Notizie Notizie Mondo Banche Centrali Bce, sondaggio tassi: ecco quando e di quanto taglierà Lagarde nel 2024 e oltre

Bce, sondaggio tassi: ecco quando e di quanto taglierà Lagarde nel 2024 e oltre

15 Aprile 2024 13:32

Lo ha fatto capire la stessa presidente della Bce, Christine Lagarde, pur con tutti i suoi ‘se’ e ‘ma’: i tassi dell’area euro, sempre a patto che la condizione sine qua non dell’inflazione orientata verso il target del 2% si realizzi, potrebbero essere tagliati.

Da un bel po’ di tempo, ormai, giugno sembra essere il timing ideale: è allora che cadrà la prossima data in cui il Consiglio direttivo della Banca centrale europea si riunirà.

Per quel giorno, Lagarde avrà ottenuto informazioni più puntuali sulla dinamica dei salari, che arriveranno a maggio.

Ma la domanda a questo punto è: quante volte la Bce taglierà i tassi nel corso del 2024, così come nel 2025 e nel 2026?

Soprattutto: fino a quali livelli i tassi dell’Eurozona scenderanno?

Sondaggio Bce sui tassi (SPF): ecco quando arriverà il primo taglio

Risposte a questa carrellata di interrogativi sono arrivate con la pubblicazione, da parte della Bce, dei risultati del sondaggio a cui hanno partecipato gli analisti interpellati dalla stessa Eurotower.

Si tratta del Survey of Professional Forecasters (SPF), ovvero del sondaggio con cui la Bce raccoglie le previsioni degli analisti non solo sui tassi, ma che su altre variabili cruciali, come l’inflazione, la crescita del Pil reale e l’occupazione dell’area euro, relative a un arco temporale che può riguardare l’anno corrente o un periodo di più lungo termine.

L’esito dell’ultimo sondaggio è stato pubblicato dalla Bce, sulla base delle opinioni che 61 tra economisti e analisti hanno rilasciato alla Banca centrale europea nel periodo compreso tra il 18 e il 21 marzo del 2024, dunque a seguito del secondo atto della Bce del 2024 e prima del recente terzo atto di giovedì scorso, quando Lagarde ha dato prova di coraggio, decidendo di prendere le distanze da quei dubbi che hanno offuscato il percorso dei tassi sui fed funds Usa.

Ebbene, questi economisti – che, vale la pena di precisare, non riflettono le aspettative degli esponenti del Consiglio direttivo della Bce, e che sono sostanzialmente esperti di istituzioni finanziarie e non con sede in Europa – hanno detto di prevedere in media un calo del tasso sulle operazioni di rifinanziamento principali (in inglese main refinancing operations -MROs) al 4,25% nel secondo trimestre del 2024.

L’outook sul tasso sulle operazioni di rifinanziamento principali

Per capire la previsione, va ricordato che lo scorso giovedì la Bce ha confermato i tassi sulle operazioni di rifinanziamento principali, sulle operazioni di rifinanziamento marginale e sui depositi presso la banca centrale rispettivamente al 4,50%, al 4,75% e al 4,00%, dopo l’ultima stretta monetaria che risale al meeting di settembre del 2023.

I tassi sulle operazioni di rifinanziamento principali – a cui il sondaggio si riferisce – sono stati lasciati fermi, dunque, al 4,5%.

Ciò significa che gli economisti e strategist che hanno partecipato al sondaggio della Bce prevedono che questo tasso sarà tagliato di 25 punti base al 4,25% nel secondo trimestre del 2024, dunque nel periodo compreso tra i mesi di aprile e giugno.

L’outlook è in linea con le previsioni dei mercati e di altri analisti che, già prima dell’ultimo meeting della Banca centrale, stavano scommettendo su una mossa nel mese di giugno, non escludendo neanche la sorpresa di “un bis” da parte di Christine Lagarde.

Gli stessi tassi sulle operazioni di rifinanziamento principali (ORP in italiano) – che, ricordiamo, sono quelli che vengono pagati dalle banche a fronte di prestiti che ricevono dalla Bce per la durata di una settimana – sono stimati scendere al 3,5% entro il quarto trimestre di quest’anno, per poi calare ulteriormente al 3% nel 2025 ed essere tagliati ulteriormente fino al 2,5% nel 2026.

I tagli ci saranno, ma dimenticate l’era dei tassi a zero o negativi

Tutto questo implica che, da qui al 2026 la Bce, secondo gli esperti, dovrebbe tagliare il costo del denaro dell’area euro di 200 punti base.

E’ evidente, da queste proiezioni, che i tassi di interesse dell’area euro saranno tagliati ma anche che, come detto più volte in questi anni, l’Eurozona non tornerà certo a quell’era dei tassi a zero o di tassi negativi (per quelli sui depositi) lanciati dall’ex presidente del Consiglio Mario Draghi.

Tassi a zero e anche al di sotto dello zero a cui l’attuale presidente della Bce Christine Lagarde disse basta, ufficialmente, nel luglio del 2022, ironia della sorte nel giorno della fine del governo Draghi in Italia , quando diede il via al ciclo di restrizione monetaria dichiarando guerra all’inflazione dell’area euro.

Quel giorno, con la prima stretta monetaria di quello che si sarebbe confermato un ciclo di restrizione monetaria record nella storia della Banca centrale europea, Lagarde alzò i tassi di interesse sulle operazioni di rifinanziamento principali, sulle operazioni di rifinanziamento marginale e sui depositi presso la banca centrale srispettivamente allo 0,50%, allo 0,75% e allo 0,00%, con effetto dal 27 luglio 2022, decretando così la fine dell’era dei tassi negativi.

Le previsioni degli esperti della Bce su Pil e inflazione euro

Gli esperti interpellati dalla Bce non si sono concentrati soltanto sul trend dei tassi.

Snocciolate anche le stime sull’inflazione e sulla disoccupazione dell’area euro, così come sul trend dell’euro-dollaro e del petrolio.

In particolare, per quanto riguarda nello specifico le attese per l’inflazione HICP, gli economisti hanno detto di prevedere un calo dell’inflazione headline, in Eurozona, dal 2,4% del 2024 al 2% sia per il 2025 che per il 2026, così come nelle precedenti stime, motivando l’outlook con la rigidità tuttora presente nel mercato del lavoro e con una crescita dei salari considerata ancora “elevata”, seppur in via di moderazione.

Anche l’inflazione core – ovvero depurata dalle componenti più volatili dei prezzi dei beni energetici ed alimentari – è attesa convergere verso il target del 2% della Bce nel biennio 2025-2026.

Il Pil dell’Eurozona è stimato invece in crescita dello 0,5% nel 2024, dell’1,4% nel 2025 e dell’1,4% nel 2026:

a tal proposito, dal sondaggio è emerso che gli esperti hanno rivisto al ribasso di 0,1 punti percentuali l’outlook per il 2024, rivedendo al rialzo di 0,1 punti percentuali il target per il 2026.

Invariate invece le previsioni per il Pil del 2026.

Dal sondaggio è emerso in generale che l’outlook di breve termine del Pil dell’area euro è di “un rafforzamento graduale dell’attività economica per tutto il 2024, sostenuto soprattutto dalla crescita dei salari reali”.

Le aspettative di più lungo termine per il Pil sono rimaste invece invariate a un ritmo di crescita pari a +1,3%.

L’outlook su disoccupazione, euro e petrolio

L’outlook degli esperti che hanno partecipato al sondaggio della Bce non si è fermato qui.

Comunicate anche le stime sul tasso di disoccupazione dell’area euro, atteso in rialzo nel 2024, al 6,6%, e poi in ribasso al 6,5% nel 2026 e al 6,4% nel più lungo periodo.

Gli economisti hanno risposto anche agli interrogativi relativi al trend dei prezzi del petrolio e del rapporto euro-dollaro.

Il cambio EUR-USD è stimato in rialzo dagli $1,09 circa del secondo trimestre del 2024 a $1,12 nel 2026, mentre il trend dei prezzi del petrolio denominati in dollari Usa è stato rivisto lievemente al rialzo a $82 al barile per il secondo e terzo trimestre del 2024.

Le previsioni sono poi per una flessione a $79 al barile nel 2025 e a 78 dollari al barile nel 2026.