Notizie Notizie Mondo Banche Centrali Tassi Bce: inflazione euro attesa al varco da mercati. Lagarde ripete mantra salari

Tassi Bce: inflazione euro attesa al varco da mercati. Lagarde ripete mantra salari

27 Febbraio 2024 12:05

All’indomani delle nuove dichiarazioni rilasciate dalla presidente della Bce Christine Lagarde, è grande attesa per la pubblicazione dell’indice dei prezzi al consumo dell’Eurozona, termometro tra i principali per monitorare il trend dell’inflazione nel blocco.

La domanda assilla i mercati: l’indicatore, atteso per la giornata di venerdì 1° marzo, riuscirà a convincere Lagarde in merito alla necessità, evidenziata da alcuni economisti e sicuramente dai cittadini dell’Eurozona, di tagliare i tassi?

A scommettere su una possibile svolta dovish di Lagarde sui tassi, in realtà, sono in pochi.

Anche con il discorso proferito ieri, la numero uno dell’Eurotower è tornata a ricordare l’importanza di non sottovalutare il rischio rappresentato dalla persistenza dell’inflazione, mostrando di nuovo tutta la sua preoccupazione per la possibilità che si inneschi una spirale tra i salari e i prezzi.

Countdown inflazione euro, mentre la Bce lancia nuovo attenti su salari

E’ inevitabile che l’attesa per il dato clou che sarà attentamente monitorato dalla Bce tenga sulle spine i mercati europei, che hanno di fatto iniziato la settimana con i piedi di piombo, soprattutto se si considera che, con il suo discorso di ieri, Lagarde è tornata ad affrontare il nodo dei salari.

La presidente della Banca centrale europea ha avvertito che “le pressioni sui salari rimangono forti” e che “nei prossimi trimestri, la crescita dei salari dovrebbe diventare un fattore sempre più importante nel determinare le dinamiche dell’inflazione” (e, di conseguenza, la politica monetaria della Bce)”.

Le parole di Lagarde hanno smorzato quell’entusiasmo che era scattato sui mercati alla fine della scorsa settimana sulla scia di altre dichiarazioni che lei stessa aveva rilasciato venerdì scorso:

quelle con cui aveva definito “incoraggianti” i segnali arrivati dal rapporto dell’Eurotower sui salari, reso noto la scorsa settimana.

E invece ieri la numero uno della banca centrale è tornata a mettere i puntini sulle “i”, ricordando che la crescita dei salari “rifletterà la domanda dei dipendenti”, che chiederanno “un risarcimento per l’inflazione” che sta erodendo il loro potere di acquisto, e che a incidere sull’inflazione sarà, ovviamente, anche “la rigidità dei mercati del lavoro”.

La notizia positiva è che “l’incidenza (sull’inflazione) dei profitti – che di recente ha contribuito a gran parte delle pressioni sui costi – sta scendendo, il che fa pensare che, così come previsto, gli aumenti dei costi del lavoro siano in parte compensati dai profitti e non stiano gravando a pieno sui consumatori”.

Detto questo, la buona notizia è alla fine una magra consolazione per chi continua, se non a scommettere, soprattutto a sperare che la Bce tagli i tassi nel breve periodo.

Inflazione euro: preview sul trend di febbraio

Cruciale dunque è l’appuntamento di venerdì, quando la Bce e i mercati riceveranno ulteriori informazioni sull’inflazione con la pubblicazione dell’indice CPI di febbraio.

In attesa del dato, gli analisti hanno informato i mercati di prevedere un ulteriore indebolimento della crescita dell’indice dei prezzi al consumo dal tasso di crescita del 2,8% di gennaio al ritmo pari a +2,5% su base annua a febbraio.

Peccato che questo livello sia ancora superiore al target del 2% stabilito per l’inflazione da Francoforte. E peccato, sempre per le colombe e per chi ritiene che la Bce stia scherzando con il fuoco e che stia sottovalutando il rischio di portare l’economia dell’area euro a sbattere contro l’incubo della recessione, che  Lagarde si sia mostrata in queste ultime ore anche fiduciosa nelle prospettive di crescita del Pil dell’Eurozona.

Certo, Lagarde ha ammesso che, “dopo essere cresciuta del 3,4% nel corso del 2022, l’attività economica dell’area euro si è confermata debole nel 2023, con la crescita del Pil reale che è rimasta stagnante nell’ultimo trimestre” a causa dell'”indebolimento della domanda per le esportazioni dell’area euro – provocata soprattutto dalla debolezza del commercio globale e dalle precedenti perdite di competitività” – e delle “rigide condizioni finanziarie”.

Inoltre, così come ha riconosciuto la numero uno dell’Eurotower, “la debolezza dell’attività manifatturiera si è estesa dalla fine del 2023 al settore dei servizi”.

Lagarde ha detto però anche che “aumentano i segnali” che indicano che l’economia sia vicina a toccare il fondo.

Inoltre “ci sono alcuni indicatori che fanno riferimento a una ripresa attesa per la fine dell’anno”.

L’inflazione, dal canto suo, “ha segnato un lieve calo al 2,8% nel mese di gennaio”, con “i prezzi energetici che sono scesi del 6,1”, a fronte dell’ “inflazione misurata dai prezzi dei beni alimentari” che, “sebbene ancora elevata, è rallentata ulteriormente al ritmo di crescita del 5,6%”.

Ma non si può cantare ancora vittoria visto che, per quanto l’outlook sia di un processo disinflazionistico destinato a continuare, “il Consiglio direttivo ha bisogno di avere fiducia” nel fatto che questo stesso iter “ci riporterà al target del 2% in modo sostenibile”.

Insomma, Lagarde è tornata ad agitare con il discorso di ieri la minaccia dell’inflazione, a suo avviso ancora non completamente rientrata in Eurozona, in vista del prossimo meeting della Bce, in calendario giovedì 7 marzo.

Quel giorno, non ci sarà solo l’annuncio sui tassi dell’area euro. La Banca centrale europea pubblicherà infatti anche gli aggiornamenti sulle proiezioni macroeconomiche annunciate con l’ultimo atto del 2023.

E la speranza è che, con gli ultimi dati macro che hanno comunque confermato la discesa dell’inflazione, l’outlook sul trend dei prezzi venga rivisto dalla Banca centrale europea al ribasso, avallando così la prospettiva di quei tagli ai tassi tanto chiesti sia dai mercati che dai cittadini.

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