Notizie Notizie Mondo Banche Centrali Bce: la view di Lagarde su tassi e inflazione nelle minute. Il taglio ‘ideale’: ecco quando

Bce: la view di Lagarde su tassi e inflazione nelle minute. Il taglio ‘ideale’: ecco quando

4 Aprile 2024 14:55

Per la Bce di Christine Lagarde, il mese ideale per iniziare a tagliare i tassi di interesse dell’area euro sembra rimanere quello di giugno. E’ quanto emerge dalle minute relative all’ultima riunione di politica monetaria del 7 marzo scorso, quando la Banca centrale europea ha annunciato la decisione di lasciare invariati i tassi dell’area euro sulle operazioni di rifinanziamento principali, sulle operazioni di rifinanziamento marginale e sui depositi presso la banca centrale rispettivamente al 4,50%, al 4,75% e al 4,00%.

Minute Bce: più dati in arrivo entro giugno, ad aprile niente taglio tassi

Nelle minute della Bce relative all’ultima riunione di politica monetaria del 7 marzo scorso, appena diffuse, si legge che il Consiglio direttivo dell’Eurotower disporrà “in modo significativo di più dati e di più informazioni entro la riunione di giugno, specialmente per quanto riguarda le dinamiche dei salari”.

Nel meeting di aprile, invece, le nuove informazioni disponibili sarebbero molto limitate, rendendo più difficile (per la Bce) avere fiducia in modo sufficiente nella sostenibilità del processo di disinflazione”.

E questo significa già una cosa: ovvero che, in occasione del prossimo meeting ormai alle porte, in calendario giovedì prossimo 11 aprile 2024, la Bce non taglierà i tassi: uno scenario già scontato dai mercati, che è da tempo che, sulla scia delle stesse dichiarazioni rilasciate dalla presidente Christine Lagarde, hanno ‘stabilito’ che la prima sforbiciata arriverà solo a giugno, mese in cui dovrebbe agire anche la Fed di Jerome Powell. 

Rimangono infatti “interrogativi”, si legge nei verbali della banca centrale europea, sulla “sostenibilità del processo di disinflazione, soprattutto per quanto riguarda l’inflazione dei servizi e domestica”.

La Bce ha fatto riferimento anche all’ “outlook incerto sulla crescita dei salari, sulla crescita della produttività e sui margini di profitto”.

Detto questo, gli esponenti del Consiglio direttivo lo scorso 7 marzo hanno anche confermato la presenza di “segnali che hanno indicato come la crescita dei salari (dell’area euro) abbia iniziato a moderare” il passo, fattore che li ha portati a mostrarsi “a riporre maggiore fiducia nel trend sostenibile dell’inflazione verso il target del 2% in modo tempestivo”.

In ogni caso, “è importante non essere compiacenti – si legge nelle minute – dal momento che il processo disinflazionistico è rimasto fragile”.

“I motivi per considerare i tagli ai tassi si sono rafforzati”

Non è mancata nelle minute la frase che piacerà ai mercati:

“I motivi per considerare i tagli ai tassi si sono rafforzati”, nonostante i membri del Consiglio direttivo si siano trovati d’accordo sul fatto che “fosse prematuro” , in occasione di quel meeting del 7 marzo scorso, discutere di un possibile taglio al costo del denaro.

Nei verbali è stato inoltre reiterato che, “sulla base dell’attuale valutazione, il Consiglio direttivo ritiene che i tassi di interesse principali della Bce” si trovino “attorno a livelli che, mantenuti per un periodo di tempo sufficientemente lungo, daranno un contributo significativo al ritorno dell’inflazione al target di medio termine del 2%, in modo tempestico”.

Ancora, e questa invece non è sicuramente una frase dovish, nelle minute si legge che “le decisioni future assicureranno che i tassi rimangano a livelli sufficientemente restrittivi per tutto il tempo necessario”.

Minute Bce: Lagarde ancora alle prese con dilemma inflazione. I rischi

Le minute della Bce appena diffuse sembrano rispondere all’esigenza della presidente della Bce Christine Lagarde da un lato di non dare l’impressione di strozzare in modo eccessivo i fondamentali dell’economia dell’area euro, lasciando i tassi di interesse a un livello elevato per un periodo di tempo troppo lungo.

Dall’altro lato, Lagarde non vuole neanche macchiarsi di nuovo di quell’onta che ha contrassegnato la sua presidenza all’Eurotower quando, tra la fine del 2021 e gli inizi del 2022, ha sottovalutato la minaccia dell’inflazione.

Nei verbali si legge infatti che “i rischi al rialzo sull’inflazione”, così come rilevati dal Consiglio direttivo lo scorso 7 marzo, includono “le crescenti tensioni geopolitiche, specialmente in Medio Oriente, che potrebbero portare i prezzi energetici e i costi delle merci a salire ulteriormente nel breve termine, interrompendo il commercio globale”.

Ma non sono solo le tensioni geopolitiche a tormentare Lagarde & Co:

L’inflazione potrebbe rafforzarsi a un livello più elevato rispetto a quanto anticipato anche nel caso in cui i salari aumentassero più delle attese o i margini di profitto si confermassero più resilienti. D’altro canto – recitano i verbali – l’inflazione potrebbe sorprendere al ribasso nel caso in cui la politica monetaria zavorrasse la domanda più delle attese, o se il contesto economico nel resto del mondo peggiorasse in modo inaspettato”.

Tagli tassi Bce e Fed: sarà Lagarde a fare il primo passo?

Va ricordato che con quel secondo atto di politica monetaria del 2024 del 7 marzo scorso a cui le minute appena rese note si riferiscono, la presidente della Banca centrale europea Christine Lagarde, finalmente per molti, aveva mostrato una maggiore apertura verso la possibilità di iniziare a tagliare i tassi dell’area euro, sulla scia del rallentamento della crescita dell’inflazione.

Crescita dell’inflazione che ha trovato una nuova conferma nella giornata di ieri: quei numeri hanno infatti sicuramente calmato ulteriormente i nervi di Lagarde, confermando come il processo disinflazionistico, già in atto in Eurozona da un po’, continui ad andare avanti.

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Certo, Lagarde ha più volte rimarcato la necessità di aspettare i dati di maggio relativi al trend dei salari all’interno del blocco, prima di fare il grande passo e annunciare il primo taglio dei tassi di interesse dell’area euro dopo quella carrellata di strette monetarie che ha caratterizzato la politica monetaria dell’Eurozona del 2022 e del 2023, a causa dell’impennata dell’inflazione.

Ma è anche vero che, nelle ultime settimane, il coro di voci dovish si è fatto sentire più dell’altra ‘fazione’ dei falchi, come hanno dimostrato le dichiarazioni dell’esponente del Comitato esecutivo della Bce, Piero Cipollone, e del governatore di Bankitalia, Fabio Panetta.

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Sui mercati finanziari, si diffonde intanto sempre di più l’impressione che la Bce di Christine Lagarde agirà prima della Fed di Jerome Powell, nell’annunciare la grande svolta di politica monetaria, dunque i primi tagli ai tassi.

D’altronde, nella giornata di ieri, il timoniere della Federal Reserve ha rimarcato per l’ennesima volta che non c’è alcuna fretta di tagliare i tassi.

A Wall Street l’aspettativa di un taglio dei tassi a giugno da parte della Fed comunque rimane visto che, come ha fatto notare in un commento riportato da Reuters Kathleen Brooks, direttrice della divisione di ricerca di XTB, Powell ha sottolineato che, “sebbene sia i dati relativi all’inflazione che al mercato del lavoro abbiano sorpreso al rialzo, la prospettiva di tagli ai tassi di interesse”, pur sfiammandosi, esiste tuttora.

Dallo strumento FedWatch del CME Group, emerge infatti che le probabilità scontate dai mercati su una sforbiciata dei tassi sui fed funds Usa da parte della Fed, nel mese di giugno, pari ad appena 25 punti base, oscillano attorno al 59%: valore in ribasso rispetto all’inizio del 2024, ma sicuramente ancora solido.

Le colombe della Bce hanno dalla loro parte l’assist di più dati e sondaggi e, sicuramente, un’economia che non marcia sicuramente a quel passo spedito che caratterizza il Pil Usa.

Carsten Brzeski, capo economista della divisione dedicata all’Eurozona di ING, si è concentrato in particolare sul dato relativo a tutta l’inflazione euro, parlando di una vittoria per il “Team Transitory”, ovvero per tutti quegli economisti che ritengono che la crescita dell’inflazione dell’Eurozona sia stata più temporanea che permanente. “Sembra davvero che l’inflazione si stia smorzando”, ha detto.

Da un sondaggio stilato dalla stessa Eurotower è emerso inoltre nell’ultimo periodo anche il calo delle aspettative dei consumatori sul trend dell’inflazione.

Non per niente, nel caso della Bce,  i mercati prezzano ben quattro tagli ai tassi dell’area euro, a partire dal mese di giugno, entro la fine del 2024.

Oltre al dato generale relativo all’inflazione del blocco, il lato dovish della Bce ha potuto contare in queste ultime sedute anche sui dati relativi all’inflazione delle singole economie dell’area euro – Italia, Germania, Spagna, Francia – che si sono confermati inferori alle attese.

In un momento in cui la tanto attesa mossa della Bce, così come quella della Fed, è stata anticipata dalla sorpresa arrivata dalla Svizzera, sui mercati si torna a parlare così di una Bce orientata a tagliare i tassi di interesse prima della collega Fed.

Va ricordato che la Bce di Lagarde ha alzato i tassi dell’Eurozona in modo consecutivo per dieci volte nel periodo compreso tra il luglio del 2022 e il settembre del 2023, a seguito del balzo dei prezzi scattato con l’invasione dell’Ucraina da parte della Russia, avvenuta il 24 febbraio del 2022.

Con quelle strette monetarie incessanti, i tassi sui depositi dell’Eurozona sono balzati dal -0,5% al record attuale del 4%.

L’ultimo rialzo dei tassi è avvenuto dunque a settembre dello scorso anno: da allora, l’Eurotower ha lasciato invariati i tassi per i successivi quattro meeting di politica monetaria, confortanta da un tasso di inflazione che si è avvicinato al suo target del 2%, dopo il boom che, nell’ottobre del 2022, lo aveva portato a volare fino al 10,6%.