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Bce: ecco il dato su salari euro, faro tassi per Lagarde. L’impatto sull’inflazione

20 Febbraio 2024 11:51

La Bce di Christine Lagarde ha annunciato oggi il tanto atteso dato sui salari dell’area euro, tra i principali fari che orienteranno le sue prossime mosse di politica monetaria.

Dal dato è emerso che i salari dell’Eurozona sono saliti nel corso del quarto trimestre del 4,5% su base annua, smorzando la crescita rispetto al rialzo pari a +4,7% del terzo trimestre.

La Bce annuncia il dato sui salari negoziati nell’area euro del IV trim 2023

Il fatto che la crescita dei salari negoziati dell’area euro si sia indebolita nell’ultimo trimestre del 2023 al ritmo su base annua pari a +4,5%, rispetto a +4,7% del terzo trimestre del 2023, è una buona notizia per i mercati che attendono con ansia il momento in cui Lagarde riterrà opportuno iniziare a tagliare i tassi.

Il dato è confortante in quanto, sebbene elevato, conferma una situazione in cui l’impatto dei salari sull’inflazione è comunque diminuito.

E’ però vero che, per la Bce, la vera prova del nove non è tanto il rapporto che è stato appena pubblicato, ma quello che sarà diffuso a maggio del 2024, e che illustrerà la dinamica dei salari relativa al primo trimestre di quest’anno.

Più volte nelle ultime settimane la presidente della Banca centrale europea Lagarde ha detto di essere ancora preoccupata per le dinamiche dell’inflazione in Eurozona, citando il rischio di una possibile impennata dei salari, in una situazione in cui in tutta l’Europa proseguono le trattative per il rinnovo di diversi contratti.

In Italia, vanno avanti per esempio i negoziati per il rinnovo dei CCNL nazionali.

Salari: il tarlo che angoscia Lagarde

Nel discorso proferito al Parlamento Ue, la presidente della Bce Christine Lagarde ha ammesso di temere proprio il trend dei salari, avvertendo che la loro crescita, nell’area euro, “continua a essere significativa, tanto da poter diventare nei prossimi trimestri un fattore sempre più determinante nel condizionare il trend dell’inflazione”.

Con queste e altre parole, con il suo ultimo discorso ufficiale, Lagarde è tornata praticamente ad affossare le speranze di futuri imminenti tagli ai tassi dell’area euro.

Nessuna fretta di tagliare i tassi, da parte dell’Eurotower, come ha confermato anche l’esponente del Consiglio direttivo della Bce e governatore della banca centrale di Spagna Pablo Hernandez de Cos che, parlando da Madrid, se da un lato ha affermato che “la prossima mossa sui tassi di interesse sarà un taglio”, dall’altro ha affermato che non c’è nessuna fretta, anche perchè, ha ricordato, “è importante sottolineare che il target della Bce (riguardo all’inflazione) è quello simmetrico del 2%”.

I tassi di riferimento principali dell’area euro rimangono per ora ai livelli a cui sono stati alzati dalla Bce, l’ultima volta, alla fine di settembre, e neanche il primo atto del 2024 di Lagarde ha avallato più di tanto le speculazioni dei mercati, a dispetto del processo di disinflazione che va avanti.

Per ora i tassi sulle operazioni di rifinanziamento principali, sulle operazioni di rifinanziamento marginale e sui depositi presso la banca centrale rimangono dunque rispettivamente al 4,50%, al 4,75% e al 4,00%.

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I soliti falchi di Francoforte continuano a frenare su tagli tassi

Il dato di oggi riuscirà a tranquillizzare Christine Lagarde sulla dinamica discendente dell’inflazione e della crescita dei salari stessi?

In realtà è stata la stessa Eurotower, lo scorso dicembre, ad annunciare di prevedere una discesa del tasso di crescita nominale dei salari, in termini di compensi per dipendente, dal 5,3% del 2023 al 3,3% nel 2026.

Detto questo il 2026 è ancora lontano e cruciale sarà quello che emergerà dai dati relativi alle negoziazioni salariali che le controparti stanno portando avanti in questo primo trimestre del 2024.

La Bce ha reso noto di prevedere comunque che il tasso di crescita dei salari sarà  frenato dal fatto che le imprese inizieranno a trasferire i costi più alti ai consumatori a un ritmo più lento rispetto a quanto avvenuto fino a oggi.

A remare contro le scommesse dovish dei mercati, che sperano nell’arrivo dei tagli dei tassi, sono però quelli che possono essere definiti i soliti falchi di Francoforte: come il governatore austriaco Robert Holzmann, per esempio che, stando a quanto riassume un articolo di Bloomberg , ha paventato una spirale salari-prezzi, sottolineando che, a suo avviso, le aziende non riusciranno ad assorbire l’aumento dei costi del personale.

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Intanto, nel commentare il dato sui salari negoziati del quarto trimestre del 2023 Bert Colijn, economista senior dell’area euro di ING Economics, ha scritto in una nota che il rapporto dovrebbe smorzare i timori della Bce e dei suoi esponenti più falchi, perennemente terrorizzati dall’inflazione.

“Certo, si tratta solo di un lieve dietrofront, ma comunque in linea con le aspettative di chi ritiene che il rialzo dei salari negoziati inizierà a raffreddarsi nel corso del 2024″.

ING nello specifico prevede “una ritirata ancora più significativa per la crescita nominale dei salari prima dell’estate”.

Colijn ammette tuttavia che il dato si riferisce al quarto trimestre e che la flessione risulta comunque risicata, fattore che non dovrebbe mettere alcuna fretta alla Bce di tagliare i tassi.

L’outlook è così di un primo taglio dei tassi dell’Eurozona nella riunione di giugno, pari a -25 punti base: una opzione a cui ha aperto la stessa presidente della Bce Christine Lagarde, a dispetto degli appelli che, anche stavolta, vedono in prima fila l’Italia.

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