema portava il nome diametralmente opposto a quello che affligge oggi l’area euro, ovvero di deflazione, Draghi tagliò i tassi sui depositi dal -0,40% al -0,50%, lasciando invece i tassi di interesse sulle operazioni di rifinanziamento principali e sulle operazioni di rifinanziamento marginale invariati rispettivamente allo 0,00% e dello 0,25%.

Era l’era dei tassi a zero e, nel caso della Bce, dei tassi negativi, che si sarebbe conclusa nell’area euro nel luglio del 2022, quando la Bce ormai guidata da Christine Lagarde si ritrovava costretta a intervenire contro la fiammata dell’inflazione.

Da lì fino al settembre del 2023 ogni riunione di politica monetaria del Consiglio direttivo dell’Eurotower sarebbe stata contrassegnata dall’annuncio di un nuovo rialzo dei tassi, di fronte a una impennata dei prezzi che non avrebbe concesso tregua a Lagarde e colleghi.

Quella fase drammatica è ora alle spalle tanto che ora, anche se la paura dell’inflazione rimane persistente,  i mercati danno  per certo il primo taglio dei tassi da parte della Bce nella prossima riunione del Consiglio direttivo, ormai imminente, in calendario giovedì 6 giugno 2024.

Il dubbio è su quanto accadrà dopo, anche (o soprattutto?) alla luce di quello che farà la Fed di Jerome Powell che, pur se sollevata dal recente dato relativo all’inflazione Usa, molto probabilmente rimarrà ben sull’attenti prima di fare la grande mossa.

Il falco tedesco Schnabel azzoppa speranze altro taglio tassi a luglio

Le speranze delle colombe sono state tuttavia affossate in queste ultime ore dalla pubblicazione dell’intervista che l’esponente tedesca del Comitato esecutivo della Bce, Isabel Schnabel, ha rilasciato al quotidiano giapponese Nikkei.

Pur parlando di “un taglio dei tassi a giugno che potrebbe essere appropriato” , sempre sulla base dei “dati macro” in arrivo e delle “nostre nuove proiezioni”, l’esponente nota per la sua natura di falco ha sottolineato quanto aveva detto già la presidente della Bce Christine Lagarde nell’ultima riunione di politica monetaria dell’11 aprile scorso, ovvero che, “al di là del mese di giugno, la strada è molto più incerta”.

“I dati recenti hanno confermato che l’ultimo miglio del processo di disinflazione è il più difficile”, ha spiegato Schnabel, aggiungendo che lo stesso “processo di disinflazione ha rallentato il passo in modo significativo dopo che la maggior parte degli shock che hanno colpito l’offerta è stata ribaltata, mostrandosi piuttosto irregolare in quello che sembra essere un fenomeno globale”.

Di conseguenza, “vista l’elevata incertezza sull’outlook dell’inflazione, dovremmo concederci del tempo sufficiente per valutare il modo in cui la ripresa sta procedendo e, anche, come la politica monetaria condiziona la crescita economica e l’inflazione”.

Isabel Schnabel ha citato soprattutto il problema rappresentato dal fatto che quella “parte dell’inflazione che è diventata più radicata attraverso gli effetti di secondo impatto si sta manifestando più resiliente”.

Ciò significa che, “sulla base dei dati attuali, un taglio dei tassi a luglio non sembra giustificato”.

Praticamente, “dovremmo seguire un approccio cauto” . D’altronde, ha insistito Schnabel, “dopo così tanti anni di inflazione così alta e con i rischi di inflazione che puntano ancora verso l’alto, un processo di allentamento che si concentrasse all’inizio comporterebbe il rischio di un allentamento (della politica monetaria) prematuro. Un ulteriore progresso dell’inflazione, soprattutto dell’inflazione domestica, che si sta confermando più ostinata, è dunque necessario per sostenere la nostra fiducia nel fatto che l’inflazione torni in modo sostenibile al più tardi nel 2025″.

Cosa accadrà ai tassi dopo l’estate?

Ma cosa avverrà ai tassi di interesse dell’area euro una volta finita l’estate?

“Stiamo facendo fronte a una incertezza molto elevata, che si è riflessa anche nelle aspettative dei mercati – ha fatto notare Schnabel – Dai sei tagli ai tassi prezzati all’inizio dell’anno, siamo arrivati ora a tre tagli prezzati. Vista l’incertezza, è troppo presto per dire cosa accadrà e non possiamo impegnarci in anticipo a seguire un qualsiasi percorso particolare dei tassi”.

Tutto dipenderà da come si evolverà la situazione e dai vari scenari che si presenteranno e che la funzionaria della Bce ha riassunto in due outlook:

Il primo scenario è quello che è alla base delle proiezioni del nostro staff, e che vede la crescita dei salari indebolirsi, la crescita della produttività recuperare terreno e le aziende assorbire i costi dei salari più alti nei loro margini di profitto. In questo caso, il processo di disinflazione rimane sulla strada giusta, consentendoci di allentare in modo graduale il nostro livello di restrizione”, ha fatto notasre Schnabel

“Nel secondo scenario, i dati non confermano un rallentamento della crescita dei salari, nè la ripresa della produttività o l’assorbimento dei salari più alti da parte dei profitti, oppure implica nuovi shock che colpiscono l’offerta e che mettono a rischio il processo di disinflazione. In questa situazione, dovremmo prestare più attenzione, perchè potremmo trovarci in una situazione in cui il ritorno (dell’inflazione) al nostro target potrebbe venire posticipato o in cui l’inflazione potrebbe perfino tornare ad accelerare. Dunque, dobbiamo vedere se i dati in arrivo confermeranno il nostro scenario di base. Il nostro obiettivo è di assicurarci che la politica monetaria annua successo nel contenere gli effetti di secondo impatto”.

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Inflazione Italia tra le più basse? UNC: “solo un effetto ottico”

Tornando ai dati relativi all’inflazione dell’area euro e dell’Ue comunicati stamattina dall’Eurostat, occhio al trend dei prezzi in Italia emerso dal rapporto, che è stato riassunto e commentato dall’UNC (Unione Nazionale dei Consumatori) con la nota “Inflazione in Italia ad aprile, la terza più bassa nell’Eurozona”.

L’associazione ha definito il trend dell’inflazione in Italia “solo un effetto ottico”.

Così Massimiliano Dona, presidente dell’Unione Nazionale Consumatori:

“Secondo i dati Eurostat, ad aprile l’inflazione in Italia, pari allo 0,9%, è la terza più bassa registrata nell’Eurozona”, ma “si tratta solo di un effetto ottico dovuto alla matematica”.

“Se siamo terzi rispetto ai 20 Paesi dell’Eurozona, dopo Lituania (0,4%) e Finlandia (0,6%) e quarti rispetto ai Paesi indicati nel comunicato Eurostat, battuti dalla Danimarca ferma a +0,5% – ha fatto notare Dona – è solo perché prima stavamo peggio degli altri e nell’aprile del 2023 avevamo un’inflazione tendenziale dell’8,6% contro un +7% dell’Eurozona. Insomma, il dato è positivo, ma c’è poco da cantare vittoria”.

Secondo lo studio dell’associazione UNC, infatti, se si fa il confronto tra aprile 2024 e aprile 2022, l’Italia si colloca solo in 15° posizione tra i paesi monitorati, con un’inflazione del 9,6%, ed è appena in 12° posizione sui 20 Paesi dell’Eurozona, sotto la media dell’Area Euro (+9,5%) e peggio di Francia, Grecia, Portogallo, Spagna e tanti altri”.